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sabato, Maggio 3, 2025
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Cnn: almeno 20 statunitensi dispersi in combattimento in Ucraina

Roma, 30 gen. (askanews) – Oltre una ventina di cittadini statunitensi sono dati per dispersi in combattimento in Ucraina: è quanto riporta la Cnn in seguito a un’inchiesta sulla presenza degli americani nelle file dell’esercito ucraino.

Secondo quanto riferito dalla Cnn almeno cinque corpi dei caduti non sono ancora stati recuperati, e negli ultimi sei mesi il numero delle perdite è aumentato in modo significativo dopo che Kiev ha aumentato il ricorso ai “foreign fighters” per colmare i vuoti nei ranghi del proprio esercito.

Rilasciata a Jabalia la soldata israeliana Agam Berger

Roma, 30 gen. (askanews) – Le forze armate israeliane hanno confermato la consegna agli operatori della Croce Rossa Internazionale di Agam Berger, una dei tre ostaggi detenuti da Hamas la cui liberazione è stata fissata per oggi.

Il rilascio della diciannovenne soldata è avvenuto nel campo profughi di Jabalia, nel Nord della Striscia di Gaza. Il rilascio è stato ripreso in video e vede la soldata uscire dalle macerie di un edificio accompagnata da uomini armati e dal volto coperto, poi viene fatta salire su un palco da dove saluta. Indossa una uniforme militare. Secondo fonti media il palco allestito per la sua liberazione è stato montato di fronte a quella che era stata la casa di Sinwar.

Mediobanca: patto si riunirà il 19 febbraio, sul tavolo Ops Mps e conti

Milano, 30 gen. (askanews) – Si riunirà il prossimo 19 febbraio il patto di consultazione di Mediobanca, che raccoglie l’11,6% del capitale della banca. Lo si apprende da fonti finanziarie. Sarà per i soci, racchiusi nell’accordo, la prima occasione formale per valutare l’Ops lanciata da Mps sull’istituto di Piazzetta Cuccia. Sul tavolo, come consuetudine, anche i conti della banca, con la semestrale dell’esercizio 2024-25 che verrà approvata dal cda di Mediobanca il 10 febbraio.

L’accordo di consultazione non prevede né vincoli di blocco né di voto sulle azioni apportate.

Ft: Ue valuta ripresa import gas russo in vista accordo su Ucraina

Roma, 30 gen. (askanews) – I funzionari dell’UE stanno discutendo se riprendere le importazioni di gas russo tramite gasdotto come parte di uno sforzo più ampio per negoziare un accordo in Ucraina, ha riferito giovedì il Financial Times, citando fonti.

I sostenitori dell’idea sostengono che ripristinare le forniture di gas russo aiuterebbe ad abbassare i prezzi dell’energia in tutta Europa e a creare un clima più favorevole per i negoziati di cessate il fuoco. La proposta avrebbe ottenuto il sostegno di alcuni funzionari tedeschi e ungheresi, così come di diverse nazioni UE non identificate.

Le discussioni hanno provocato una forte reazione da parte dei decisori politici di Bruxelles e dei diplomatici di diversi paesi dell’Europa orientale, ha riferito il FT. La prospettiva ha anche allarmato gli esportatori di GNL statunitensi, che stanno cercando contratti a lungo termine in Europa e temono una maggiore concorrenza.

Il 1° gennaio, il transito del gas russo attraverso l’Ucraina si è interrotto con la scadenza di un contratto del 2019 tra la russa Gazprom e l’ucraina Naftogaz. La società russa ha affermato di non avere né la capacità legale né quella tecnica per continuare a pompare gas nel gasdotto che riforniva la Slovacchia e quattro paesi dell’UE, ovvero Moldavia, Austria, Italia e Repubblica Ceca.

Il cucchiaio smart che sostituisce il sale con una scossa

Las Vegas, 29 gen. (askanews) – Come rendere pi saporito il cibo senza aggiungere troppo sale che non fa bene alla salute? Con una scossa alle papille gustative. Letteralmente. l’idea della societ tech giapponese Kirin che ha ideato l”Electric Salt Spoon”. (premiato al Ces di Las Vegas 2025, organizzato da Cta, nella categoria digital health).

“Questo dispositivo genera elettricit, che passa da questa barra nel cucchiaio, stimola la lingua e d la sensazione di salato”. Dunque una piccolissima quantit di elettricit imbroglia i sensi e ricrea l’effetto del pizzicore del sale.

Si possono scegliere quattro livelli di gusto, e di scossa quindi. Le batterie sono nel manico, da dove si controllano i sensori, mentre la parte del cucchiaio finale intercambiabile. Il dispositivo gi in vendita ma solo in Giappone per un prezzo che si aggira attorno ai 100 euro.

Usa, aereo di linea precipita dopo collisione con elicottero

Roma, 30 gen. (askanews) – Un aereo passeggeri dell’American Airlines con 64 persone a bordo è precipitato mentre era in fase di atterraggio all’aeroporto di Washington dopo una collisione con un elicottero militare.

L’incidente è avvenuto alle 21 ora locale e sono in corso le operazioni di salvataggio alla ricerca di eventuali superstiti: le autorità non hanno fornito alcun bilancio ma hanno confermato che vi sono delle vittime.

Le cause dell’incidente non sono ancora chiare: è avvenuto peraltro in una delle zone più strettamente controllate del mondo, a pochi chilometri dalla Casa Bianca, mentre il CRJ-1701 si trovava a poco più di cento metri di altitudine e in approccio finale alla pista dell’aeroporto Ronald Reagan.

Pochi secondi prima della collisione la torre di controllo aveva dato istruzioni al Black Hawk militare – con tre persone a brodo e in volo di addestramento – di “passare dietro” all’aereo di linea, che era stato dirottato poco prima sulla pista 33 dello scalo, la più corta.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha criticato l’operato dei controllori di volo, sostenendo sul suo profilo di Truth Socialche la collisione con un elicottero militare “avrebbe dovuto essere evitata”: “Perché la torre di controllo non ha detto all’elicottero che cosa doveva fare invece di chiedere se aveva visto l’aereo: sembra una situazione che avrebbe dovuto essere evitata. Non va bene”, ha concluso.

Eva degli Iris, docufilm sulla scienziata Eva Mameli Calvino

Roma, 29 gen. (askanews) – Presentato in anteprima su iniziativa del senatore Mario Occhiuto, alla Sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro presso Senato della Repubblica, Eva degli iris, docufilm biografico dedicato alla scienziata Eva Mameli Calvino, prima botanica ed ambientalista italiana. Presente la Magnifica Rettrice Universit La Sapienza, Antonella Polimeni, con gli autori e gli attori. Il film documentario, prodotto da Fondazione Mira, vuole tracciare, attraverso un’impiato multidisciplinare che ha coinvolto diversi campi, cinema, documento, teatro, arte, musica, la ricca ed interessante personali di Eva Mameli Calvino, madre dello scrittore ed intelettuale del 1900 Italo Calvino che la defin La maga buona che amava gli iris. Tante sono le conquiste in campo della botanica, dell’ornitologia che le dobbiamo, ma non solo, Eva Mameli Calvino si batt per la salvaguardia dell’ambiente, per l’emancipazione del ruolo della donna cercando, con visione moderna, di coinvolgere i pi giovani al rispetto della natura. Un vita intensa che l’ha vista pioniera di importanti percosi e scoperte a livello internazionale.

Eva degli Iris prodotto da Fondazione Mira e.t.s, con la collaborazione e Patrocinio della Fondazione di Sardegna, Universit di Sassari, Universit La Sapienza, Orto Botanico di Roma, Societ Dante Alighieri Italia, Societ Dante Alighieri Cuba, Inaf -Istituto Nazionale d’Astrofisica, Stati Generali delle Donne. Con Isabel Russinova, Macri Martinelli Carraresi, Claudia Portale, Alessandra Prozzo e Alessio Caruso. Soggetto e Sceneggiatura di Isabel Russinova (tratto dal romazo antologico Virinoj Angeloj Leoninoj di Isabel Russinova, edito da Armando Curcio Editore). Regia Isabel Russinova e Rodolfo Martinelli Carraresi.

“Idee Ricostruttive” ancora da studiare

Le Idee ricostruttive della Democrazia Cristiana sono uno dei grandi documenti fondativi di quel partito, certamente il più conosciuto e il più citato da quando, a fine luglio del 1943, le Idee vennero diffuse l’indomani della caduta  del fascismo. Se ne torna a parlare, in una serie di appuntamenti in corso volti a celebrare gli 80 anni, e più ormai, della nascita della Democrazia cristiana, occasione per un bilancio storico sul quel partito, e più ancora sul cattolicesimo politico italiano del Novecento al quale dette vita, con il suo “Appello ai Liberi e Forti” del gennaio 1919, don Luigi Sturzo, fondatore del Partito popolare.

Le idee ricostruttive sono incardinate dentro questa grande storia, ma esse costituiscono anche una storia a sé, alla quale periodicamente si aggiungono nuovi particolari circa la loro  origine, la loro elaborazione e il loro contenuto, in una mai esaustiva ricostruzione di questo documento. Testimoni assoluti della vicenda sono personalità come Giuseppe Spataro, Guido Gonella, Alcide De Gasperi. Il racconto che ne fa Spataro, nel suo I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica (Mondadori 1968), fa risalire la genesi del documento al 1941, attraverso una progressiva elaborazione durante incontri guidati da De Gasperi fra Milano e Roma.

Le Idee non  vennero stampate subito. “Dovemmo accontentarci del ciclostile  – scrive Spataro – e ripiegammo su una distribuzione di fortuna, consegnando più copie possibili agli amici di diverse regioni. La prima copia fu data a Bernardo Mattarella, incaricato di rappresentare  la Commissione Centrale della Democrazia Cristiana in Sicilia, dove avrebbe provveduto egli stesso alla stampa. Un’altra copia riuscimmo a farla avere ad Antonio Segni per la diffusione in Sardegna … Ma la spedizione di migliaia di copie fu iniziata il 31 luglio del 1943. L’opuscoletto fu inviato a tutti i popolari con i quali ero rimasto in contatto, ad esponenti del mondo cattolico e a circa venti mila parroci”.

La loro diffusione suscitò un immediato entusiasmo, e anche interrogativi. Questori e prefetti di molte città e province segnalarono al ministero dell’Interno l’anomala spedizione delle migliaia di copie del documento, chiedendo istruzioni sul da farsi. Una tale espressione di libertà era stata impensabile fino a pochi giorni prima, e il governo Badoglio non aveva ancora abolito i controlli polizieschi del fascismo. Ma il clima di libertà di quella breve estate politica fino all’8 settembre, ebbe la meglio su tutto.

Le Idee erano nate dunque su impulso di De Gasperi, che aveva richiesto materiali e contributi a tanti ex popolari e giovani dell’Azione Cattolica. Fu lui l’artefice dell’incontro fra questi due diversi gruppi fondativi del nascente partito. Da Milano collaborarono i “neoguelfi”, a Roma fu Guido Gonella a scrivere le due parti relative alla politica scolastica, e alla politica estera, lui, il celebre estensore degli Acta Diurna sulla situazione internazionale che pubblicava in quegli anni “L’Osservatore Romano”.

Al primo congresso nazionale del partito, che si tenne a Roma nell’aprile del 1946, De Gasperi ricordò questi passaggi: “Avemmo dei contatti nei momenti della clandestinità, e compilammo finalmente le Idee ricostruttive che dovevano essere le idee-forza le quali avrebbero animato la volontà del popolo italiano quando questo popolo avesse avuto la possibilità di attuarle …  Se io guardo il sommario di queste Idee ricostruttive, vedo in verità che tutte  le questioni fondamentali sono state toccate, tutte le idee-forza sono state  accennate …” De Gasperi le elenca, riprendendo lo schema del documento diffuso a fine luglio del 1943, spiegando che queste indicazioni erano state poi oggetto di discussione all’interno del partito e infine tradotte in deliberati congressuali.

In effetti la posizione del partito non si formò solo sullo sviluppo delle Idee, ma anche sulla rielaborazione di questo documento che De Gasperi stesso aveva compiuto sul “Popolo” clandestino del 12 dicembre 1943 a firma Demofilo, con il titolo: “La parola dei democratico cristiani”. Se si accostano i due testi, se ne vedono le parti eguali e quelle dove De Gasperi interviene con modifiche e integrazioni, una diversa scansione narrativa, e la continua sottolineatura di una democrazia partecipativa per rifondare alla radice il vecchio Stato autoritario che monarchia e fascismo lasciavano in eredità.

Un particolare di quel lungo articolo è degno di nota. Uno dei sottotitoli di prima pagina recitava: “L’essenza del regime repubblicano”. Ma si era nel 1943, lontani da quello che sarebbe diventata l’Italia una volta usciti dall’incubo della guerra. I socialisti, con Pietro Nenni, avevano prospettato un cambio di fatto, rivoluzionario, dalla monarchia alla repubblica. De Gasperi si era opposto: la vera rivoluzione, aveva detto, dovevano essere il referendum e l’assemblea costituente. Perciò il numero successivo del “Popolo” clandestino, con la data del 23 gennaio 1944, pubblicò un vistoso errata corrige, precisando che la dicitura esatta di quel sottotitolo era “regime democratico”, e non repubblicano.

All’Istituto Luigi Sturzo sono conservate più copie delle Idee ricostruttive, ma tutte diverse fra loro (una viene dall’Istituto Gramsci). Quella che sembra la più antica, è in effetti la più recente. E’ intitolata: Idee ricostruttive della D.C. e sotto c’è la scritta: “(De Gasperi, novembre 1942)”. Ma se si apre il documento, nella seconda pagina leggiamo che è una ristampa del 1962, quindi successiva di venti anni. Un altro particolare non torna: che la Democrazia Cristiana venisse indicata già allora, nel 1942, con la sigla D.C. Però è una ristampa, un rifacimento. Dov’è l’originale, per fare il confronto? Ne esiste una copia da qualche parte? Può darsi, speriamo che salti fuori. Sulle Idee, non è stata ancora detta l’ultima parola.

La bussola di von der Leyen: un’Europa che cambia rotta.

Arthur Schopenhauer scrisse: “Colui che è guidato dal genio, vale a dire colui che pensa da sé, che pensa per volontà propria, che pensa in modo giusto, – è in possesso della bussola per trovare la via giusta”. Se anche un noto pessimista come il filosofo tedesco riconosceva l’importanza di avere una bussola, stupisce l’accoglienza polemica ricevuta dalla bussola sulla competitività presentata ieri da Ursula von der Leyen, documento fondante dei prossimi 5 anni di legislazione europea. Vero che per certi versi Ursula 2 è l’esatto contrario di Ursula 1, ma la capacità di adattare le risposte alle mutate circostanze andrebbe riconosciuto come qualità piuttosto che come limite. Solo le persone non intelligenti non cambiano mai idea, specie se si tratta, come in questo caso, di prendere atto degli errori commessi in passato e del giudizio degli elettori che hanno penalizzato Socialisti, Verdi e Liberali, indefessi ultras del Green Deal.

