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Genova,sondaggio Tecnè:centrosinistra con Salis la strappa al primo turno

Roma, 7 apr. (askanews) – La vicepresidente del Coni Silvia Salis, candidata civica alla testa di un ritrovato campo largo Pd-Cinque Stelle-Avs-liste civiche alcune delle quali con candidati centristi espressione di Italia Viva e Azione può strappare al primo turno il governo del Comune di Genova al centrodestra, guidato dal vicesindaco uscente della giunta Bucci Pietro Piciocchi alla testa di una coalizione Fdi-Lega-Forza Italia Noi Moderati e civici di area dell’ex sindaco e oggi Governatore della Liguria Marco Bucci. Lo rileva un sondaggio Tecnè per l’emittente genovese Primo Canale che assegna a Salis al primo turno delle Comunali in programma domenica 25 e lunedì 26 maggio il 52% di consensi, contro il 46,5% ottenuto da Picciocchi e il 3,5% a vantaggio di altri candidati.

La vittoria di Salis al primo turno è una previsione inedita, conseguenza di un marcato trend in crescita a suo favore misurato dal sondaggio Tecnè rispetto a Febbraio, quando furono formalizzate le due candidature. Il primo sondaggio condotto allora dalla stessa Tecnè sempre per Primo Canale prevedeva già allora Salis in vantaggio su Picciocchi ma con necessità di ballottaggio l’8 e il 9 giugno fra loro due per l’assegnazione della vittoria finale: 49,5% della candidata del campo largo contro 46,3% del candidato del centrodestra. Associato nella corsa dopo quella rilevazione in ticket da candidata vicesindaca dalla parlamentare di Noi Moderati Ilaria Cavo, coordinatrice del movimento che fa riferimento all’ex Governatore ligure Giovanni Toti. Ad altri candidati indipendenti invece il primo sondaggio Tecnè di Febbraio assegnava il 4,2%.

La rilevazione attuale, resa nota a Genova nel fine settimana, sembra allo stato dunque attestare in meno di due mesi una crescita di consenso per Salis del 2,5%, a fronte di un calo di Picciocchi dell’1,8% e di altri possibili candidati autonomi dello 0,7%.

La guerra la fanno i pacifisti: a Bruxelles

È stato il fine settimana dei pacifisti filo-trumpiani e filo-putiniani. Poi, in mezzo a loro ci sarà stato pure qualche pacifista vero, senz’altro. Ma la sostanza delle cose dette nella manifestazione pentastellata a Roma e nel congresso leghista a Firenze è di natura tutta politica e richiama assonanze filo russe già all’opera durante il governo giallo-verde. Una simmetria casuale nella tempistica, ma certo non nei contenuti.

Sia Conte sia Salvini stanno spregiudicatamente utilizzando il tema “Pace” a fini elettorali: desideroso il primo di sorpassare nei sondaggi Forza Italia, e il secondo di accorciare il gap che lo separa dal Pd. Operazione che, nel breve, mostra tutte le sue potenzialità di riuscita. L’obiettivo un po’ più di lungo periodo è però assai più ambizioso. E punta in alto.

Rafforzato dalla rielezione alla segreteria di un partito che, nonostante i mugugni ben percepibili in Lombardia e Veneto, e pure in Friuli e Piemonte, si è dimostrato incapace di ribellarsi al suo completo stravolgimento perpetrato in questi anni dal suo capo, Matteo Salvini sarà ancora più baldanzoso nel sostenere all’interno del Governo la sua linea anti-europeista e sovranista. Con il chiaro intento di mettere in difficoltà Giorgia Meloni e di sottrarre consensi nazionalisti a Fratelli d’Italia. Non solo. L’obiettivo è ancora più ambizioso: divenire lui il riferimento italiano di Donald Trump, scommettendo su quella che in molti ritengono essere la strategia del tycoon, ovvero avvicinare la Russia distogliendola dalla Cina al prezzo di un minor ruolo dell’Europa, vista in ogni caso come singole nazioni e mai come Unione. Ovvio che la Presidente del Consiglio dovrà inventarsi qualcosa, prima o poi. Ma certamente l’incombenza governativa le crea delle difficoltà che non aveva quando urlava solitaria contro l’esecutivo Draghi.

Una posizione di rendita che oggi ha Elly Schlein. La quale, non avendo su di sé il peso del governare, può illudersi di cavalcare una linea ambigua, europeista ma con dei limiti, per un riarmo europeo ma non nazionale, realista ma pacifista…e si potrebbe proseguire. Un insieme di contraddizioni dettato dalla necessità di mantenere un simulacro di alleanza dell’opposizione nonostante l’attacco alzo-zero che la coppia Conte-Travaglio ha con durezza attivato utilizzando, proprio come Salvini, il pacifismo opportunista associato al sostegno di fatto alla scelta imperialista di Putin, e pure ad una qual certa ambiguità nel giudizio su quanto sta facendo il presidente americano.

Dopo questo week end giallo-verde appare chiaro chi è alla guida di posizioni nemiche dell’europeismo incompatibili dunque con quelle di quanti ritengono – per consolidata cultura politica o per una più recente acquisita consapevolezza – che solo uniti gli europei possono far fronte con risolutezza alle sfide di questa nuova fase politica mondiale. Tocca ora a questi ultimi, sia al governo sia all’opposizione, rispondere con una forte e consequenziale iniziativa politica.