Per fare un esempio, basta pensare a quanto vissuto dagli agricoltori europei degli ultimi anni. La legislazione ispirata da Greta Thunberg, che ha passato più mattinate sui giornali che non a scuola, ha imposto a più riprese misure drastiche, come le diverse richieste di abbandonare l’utilizzo di determinati fertilizzanti ritenuti dannosi per l’ambiente, senza però che sul mercato fossero presenti alternative necessarie a non perdere raccolti e materie prime.

Vero è anche che, come già scritto in questa sede, manca una chiara indicazione su dove reperire i fondi per finanziare adeguatamente quanto si vuole fare, ma in un processo decisionale complesso come quello europeo, le cose si fanno per gradi. Sulla bussola per la competitività, bisognerà convincere tutti i Paesi membri a superare le frammentazioni esistenti tra le varie politiche industriali e a Bruxelles si sa che questo sarà un passaggio complicato.

Andrebbe, invece, messo in risalto il cambio di atteggiamento: si passa ad un’Europa più realista. Siamo sicuramente in ritardo su temi come intelligenza artificiale e semplificazione legislativa, ma abbiamo imparato a capire dove sbagliamo. Non a caso, il documento del Ppe a guida tedesca presentato la scorsa settimana a Berlino chiede una sospensione di almeno due anni sui nuovi regolamenti comunitari su clima e sostenibilità ambientale per andare incontro alle imprese.

Andreotti ricordava come, non sapendo dove andare e cosa fare né tantomeno sapendo dove era una volta sbarcato, Cristoforo Colombo scoprì l’America.  Figuriamoci che vantaggio ha chi sa dove non vuole andare e impara dagli errori propri. In un contesto come quello odierno, lo si è detto più volte, servono risposte concrete. Insomma, il PPE si conferma come guida pragmatica dell’Unione. Il resto è un rumore di fondo, come quello che ascoltava, notte e giorno, Colombo nella sua traversata oceanica. Almeno, lui non aveva a che fare con le lamentele di chi è stato sconfitto alle urne e non sa più a che santo votarsi.

L’incertezza giuridica dietro la multa dell’autovelox

Quella degli autovelox è una questione che appassiona gli italiani più di tante altri fatti. Per quanto si è compreso, ad aprile la Cassazione ha sibillinamente pronunciato una sentenza per cui le multe per eccesso di velocità non hanno alcuna validità se il dispositivo utilizzato era approvato ma non omologato. Così andando controverso alla posizione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che indicava la sostanziale equipollenza delle due figure giuridiche.

Tenendo botta, il Viminale, forte di un parere dell’Avvocatura di Stato, ed a soccorso dei Comuni in lacrime per i temuti mancati incassi, avrebbe ribadito la omogeneità o parificazione della approvazione e omologazione.

Senza trascendere nel cavilloso esame della materia, sembra che finalmente in un mondo che va tanto di fretta, l’attenzione sulla parola abbia in parte riacquistato finalmente un senso. Da oggi è possibile che il popolo dei multati possa sperare nel portato intenso di una parabola, l’origine della parola, per meglio comprendere gli eventuali torti e ragioni e tentare o desistere dal fare ricorso.

“S’i’ho ben  la parola tua intesa” diceva il divin poeta, finalmente, almeno c’è da augurarselo, si avrà  breve chiarezza di decisioni.

Si legge che omologazione sarebbe una convenzione a cui si ricorre per unificare ciò che è in origine differente o per attestare che un prodotto sia corrispondente ad un modello con determinate caratteristiche. Insomma omologare starebbe per dichiarare una conformità di un qualcosa ad una normativa o ad un regolamento.

Non è da confondersi con la equipollenza, istituto a cui si guarda per i titoli di studio che conseguiti in un certo paese estero possono equivalere anche in Italia.

Altra cosa è invece l’approvazione in virtù della quale “una autorità, verificata la legittimità e l’opportunità di un atto di autorità inferiore o di altro soggetto, ne permette l’esecuzione”.

Per inciso, non si contano i lavori e i gruppi di lavoro che negli anni hanno impegnato la Pubblica Amministrazione per dar vita ad una semplificazione del linguaggio dove si raccomanda, ad esempio, di scrivere frasi brevi, usare parole di lessico comune, far ricorso a pochi termini tecnici e spiegarli, evitare neologismi, parole straniere e latinismi e così via continuando.

E’ questo, malgrado ogni sforzo, purtroppo un tempo in cui le parole cadono in confusione e stentano ad affermarsi per come meritano. I titoli dei giornali ne sono un riflesso. Si legge indifferentemente di soldate o soldatesse impegnate sui fronti di guerra o di “messe” liturgiche celebrate in particolari occasioni trascurandone il carattere maiuscolo.

Insomma, alla fine di tutto, con tanto di circolare a supporto, il Viminale ha detto ai Comuni che possono resistere in giudizio contro gli automobilisti, chissà forse ricadendo nel vecchio vizio del burocratese, un linguaggio solo per pochi addetti.

Circolare è una strana parola che in un caso può indicare una linea autofilotranviaria che segue un percorso per cui il capolinea di arrivo coincide con la partenza.

Ne deriva che anche per le multe c’è il rischio di essere sempre punto e daccapo e non cavarne un ragno dal buco nella perenne incertezza delle interpretazioni. C’è sempre in agguato una parola che possa circuire i significati, aggirare i ragionamenti e portarti dove non si deve.

“Circolare” resterà comunque l’eterna meravigliosa esortazione del vigile a scorrere con le automobili senza creare rallentamento o intoppi alla circolazione e forse anche ai pensieri. Un bel dì sapremo.

Il futuro tradito del continente giovane: l’Africa tra conflitti e sfruttamento.

Non bastava il Sudan. Adesso anche in Congo tornano a tambureggiare orrendi rumori di guerra. Che però rischiano di non essere ascoltati da nessuno o quasi, in Occidente. Anche qui in Italia, dove pure il nome della città di Goma dovrebbe ricordarci l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi nel 2021 durante un attacco ad un convoglio dell’Onu. Indifferenza attuale succeduta ad un eccesso di interesse nel passato. Indifferenza e disinteresse che però sono un grande errore anche politico, in proiezione futura.

L’Africa è il continente dei giovani, la cui popolazione – già oggi di 1,4 miliardi di abitanti – è destinata ad incrementarsi in misura consistente nei prossimi decenni a fronte del trend opposto a quello di tutte le altre parti del globo. Un continente ricchissimo di risorse minerali eppur immerso nella povertà e spesso nella miseria. Retaggio del colonialismo europeo ma ora frutto del neocolonialismo cinese e russo e soprattutto dell’operato di gruppi dirigenti locali in perenne conflitto tra loro il cui scopo prevalente, se non unico, è la spoliazione sistematica a proprio profitto delle ricchezze delle loro nazioni. Dilapidando inoltre risorse ingenti in armamenti, royalties provenienti dallo sfruttamento delle risorse minerarie che meriterebbero miglior causa in territori dove spesso la vita è solo lotta per la sopravvivenza.

La retorica anti-occidentalista rimane ciò nondimeno il carburante che alimenta la propaganda dei regimi dittatoriali che infestano il continente. Lo si è visto in questi ultimi anni nella fascia sub-sahariana francofona (Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad e ora anche Senegal) dove i militari transalpini che dovevano combattere le milizie jihadiste attive in quei paesi sono stati ritirati da Parigi dopo i golpe che si sono succeduti in rapida sequenza. Senza voler dimenticare, naturalmente, le colpe del colonialismo storico tocca però oggi registrare che in loro vece si sono insediati i militari russi, a conferma dell’investimento che Mosca sta attuando nel continente. Investimenti importanti cha da anni sta mettendo in campo anche la Cina. Nell’assenza o quasi degli europei. E nella distrazione degli americani.

I primi avviano piani che svaniscono spesso nel tempo, i secondi paiono sempre meno interessati. È pur vero che questi ultimi hanno avviato un progetto di collegamento ferroviario lungo oltre 1200 km fra il Congo, lo Zambia e l’Angola per portare minerali rari dal centro dell’Africa ai porti atlantici prospicenti l’America. Ma Joe Biden in quattro anni ha effettuato un solo viaggio in Africa, e per di più negli ultimi giorni della sua presidenza: quasi una provocazione. E Donald Trump non dà proprio l’idea d’essere minimamente interessato al continente da cui provengono i progenitori di tanti suoi connazionali. Eppure dovrebbe occuparsene, anche solo dal suo punto di vista preferito, quello degli affari, se ad esempio – per restare al Congo oggi all’attenzione delle cronache – le aziende USA ivi presenti lo hanno abbandonato già nel 2020 lasciando campo libero al competitor cinese, detentore della più parte delle miniere congolesi nelle quali, per dire, ci sono i tre quarti delle riserve mondiali di cobalto (minerale che alimenta la produzione di batterie per le auto elettriche). Miniere, ancora, da cui uomini, donne e persino bambini estraggono rame, uranio, colten (indispensabile per produrre batterie e devices tecnologici) e anche oro.

Quei bambini e i loro genitori lavorano in condizioni inumane per molte ore al giorno, ogni giorno, ricevendo in cambio paghe miserevoli. Una comunità dimenticata e lasciata morire nella miseria. Sulla cui pelle proliferano interessi commerciali di grandi potenze, cupidigia di corrotte élites politiche locali, sentimenti guerreschi di militari senza scrupoli.

Così il continente giovane, il continente del futuro non riesce a sollevarsi dal retaggio di un passato di miseria e di sopraffazione subìta, esercitata da forze esterne ma anche, e forse pure di più, interne. Traditrici delle proprie genti, della propria terra. Mama Africa.

Dibattito | L’avviso che non c’è: bugie, accuse e distrazioni della Premier..

Che le “capacità” di Giorgia Meloni fossero ascrivibili più alla furbizia che ad altro, è una cosa che in molti pensavano fin dall’inizio della vicenda che l’ha portata a Palazzo Chigi. Ma il pensiero si è trasformato in certezza con la vicenda giudiziaria che in questi giorni ha interessato lei insieme a Piantedosi, Nordio e Mantovano. La vicenda è stata infatti raccontata da lei stessa come un “avviso di garanzia” scagliato contro di lei ed il suo governo da magistrati che vorrebbero intimidirla e addirittura impedirgli dicambiare in meglio il nostro Paese; nulla di più falso!

L’atto giudiziario di cui si parla è infatti niente altro che una comunicazione che il magistrato competente deve fare al Tribunale dei ministri a seguito di qualunque denuncia venga fatta nei confronti di un componente dell’esecutivo. Si tratta quindi di un atto obbligatorio e non discrezionale che deve essere inviato anche agli interessati e che nel caso specifico non porterà a nulla, visto che le camere non concederanno mai quella autorizzazione a procedere.

Ciò nonostante la Premier – mistificando la realtà e contando sulla scarsa conoscenza delle procedure di gran parte dell’opinione pubblica – ha colto l’occasione per sparare un frullato di accuse, bugie e sciocchezze di vario genere contro la magistratura, l’opposizione e chiunque altro non si trovi perfettamente in linea con l’attuale maggioranza di governo. Un modo, anche abbastanza goffo, per distrarre l’attenzione da dibattiti più imbarazzanti come la vicenda-Santanché o l’inspiegabile liberazione del torturatore libico Almasri con tanto di passaggio aereo con volo di Stato. Ma la storia (quella vera, non quella che pensa di scrivere la Meloni) insegna che per governare una comunità la furbizia non basta e l’inganno diventa molto presto un aggravante che difficilmente viene perdonata dalla pubblica opinione.

Dibattito | Un governo può stare nelle mani dei giudici?

Gli ultimi avvenimenti legati alla raffica di avvisi di garanzia spediti al Presidente del Consiglio e ad alcuni ministri conferma un’antica deriva della politica italiana da un lato ed una scarsa sensibilità, dall’altro, ad una riforma che si impone quando si parla del rapporto tra la politica e la giustizia.

Sul primo versante non possiamo non registrare la persistente volontà della sinistra italiana, seppur nelle sue multiformi espressioni, di arrivare al potere attraverso la cosiddetta “scorciatoia giudiziaria”. Ovvero, attraverso la “spallata giudiziaria” contro l’avversario/nemico politico di turno da annientare e da abbattere. Era già così ai tempi della Democrazia Cristiana. È appena il caso di ricordare il progetto politico varato dal Pci all’inizio degli anni ‘80 denominato “alternativa morale al sistema di potere della Democrazia Cristiana”.

È a tutti noto, almeno a quelli che non vivono di pregiudizi politici o di pregiudiziali ideologiche, che il tutto si basava anche e soprattutto sulla spallata giudiziaria al presunto sistema di potere della Dc. Cosa che è poi avvenuta puntualmente alcuni anni dopo. Ed è un vizio che è proseguito scientificamente – anzi si è affinato nel corso degli anni – durante la cosiddetta seconda repubblica e sino ai giorni giorni. Anche su questo versante è appena sufficiente registrare le svariate dichiarazioni dei principali esponenti della sinistra editoriale, televisiva, politica, culturale e giudiziaria per rendersene conto. È un’operazione talmente palese che non merita ulteriori approfondimenti se non ricordare che questa è una strada che indebolisce in modo irreversibile la qualità della democrazia e la stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

Al contempo, però, non possiamo non richiamare un aspetto che resta decisivo per evitare che si ripetano gli episodi che purtroppo abbiamo dovuto registrare in queste ultime ore. Detto con parole ancora più semplici, ma come è possibile che una semplice denuncia od esposto di chicchessia offra lo spunto alla magistratura per aprire un’indagine e mettere sotto accusa addirittura anche mezzo governo? Ma è normale tutto ciò? E di fronte ad una marea di denunce ed esposti che ogni giorno arrivano presso gli uffici delle varie procure si devono aprire inchieste ed indagini contro i vertici dello Stato in modo sistematico? E chi decide se una denuncia o un esposto può avere un seguito giudiziario e un altro no? Basta la discrezionalità e la valutazione di un magistrato per sciogliere questo nodo? E, in ultimo, d’ora in poi si può bloccare tranquillamente l’azione di un Governo nazionale orchestrando e pianificando una serie di esposti e denunce che, come tutti sanno, hanno solo una valenza di natura politica per delegittimare sotto il versante giudiziario una maggioranza democraticamente eletta e scelta dai cittadini italiani?