L’inazione sarebbe una inaccettabile manifestazione di impotenza. Non perdonabile.

Populismi in combutta, serve un’alleanza centrista e riformista

Non ci si può rassegnare agli ‘opposti populismi’. Che poi, detto tra di noi, sfociano puntualmente negli ‘opposti estremismi’. Entrambi gli orizzonti segnano la caduta di credibilità della politica, la perdita progressiva della qualità della democrazia e, in ultimo, anche la crisi delle stesse istituzioni democratiche. E proprio in questi ultimi giorni abbiamo avuto la plastica dimostrazione, per chi non lo sapesse ancora, che c’è una perfetta convergenza politica, culturale, programmatica e forse anche etico/moralistica fra i due opposti populismi che, guarda caso, sono uniti nell’esito finale. Parliamo del populismo triviale della Lega salviniana e di quello giustizialista, manettaro, tardo pacifista, qualunquista e squisitamente anti politico dei 5 Stelle. A cui si aggiungono, come da copione, gli estremisti del trio Fratoianni/Bonelli/Salis e, con il cuore, la segretaria del Pd Schlein. Tutti rigorosamente e scientificamente anti europeisti e tutti riconducibili ad un pacifismo di facciata che ripropone, mutatis mutandis, la vecchia ed antica esperienza dei cosiddetti “partigiani della pace” di sovietica memoria.

Ora, si tratta di capire sino a quando chi non si riconosce in questa spiccata e cristallina deriva populista e demagogica assisterà passivamente a questo scenario politicamente sempre più decadente. E mi riferisco, nello specifico, all’unico partito seriamente centrista ed europeista della maggioranza di governo, cioè Forza Italia, oltre alla stessa Presidente del Consiglio e a tutti i centristi, europeisti, riformisti e con una cultura di governo del cosiddetto ‘campo largo’. Com’è possibile, detto con altre parole, non mettere in discussione un assetto che potrebbe riproporre una sorta di cronica difficoltà e sbandamento esponendo lo stesso nostro paese ad esiti imprevedibili sotto il versante della concreta governabilità da un lato e di una seria e non velleitaria collocazione nello scacchiere europeo ed internazionale dall’altro?

Non si tratta, cioè, di continuare a sognare o a vagheggiare un “grande centro”. Molto più semplicemente, si tratta di prendere atto che ormai cresce e si manifesta quasi platealmente una seria, concreta e tangibile convergenza politica tra settori politici che sino a qualche tempo fa, e per svariate motivazioni, erano collocati su fronti opposti se non addirittura alternativi. Fuor di metafora, cosa entrano i cosiddetti ‘centristi’ – se non per continuare a pietire una manciata di seggi parlamentari gentilmente concessi dall’azionista di maggioranza del Pd – con uno schieramento formato dai populisti di Conte, dagli estremisti di Fratoianni/Bonelli/Salis e dall’ala movimentista e radicale rappresentata dalla Schlein?

Certo, a Renzi serve qualche parlamentare – che si contano in una sola mano – e questa è la ragione, come tutti sanno, della momentanea fedeltà acritica alla Schlein e addirittura ai 5 Stelle. Stesso discorso, ripeto, per i cosiddetti cattolici centristi del Pd dove, però, il numero totale dei seggi è superiore per ovvie ragioni. Ma chi guida politicamente quella coalizione, com’è ovvio ed evidente, guarda in un’altra direzione. E la conferma, peraltro scontata, l’ha fornita ancora una volta la manifestazione organizzata a Roma dai 5 Stelle e da tutto ciò che ruota attorno a quell’universo politico.

Per queste ragioni, semplici ma oggettive, il capitolo di una alleanza politica coerente, per non dire centrista, europeista e riformista, prima o poi si staglia all’orizzonte. E questo non per rispondere ad una esigenza politologica ma perchè quasi lo impongono le condizioni politiche generali. Ragioni nazionali, europee ed internazionali. E continuare a non prenderne atto significa nascondere la testa sotto la sabbia. Ma non credo che oggi riproporre la “politica dello struzzo” sia la strada migliore per ridare credibilità alla politica, autorevolezza alle istituzioni e, soprattutto, efficacia all’azione di governo. Veramente verrebbe da dire, recuperando un vecchio slogan, “se non ora quando”?

Con Trump uno Zollverein alla rovescia

L’inasprimento selvaggio dei dazi, varato in questi giorni da Donald Trump, ha innescato una sequela di risposte: immediate e di pari peso da parte di alcuni  paesi, attendiste e concilianti da parte di altri, tra cui l’Italia.

 

Cinquant’anni di sviluppo e crescita per le due sponde dellAtlantico non consentono alcun dileggio dellEuropa

L’America first, che avanza brutalmente nell’idea di un riscatto con cui vuole colmare decenni di “parassitismo” economico, commerciale e militare – iperbole mediatica con cui il presidente Trump ci ha etichettato – ha messo sul piatto le sue carte vagheggiando una nuova età dell’oro.

C’è, al fondo di tanta questione, una visione travisata del rapporto cinquantennale che l’Europa ha intessuto con gli Stati Uniti.

Intanto non può negarsi l’effetto positivo che sul percorso di una integrazione commerciale ha proiettato quell’unico grande mercato che il continente europeo ha saputo costruire e allargare ai paesi dell’ex cortina di ferro, che ambivano ad integrarsi all’interno di un modello di libero scambio di merci e persone, dentro la cornice normativa e monetaria dell’Unione Europea, anche se l’euro non è ancora la moneta di tutti i paesi aderenti.

Ed è indubbio che quella connessione commerciale ha consentito condizioni di sviluppo e di crescita economica nella reciprocità di politiche di impronta liberista, senza dubbio molto più a vantaggio degli States, mentre da noi si è via via persa quella visione umanista e solidarista che animò i promotori.

 

LAmerica first, un boomerang a cielo aperto per gli States

Eppure, nel inscenato trionfalismo di queste misure, mentre assistiamo disorientati al tanto virulento ed imprevedibile sconvolgimento dei mercati di tutto il mondo, emergono chiari segnali, dal tonfo delle borse delle capitali della finanza, che non faranno dormire sonni tranquilli al tycoon, sul reale impatto di questi provvedimenti che, più che tradursi in crescita economica negli States, saranno facile causa di una incipiente fase recessiva, mandando in frantumi il sogno della nuova età dell’oro.

Stando alle prime stime di questa aggressiva offensiva commerciale  si prevede per l’Europa una riduzione del tasso di crescita del Pil di almeno uno 0,3%. Per l’Italia e la Germania, data la stretta connessione commerciale per via di un un solido indotto, soprattutto nel campo dell’ automotive, la riduzione si spingerebbe quasi ad un 0,4%.

Secondo diversi autorevoli commentatori, queste crociate commerciali sono un boomerang per Trump che rischia di scivolare, di grosso, su quegli stessi provvedimenti che anziché portare occupazione e produzione susciteranno conflitti e ecciteranno i nazionalismi latenti finendo per azzoppare pesantemente l’economia americana, a cominciare dal settore automobilistico che dipende molto dalla componentistica europea e di altri paesi.

Immaginabile soprattutto l’effetto dirompente in tutto il settore manifatturiero, con forti riduzioni di commesse e di volumi di affari e consistente compromissione del mantenimento dei posti di lavoro e della qualità di vita della classe media ed operaia: proprio quei ceti che sono stati i più convinti sostenitori della dottrina Trump.

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L’Asian Film Festival, un ponte di amicizia con l’Estremo Oriente

La XXII edizione dell’Asian Film Festival che si terrà a Roma dall’8 al 16 aprile al Cinema Farnese, cade in una fase in cui l’Italia, insieme ad altri Paesi europei, è impegnata a scavalcare possibili nuovi muri che potrebbero alzarsi in un risorgente clima di guerre commerciali, ed a rafforzare il proprio soft power in una direzione di Mediterraneo allargato che ormai implica una proiezione internazionale dell’Italia nell’area Iora (i Paesi rivieraschi dell’oceano indiano) e dell’indopacifico.

Mai come quest’anno, quindi, risulta interessante e preziosa questa rassegna che propone una selezione di 36 film in anteprima italiana o internazionale.del cinema asiatico, dedicata in particolare ad alcuni fra i più  affascinanti Paesi dell’Estremo Oriente.

Il programma del Festival, diretto da Antonio Termenini, è caratterizzato da cinque giornate tematiche dedicate rispettivamente alle cinematografie nazionali di Corea del Sud, Giappone, Indonesia, Thailandia e Vietnam, con una selezione di opere e con incontri con autori e produttori. Ben tre di questi Paesi appartengono ai Brics, Thailandia e Vietnam come Paesi Partners, mentre l’Indonesia dallo scorso gennaio è diventata membro a pieno titolo del Coordinamento Brics.

Di particolare rilievo il fatto che questa edizione dell’Asian Film Festival è realizzata con il contributo di tre Rappresentanze diplomatiche nel nostro Paese, quelle di Thailandia, Vietnam e per la prima volta quella dell’Indonesia in una virtuosa collaborazione con il ministero degli Esteri e gli enti locali, Regione Lazio e comune di Roma.

Il Festival aprirà i battenti domani, martedì 8 aprile 2025, alle ore 18.00. Sono 19 i film in Concorso, 7 fuori Concorso e 10 nella sezione Newcomers, dedicata ai registi emergenti. Tutti i film sono in lingua originale con sottotitoli in italiano. Tra i titoli in concorso spicca Yohanna, che narra l’incontro di una giovane suora con il mondo sotterraneo del lavoro minorile nell’isola di Sumba, all’interno dell’Indonesian Day all’Asian Film Festival, giovedì 10 aprile.
Presidente della giuria principale del Festival è Giulio Base, direttore del Torino Film Festival, che assegnerà cinque premi: miglior film, miglior regia, miglior attore, miglior attrice e miglior film originale. Mentre studenti di UNINT, Università degli Studi internazionali di Roma e di RUFA, Rome University of Fine Arts, assegneranno il premio rispettivamente al miglior film della sezione Newcomers e al miglior cortometraggio tra gli otto selezionati.