Ecco perchè, su questo tema si impone adesso una riforma precisa che affronti anche aspetti che, pur non mettendo in discussione il dettato dell’obbligatorietà dell’azione penale, non permetta un uso disinvolto, arbitrario, discrezionale e goliardico dello strumento della denuncia e dell’esposto contro singoli atti di governo. Su questo il Governo Meloni deve dire una parola chiara e netta – con una riforma precisa e tempestiva – pur sapendo che il vecchio vizio e tic della sinistra politica e giudiziaria italiana non finirà. Anzi, si rafforzerà ancora di più nei prossimi mesi anche perchè la Premier, come emerso anche in qualche intercettazione, non è ricattabile e quindi politicamente “è ancora più pericolosa” come hanno anche detto alcuni magistrati.

Una delle vittime di Almasri: da una settimana rivivo l’incubo

Roma, 29 gen. (askanews) – Da quando Nijeem Osama Almasri rientrato in Libia “Ho provato un enorme senso di tradimento. Ma non solo, ho provato un enorme senso di paura. Paura per le persone che sono ancora in Libia, paura per le donne e i bambini che subiranno torture e stupri, ma anche paura per la gente comune libica, che alla fine ha contribuito enormemente al nostro lavoro e al lavoro della Corte penale internazionale per garantire che Almasri venga ritenuto responsabile. Ma ora tornato e viviamo in una grande delusione. Ma questa delusione non finisce qui perch l’Italia ora condivide equamente la responsabilit del sangue delle persone uccise e assassinate attraverso il sistema di Almasri”. Cos David Yambio, sudanese di 27 anni, imprigionato e torturato nel famigerato carcere libico di Mitiga, oggi rifugiato in Italia e portavoce di “Refugees in Lybia”, intervenendo ad una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.

Ciani (Ds): testimonianze vittime Almasri aggravano quanto accaduto

Milano, 29 gen. (askanews) – “Ascoltare dalla voce di chi nei campi libici purtroppo c’ stato a lungo e ha subito torture e vessazioni le parole che abbiamo ascoltato ora aggravano ancora di pi quello che accaduto in questi giorni. Purtroppo le persone che qui hanno dato la loro testimonianza hanno conosciuto da vicino Almasri, anche troppo vicino purtroppo, e oggi il loro dolore nel vedere come il loro torturatore sia stato liberato dall’Italia qualcosa che costituisce una vergogna ancora pi forte per il nostro Paese e per le istituzioni che hanno permesso questo. Purtroppo i lager di Mitiga e le politiche migratorie della Libia e gli accordi con l’Italia e l’Europa vanno stoppati, ridiscussi e sicuramente bisogna trovare il modo di tutelare le tante persone violentate, torturate, uccise in quei luoghi”. Lo ha dichiarato il parlamentare di Democrazia Solidale (gruppo Pd) Paolo Ciani, a margine della conferenza stampa “Refugees in Lybia” alla Camera dei Deputati in presenza di alcune delle vittime di tortura del generale libico.

Salute, l’obesit una patologia cronica, non una scelta

Roma, 29 gen. (askanews) – In Italia un adulto su due in sovrappeso o affetto da obesit. L’impatto sulla qualit della vita e sui costi sociali e sanitari allarmante, al punto che le principali agenzie di salute pubblica considerano l’obesit come una delle principali sfide per i sistemi sanitari mondiali, paragonabile ai tumori e alle malattie cardiovascolari.

L’obesit una malattia cronica progressiva, dovuta a pi fattori, recidivante, influenzata da meccanismi genetici, endocrini, ambientali e psicologici. Eppure il pregiudizio la colpevolizzazione dei pazienti.

“Oggi lanciamo la nostra campagna che mirata ad alzare la consapevolezza del pubblico italiano per quel che riguarda la patologia della obesit, che una malattia complessa, cronica, che influenzata di vari fattori. Per anni abbiamo messo la carica sui pazienti e vogliamo oggi cambiare questo discorso per dire che la perdita del peso non dipende dai pazienti. Il messaggio ‘Perdere peso non dipende solo da te’ vogliamo aiutare il pubblico a capire meglio questa patologia cronica, questa malattia che colpisce sei milioni di italiani”.

Dal 29 gennaio al 4 febbraio con l’installazione “The Impossible Gym”, in piazza dei Cinquecento, a Roma, c’ la rappresentazione delle difficolt che le persone con obesit vivono ogni giorno. Sar anche possibile parlare con medici e specialisti per approfondire le tematiche legate alla gestione della patologia e la possibilit di misurare il proprio Indice di massa corporea.

Rocco Barazzoni, presidente della Societ Italiana Obesit e professore all’Universit di Trieste, spiega: “E’ inaccettabile colpevolizzare dare in qualche modo la responsabilit dell’obesit alle persone colpite perch di fatto non una scelta. Lo stigma purtroppo ancora vivo, la consapevolezza della obesit come malattia ancora insufficiente o comunque non abbastanza diffusa. Quindi anche compito delle societ scientifiche ma anche direi in generale di chi coinvolto nelle decisioni, sulla prevenzione ad evitare di banalizzare, di semplificare troppo o di non farlo in relazione ad un problema cos complesso. Bisogna aiutare anche la persona a non colpevolizzarsi. Per questo si parla di stigma interiorizzato. E’ quando una persona comincia a vivere l’obesit come un fallimento, come una vergogna, non ne vuole parlare, non lo vuole affrontare e quindi il problema invece di tentare di rsolverlo e curarlo si aggrava”.

Questa palestra chiusa e trasparente, con pesi legati da elastici la rappresentazione degli ostacoli fisici, biologici e psicologici che affronta ogni momento una persona sovrappeso.

Stefano Benigni, della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati: “In questa legge di bilancio abbiamo istituito, attraverso un mio emendamento, un fondo dedicato alla cura dell’obesit. E’ un piccolo primo passo per iniziare un percorso che deve passare anche da un cambiamento culturale della societ. L’obiettivo contrastare questa patologia, che una patologia cronica e come tale deve essere riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale. E’ una patologia che impatta notevolmente sulla nostra societ e sul bilancio dello Stato. Oggi i costi relativi all’obesit sono 14 miliardi di euro, ci sono pi di cento patologie correlate, dai problemi cardio-vascolari, al diabete ai problemi ortopedici, che impattano sulla gestione del nostro Servizio sanitario nazionale”.

La vita per una persona affetta da obesit complicata e difficile, caratterizzata in molti casi da una sensazione di profonda solitudine, incomprensione, senso di colpa. A completare il tutto c’ la continua proposta di diete e rimedi fai da te.

“E’ una problematica complessa – sottolinea ancora Barazzoni – le risposte semplici purtroppo a volte, anzi quasi sempre, non sono efficaci. E’ da evitare questa rincorsa a quelle che sono le mode oppure anche le diete non implementate e sotto la supervisione di esperti”.

Calcio, Champions, ride solo l’Inter di Lautaro Martinez

Roma, 29 gen. (askanews) – Ride soltanto l’Inter nell’ultima giornata della fase campionato di Champions League. I nerazzurri battono 3-0 il Monaco e si garantiscono un posto diretto per gli ottavi di finale. Dopo 4 minuti Inter già avanti col rigore di Lautaro. Al 12′ ospiti in 10 per il rosso a Mawissa e arriva subito il bis, ancora con Lautaro. Nella ripresa l’argentino trova la tripletta, nel finale c’è spazio anche per il debutto di De Pieri

All’Atalanta non basta il 2-2 contro il Barcellona. La sqadra di Gasperini manca l’accesso tra le prime 8 di Champions League e ai playoff affronterà una tra Sporting o Bruges. Succede tutto nel secondo tempo: a sbloccarla è Yamal. Al 67′ Ederson trova il gol del pareggio. A riportare in vantaggio la squadra di Flick è Araujo al 72′. L’Atalanta non molla e trova il 2-2 con Pasalic

Sanguinosa sconfitta del Milan che scivola fuori dalle prime otto della classifica sconfitta 2-1 dalla Dinam Zagabria e va ai playoff contro il Feyenoord dell’obiettivo Gimenez o la Juventus. Segna subito Baturina sull’errore di Gabbia, poi Musah viene espulso per doppio giallo. Pari di Pulisic nella ripresa e immediato 2-1 di Pjaca

La Juventus, già qualificata ai playoff, viene battuta 2-0 in casa dal Benfica al termine di una prova opaca, specie nel primo tempo. La Juve perde in avvio Kalulu per un problema muscolare, il Benfica passa al 16′ con Pavlidis. Bianconeri praticamente mai pericolosi. Nella ripresa la Juve ci prova ma i portoghesi passano ancora a 10′ dal termine con un contropiede finalizzato da Kokcu. Ai playoff Juve contro Milan o Psv Eindhoven

Il Bologna termina la sua Champions con un onorevole pareggio, 1-1 contro lo Sporting, il secondo a Lisbona dopo quello col Benfica. Nel primo tempo Beukema colpisce subito la traversa e poco dopo serve l’assist per il vantaggio a Pobega. Nella ripresa l’ex Milan sfiora anche la doppietta, ma al 77′ Harder, sostituto dell’indisponibile Gyokeres, segna il gol che qualifica la sua squadra ai playoff. Sporting avanti per differenza reti. Infortunio per Ferguson

Una delle vittime di Almasri: mi ha torturato in prigione coi bastoni

Milano, 29 gen. (askanews) – “Sono stato torturato nella sua prigione. Sono stato torturato nella sua prigione ed stato lui a colpirmi con i bastoni. E lui venuto, mi ha tolto una croce al collo, venuto e me l’ha tolta e mi ha picchiato con i bastoni. E quando ho provato a scappare, mi hanno picchiato sulle gambe, sul corpo, i suoi soldati. E lui era in prigione e diceva ai sui soldati di fare cos”. Cos il rifugiato Lam Magok sud sudanese ha offerto la propria testimonianza di vittima delle violenze nelle carceri libiche in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati di “Refugees in Lybia”.

Fed blocca tassi e li terrà fermi se inflazione non tornasse a calare

Roma, 29 gen. (askanews) – La Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti ha confermato i livelli attuali dei tassi di riferimento sul dollaro: i fed funds restano quindi a una forchetta del 4,25%-4,50%. La decisione, annunciata al termine del direttorio (Fomc), è in linea con le attese. L’economia mostra livelli “solidi”, la disoccupazione si è stabilizzata a valori bassi mentre “l’inflazione resta in qualche misura elevata”.

“La nostra attesa è che continuiamo a vedere progressi” sul ritorno del caro vita al livello obiettivo del 2%. “Il punto è quando”, ha spiegato il presidente Jerome Powell, nella conferenza stampa al termine del direttorio. “Se non dovesse mostrare progressi, allora potremmo tenere i tassi di interesse fermi più a lungo”.

Su questi aspetti gli sviluppi sono stati sostanzialmente in linea con le attese. La pausa della Fed sui tagli dei tassi avviene in un quadro piuttosto diverso rispetto a quello dell’eurozona, dove l’economia è più debole e la Bce sta continuando a ridurre i tassi: e così è atteso che faccia anche domani, al termine del Consiglio direttivo.

Powell è stato poi ripetutamente interpellato sui rapporti con la nuova amministrazione Trump – che ha manifestato malcontento per l’operato del banchiere centrale – e sui numerosi ordini esecutivi che il presidente Usa ha emanato dall’insediamento.

“Non ho avuto contatti” con la nuova amministrazione e “non farò commenti su quanto ho detto il presidente”, ha replicato Powell. “Il pubblico deve essere fiducioso che continueremo a fare il nostro lavoro e che manteniamo l’impegno a svolgere il nostro compito”. Per chi ormai ha seguito diverse volte le sue conferenze stampa, il banchiere centrale è apparso un po’ sotto pressione: all’inizio ha tratto un profondo respiro.

Poi ha cercato di districarsi tra le domande dei giornalisti. Ha comunque fornito alcune risposte. Specialmente sui dazi, preannunciati ma ancora non adottati da Trump, e sui loro possibili effetti per economia e inflazione degli Stati Uniti. “Dobbiamo aspettare e vedere. Ancora non sappiamo cosa accadrà e ci sono tante variabili in gioco – ha spiegato -. Veniamo da un periodo di alta infrazione in cui non siamo ancora tornati al 2%. Il commercio è cambiato molto” rispetto alle precedenti guerre commerciali del 2018-2019 “si è diffuso e non è più concentrato tanto quanto prima sulla Cima”.

“Non sappiamo che dazi saranno decisi e per quanto tempo e su quali paesi, non sappiamo quali saranno le rappresaglie e come si trasmetterà il tutto nell’economia e ai consumatori. Questo va verificato – ha proseguito – ci sono così tante variabili e dobbiamo aspettare e vedere, studiare, esaminare i precedenti storici e pensare ai fattori che possono essere rilevanti. E poi vedremo come va”.

Quanto ai cambi di rotta di Trump su altre politiche “stiamo esaminando gli ordini esecutivi. E come abbiamo fatto con molte amministrazioni in precedenza, stiamo lavorando per allineare le nostre pratiche agli ordini”, ha detto in merito ad una domanda sull’ordine di Trump di interrompere tutte le attività di promozione di “diversità, equità e inclusione” (Dei) che erano state spinte da Biden sulle assunzioni di personale di agenzie e enti federali.

In passato lo stesso Powell aveva sostenuto che la diversità fosse utile al funzionamento di imprese e istituzioni. E a chi gli ha chiesto se lo pensasse ancora: “sì – ha replicato – penso ancora che sia così”. Su un’altra svolta, in questo caso contro l’immigrazione illegale, che di fatto non veniva osteggiata da Biden e su cui invece Trump ha operato una drastica stretta, accompagnata da rimpatri degli illegali, Powell ha confermato che su alcuni settori dell’economia potrebbero crearsi più pressioni per reperire mano d’opera, in particolare nell’ediliza. “Ma ancora non si vede negli aggregati macroeconomici”, ha precisato.

Wall Street ha mantenuto una dinamica debole e chiuso in ribasso (Dow Jones -0,31%, Nasdaq -0,51%), mentre il dollaro ha mostrato un andamento rialzista dopo le decisioni della Fed. 8di Roberto Vozzi).

Generali, Sironi: "E’ il momento di tenere la schiena dritta"

Venezia, 29 gen. (askanews) – “E’ il momento di tenere la schiena dritta”. Il presidente di Generali, Andrea Sironi, ha spiegato con queste poche parole la decisione di rendersi disponibile, al pari dell’Ad Philippe Donnet, per una ricandidatura in occasione del rinnovo del board previsto con l’assemblea di primavera. Lo ha detto a Venezia ad Askanews mentre lasciava la Serra dei Giardini Reali dove ha tenuto un breve discorso ai giornalisti in vista della presentazione domani del piano industriale 2025-2027.