La classifica di serie A, Lazio rilancia ambizioni Champions

Roma, 6 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Atalanta-Lazio 0-1

Genoa-Udinese 1-0, Monza-Como 1-3, Parma-Inter 2-2, Milan-Fiorentina 2-2, Lecce-Venezia 1-1, Empoli-Cagliari 0-0, Torino-Verona 1-1, Atalanta-Lazio 0-1, ore 20.45 Roma-Juventus, lunedì 7 aprile ore 20.45 Bologna-Napoli.

Classifica: Inter 68, Napoli 64, Atalanta 58, Bologna 56, Juventus, Lazio 55, Roma, Fiorentina 52, Milan 48, Udinese, Torino 40, Genoa 38, Como 33, Verona 31, Cagliari 30, Parma 27, Lecce 26, Empoli 24, Venezia 21, Monza 15.

32ª Giornata Venerdì 11 aprile ore 20.45 Udinese-Milan; sabato 12 aprile ore 15 Venezia-Monza, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Ucraina, Macron: azioni forti contro la Russia se rifiuta la pace

Roma, 6 apr. (askanews) – “In questo giorno di lutto nazionale in Ucraina, il mio pensiero va ai bambini e a tutte le vittime civili degli attacchi mortali perpetrati dalla Russia, come quello di Kryvyi Rih”. E’ quanto scrive su X il presidente francese Emmanuel Macron.

“Sempre ieri sera, numerosi attacchi russi hanno preso di mira zone residenziali di Kiev e di diverse altre città ucraine – dice – mentre l’Ucraina ha accettato circa un mese fa la proposta del presidente Trump per un cessate il fuoco completo e incondizionato di 30 giorni, e stiamo lavorando con tutti i nostri partner per garantire la pace, la Russia continua la guerra con rinnovata intensità, senza alcun riguardo per i civili. Questi attacchi della Russia devono cessare. E’ necessario un cessate il fuoco il prima possibile. E azioni forti se la Russia continua a cercare di guadagnare tempo e rifiutare la pace. Per quanto tempo la Russia ignorerà le proposte di pace degli Stati Uniti e dell’Ucraina, continuando a uccidere bambini e civili?”.

A Bologna "una piazza per l’Europa" (con video messaggio di Prodi)

Roma, 6 apr. (askanews) – Con l’Inno alla gioia, eseguito dagli allievi del conservatorio, è iniziata a Bologna la manifestazione “Una piazza per l’Europa” voluta dal sindaco Matteo Lepore e dalla sindaca di Firenze Sara Funaro. Una manifestazione ispirata a quella del 15 marzo a Piazza del popolo a Roma, promossa dal giornalista di Repubblica Michele Serra.

“Abbiamo bisogno dell’Europa – ha detto l’ex premier Romano Prodi in un videomessaggio – per questo sono con voi. Il mondo sta cambiando e anche quella che veniva definita la più grande democrazia del pianeta, non è più democrazia. Solo noi europei abbiamo il senso, difficile ma forte, della democrazia. Adesso però dobbiamo aver fretta perché il mondo cambia così velocemente e noi andiamo adagio. Noi abbiamo quasi il senso della stanchezza”.

“Lo spirito di Ventotene – ha aggiunto – non è quello della stanchezza, ma quello di capire il futuro, andare avanti anche nei momenti difficilissimi. Pensate nel ’41 cos’era l’Italia e quali novità c’erano nella testa di chi ha scritto il manifesto. Ecco, oggi cerchiamo anche noi di capire il futuro e correre verso il futuro, perché c’è fretta e non c’è più tempo”.

“La nostra Europa – ha detto Funaro – non è quella dei muri o che lascia morire le persone in mare, che fa dell’identità un’arma per dividere e non per unire, l’Europa siamo noi, tutti insieme, se dobbiamo rispondere con forza, la forza deve nascere dai governi ed essere condivisa. La nostra Europa non è quella che abbandona i giovani, è quella della pace, dell’identità comune e del lavoro dignitoso, è in nome di questa Europa che a Firenze abbiamo deciso di dare lo Ius Scholae simbolico, che speriamo sia solo un primo passo, a chi ci ha contestando rispondo con orgoglio: sono felice di avere la mia faccia accanto a quella di tutti i ragazzi e le ragazze, il nostro Paese è più avanti”.

Salvini segretario Lega fino al 29: ora il Viminale per tornare primi

Firenze, 6 apr. (askanews) – Tornare al Viminale, “parlandone con l’amica Giorgia ma senza litigare e senza smanie”. Tornare primo partito della coalizione, “ma non a scapito dei nostri alleati” bensì rivolgendosi a chi si astiene. Acclamato segretario dal congresso della Lega, Matteo Salvini lancia la sua sfida. Anche se in versione soft, stemperando in toni unitari le richieste fatte avanzare il giorno prima dalle assise leghiste. Nessun accenno alla questione Regionali, nè per i candidati nè per il terzo mandato, nessuna risposta o critica a Forza Italia, con cui si punzecchia da settimane. Anzi: “Questo governo ha l’obiettivo di arrivare al 2027 e se gli elettori saranno d’accordo e se non ci arresteranno prima, magari arrivare anche al 2032. Non ci faranno mai litigare nel centrodestra, anche se ci stanno provando da due anni e mezzo”.

Toni che avevano contraddistinto anche il video messaggio inviato da Giorgia Meloni: poca enfasi, nessun accenno al tema Viminale, ma l’assicurazione che le tre riforme bandiera del centrodestra verranno tutte approvate: il premierato, quella della giustizia, l’Autonomia, perchè “sono nel programma e noi rispettiamo gli impegni”. Frase ripetuta più volte, nei due anni e mezzo di governo, e che non suscita particolari entusiasmi nella platea. Salvini conferma: “Premierato e autonomia vanno avanti insieme”. Più che per Meloni, la sala si scalda per Marine Le Pen, che a sorpresa si collega da Parigi per paragonare le battaglie dei Patrioti a quelle di Martin Luther King. Salvini segue e rilancia, citando Nelson Mandela.

Certo però la questione Viminale c’è: da tempo Salvini è convinto che solo da ministro dell’Interno potrà rilanciare le percentuali della Lega e sperare così nell’altro obiettivo, inscritto nel nome del partito: Lega primo partito della coalizione e Salvini premier. Con un solo altro tentativo a disposizione, quello delle prossime elezioni. Perchè questo mandato, ha fatto intendere, sarà l’ultimo: “Al prossimo congresso sarò qui da delegato, e qui in sala c’è chi sarà il prossimo segretario”. Anche se “non so chi”.

Alle assise previste nel 2029 dunque Salvini non correrà da segretario. E al momento non potrà farlo neanche Roberto Vannacci, che pure oggi ha ricevuto sul palco – direttamente dalle mani del segretario – la sua prima tessera della Lega. Passaggio che dovrebbe portare alla cooptazione come vice segretario, ma che non potrà preludere alla possibilità che sia Vannacci a raccogliere il testimone di Salvini: lo statuto – modificato ieri per portare a 4 i vice segretari azzerando anche il requisito di anzianità di militanza – prevede infatti che il segretario sia iscritto da almeno 7 anni. Per Vannacci, dunque, non se ne parla fino al 2032. “Da oggi andiamo avanti insieme”, ha comunque assicurato il generale, che anche in queste occasione ha avuto l’omaggio di molti militanti, secondo solo a Salvini nelle richieste di un selfie.

Per il resto, nessun guizzo particolare. I contenuti sono quelli classici della Lega e dei Patrioti: difesa dei confini, lotta all’immigrazione clandestina e alla “invasione islamica”: “Finchè la confessione islamica non firma una intesa con lo Stato, credo sia nostro dovere non riconoscere alcuno spazio a chi non riconosce la supremazia del diritto”. E soprattutto l’attacco all’Unione Europea: “Ci vorrebbe la motosega di Milei”, dice dal palco in un tripudio di applausi, dopo aver insistito sulla coerenza e la continuità dell’anti-europeismo leghista, a partire da Umberto Bossi e passando per Roberto Maroni. “È a Bruxelles il problema delle imprese, il mega-dazio”. E allora piuttosto che immaginare contro-dazi (“Chi pensa a guerre comerciali è contro l’industria”), la Commissione Ue dovrebbe “azzerare green deal e regolamenti” e sospendere il patto di stabilità “per investire in scuola, sanità e lavoro, non per comprare i missili”. Argomentazioni coerenti con la cooptazione di Vannacci e che confermano – se ce ne fosse bisogno – che la strada scelta da Salvini è quella sovranista e di destra, con buona pace di chi ancora insiste sulla “questione settentrionale” come ha fatto ieri Luca Zaia. “Solo essendo sovranisti in Europa si può essere autonomisti in Italia”, è stata la sintesi del generale.

Salvini segretario della Lega fino al 29: ora il Viminale per tornare primi

Firenze, 6 apr. (askanews) – Tornare al Viminale, “parlandone con l’amica Giorgia ma senza litigare e senza smanie”. Tornare primo partito della coalizione, “ma non a scapito dei nostri alleati” bensì rivolgendosi a chi si astiene. Acclamato segretario dal congresso della Lega, Matteo Salvini lancia la sua sfida. Anche se in versione soft, stemperando in toni unitari le richieste fatte avanzare il giorno prima dalle assise leghiste. Nessun accenno alla questione Regionali, nè per i candidati nè per il terzo mandato, nessuna risposta o critica a Forza Italia, con cui si punzecchia da settimane. Anzi: “Questo governo ha l’obiettivo di arrivare al 2027 e se gli elettori saranno d’accordo e se non ci arresteranno prima, magari arrivare anche al 2032. Non ci faranno mai litigare nel centrodestra, anche se ci stanno provando da due anni e mezzo”.

Toni che avevano contraddistinto anche il video messaggio inviato da Giorgia Meloni: poca enfasi, nessun accenno al tema Viminale, ma l’assicurazione che le tre riforme bandiera del centrodestra verranno tutte approvate: il premierato, quella della giustizia, l’Autonomia, perchè “sono nel programma e noi rispettiamo gli impegni”. Frase ripetuta più volte, nei due anni e mezzo di governo, e che non suscita particolari entusiasmi nella platea. Salvini conferma: “Premierato e autonomia vanno avanti insieme”. Più che per Meloni, la sala si scalda per Marine Le Pen, che a sorpresa si collega da Parigi per paragonare le battaglie dei Patrioti a quelle di Martin Luther King. Salvini segue e rilancia, citando Nelson Mandela.