Precedentemente, con una nota il gruppo ha riferito che il Cda ha deciso di “non procedere alla presentazione di una lista per il rinnovo dell’organo di gestione della compagnia, alla luce della circostanza che il quadro normativo di riferimento non risulta ancora completo ed i tempi, allo stato, non sarebbero compatibili con l’iter di autorizzazione ed approvazione delle modifiche dello statuto necessarie”.

La decisione di non presentare una lista è stata presa “nell’ambito della definizione del parere di orientamento agli azionisti che sarà pubblicato nei prossimi giorni”. La maggioranza dei consiglieri in carica del board di Generali – tra cui il presidente e l’amministratore delegato Philippe Donnet – ha comunque “espresso la propria disponibilità a considerare una eventuale candidatura” in vista del rinnovo dell’organo.

Nel frattempo, “il piano che vi presenteremo domani sarà un piano che è in linea di continuità con quello che abbiamo fatto fino adesso con grandi risultati, come sapete, sia dal punto di vista economico che come riconoscimento da parte del mercato”, ha detto Sironi, a margine di un evento con la stampa.

Il piano sara’ significativamente ambizioso e “potra’ creare ulteriore valore per gli stakeholder, dal punto di vista economico, finanziario e sociale”. “Sono fiducioso – ha concluso – che vi sorprenderemo positivamente con il piano che il valido Ceo Donnet e il team management presenteranno domani”.

Ue, Urso: rendere sostenibile la transizione per l’industria

Bruxelles, 29 gen. (askanews) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto diversi incontri alla Commissione europea, oggi a Bruxelles, in particolare con il commissario per la Mobilità sostenibile, Apostolos Tzitzikostas, con la vicepresidente esecutiva per la Transizione giusta e pulita e per la Concorrenza, Teresa Ribera, e con il commissario per l’Azione per il clima, Wopke Hoekstra.

‘Ho riscontrato – ha detto Urso in un punto stampa stasera all’uscita del Palazzo Berlaymont, sede dell’Esecutivo comunitario – piena collaborazione nei tre commissari che ho incontrato oggi, così come negli altri cinque che ho incontrato nei giorni e nelle settimane precedenti. Noi vogliamo lavorare con la Commissione e con le altre istituzioni europee (per raggiungere l’obiettivo di rendere sostenibile il sistema industriale e sociale europeo, nella duplice sfida della transizione ambientale e digitale. E siamo convinti che oggi si possa fare’.

Il ministro ha ribadito innanzitutto di aver accolto con favore la comunicazione ‘Competitiveness Compass’ (la ‘Bussola della competitività’), il piano strategico che è stato presentato oggi dalla Commissione, con la tabella di marcia delle misure per la semplificazione degli oneri burocratici delle imprese e per un’industria europea che sia più competitiva e più basata sull’innovazione. ‘Noi lo riteniamo – ha detto – un buon inizio nella giusta direzione, perché ha una visione finalmente strategica e nel contempo pragmatica di quello che l’Europa deve fare subito e insieme, già in questa prima fase del 2025’.

Quanto ai colloqui con i commissari, ha riferito il ministro, ‘ho illustrato i documenti strategici, i ‘non paper’, che l’Italia insieme ad altri paesi ha presentato alla Commissione e al Consiglio Ue. Mi riferisco ai ‘non paper’ sull’auto, sul Cbam (il nuovo sistema di ‘dazi climatici’, chiamato ‘Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere’), e sulla siderurgia, sulla microelettronica e sulla semplificazione, che riteniamo strategici in questa nuova, assolutamente necessaria, revisione complessiva della politica industriale europea’.

Urso ha poi parlato del ‘dialogo sul futuro del settore automotive’, un’iniziativa annunciata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che comincerà domani. ‘Ne ho parlato con i commissari competenti, che da domani ascolteranno la voce delle imprese e dei lavoratori europei’. Una voce ‘che io ritengo sia quella del buonsenso e della realtà, che il governo italiano ha portato sin dall’inizio, già due anni fa, e tanto più in questa nuova fase, alla Commissione europea, alle istituzioni europee, perché noi vogliamo sostenere il lavoro e l’impresa europea’.

A un giornalista che chiedeva se il governo sia contrario all’obiettivo Ue delle auto a zero emissioni entro il 2035, il ministro ha risposto: ‘No, assolutamente: in tutti i nostri documenti riaffermiamo i target del 2035, che vogliamo raggiungere con un’impresa europea e quindi con un lavoro europeo pienamente in vigore. Noi chiediamo – ha puntualizzato -di rivedere in maniera complessiva, strutturale e strategica le modalità con cui raggiungere questo obiettivo. Per questo ho detto con estrema chiarezza, come è affermato nel nostro documento, che vogliamo rivedere i meccanismi infernali delle multe alle case automobilistiche’ che non rispetteranno i limiti alle emissioni già alla fine di quest’anno. Ma questo, ha avvertito, ‘non è sufficiente: non basta rimuovere questo ostacolo infernale per rendere competitiva l’industria europea’; farlo ‘è necessario ma non sufficiente’.

‘Per questo – ha continuato Urso – ho detto che noi siamo favorevoli, e lo abbiamo scritto nel nostro documento, a un piano incentivi europeo omogeneo e duraturo nel tempo, per facilitare l’acquisto di auto ecologicamente sostenibili. Noi non vogliamo aggirare la questione: l’elefante è nella stanza e già da molto tempo non possiamo nasconderlo sotto il tappeto. Abbiamo bisogno di un piano complessivo, strutturale e strategico su tutti i fronti, per rendere sostenibile l’industria e il lavoro europeo rispetto alla grande sfida titanica della Cina e degli Stati Uniti’.

Quanto alla soluzione per risolvere il problema delle multe alle case automobilistiche inadempienti rispetto agli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni, a cominciare da quest’anno, il ministro ha affermato: ‘Non so quale sarà la soluzione. È certo che dobbiamo trovare una soluzione, perché credo che sia chiaro a tutti che il meccanismo infernale secondo il quale si possono aggirare le multe, acquistando i crediti (di carbonio, ndr) dalle fabbriche di auto che producono fuori dall’Europa, porta al collasso dell’industria europea, e addirittura finanzia l’industria extra-europea’.

Urso non ha risposto a un giornalista che chiedeva se non abbia comunque senso questo meccanismo di compensazione (‘pooling), per cui la case costruttrici che non hanno rispettato i nuovi limiti per le emissioni del proprio parco auto, possono acquistare i ‘crediti di carbonio’ da altri costruttori che invece sono rimasti molto al disotto del loro target, perché producono solo auto elettriche, come Tesla, perché le multe costerebbero molto di più.

‘Dobbiamo assolutamente rivedere – ha replicato invece il ministro – i meccanismi del ‘Green Deal’ che sono congegnati male, al punto tale che hanno creato questo ostacolo insormontabile. Ne vogliamo prendere atto? E prenderne atto significa che dobbiamo rimuovere questo ostacolo, insieme gli altri ostacoli, non aggirarlo. E le soluzioni che servono per poi raggiungere l’obiettivo possono essere diverse’.

‘Noi abbiamo fatto – ha ricordato Urso – una proposta complessiva che parte da una visione di piena neutralità tecnologica, e che vale per l’energia come per il settore delle auto. Perché la neutralità tecnologica, la libertà di scelta di quale tecnologia preferire, è l’enucleazione dello spirito della libertà su cui si fonde l’Europa. Noi chiediamo che si affronti la questione nella sua complessità, sotto ogni aspetto’.

Nella comunicazione di oggi della Commissione sulla ‘Bussola della competitività, ha continuato il ministro, ‘si parla di neutralità tecnologica, per la prima volta e in modo molto significativo; noi riteniamo, e d’altra parte così ci è stato comunicato dai commissari che abbiamo incontrato oggi, che domani, con il ‘dialogo strategico’ con le imprese e con i rappresentanti dei lavoratori’ del settore automotive ‘si prenderà atto di quello che è la realtà, e sulla base della realtà si affronterà la questione’.

‘Io ho riscontrato queste aperture su una visione piena di neutralità tecnologica; poi molto dipenderà – ha rilevato Urso – da quello che diranno le imprese e i sindacati nei prossimi giorni nel ‘dialogo strategico’. Io trovo nel ‘Compass’ molti degli elementi che noi abbiamo indicato, sia per quanto riguarda la neutralità tecnologica e la visione strategica e complessiva, sia per quanto riguarda le imprese energivore, e certamente anche per la revisione del Cbam, per rendere sostenibile la siderurgia e la chimica italiana ed europea’.

‘Credo che sia un buon inizio, con una visione finalmente laica e strategica della sfida che abbiamo davanti a noi. E se, come penso accadrà nel dialogo strategico, le imprese e i sindacati ribadiranno le loro buone ragioni, penso che alla fine di questo percorso, sia nel piano per l’automotive, sia nel ‘Clean Industrial Deal’ che la Commissione presenterà prossimamente, ‘ritroveremo gli elementi necessari per affrontare la realtà e vincere la sfida. Sono fiducioso’, ha affermato il ministro.

Riguardo al Cbam, gli è stato chiesto infine se l’Italia insista nella sua posizione contraria ad abbandonare le quote di emissioni gratuite, che sono concesse oggi alle industrie a forte intensità energetica, per proteggerle dal rischio del cosiddetto ‘carbon leakage’ (l’importazione nell’Ue di prodotti provenienti da paesi terzi in cui non ci sono norme sulle emissioni equivalenti a quelle europee). I ‘dazi climatici’ del Cbam mirano, appunto, a eliminare la possibilità di ‘carbon leakage’.

‘La nostra logica – ha replicato Urso – è sempre la stessa, la nostra visione è sempre la stessa: con estrema coerenza, noi chiediamo che ci sia una revisione del Cbam, per evitarne l’aggiramento, e per rendere sostenibile la tecnologia green’, e in particolare ‘la siderurgia green, in cui l’Italia è leader in Europa, e a cui non vogliamo assolutamente rinunciare, anche nella sfida competitiva con coloro che producono fuori dall’Europa senza rispettare gli stessi vincoli ambientali che noi giustamente vogliamo imporre nel nostro sistema produttivo.

Quindi, ha affermato il ministro, quello che occorre è ‘una revisione del Cbam che ne impedisca l’aggiramento o l’elusione, e che nel contempo supporti le imprese europee che producono in Europa secondo le regole ambientali, anche nella competizione globale, nei mercati e nei paesi dove agiscono produttori che non rispettano le regole ambientali’. In altre parole, la continuazione del sostegno alle imprese energivore attraverso le quote gratuite dovrebbe servire a permettere loro di competere anche nei mercati fuori dall’Ue.

Perché, ha concluso Urso, ‘se vuole davvero vincere la sfida, l’Europa deve sostenere la transizione ambientale rendendo competitive le nostre imprese sui mercati globali’.

Belloni consigliere diplomatico capo di Ursula von der Leyen

Bruxelles, 29 gen. (askanews) – L’ambasciatrice Elisabetta Belloni, ex direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza italiano (Dis), da cui si è dimessa il 15 gennaio, è stata nominata “consigliere speciale” della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Lo ha confermato oggi a Bruxelles, l’ufficio del Portavoce della Commissione.

Oggi, 29 gennaio, ha riferito in serata un portavoce, “il Collegio dei commissari ha deciso di designare la dottoressa Elisabetta Belloni come Consigliere speciale che esercita la funzione di Consigliere diplomatico capo, e che risponde direttamente alla presidente” della Commissione, Ursula von der Leyen.

Per quanto riguarda il processo di reclutamento, il portavoce ha rilevato che “spetta ai membri del Collegio individuare un consigliere speciale che desiderano nominare per un determinato periodo di tempo, per scopi specifici. Questi consiglieri sono generalmente esperti di punta nel proprio campo, e sono incaricati di fornire assistenza ai commissari europei, in determinate aree di policy, sulla base dell’eccezionale livello di esperienza professionale e competenza che possiedono”.

“La nomina dei consiglieri speciali – ha precisato – è effettuata dal Collegio su proposta del commissario responsabile dell’amministrazione. In base alle norme applicabili, i loro contratti hanno una durata massima di due anni, rinnovabili”.

Infine, il portavoce ha ricordato che “la procedura di reclutamento comporta la verifica di tutti gli aspetti dei potenziali conflitti di interesse tra i futuri doveri del consigliere speciale e qualsiasi attività esterna svolta, nonché le implicazioni di bilancio correlate”.

Germania, deputato Spd Schaefer: “Scholz pi bravo di ci che appare”

Roma, 29 gen. (askanews) – Tra gli errori di Olaf Scholz c’ stato quello di non avere rivenduto bene i suoi successi, dagli aiuti tedeschi all’Ucraina alla gestione dei migranti in Germania. Parola del deputato del Bundestag Axel Schaefer (Spd), in visita nei giorni scorsi a Roma per gli impegni del Gruppo Parlamentare tedesco per l’amicizia italo-tedesca di cui presidente.

Schaefer, che siede al Bundestag da 22 anni (dal 2002) e prima stato 5 anni europarlamentare (1994-1999), quest’anno ha deciso di lasciare il Parlamento e del suo leader socialdemocratico dice: “Scholz ha riscosso pi successo ed migliore di quello che appare sui media, alle volte troppo timido”. “Ma adesso deve posizionarsi chiaramente anche per quanto sta succedendo in America, cos come stata presa una posizione chiara con la Russia”, sottolinea in un’intervista presso la sede della Fondazione Ebert (Ebert Stiftung) a Roma, dove ha incontrato alcuni giornalisti. ” una sfida, una tracotanza molto pericolosa, a cui dobbiamo opporci; la maggior parte dei tedeschi non vuole che Musk con i suoi miliardi decida la nostra politica”, ha affermato il deputato tedesco.

“Lottiamo perch (il 23 febbraio, ndr) si ripeta il successo del 2021, ma molto, molto difficile”, ammette il 72enne politico socialdemocratico, riferendosi a quel tondo 25,7% di consensi per il partito ottenuto meno di 4 anni fa.

“Non mi auguro nessuna Grande coalizione – dice Schaefer – ma nella mia vita ho fatto esperienza di un governo Spd-Fdp, Spd con i Verdi, Cdu con Spd, poi questo raggruppamento a tre (Spd-Fdp-Verdi, coalizione semaforo ndr) i partiti democratici devono volere l’alleanza ed esserne capaci”, conclude il deputato, tra i primi a sostenere la proposta di vietare il partito di estrema destra AfD a livello nazionale, ma “deve farlo la Corte costituzionale, non pu farlo la politica”.

Federal Reserve conferma i tassi sul dollaro al 4,25%-4,50%

Roma, 29 gen. (askanews) – La Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti ha confermato i livelli attuali dei tassi di riferimento sul dollaro: i fed funds restano quindi a una forchetta del 4,25%-4,50%. La decisione, annunciata al termine del direttorio (Fomc), è in linea con le attese.