Certo però la questione Viminale c’è: da tempo Salvini è convinto che solo da ministro dell’Interno potrà rilanciare le percentuali della Lega e sperare così nell’altro obiettivo, inscritto nel nome del partito: Lega primo partito della coalizione e Salvini premier. Con un solo altro tentativo a disposizione, quello delle prossime elezioni. Perchè questo mandato, ha fatto intendere, sarà l’ultimo: “Al prossimo congresso sarò qui da delegato, e qui in sala c’è chi sarà il prossimo segretario”. Anche se “non so chi”.

Alle assise previste nel 2029 dunque Salvini non correrà da segretario. E al momento non potrà farlo neanche Roberto Vannacci, che pure oggi ha ricevuto sul palco – direttamente dalle mani del segretario – la sua prima tessera della Lega. Passaggio che dovrebbe portare alla cooptazione come vice segretario, ma che non potrà preludere alla possibilità che sia Vannacci a raccogliere il testimone di Salvini: lo statuto – modificato ieri per portare a 4 i vice segretari azzerando anche il requisito di anzianità di militanza – prevede infatti che il segretario sia iscritto da almeno 7 anni. Per Vannacci, dunque, non se ne parla fino al 2032. “Da oggi andiamo avanti insieme”, ha comunque assicurato il generale, che anche in queste occasione ha avuto l’omaggio di molti militanti, secondo solo a Salvini nelle richieste di un selfie.

Per il resto, nessun guizzo particolare. I contenuti sono quelli classici della Lega e dei Patrioti: difesa dei confini, lotta all’immigrazione clandestina e alla “invasione islamica”: “Finchè la confessione islamica non firma una intesa con lo Stato, credo sia nostro dovere non riconoscere alcuno spazio a chi non riconosce la supremazia del diritto”. E soprattutto l’attacco all’Unione Europea: “Ci vorrebbe la motosega di Milei”, dice dal palco in un tripudio di applausi, dopo aver insistito sulla coerenza e la continuità dell’anti-europeismo leghista, a partire da Umberto Bossi e passando per Roberto Maroni. “È a Bruxelles il problema delle imprese, il mega-dazio”. E allora piuttosto che immaginare contro-dazi (“Chi pensa a guerre comerciali è contro l’industria”), la Commissione Ue dovrebbe “azzerare green deal e regolamenti” e sospendere il patto di stabilità “per investire in scuola, sanità e lavoro, non per comprare i missili”. Argomentazioni coerenti con la cooptazione di Vannacci e che confermano – se ce ne fosse bisogno – che la strada scelta da Salvini è quella sovranista e di destra, con buona pace di chi ancora insiste sulla “questione settentrionale” come ha fatto ieri Luca Zaia. “Solo essendo sovranisti in Europa si può essere autonomisti in Italia”, è stata la sintesi del generale.

Francia, manifestazione RN a Parigi: "Non mi arrendo", dice Le Pen

Roma, 6 apr. (askanews) – “Non mi arrendo”. Lo ha detto la leader dell’ultradestra francese, Marine Le Pen, parlando a Parigi in occasione della manifestazione organizzata a suo sostegno a Parigi da Rassemblement national.

Riconosciuta colpevole lunedì scorso di appropriazione indebita di fondi pubblici e condannata a cinque anni di ineleggibilità con applicazione immediata – una decisione contro cui ha fatto appello – la deputata del RN ha ringraziato i suoi sostenitori per “l’incredibile risveglio popolare a favore della democrazia e del diritto”.

“È impossibile per me nascondere la mia emozione nel vedervi qui e al nostro fianco in tutti i nostri dipartimenti”, ha sottolineato, “Grazie per essere qui a difendere ciò che questa decisione ha calpestato e a cui tengo sopra ogni altra cosa: il mio popolo, il mio Paese e il mio onore. Che tutti siano rassicurati: non mi arrendo”.

“Tanti avrebbero rinunciato al nostro posto. Ma noi siamo ancora qui!”, ha dichiarato da piazza Vauban la deputata del RN.

Le Pen ha denunciato “il gioco perverso” delle “persecuzioni degli oppositori, della criminalizzazione degli avversari, la volontà di rovinare i partiti di opposizione con un unico obiettivo: mantenere il potere mentre si porta il paese verso il caos”. “Ecco quindi che bisognerebbe eliminarmi dalla vita democratica (…) in nome di una presunta turbativa all’ordine pubblico democratico, un concetto puramente inventato per l’occasione”, ha attaccato Le Pen davanti ai suoi sostenitori, affermando che questa “decisione politica” ha “violato lo stato di diritto ma
anche lo stato democratico”.

La Casa Bianca: oltre 50 Paesi hanno chiesto agli Usa di negoziare sui dazi

Roma, 6 apr. (askanews) – Più di 50 Paesi hanno contattato l’amministrazione statunitense per avviare negoziati con l’obiettivo di risolvere la questione dei dazi commerciali imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Lo ha dichiarato la Casa Bianca.

“Più di 50 Paesi stanno cercando di negoziare con il presidente su questo status”, ha detto Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale della Casa Bianca, in un’intervista con ABC commentando i dazi che gli Stati Uniti stanno introducendo.

Mercoledì scorso Trump ha annunciato l’introduzione di dazi reciproci sulle importazioni da altri Paesi che, secondo lui, “approfittano” degli Stati Uniti. Viene imposto un dazio minimo del 10 per cento su tutte le importazioni a partire dal 5 aprile, con tariffe più alte per i Paesi con cui gli Stati Uniti hanno i maggiori deficit commerciali a partire dal 9 aprile. Sebbene questi dazi siano chiamati reciproci, non lo saranno del tutto, poiché gli Stati Uniti addebiteranno circa la metà di ciò che le altre nazioni addebitano.

Alcuni beni, tra cui articoli in acciaio e alluminio, automobili e parti di automobili, rame, prodotti farmaceutici, semiconduttori e articoli in legno, lingotti d’oro, energia e altri minerali non disponibili negli Stati Uniti, non saranno soggetti ai dazi reciproci.

Maltempo, la Protezione Civile: venti forti in arrivo al Sud

Roma, 6 apr. (askanews) – La discesa di un nucleo freddo attraverso l’area balcanica, associato a correnti settentrionali, ha determinato una significativa intensificazione della ventilazione sulle regioni nord-orientali e sul centro peninsulare in estensione, nel corso della giornata di oggi, sulle regioni meridionali.

Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un nuovo avviso di condizioni meteorologiche avverse che integra ed estende il precedente. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche che sono riportate, in una sintesi nazionale, nel bollettino nazionale di criticità e di allerta consultabile sul sito del Dipartimento (www.protezionecivile.gov.it).

L’avviso prevede dal pomeriggio di oggi, domenica 6 aprile, venti forti dai quadranti settentrionali, con raffiche di burrasca, su Campania, Basilicata, Calabria e Puglia. Possibili mareggiate lungo le coste esposte.

Bardella: "Volevano zittire una voce, hanno risvegliato la Francia"

Roma, 6 apr. (askanews) – “Volevano zittire una voce, ma hanno risvegliato il popolo della Francia”. Lo ha sottolineato il presidente del Rassemblement national, Jordan Bardella, in apertura della manifestazione di sostegno a Parigi per Marine Le Pen. La decisione “scandalosa” della magistratura, che punta a “eliminare” Le Pen dalla corsa all’Eliseo, è un “attacco diretto alla democrazia” oltre che “una ferita per milioni di francesi patrioti”, ha accusato Bardella, che ha rivendicato la presenza di “10mila” persone in piazza Vauban.

“La Storia ci ha dato appuntamento qui”, ha aggiunto, mentre i sostenitori del partito della fiamma hanno scandito lo slogan “Siamo a casa nostra”. “Spetta a noi difendere fino in fondo il nostro onore e la nostra innocenza”, ha aggiunto Bardella, “Non si tratterà mai per noi di gettare discredito su tutti i giudici. Mai il nostro movimento metterà in discussione la separazione dei poteri o l’indipendenza della magistratura, che sono le garanzie dello Stato di diritto. Mai eserciteremo costrizione o pressione sulla democrazia. Tuttavia, ci indigniamo sempre di fronte alle pressioni esercitate da alcune organizzazioni contro la volontà popolare”.

Bardella, da piazza Vauban, ha poi puntato il dito contro il Sindacato della magistratura.

Formula1, Ferrari delusa e fiduciosa: "Il gap si può colmare"

Roma, 6 apr. (askanews) – “Dire che siamo dietro di due-tre decimi in qualifica e in gara è un quadro preciso. E il quadro di questa gara è anche quello generale, dobbiamo lavorare partendo da qui”, dice il team principal Frederic Vasseur dopo il GP di Suzuka, misurando la distanza in tempi e non nei 76 punti che già la separano dalla McLaren nel Mondiale costruttori (ma sono anche 40 quelli di distanza dalla Mercedes e 26 dalla Red Bull). “Aggiornamenti arriveranno presto, ma prima di portarli e di alzare il livello delle prestazioni dobbiamo sistemare sulla macchina i problemi di bilanciamento delle ultime gare – il commento di Vasseur al microfono di Sky a fine gara -. Quando avremo sistemato questo avrà senso fare un passo in avanti. Sicuramente porteremo delle novità ma lo faranno anche gli altri, per cui non aspettiamoci che in un giorno si ribalti tutto. Cerchiamo di sfruttare al meglio questa macchina perché abbiamo ancora potenzialità da estrarre: sarà questa la sfida delle prossime due gare”. Se la delusione non impedisce a Charles Leclerc di guardare oltre il risultato, l’analisi parte proprio dalla mortificazione del risultato: “Le sensazioni sono migliorate, il feeling è stato migliore, e soprattutto ho le idee chiare su quello che voglio fare per le prossime gare. Ma questo non mi fa sorridere – va dritto al punto il monegasco -, perché fa male vedere che quando facciamo tutto perfetto finiamo al quarto posto. Di più non ne avevamo a livello di passo, ce l’abbiamo messa tutta, come squadra non potevamo fare meglio, e ancora ci mancano due-tre decimi dalla McLaren e dalla Red Bull, gli stessi che ci mancano in qualifica”.