“Recenti indicatori suggeriscono che l’attività economica ha continuato ad espandersi a un ritmo solido. La disoccupazione si è stabilizzata a livelli bassi e le condizioni del mercato del lavoro restano solide – afferma l’istituzione monetaria con un comunicato -. L’inflazione resta in qualche misura elevata”.

Secondo la Fed, le prospettive dell’economia statunitense sono incerte e il direttorio è “attento ai rischi di entrambi gli elementi” del suo duplice mandato: preservare la stabilità dei prezzi e puntare alla massima occupazione.

Formula1, incidente per Hamilton, Leclerc non scende in pista

Roma, 29 gen. (askanews) – Conclusa la seconda giornata di test Tpc (‘Testing Previous Cars) della Ferrari a Barcellona. Un Day-2 caratterizzato e condizionato dall’incidente di Hamilton nel terzo settore del circuito catalano. Illeso il pilota britannico che ha perso il controllo della SF-23 (la monoposto utilizzabile in queste prove secondo il regolamento) nella parte finale del tracciato ed è finito contro le barriere. La vettura ha riportato danni che riguarderebbero sia le componenti aerodinamiche che le sospensioni. Condizioni che di conseguenza hanno modificato i piani odierni con Leclerc che non è potuto scendere in pista. Domani il Day-3, con i titolari che dovrebbero lasciare il posto a Giovinazzi e Beganovic, ma dopo il cambio di programma il condizionale è d’obbligo. A Hamilton e Leclerc, infatti, potrebbe essere concesso di recuperare il tempo perso nella giornata di mercoledì.

Camere in stand by in attesa del governo su Almasri, opposizioni: "Scappano"

Roma, 29 gen. (askanews) – Parlamento in stand by in attesa che il governo decida chi e quando debba riferire sulla vicenda Almasri: Camera e Senato torneranno a riunirsi soltanto quando le rispettive conferenze dei capigruppo, convocate per martedì 4 febbraio, avranno calendarizzato una nuova informativa dopo che quella dei ministri Nordio e Piantedosi che si sarebbe dovuta tenere oggi è saltata.

“Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento, è sempre stato disponibile a riferire su questa vicenda. Semplicemente rimandiamo di qualche giorno”, ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, secondo il quale “al momento non è opportuno” che a riferire siano i ministri della Giustizia e dell’Interno, né la premier Giorgia Meloni, da ieri iscritti sul registro degli indagati in seguito alla denuncia di Li Gotti che ipotizza i reati di favoreggiamento personale (nei confronti del generale libico) e peculato (per l’uso dell’aereo di stato per il rimpatrio). Il guardasigilli e il titolare del Viminale, d’altronde, hanno giustificato la loro assenza oggi in una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio”.

Non è escluso che alla fine a riferire sulla vicenda possa essere lo stesso Ciriani. Il suo nome come sostituto dei ministri indagati era circolato questa mattina alla Camera e poi proposto all’opposizione dal presidente del Senato Ignazio La Russa nel corso della capigruppo. In realtà, come ha spiegato lo stesso ministro, “è stato un equivoco, non c’è mai stata una mia disponibilità oggi, non avrebbe avuto senso, attendiamo le decisioni del governo”.

Le opposizioni continuano a chiedere che Meloni chiarisca in Parlamento e non via social i passaggi che hanno portato al rimpatrio del libico nonostante il mandato di arresto della corte penale internazionale. La protesta contro l’annullamento delle informative di Nordio e Piantedosi ha tenuto banco per tutta la mattinata nelle aule di Camera e Senato. Incandescente il clima a Palazzo Madama dove Pd, M5s e Avs hanno lasciato l’emiciclo dopo l’intervento del senatore di FdI Alberto Balboni che ha parlato di una “certa magistratura che umilia il Parlamento” e che “si è voluta sostituire al Parlamento e alla democrazia”.

“Il governo continua a scappare e a umiliare il Parlamento indipendentemente dalla vicenda giudiziaria. Per noi non esiste la motivazione che siccome sono stati iscritti al registro degli indagati non possono venire in Parlamento. Santanchè è venuta per ben due volte con delle indagini in corso. Chiediamo vengano loro e si assumano la responsabilità di quanto accaduto. Quello che si è verificato oggi non è archiviabile”, ha ricordato la presidente dei deputati Pd Chiara Braga.

La sospensione dei lavori fino a nuova capigruppo fa saltare per l’ennesima volta anche il voto sui giudici costituzionali fissato per domani: sarebbe stato il quattordicesimo scrutinio per l’elezione di un giudice e il quinto scrutinio per l’elezione di tre giudici. D’altronde, ammette Ciriani, “il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan e comunque il presidente della Camera ha già deciso che domani non si fa nulla. Ha tagliato la testa al toro”.

Camere in stand by in attesa governo su Almasri, opposizioni:"scappano"

Roma, 29 gen. (askanews) – Parlamento in stand by in attesa che il governo decida chi e quando debba riferire sulla vicenda Almasri: Camera e Senato torneranno a riunirsi soltanto quando le rispettive conferenze dei capigruppo, convocate per martedì 4 febbraio, avranno calendarizzato una nuova informativa dopo che quella dei ministri Nordio e Piantedosi che si sarebbe dovuta tenere oggi è saltata.

“Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento, è sempre stato disponibile a riferire su questa vicenda.Semplicemente rimandiamo di qualche giorno”, ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, secondo il quale “al momento non è opportuno” che a riferire siano i ministri della Giustizia e dell’Interno, né la premier Giorgia Meloni, da ieri iscritti sul registro degli indagati in seguito alla denuncia di Li Gotti che ipotizza i reati di favoreggiamento personale (nei confronti del generale libico) e peculato (per l’uso dell’aereo di stato per il rimpatrio). Il guardasigilli e il titolare del Viminale, d’altronde, hanno giustificato la loro assenza oggi in una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio”.

Non è escluso che alla fine a riferire sulla vicenda possa essere lo stesso Ciriani. Il suo nome come sostituto dei ministri indagati era circolato questa mattina alla Camera e poi proposto all’opposizione dal presidente del Senato Ignazio La Russa nel corso della capigruppo. In realtà, come ha spiegato lo stesso ministro, “è stato un equivoco, non c’è mai stata una mia disponibilità oggi, non avrebbe avuto senso, attendiamo le decisioni del governo”.

Le opposizioni continuano a chiedere che Meloni chiarisca in Parlamento e non via social i passaggi che hanno portato al rimpatrio del libico nonostante il mandato di arresto della corte penale internazionale. La protesta contro l’annullamento delle informative di Nordio e Piantedosi ha tenuto banco per tutta la mattinata nelle aule di Camera e Senato. Incandescente il clima a Palazzo Madama dove Pd, M5s e Avs hanno lasciato l’emiciclo dopo l’intervento del senatore di FdI Alberto Balboni che ha parlato di una “certa magistratura che umilia il Parlamento” e che “si è voluta sostituire al Parlamento e alla democrazia”.

“Il governo continua a scappare e a umiliare il Parlamento indipendentemente dalla vicenda giudiziaria. Per noi non esiste la motivazione che siccome sono stati iscritti al registro degli indagati non possono venire in Parlamento. Santanchè è venuta per ben due volte con delle indagini in corso. Chiediamo vengano loro e si assumano la responsabilità di quanto accaduto. Quello che si è verificato oggi non è archiviabile”, ha ricordato la presidente dei deputati Pd Chiara Braga.

La sospensione dei lavori fino a nuova capigruppo fa saltare per l’ennesima volta anche il voto sui giudici costituzionali fissato per domani: sarebbe stato il quattordicesimo scrutinio per l’elezione di un giudice e il quinto scrutinio per l’elezione di tre giudici. D’altronde, ammette Ciriani, “il clima non mi pare che sia di quelli che consentono un voto bipartisan e comunque il presidente della Camera ha già deciso che domani non si fa nulla. Ha tagliato la testa al toro”.

Difesa, in Kuwait prosegue addestramento tra AM e Iraqi Air Force

Roma, 29 gen. (askanews) – Prosegue l’addestramento congiunto tra velivoli italiani e iracheni, con il Task Group Typhoon della Task Force Air Kuwait che ha testato tattiche e procedure in missioni di tipo air-to-air per rafforzare l’interoperabilità e la capacità di coordinamento con l’Iraqi Air Force.

L’esercitazione, che rientra tra le iniziative previste dalla missione multinazionale “Prima Parthica/Ineherent Resolve”, ha visto la partecipazione di due Eurofigher F-2000 italiani e quattro F-16 iracheni, impegnati in diverse intercettazioni simulate.

Gli Eurofighter impiegati sono schierati in Kuwait presso la Base aerea di Ali al-Salem. Si tratta di velivoli militari multiruolo (Swing Role) di quarta generazione avanzata, con ruolo primario di caccia intercettore e superiorità aerea, che esprimono anche capacità aria-suolo.

Al termine degli eventi addestrativi, il Colonnello Matteo Zuliani, Comandante dell’Italian National Contingent Command Air – Task Force Air Kuwait, ha sottolineato l’importanza dell’addestramento in contesti multinazionali e interforze, indispensabile per garantire l’efficacia delle operazioni e aumentare la sinergia tra le forze della Coalizione, al fine di garantire la stabilità e la sicurezza internazionale.

L’Italian National Contingent Command Air/Task Force Air Kuwait è stato costituito il 17 ottobre 2014 e posto alle dipendenze – per gli aspetti nazionali – del Comando Operativo di Vertice Interforze.

Partecipa all’operazione Prima Parthica/Ineherent Resolve nell’ambito della Coalizione internazionale anti-ISIS, garantendo il comando e l’impiego sinergico e coordinato delle capacità fornite, schierate in Kuwait e Iraq e impegnate in attività di Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (ISR), Air to Air Refuelling (AAR), trasporto aero strategico e tattico (Airlift), Electronic Warfare (EW), Medical Evacuation (Medevac) e sostegno logistico e amministrativo.

Libia, Meloni e ministri nominano unico legale Giulia Bongiorno

Roma, 29 gen. (askanews) – Secondo quanto si apprende la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi, della Giustizia, Carlo Nordio, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, hanno deciso congiuntamente – rispetto al caso Almasri – di nominare quale unico legale l’avvocato Giulia Bongiorno. Una scelta che sottolineerebbe a compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa.

Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e difensore del vicepremier Matteo Salvini nel processo Open Arms, era stata vista entrare stamane a Palazzo Chigi.

Maturità 2025, le materie del II scritto. Conterà anche la condotta

Roma, 29 gen. (askanews) – Latino al Liceo classico; Matematica al Liceo scientifico; Lingua e cultura straniera 1 al Liceo linguistico; Lingua inglese per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Turismo”; Geopedologia, Economia ed Estimo per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”. Queste alcune delle discipline scelte per la seconda prova scritta della #Maturità2025, secondo quanto prevede il decreto firmato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

L’Esame conclusivo del secondo ciclo d’istruzione – per l’ammissione al quale è previsto, dal corrente anno scolastico, lo svolgimento da parte dei candidati anche dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) e/o delle attività assimilabili secondo quanto previsto dall’indirizzo di studio – si svolge secondo la struttura definita dal decreto legislativo 62/2017: una prima prova scritta di Italiano, comune a tutti gli indirizzi di studio, che si svolgerà dalle ore 8.30 di mercoledì 18 giugno 2025; una seconda prova scritta, riguardante le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio (per i Professionali delineati dal d.lgs. n. 61/2017, la seconda prova scritta non riguarda specifiche discipline ma le competenze in uscita e i nuclei tematici fondamentali di indirizzo alle stesse correlati); il colloquio, che ha l’obiettivo di accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale della studentessa e dello studente. Nel corso del colloquio, il candidato espone anche le esperienze svolte nell’ambito dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) e le competenze acquisite nell’ambito dell’Educazione civica.

Nel caso in cui il candidato interno abbia riportato, in sede di scrutinio finale, una valutazione del comportamento pari a sei decimi, il colloquio ha altresì a oggetto la trattazione di un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale, assegnato dal consiglio di classe. “Sarà un esame che consentirà a ogni ragazzo di esprimere il meglio di quanto ha appreso negli anni e che terrà conto anche della valutazione del comportamento”, dichiara Valditara, “il nostro obiettivo è una scuola con standard di qualità sempre più alti, in cui la centralità della persona e la cultura del rispetto sono fondamentali”.

Le Commissioni d’esame sono composte da un Presidente esterno, da tre membri esterni e da tre interni all’istituzione scolastica.

È prevista una terza prova scritta in alcuni indirizzi di studio (sezioni EsaBac, EsaBac techno, sezioni con opzione internazionale, scuole della Regione autonoma Valle d’Aosta, della Provincia autonoma di Bolzano e scuole con lingua d’insegnamento slovena del Friuli Venezia Giulia).

Per conoscere tutte le discipline oggetto della seconda prova e quelle affidate ai commissari esterni è disponibile un apposito motore di ricerca. Le stesse saranno altresì consultabili all’interno della piattaforma Unica.

Per i Licei, le materie scelte sono: Latino per il Classico; Matematica per lo Scientifico, anche per l’opzione Scienze applicate e la Sezione a indirizzo Sportivo; Lingua e cultura straniera 1 per il Liceo linguistico; Scienze umane per il Liceo delle Scienze umane (Diritto ed Economia politica all’opzione Economico-sociale); Discipline progettuali caratteristiche dei singoli indirizzi per il Liceo artistico; Teoria, analisi e composizione per il Liceo musicale; Tecniche della danza per il Liceo coreutico.

Per gli Istituti tecnici: Economia aziendale per l’indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing” (Lingua inglese nell’articolazione “Relazioni internazionali per il marketing”, Informatica nell’articolazione “Sistemi informativi aziendali”) e Lingua inglese per l’indirizzo Turismo; Geopedologia, Economia ed Estimo per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”; nell’indirizzo “Informatica e telecomunicazioni”, Informatica per l’articolazione “Informatica” e Telecomunicazioni per l’articolazione “Telecomunicazioni”; Progettazione multimediale nell’indirizzo “Grafica e comunicazione”; Economia, Estimo, Marketing e Legislazione per le articolazioni “Produzioni e trasformazioni” e “Gestione dell’ambiente e del territorio” degli Istituti agrari (Enologia per l’articolazione “Viticoltura ed enologia”).

Roma, al Museo del Corso – Polo museale oltre 120 mila visitatori in due mesi

Roma, 29 gen. (askanews) – Oltre 120 mila visitatori in soli due mesi per il nuovo Museo del Corso – Polo museale, la nuova istituzione culturale voluta e promossa da Fondazione Roma, con le visite alla Collezione permanente e all’Archivio storico di Palazzo Sciarra Colonna e per la Crocifissione bianca di Marc Chagall, esposta a Palazzo Cipolla dal 27 novembre 2024 al 27 gennaio 2025. Tra i visitatori dell’opera, figura anche Papa Francesco, che ha potuto ammirare il capolavoro con una visita a sorpresa, in occasione dell’Immacolata Concezione. “Chagall a Roma – la Crocifissione bianca, oltre a rappresentare uno degli eventi culturali più rilevanti del Giubileo, ha avuto soprattutto un ruolo simbolico e spirituale per il messaggio di evangelizzazione e di difesa della dignità di ogni individuo. Lo testimonia anche la visita di Papa Francesco venuto ad ammirare l’opera, tra le sue preferite proprio per il messaggio di unità tra culture religiose che ispira” ha dichiarato Franco Parasassi, Presidente di Fondazione Roma “Il nuovo Museo del Corso – Polo museale, inaugurato a fine novembre, sta riscuotendo un grande successo. Stiamo ricevendo un altissimo numero di richieste di prenotazione. Tutto questo dimostra come Roma sia una città in cui c’è ancora spazio per l’arte e la bellezza e per promuovere tante iniziative culturali, ed è a questo bisogno che Fondazione Roma vuole rispondere attraverso un impegno costante, che conferma con la prossima prestigiosa mostra dedicata a Pablo Picasso, attesa per il 27 febbraio”. Organizzata da Fondazione Roma con Marsilio Arte, Picasso lo straniero apre al Museo del Corso – Polo museale dal 27 febbraio al 29 giugno 2025 ed è realizzata grazie alla collaborazione con il Musée national Picasso-Paris (MNPP), principale prestatore, il Palais de la Porte Dorée di Parigi, il Museu Picasso Barcelona, il Musée Picasso di Antibes, il Musée Magnelli – Musée de la céramique di Vallauris e importanti e storiche collezioni private europee. Picasso lo straniero, a cura di Annie Cohen-Solal con un intervento di Johan Popelard del MNPP, presenta più di 100 opere dell’artista, oltre a documenti, fotografie, lettere e video: un progetto che si arricchisce – per la seconda tappa italiana dopo Palazzo Reale di Milano e Palazzo Te a Mantova – di un nucleo di opere inedite, selezionate dalla curatrice esclusivamente per il percorso espositivo del Museo del Corso – Polo museale. La mostra presenta in particolare un’importante sezione dedicata alla primavera romana del 1917 trascorsa da Pablo Picasso con Jean Cocteau, Erik Satie, Serge de Diaghilev e Leonid Massine. Il Museo del Corso – Polo museale riflette la missione della Fondazione Roma, che ha voluto realizzare un luogo in grado di coniugare inclusività, impegno territoriale e promozione della cultura, principi che da sempre guidano l’operato della Fondazione nella comunità. Inaugurato nel 1999 con la sua prima sede espositiva, oggi il museo si vuole posizionare come punto di riferimento culturale di grande respiro, dove la tradizione si fonde con la contemporaneità. Un programma ricco di iniziative, che comprende visite guidate gratuite, laboratori didattici e attività speciali per le scuole, rendendo il Museo del Corso un luogo di incontro e di crescita culturale per tutti. Per informazioni, prenotazioni e prevendita per Picasso lo straniero visitare il sito https://museodelcorso.com/picasso-lo-straniero/

Almasri, Rifugees in Lybia a Meloni: avete liberato chi ci ha torturato

Roma, 29 gen. (askanews) – “Vi scriviamo in qualità di portavoce dei Rifugiati in Libia ma anche come vittime e sopravvissuti di Osama Najim Almasri. I nostri corpi portano i segni dei suoi crimini e le nostre menti sono piene di ricordi che nessun essere umano dovrebbe sopportare. Quando Almasri è stato arrestato a Torino, abbiamo creduto, anche se per poco, che la giustizia potesse raggiungere quelli di noi che hanno conosciuto solo la sofferenza. Ma voi ci avete tolto questa speranza, rispedendolo in Libia, dove continuerà a fare del male ad altri, come ha fatto a noi”. E’ quanto si legge in una missiva indirizzata alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, firmata da David Yambio, Lam Magok e le vittime di Osama Najim Almasri che hanno lavorato con la rete Refugees in Libya. “La giustizia – sottolineano – non può essere selettiva. Non può servire i potenti mentre gli impotenti vengono scartati. L’Italia deve rispondere delle sue scelte”.

“Il dolore per questo tradimento è profondo. È lo stesso dolore che ci portiamo dietro da anni. Siamo venuti in Italia in cerca di protezione e siamo grati per la sicurezza che abbiamo trovato. Ma la nostra dignità, rubata in Libia, è stata rubata di nuovo qui. L’Italia era un Paese in cui credevamo, un Paese che parlava di giustizia e di diritti umani. Ma la giustizia non ci è stata data. Al contrario, abbiamo assistito alla liberazione dell’uomo che ci ha torturato”, proseguono.

“Mentre scriviamo questa lettera, altri stanno ancora soffrendo sotto lo stesso sistema che ci ha brutalizzato. Oggi i migranti in Libia vivono in condizioni peggiori delle prigioni. Vengono torturati per ottenere un riscatto, venduti come proprietà, violentati, affamati e lasciati morire. Quelli che si trovano ancora nella prigione di Mitiga, dove Almasri ha costruito il suo impero di crudeltà, non conoscono altro che il dolore. La stessa Libia con cui lavorate, finanziate e a cui stringete la mano è diventata una terra di sofferenza infinita per chi non ha potere. Ora sappiamo che l’Italia non ha solo le dita in Libia, ma ha le mani intere sepolte nei suoi affari e può dire chi è libero o meno. Non siete solo testimoni di ciò che accade in quel Paese, ma contribuite a plasmarlo. Non si può affermare di combattere il traffico di esseri umani mentre si fanno accordi con chi ne trae profitto. Non potete definire Almasri ‘pericoloso’ mentre lo proteggete dalla giustizia. Non potete definirvi difensori dei diritti umani mentre lasciate le persone a marcire nelle prigioni libiche”, si legge nella lettera.

Quattro le richieste: “1. La cessazione immediata di tutti gli accordi tra Italia e Libia che consentono abusi nei confronti dei migranti. 2. Un impegno pubblico per chiedere il rilascio di tutti coloro che sono ancora imprigionati a Mitiga e in altri centri di detenzione in Libia. 3. Una spiegazione ufficiale del perché Almasri, che il vostro stesso Governo ha definito pericoloso, sia stato rilasciato invece di essere consegnato alla Corte penale internazionale. 4. Un percorso legale per i migranti intrappolati nei centri di detenzione libici, compresa la riapertura dell’Ambasciata Italiana a Tripoli per l’ottenimento di visti umanitari”.

Turismo, Rizzi: Shopping cinese in Italia in grande crescita

Roma, 29 gen. (askanews) – “Il Forum China stato un momento in cui siamo riusciti a confrontarci con i players del settore, sono emersi dati importanti. L’Italia ha accolto l’opportunit dello shopping cinese pi dell’Europa, un plauso va fatto alle connessioni, in primis ai nostri aeroporti. Per il 2025 ci sono indicazioni positive, la voglia di viaggiare del turista cinese in crescendo e ci sono eventi, come Giubileo e Olimpiadi invernali, che rappresentano un grande traino”, Lo ha detto oggi Stefano Rizzi, Managing director Italy di Global Blue, intervenuto a Largo Chigi, il format di Urania Tv. “Gi dall’estate scorsa i numeri ci dicono che l’abbassamento della soglia per il tax free shopping ha portato quello che avevamo preventivato: la crescita dell’Italia c’ stata, siamo diventati competitivi rispetto agli altri Paesi europei; della nuova soglia hanno beneficiato, oltre ai brand di lusso, anche nuove realt, come ad esempio l’artigianato locale”.

Sondaggio in Gb: sostegno alla Brexit al minimo, il 55% vuole il ritorno in Ue

Roma, 29 gen. (askanews) – Meno di tre britannici su dieci ritengono che la Brexit sia stata una cosa positiva, e la maggioranza dei cittadini del Regno Unito vorrebbe che il proprio Paese tornasse nell’Unione. E’ quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi, cinque anni dopo l’uscita ufficiale del Regno Unito dall’Ue. Nel referendum del 2016, il 52% dei britannici votò a favore della Brexit. Il 31 gennaio 2020, dopo anni di difficili trattative, il Regno Unito è diventato il primo paese a lasciare l’Unione Europea.

Ma cinque anni dopo, secondo un sondaggio YouGov condotto su 2.225 persone, solo il 30% dei britannici ritiene che il Paese abbia fatto la cosa giusta votando per la Brexit. Secondo l’istituto, si tratta del livello più basso di sostegno all’uscita dall’Ue mai registrato. Tra i britannici che hanno votato per la Brexit, uno su sei (18%) ritiene che lasciare l’Unione sia stato un errore. Ma questa percentuale sale al 55% per tutti gli intervistati. Solo l’11% degli interpellati ritiene che la Brexit sia stata un successo.

La maggior parte dei britannici (55%) è favorevole al ritorno nell’Ue, compreso il 20% degli elettori che hanno votato per la Brexit. Tra questi, il 39% degli intervistati sostiene “fortemente” questo ritorno.

Dopo anni di tensioni con Bruxelles sotto il precedente governo conservatore, il primo ministro Keir Starmer ha promesso di “ripristinare” i rapporti del Regno Unito con l’Unione europea. Il leader laburista, che nel 2016 aveva votato per restare nell’Ue, ha tuttavia respinto qualsiasi ritorno nell’Unione.

Libia, Ciriani: governo non scappa, informativa solo rimandata

Roma, 29 gen. (askanews) – “Il governo non scappa da nessun confronto con il Parlamento, è sempre stato disponibile a riferire su questa vicenda. Semplicemente rimandiamo di qualche giorno, deciderà il governo chi e quando riferirà alla Camera e al Senato” sulla vicenda Almasri. “Al momento non mi pare opportuno che siano” i ministri Nordio e Piantedosi. Lo ha detto il ministro per i rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, al termine della conferenza dei capigruppo della Camera.

“Al momento i ministri Nordio e Piantedosi e la premier Meloni non riferiscono perché sono stati raggiunti da questa informazione di garanzia. Si sta valutando se opportuno o inopportuno che siano loro a riferire e questo vale a maggior ragione per la presidente del Consiglio”, ha sottolineato Ciriani.

“C’è stato qualche equivoco e un po’ di confusione rispetto a una mia possibile disponibilità a riferire oggi ma è una notizia destituita di fondamento. Non c’era una mia disponibilità oggi, non avrebbe avuto senso, attendiamo e poi comunichiamo nei termini più rapidi possibili chi riferirà”, ha concluso.

Ue vuole un "28° regime legale" per ridurre costi fallimento imprese

Roma, 29 gen. (askanews) – Nell’ambito del suo piano per “una bussola europea sulla competitività” la Commissione intende proporre quello che ha chiamato “28º regime legale” al quale, su base volontaria, le imprese innovative potranno aderire e in questo modo crescere senza doversi barcamenare tra 27 diversi regimi legali dei paesi dell’Unione europea. Questo “28º regime” semplificherà le normative applicabili puntando a “ridurre i costi dei fallimenti, incluso ogni aspetto rilevante delle normative sulle imprese, sull’insolvenza, sul lavoro e sulla tassazione”, recita il documento diffuso oggi dalla commissione europea.

“Vediamo oggi che le nostre imprese innovative se vogliono ingrandirsi si confrontano con 27 diversi requisiti regolamentari del mercato unico. Per questo – ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante una conferenza stampa – gli offriremo la possibilità del cosiddetto 28º regime, che è volontario, un regime semplice e unico, un insieme di regole in tutta l’Unione”. (fonte immagine: European Union, 2025).

Libia, Nordio-Piantedosi: no informativa oggi, c’è segreto istruttorio

Roma, 29 gen. (askanews) – “A seguito dell’informazione di garanzia ricevuta dai sottoscritti riguardanti le vicende in oggetto in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio non sarà possibile rendere le informative previste nella giornata di oggi”. Lo scrivono i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, in una lettera inviata al presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Della missiva ha dato notizia il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, al termine della conferenza dei capigruppo della Camera.

IA, Von der Leyen: all’Ue servono infrastrutture e accesso a capitali

Roma, 29 gen. (askanews) – “Sull’intelligenza artificiale, “se guardate agli annunci” di altre economie “c’è senza dubbio una corsa sulla leadership. Qui molto dipende dalle infrastrutture che servono, la capacità di calcolo, e dai talenti. Ovviamente anche l’accesso ai capitali. Per la capacità di supercomputer necessari per noi è importante che offriamo queste ‘factory’ e gigafactory, in modo da poter deve sviluppare capacità per addestrare modelli” di IA. Lo ha affermato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa di presentazione del piano per la “bussola” sulla competitività in Europa.

In Europa “solitamente abbiamo i talenti. Quello che manca è l’accesso al mercato unico. Vediamo oggi che i soldi non sono tutto ma l’accesso ai capitali è cruciale” per questo elemento l’idea della Commissione è di fare ricorso “ai risparmi degli europei”, in modo da convogliarli verso investimenti su questi settori.

Il 18 febbraio su Rai1 il film tv "Champagne" su Peppino di Capri

Roma, 29 gen. (askanews) – Martedì 18 febbraio in prima serata su Rai 1 andrà in onda “Champagne – Peppino di Capri”, un film tv per raccontare 40 anni di musica e di storia. Dalla fine della guerra al boom economico, dalla rivoluzione culturale del ’68 alla prima edizione di Sanremo a colori.

“Champagne – Peppino di Capri” – prodotto da Rai Fiction e O’ Groove, per la regia di Cinzia TH Torrini, con la sceneggiatura di Michele Pellegrini e Maria Sole Limodio e soggetto di Pierpaolo Verga e Maria Sole Limodio – non è solo il racconto della vita del cantante che ha fatto ballare e innamorare intere generazioni, dall’infanzia durante la guerra fino all’affermazione come musicista completo e maturo nei primi anni ’70, bensì un percorso attraverso decenni fondamentali per la storia del nostro paese, senza tralasciare il lato più intimo e fragile dell’uomo.

“Questo film”, ha spiegato mercoledì nella conferenza stampa di presentazione Leonardo Ferrara, capo struttura di Rai Fiction, che ha seguito il progetto, “ha avuto una genesi molto lunga. Fa parte di una collana di biopic musicali che abbiamo inaugurato con Mia Martini, con la storia di Nada, ‘La bambina che non voleva cantare’, con Califano, ma per raccontare la vita di Peppino di Capri, che è un artista particolare, anche ingiustamente dimenticato, ci abbiamo messo due anni. Abbiamo incontrato Peppino, è stato un lavoro molto lungo. Con gli sceneggiatori c’è stato un lavoro di sviluppo editoriale per cercare di condensare questa storia ricchissima, che parte dagli anni del dopoguerra e arriva a metà anni Settanta”.

Per la regista Cinzia TH Torrini fondamentale, per convincersi a fare il film, è stato l’incontro a Capri con Peppino. “Con lui è nata una empatia, si è aperto e mi ha detto: ‘fallo bene’. E con questo mantra ho cercato di lavorare ogni giorno”.

A sua volta, Francesco del Gaudio, che ha impersonato il cantante, ha raccontato le difficoltà incontrate nel cimentarsi con la parte: “Il processo di costruzione del personaggio è avvenuto già durante i provini. Da quando mi chiamò la mia agente e mi cantò ‘Champagne’ ho cominciato a cercare qualsiasi cosa mi potesse essere utile. Il problema è che non c’erano interviste di Peppino prima dei 35 anni, dove si potesse apprezzare la struttura di personalità di Peppino. Quindi ho recuperato quello che ho potuto, c’è stata una raccolta di materiale che mi ha consentito di farmi una idea del personaggio. Ho conosciuto Peppino, ma la maggior parte delle informazioni le ho avute dai suoi figli, Edo e Dario. Se avevo delle domande da fare le facevo a loro”.

Von der Leyen: valuteremo aiuti Stato guardando a dimensione globale

Roma, 29 gen. (askanews) – Un aspetto chiave della revisione alle normative sulla concorrenza dell’Unione europea è che nel valutare la compatibilità con le regole degli aiuti di Stato la Commissione Ue terrà conto della Scala globale dei mercati e non unicamente, come avviene oggi, della dimensione europea della concorrenza. Lo ha spiegato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa di presentazione del piano per la “bussola” sulla competitività in Europa.

“Si guarderà non solo all’Unione europea ma anche a livello globale: il mercato in cui completiamo è globale quello. Gli aiuti di Stato devono essere veloci e flessibili e (li valuteremo) tenendo conto della dimensione globale”.

La commissione Ue lancia la "bussola per la competitività europea"

Roma, 29 gen. (askanews) – La Commissione europea ha presentato una comunicazione che punta a rilanciare la concorrenza dei paesi dell’Unione europea, partendo dalle analisi contenute nei rapporti stilati da Mario Draghi e Enrico Etta. Il documento – poco meno di 30 pagine nella sua versione finale, presentata oggi in conferenza stampa dalla presidente Ursula von der Leyen, e indirizzato a Parlamento europeo, Consiglio e altri organismi comunitari – afferma di voler creare “una bussola che guiderà il lavoro nei prossimi cinque anni e stila una lista di priorità per reinnescare il dinamismo economico in Europa”.

Questa “bussola” fissa due obiettivi chiave. “Primo – si legge – identificare i cambiamenti di politica necessari all’Europa per muoversi a un passo più veloce. In alcuni settori le politiche devono essere aggiornate, in altri servono cambi di passo per adattarsi alle nuove realtà”.

Il secondo obiettivo è “sviluppare nuovi modi di lavorare assieme per aumentare la velocità e la qualità dei processi decisionali, semplificare quadri normativi e regole superare la frammentazione”. Perché sempre partendo dalle analisi dei sovracitati rapporti, secondo la commissione l’Europa può tenersi alla pari di competitori globali delle sue proporzioni Unicamente facendo leva sulle sue dimensioni continentali e allineando le politiche nazionali verso i medesimi obiettivi, in modo che si rafforzino vicendevolmente.

Il documento propone interventi a più livelli, dalla tassazione dei mercati di lavoro, le politiche industriali, che così come le riforme su base nazionale sono ampiamente nelle mani dei governi dei singoli paesi. Inoltre un altro aspetto chiave è rappresentato dagli investimenti.

Partendo dall’industria, il settore che sta più soffrendo in Europa, secondo la Commissione, bisogna chiudere il divario sull’innovazione rispetto alle economie capofila nel mondo, Stati Uniti e Cina. “Se vogliamo che il futuro dell’industria sia ‘Made in Europe’ l’Ue deve rivitalizzare il ciclo dell’innovazione. Avviare e far crescere compagnie in Europa attualmente viene minato dalla frammentazione di mercato, dai freni al capitale di rischio e dal sostegno insufficiente all’innovazione”, recita il documento.

Per questo viene proposta una strategia dedicata alle start-up e alla crescita delle aziende che “identificherà gli ostacoli che stanno impedendo alle nuove imprese di emergere di crescere”. Parallelamente “l’Ue farà tutto quanto possibile per assicurare che abbiano i finanziamenti di cui hanno bisogno”.

Un nuovo impegno viene focalizzato sulle spese per ricerca e sviluppo nell’ambito del quale la Commissione intende presentare un documento specifico (European Research Area Act) con l’obiettivo di far salire la spesa su queste voci al 3% del Pil l’anno.

Sul tavolo, anche la necessità di allestire adeguate strutture di calcolo, cloud computing e altri elementi chiave delle nuove tecnologie digitali.

Un paragrafo a se stante riguarda l’intelligenza artificiale e le infrastrutture che questi sistemi richiedono. L’Ue già delle iniziative in corso su questo versante (come AI Continent strategy e AI factories). La Commissione europea afferma che intende proporre una “strategia dell’Unione dei dati allo scopo di migliorare e facilitare la sicurezza della condivisione pubblica e privata dei dati, semplificare il regime regolamentare la sua applicazione accelerare lo sviluppo di nuovi sistemi o applicativi”.

Un altro elemento chiave del piano è rappresentato dalle politiche di concorrenza, legate a doppio filo con la competitività. Secondo Bruxelles “questo si deve riflettere in una revisione delle linee guida per valutare le fusioni in modo che innovazione, resilienza e intensità degli investimenti in alcuni settori strategici vengano adeguatamente soppesate alla luce delle acute necessità Europee”.

Non solo, un nuovo approccio sulla concorrenza richiede non solo di semplificare e velocizzare le procedure di vigilanza ma anche di renderle più mirate, dice ancora Bruxelles.

Già in base alle bozze che erano circolate nei giorni scorsi, il piano mira a rendere la regolamentazione Ue “più semplice, più leggera, più veloce”. Sarà richiesto “uno sforzo senza precedenti” da parte di “tutte le istituzioni Ue, nazionali e locali” al fine di “produrre regole più semplici e accelerare la velocità delle procedure amministrative”.

Verrà anche proposta, “il mese prossimo”, una nuova definizione di piccole e medie imprese (Pmi), creando una nuova categoria di aziende medie, “più grandi delle Pmi ma più piccole delle grandi aziende”. Questa ridefinizione riguarderà “fino a 31.000 aziende nell’Ue”, che trarranno vantaggio da “una semplificazione normativa su misura”, nello stesso spirito di quella prevista per le Pmi.

Il “Compass” perora una maggiore integrazione del mercato unico, come indica il rapporto Letta, con particolare enfasi sul completamento del mercato unico dei capitali, e afferma anche che “la politica della concorrenza deve tenere il passo con l’evoluzione dei mercati e l’innovazione tecnologica. Ciò richiede un nuovo approccio, meglio orientato agli obiettivi comuni e più favorevole alle aziende che si espandono nei mercati europei e globali, garantendo sempre parità di condizioni”. In questo quadro, si annuncia, verranno presentate “nuove linee guida per la valutazione delle fusioni” nell’ambito della politica antitrust dell’Ue.

Emis Killa indagato, rinuncia a Sanremo

Roma, 29 gen. (askanews) – Emis Killa rinuncia al Festival di Sanremo. Il rapper è indagato per associazione a delinquere e dopo essere stato colpito dal Daspo che gli vieta di assistere agli incontri di calcio ed in un suo post sui Social sottolinea l’intenzione di fare un passo indietro. “Apprendo oggi dai giornali – scrive – che sono indagato (a me è stato notificato esclusivamente il daspo, che è un atto amministrativo e non penale) e se questo corrisponderà al vero sarà importante che l’indagine faccia il suo corso e la magistratura possa lavorare in serenità, senza polemiche o pressioni e circhi mediatici”. Poi la decisione: “Dopo 15 anni di carriera ero felice di affrontare il mio primo Sanremo. Ringrazio Carlo Conti per avermi voluto ma preferisco fare un passo indietro e non partecipare. Confido che tutto si risolverà al più presto, per il meglio, e spero di poter affrontare in futuro un Festival in cui ad essere centrale sia la musica, poter portare la mia canzone, parlare solo di quella e divertirmi, come avrebbe dovuto essere quest’anno come è giusto che sia per tutti gli Artisti che decidono di mettersi in gioco e partecipare alla gara. Il nome di Emis Killa, come scrive il Corriere della Sera, è stato iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere nell’inchiesta «Doppia curva» della Direzione distrettuale antimafia sugli affari criminali del mondo ultrà interista e milanista che a fine settembre ha portato a 19 misure cautelari e all’azzeramento delle due curve di Milano. Nella sua casa a Vimercate erano stati trovati coltelli, tirapugni e un taser. Da qui la probabile decisione di rinunciare a Sanremo dove l’attenzione sarebbe evidentemente distolta dalla musica a vantaggio del caso giudiziario. A quanto risulta, scrive il Corriere della Sera, non ci sarebbero state pressioni da parte della Rai — intesa come i vertici aziendali — né tanto più sarebbe stata l’organizzazione del Festival a stopparlo.

Trump continua a volere "completa denuclearizzazione" Nordcorea

Roma, 29 gen. (askanews) – Il presidente Usa Donald Trump ha affermato che la sua strategia rispetto alla Corea del Nord punterà alla “completa denuclearizzazione” di Pyongyang. L’ha riferito il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Brian Hughes, dopo una serie di dichiarazioni che hanno sollevato il dubbio sul fatto che la Casa bianca potesse essere intenzionata a riconoscere il regime di Kim Jong Un come una potenza nucleare.

“Il presidente Trump continuerà a perseguire la completa denuclearizzazione della Corea del Nord, proprio come ha fatto nel suo primo mandato”, ha dichiarato Hughes in risposta a una domanda dell’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap.

Hughes ha ricordato che Trump “ha avuto un buon rapporto con Kim Jong Un, e il suo mix di fermezza e diplomazia ha portato al primo impegno a livello di leader per la completa denuclearizzazione”. Il riferimento appare essere all’accordo raggiunto tra Trump e Kim durante il loro primo vertice a Singapore nel 2018, in cui entrambe le parti si erano impegnate a lavorare per la “completa denuclearizzazione” della penisola coreana e a stabilire nuove relazioni bilaterali. Quel ciclo di tre incontri tra Trump e Kim, però, alla fine si concluse in un nulla di fatto. Il nodo fu proprio la questione della rinuncia nordcoreana “immediata, verificabile e irreversibile” all’arma atomica.

Oggi il leader nordcoreano si è recato nell’impianto di produzione delle bombe nucleari nordcoreani e lì ha ribadito che per Pyongyang la difesa nucleare è “irrinunciabile” e ha anzi ordinato un “rafforzamento dello scudo nucleare” della Corea del Nord. Sostanzialmente un messaggio a Trump: qualsiasi trattativa deve partire per Kim dalla considerazione che ormai la Corea del Nord è parte del sistema di sicurezza della Nordcorea.

Trump – che ha detto più volte già di aver intenzione di riavviare trattative con Kim, da lui giudicato un “tipo intelligente” – la scorsa settimana ha definito la Corea del Nord una potenza nucleare, un’espressione che i funzionari statunitensi evitano di usare e che ha suscitato preoccupazione in Corea del Sud, poiché potrebbe essere interpretata come un riconoscimento ufficiale della Corea del Nord come potenza nucleare. Anche il neosegretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha utilizzato lo stesso termine durante la sua audizione di conferma al Senato all’inizio del mese.

Commissione Ue lancia la "bussola per la competitività europea"

Roma, 29 gen. (askanews) – La Commissione europea ha presentato una comunicazione che punta a rilanciare la concorrenza dei paesi dell’Unione europea, partendo dalle analisi contenute nei rapporti stilati da Mario Draghi e Enrico Etta. Il documento – poco meno di 30 pagine nella sua versione finale, presentata oggi in conferenza stampa dalla presidente Ursula von der Leyen, e indirizzato a Parlamento europeo, Consiglio e altri organismi comunitari – afferma di voler creare “una bussola che guiderà il lavoro nei prossimi cinque anni e stila una lista di priorità per reinnescare il dinamismo economico in Europa”.

Questa “bussola” fissa due obiettivi chiave. “Primo – si legge – identificare i cambiamenti di politica necessari all’Europa per muoversi a un passo più veloce. In alcuni settori le politiche devono essere aggiornate, in altri servono cambi di passo per adattarsi alle nuove realtà”.

Il secondo obiettivo è “sviluppare nuovi modi di lavorare assieme per aumentare la velocità e la qualità dei processi decisionali, semplificare quadri normativi e regole superare la frammentazione”. Perché sempre partendo dalle analisi dei sovracitati rapporti, secondo la commissione l’Europa può tenersi alla pari di competitori globali delle sue proporzioni Unicamente facendo leva sulle sue dimensioni continentali e allineando le politiche nazionali verso i medesimi obiettivi, in modo che si rafforzino vicendevolmente.

Il documento propone interventi a più livelli, dalla tassazione dei mercati di lavoro, le politiche industriali, che così come le riforme su base nazionale sono ampiamente nelle mani dei governi dei singoli paesi. Inoltre un altro aspetto chiave è rappresentato dagli investimenti.

Partendo dall’industria, il settore che sta più soffrendo in Europa, secondo la Commissione, bisogna chiudere il divario sull’innovazione rispetto alle economie capofila nel mondo, Stati Uniti e Cina. “Se vogliamo che il futuro dell’industria sia ‘Made in Europe’ l’Ue deve rivitalizzare il ciclo dell’innovazione. Avviare e far crescere compagnie in Europa attualmente viene minato dalla frammentazione di mercato, dai freni al capitale di rischio e dal sostegno insufficiente all’innovazione”, recita il documento.

Per questo viene proposta una strategia dedicata alle start-up e alla crescita delle aziende che “identificherà gli ostacoli che stanno impedendo alle nuove imprese di emergere di crescere”. Parallelamente “l’Ue farà tutto quanto possibile per assicurare che abbiano i finanziamenti di cui hanno bisogno”.

Un nuovo impegno viene focalizzato sulle spese per ricerca e sviluppo nell’ambito del quale la Commissione intende presentare un documento specifico (European Research Area Act) con l’obiettivo di far salire la spesa su queste voci al 3% del Pil l’anno.

Sul tavolo, anche la necessità di allestire adeguate strutture di calcolo, cloud computing e altri elementi chiave delle nuove tecnologie digitali.

Un paragrafo a se stante riguarda l’intelligenza artificiale e le infrastrutture che questi sistemi richiedono. L’Ue già delle iniziative in corso su questo versante (come AI Continent strategy e AI factories). La Commissione europea afferma che intende proporre una “strategia dell’Unione dei dati allo scopo di migliorare e facilitare la sicurezza della condivisione pubblica e privata dei dati, semplificare il regime regolamentare la sua applicazione accelerare lo sviluppo di nuovi sistemi o applicativi”.

Un altro elemento chiave del piano è rappresentato dalle politiche di concorrenza, legate a doppio filo con la competitività. Secondo Bruxelles “questo si deve riflettere in una revisione delle linee guida per valutare le fusioni in modo che innovazione, resilienza e intensità degli investimenti in alcuni settori strategici vengano adeguatamente soppesate alla luce delle acute necessità Europee”.

Non solo, un nuovo approccio sulla concorrenza richiede non solo di semplificare e velocizzare le procedure di vigilanza ma anche di renderle più mirate, dice ancora Bruxelles.

Già in base alle bozze che erano circolate nei giorni scorsi, il piano mira a rendere la regolamentazione Ue “più semplice, più leggera, più veloce”. Sarà richiesto “uno sforzo senza precedenti” da parte di “tutte le istituzioni Ue, nazionali e locali” al fine di “produrre regole più semplici e accelerare la velocità delle procedure amministrative”.

Verrà anche proposta, “il mese prossimo”, una nuova definizione di piccole e medie imprese (Pmi), creando una nuova categoria di aziende medie, “più grandi delle Pmi ma più piccole delle grandi aziende”. Questa ridefinizione riguarderà “fino a 31.000 aziende nell’Ue”, che trarranno vantaggio da “una semplificazione normativa su misura”, nello stesso spirito di quella prevista per le Pmi.

Il “Compass” perora una maggiore integrazione del mercato unico, come indica il rapporto Letta, con particolare enfasi sul completamento del mercato unico dei capitali, e afferma anche che “la politica della concorrenza deve tenere il passo con l’evoluzione dei mercati e l’innovazione tecnologica. Ciò richiede un nuovo approccio, meglio orientato agli obiettivi comuni e più favorevole alle aziende che si espandono nei mercati europei e globali, garantendo sempre parità di condizioni”. In questo quadro, si annuncia, verranno presentate “nuove linee guida per la valutazione delle fusioni” nell’ambito della politica antitrust dell’Ue.

Libia, Gribaudo: premier ha mentito, venga in Aula a dire verità

Roma, 29 gen. (askanews) – “Meloni ha mentito al Paese. Non è vero che lei, Piantedosi, Nordio e Mantovano abbiano ricevuto un avviso di garanzia ma una semplice comunicazione come prevede la legge per informare che è stato presentato un esposto. Non c’è nessun complotto di una presunta magistratura politicizzata, come la premier vuole far credere: è solo un atto dovuto che la destra cavalca politicamente”. Lo scrive sui social la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo.

Prosegue la parlamentare dem: “La premier ha mentito perché non sa rispondere a due domande ben precise: perché hanno liberato il torturatore libico Almasri? Perché un trafficante di essere umani, accusato dalla Corte Penale Internazionale di crimini gravissimi, è stato rimpatriato con un volo di Stato?”.

“Il giochino – sostiene – è chiaro, siamo di fronte a un’arma di distrazione di massa. Infatti hanno preso la palla al balzo per evitare di affrontare l’aula di Montecitorio, dopo la pessima figura di Piantedosi la settimana scorsa al Senato. Bugie e vittimismo sono la cifra stilistica di questa pessima destra. Possono provare a mentire sui social ma ora la Premier deve venire in Parlamento a riferire e, per cortesia, a dire la verità”, conclude Gribaudo.

Libia, Conte: nessun avviso garanzia a Meloni, anche io a Chigi denunciato

Roma, 29 gen. (askanews) – “Smontiano uno a uno tutti i passaggi fallaci e bugiardi. Ieri in video solenne, con il tono impostato, la premier ha detto di aver ricevuto un avviso di garanzia: è falso, non è un avviso di garanzia. Invece è un avviso dovuto per legge, a sua tutela, con cui il procuratore di Roma Lo Voi, applicando la legge costituzionale, ha informato di aver ricevuto una denuncia, di non poterla esaminare, quindi ‘omessa ogni indagine’ la trasmette al Pribunale dei ministri”. Così il presidente M5s, Giuseppe Conte, in un video puntualizza quanto raccontato ieri da Giorgia Meloni in un video sui social in merito alla vicenda di Almasri.

“Lei non è un’esperta di diritto – ammette Conte – ma a fianco a lei c’è come sottosegretaria un magistrato, che ha ricevuto lo stesso avviso, quindi non può non essere informata”.

Quindi l’ex premier racconta la sua vicenda a palazzo Chigi: “Sapete da premier quanti avvisi del genere ho ricevuto? Una infinità. Quante volte sono stato denunciato durante il periodo Covid? Lavoravo di giorno e di notte perchè mi sono dovuto difendere, ma mi avete sentito qualche volta fare un video in cui accusavo la magistratura e dicevo di non essere ricattabile? Mai, mai, eppure questa cosa è stata molto pesante – prosegue Conte – perchè le denunce sono state tantissime”.

Altra colpa della premier, secondo Conte, “vuole alludere che viene attaccata sul piano politico, ma io nonostante i ripetuti attacchi proprio da Fdi quando ero al governo ho sempre risposto con dignità, segna frignare come fa lei”.

40.000 pasti per il Banco Alimentare grazie a Superfoody

Roma, 29 gen. – Un webgame per aiutare il Banco Alimentare, rendere protagonisti migliaia di giovani italiani, dare una veste moderna al concetto di solidariet. Questo in sintesi SuperFoody, il format ideato da Luca Abete nell’ambito della sua campagna sociale motivazionale universitaria #noncifermanessuno. Un tour in 10 universit che vanta la medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui la parola d’ordine “ascolto” e i giovani, motore di un confronto senza filtri sulla loro realt, 0rotagonisti assoluti.

“Questo format, nato nel 2014, – commenta Luca Abete – aggrega ogni anno entusiasmo, fiducia e curiosit di migliaia di studenti universitari. Il nostro un fronte di ascolto, di scambio e di ispirazione. Il valore del volontariato un punto fondamentale per lo sviluppo della personalit di ognuno. Per questo motivo li abbiamo coinvolti in un viaggio nella realt del Banco Alimentare rendendoli protagonisti assoluti di una call to action avvincente: Gioca & Dona. L’idea di raccogliere pasti semplicemente giocando con il proprio smartphone si rivelata fortemente in sintonia con le sensibilit dei ragazzi, dimostrando che l’attivit sperimentale di #noncifermanessuno, si evolve incontrando sempre di pi il consenso tra i giovani italiani”

Un gioco che fa sul serio, visti i risultati raggiunti, con 40.000 pasti completi* consegnati oggi nella sede del Banco Alimentare Campania grazie al contributo del food donor LIDL Italia che ha trasformato il cibo virtuale, conteggiato dalle sfide del game on line tra studenti, in pasti reali che tramite la rete del Banco raggiungeranno migliaia di famiglie in tutta Italia.

“Oggi non stiamo solo consegnando pasti: stiamo accendendo la scintilla che alimenta umanit, partecipazione attiva e speranza. – afferma Luca Abete – Con SuperFoody abbiamo dimostrato che un semplice clic pu trasformarsi in un abbraccio concreto per chi ne ha bisogno. Il nostro un viaggio contro la fame, ma anche contro l’indifferenza. Perch la vera fame da combattere, oggi pi che mai, quella di reciprocit, di empatia, di condivisione. #NonCiFermaNessuno non solo uno slogan: un grido collettivo che ci spinge a essere protagonisti del cambiamento. Uno stimolo oggi pi che mai necessario a tanti ragazzi in lotta per scrivere il proprio destino”

Un evento che chiude il tour motivazionale 2024 in cui l’89% ha espresso gradimento del claim Impariamo ad amarci e il 90 % ha dichiarato di aver trovato stimoli nuovi per iniziare a volersi bene in modo diverso, pi produttivo. Insomma, 10 tappe, oltre 3000 studenti presenti nelle aule e 200 ragazzi protagonisti dei talk, che mettono al centro il mondo giovanile per davvero, mettendo da parte etichette e pregiudizi.

“Viviamo in un mondo dove il superfluo abbonda, – prosegue Abete – ma per assurdo l’essenziale manca. Anche oggi ai ragazzi abbiamo ribadito un passaggio potentissimo: il vero lusso non possedere, ma donare. Oggi non stiamo facendo beneficenza: stiamo facendo giustizia. Non il mondo che deve cambiare: siamo noi a doverci guardare allo specchio e decidere che il nostro riflesso pu fare la differenza. E questo vale per la nostra vita, come per quella di coloro che abbiamo intorno”.

Maggiori informazioni sulla campagna sociale #NonCiFermaNessuno e l’attivit di charity sono disponibili sul sito www.noncifermanessuno.it

L’85% degli abitanti della Groenlandia non vuole l’annessione Usa

Roma, 29 gen. (askanews) – No, gli abitanti della Groenlandia non vogliono “stare con” gli Stati uniti, come ha rivendicato sabato scorso il presidente americano Donald Trump. Secondo un sondaggio commissionato dal giornale dell’isola artica Sermitsiaq, l’85% dei groenlandesi vogliono restare come territorio autonomo nella Danimarca. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse.

Il sondaggio rivela che solo il 6% vorrebbe avere come bandiera le stelle e strisce americane, mentre il 9% rimane indeciso sull’argomento. La metà della popolazione percepisce la proposta di Trump come una minaccia, l’altra metà come un’opportunità.

Dalla sua elezione, avvenuta il 5 novembre scorso, il presidente americano Donald Trump ripete di voler annettere agli Usa la Groenlandia, di cui gli Usa avrebbero bisogno “per la sicurezza internazionale”. Non ha neanche escluso la possibilità di forzare l’annessione con le forze militari.

Parzialmente controllata dalla Danimarca, la Groenlandia non fa parte dell’Unione europea, ma gode di uno status speciale che le garantisce accesso ai fondi europei e libertà di movimento per i suoi abitanti, considerati cittadini dell’Ue. Inoltre, l’isola è protetta dalla clausola di difesa reciproca dell’Ue, che prevede “aiuto e assistenza” in caso di aggressione armata.

Ieri la prima ministra danese Mette Frederiksen ha dichiarato di non avere “alcun motivo” per temere una minaccia militare contro la Danimarca e la Groenlandia, nonostante le dichiarazioni di Trump. Ha inoltre affermato di aver ricevuto “un grande sostegno” dai leader europei.

Tennis, Paolini al Quirinale: "Una giornata indimenticabile"

Roma, 29 gen. (askanews) – “Un onore e un privilegio”. Così Jasmine Paolini ha raccontato l’emozione dell’incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso al Quirinale. “Lei, signor Presidente – ha detto rivolta a Mattarella -, ha riunito tutta la famiglia del tennis azzurro e non porremmo esserne più lieti. E’ un grande orgoglio essere qui tutti insieme, l’Italia del tennis femminile e quella maschile. Abbiamo condiviso due traguardi straordinari, la Coppa Davis e la Billie Jean King Cup, ed è stato un momento storico per il tennis italiano e per la storia del nostro paese. Questi successi sono la testimonianza di quel che si può ottenere quando si lavora insieme, con parsimonia e dedizione, determinazione e spirito di squadra.”

Lo sport, ha aggiunto la numero 1 d’Italia nel ranking WTA, finalista l’anno scorso al Roland Garros e Wimbledon, “ci ha insegnato questo: a perseverare quando le cose non vanno come vorremmo, a non arrenderci mai, ad apprezzare ogni singolo traguardo, a circondarsi di persone che come noi hanno lo stesso obiettivo con cui poter condividere il percorso”.

Da ogni punto di vista, i trionfi azzurri sono il risultato di un lavoro di squadra. “Abbiamo superato le difficoltà insieme, ognuno di noi ha dato il suo contributo, da noi atlete e atleti, agli allenatori, allo staff medico, alla Federazione e a tutte le persone che ogni giorno fanno questo viaggio con noi. A tutti va la nostra gratitudine. Ma un grande grazie va anche agli italiani che stanno amando il nostro sport come mai prima d’ora. Abbiamo sentito l’Italia cantare l’inno di Mameli con noi prima di ogni partita, sono stati momenti di profonda emozione, indimenticabili. Sappiamo anche come Lei, sig. Presidente, sia un appassionato competente del nostro sport, lo ha già dimostrato più volte nel recente passato. Consapevoli dunque che oggi non è solo un momento di formale riconoscimento, ma un segno di vero affetto”. “Lei sa benissimo come nello sport si vinca e si perda, quindi l’unica promessa che possiamo farle è che ce la metteremo sempre tutta, continuando a lottare e a migliorarci, rappresentando l’Italia con orgoglio e onore. Sig. Presidente grazie dunque per averci accolto oggi, questo è un giorno che porteremo sempre nel cuore”.

Tennis, Mattarella ad atleti: anno di successi spero diventi abitudine

Roma, 29 gen. (askanews) – “Un anno di grandi successi ampiamente celebrati da cittadini con la partecipazione, una stagione straordinaria: la coppa Davis per il secondo anno consecutivo. Ora si attende la terza vittoria anche se non è indispensabile subito”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accolto al Quirinale le nazionali italiane di tennis femminile e maschile vincitrici della BJK Cup e della Coppa Davis.

“La coppa Davis quest’anno è stata felicemente accompagnata dalla coppa femminile, un successo straordinario – ha aggiunto – io ho seguito tutti e due gli eventi in modo attento e costante” ma ci sono state anche le “Olimpiadi, un grande appuntamento e per noi un altro capitolo di grandi risultati” e il “nuovo anno e iniziato bene con la vittoria di Sinner agli Australian open”.

Il capo dello Stato ha rivolto i complimenti “non solo agli atleti ma a tutti coloro che fanno parte di questa rete di collaborazione che è alla base dei successi, ai capitani delle squadre, alla federazione, ai preparatori. Grazie a voi il nostro tennis è al vertice mondiale ma soprattutto avete posto il tennis nel maggiori livello di popolarità e pratica e questo fa bene sperare per le prossime leve. Vorrei diventasse un’abitudine che si ripeta nel tempo, non ogni anno, ma frequentemente”.

Per Mattarella però “l’aspetto più importante non e necessariamente la vittoria ma il modo in cui ci si impegna,lo spirito di squadra, l’armonia e la collaborazione tra gli atleti”.