La classifica di serie A, Lecce a quota 26 punti

Roma, 6 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Lecce-Venezia 1-1

Genoa-Udinese 1-0, Monza-Como 1-3, Parma-Inter 2-2, Milan-Fiorentina 2-2, Lecce-Venezia 1-1, ore 15 Empoli-Cagliari, Torino-Verona, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Roma-Juventus, lunedì 7 aprile ore 20.45 Bologna-Napoli.

Classifica: Inter 68, Napoli 64, Atalanta 58, Bologna 56, Juventus 55, Roma, Lazio, Fiorentina 52, Milan 48, Udinese 40, Torino, Genoa 38, Como 33, Verona 30, Cagliari 29, Parma 27, Lecce 26, Empoli 23, Venezia 21, Monza 15.

32ª Giornata Venerdì 11 aprile ore 20.45 Udinese-Milan; sabato 12 aprile ore 15 Venezia-Monza, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Tennis, SuperCobolli vince il primo titolo Atp

Roma, 6 apr. (askanews) – Uno straordinario Flavio Cobolli conquista l’Atp 250 di Bucarest. L’azzurro batte con il punteggio di 6-4, 6-4 l’argentino Baez e vince il suo primo titolo Atp! Nel freddo di Bucarest, dove le temperature si sono avvicinate a zero gradi, il romano ha vinto un match che ha gestito alla grande dal primo momento. Cobolli, che prima di iniziare questo torneo veniva da 8 sconfitte consecutive, regala così all’Italia il 100° titolo in singolare a livello Atp. Queste le prime parole di Flavio Cobolli dopo la vittoria contro Baez: “Sono davvero felice, è un sogno che si realizza, ho sempre sognato di vincere un titolo Atp ed è il mio miglior risultato di sempre. Venivo da un momento difficile, ma qualcosa è cambiato nelle ultime settimane. Oggi contro Baez non era per niente facile, è stata molto dura. E’ una grande vittoria”.

Magi: faremo un referendum per abrogare il Dl sicurezza

Firenze, 6 apr. (askanews) – “Depositeremo immediatamente richesta di referendum abrogativo e inizieremo la raccolta firme per abrogare il DL Sicurezza. Un decreto certamente incostituzionale per la palese mancanza dei requisiti di necessità e urgenza. Un intervento per decreto legge in materia penale all’insegna del populismo penale che non ha precedenti per ampiezza e portata ottusamente e irragionevolmente repressiva”. Lo annuncia il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

“Dalle madri detenute con i propri figli, alle aggravanti strampalate, al blocco stradale, alla sanzione penale per resistenza passiva, al divieto sulla cannabis light. Un colpo letale al ruolo e alla dignità del Parlamento che per mesi ha discusso il disegno di legge che il governo ha ora copiato con pochissime modifiche nel decreto emanato dal Consiglio dei ministri venerdì scorso. Confidiamo in un sussulto di intransigenza del parlamento e siamo certi che il Presidente della Repubblica indichi all’esecutivo le enormi criticità che questo intervento normativo presenta nel merito e nel metodo sotto il profilo della garanzie costituzionali. Ma – conclude Magi – siamo pronti a depositare nei prossimi giorni la richiesta di referendum abrogativo in Cassazione”.

A Parigi imponente dispositivo di polizia per le manifestazioni pro e contro Le Pen

Roma, 6 apr. (askanews) – In occasione della manifestazione del RN e della contro-manifestazione di una parte della sinistra francese, la prefettura di polizia di Parigi ha dispiegato un dispositivo di sicurezza nelle vicinanze dei due cortei, “per garantire la libertà di espressione di ciascuno”.

Dopo la condanna di Marine Le Pen due anni prima delle elezioni presidenziali, il Rassemblement National ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori. In risposta, una parte della sinistra ha deciso, su invito della segretaria nazionale degli Ecologisti Marine Tondelier, di fare una contro-manifestazione nella capitale. Il blocco centrale, invece, è invitato a Saint-Denis da Gabriel Attal.

“Le forze dell’ordine interverranno in caso di danni e disturbo dell’ordine pubblico”, ha precisato la prefettura di polizia a Le Figaro, aggiungendo che “le forze dell’ordine saranno vigili nelle vicinanze, come su tutto l’agglomerato parigina”. Secondo una fonte della polizia, circa 8mila persone sono attese al raduno del RN. “Dovrebbero esserci undici squadre di intervento parigine. Prevediamo un pre-filtraggio prima dell’arrivo al raduno del RN, e poi un secondo filtraggio un po’ più ampio con principalmente sorveglianza e controlli”, ha indicato una fonte della polizia. Prima di aggiungere: “Non abbiamo ricevuto grosse segnalazioni, ma il rischio zero non esiste. Siamo particolarmente vigili riguardo ai movimenti di estrema destra e agli attivisti di estrema sinistra che potrebbero intervenire”.

Il prefetto di polizia di Parigi, Laurent Nunez, ha comunque assicurato questa mattina su BFMTV che non ci sono “timori particolari” riguardo a possibili disordini. Il raduno di sostegno a Marine Le Pen dovrebbe iniziare alle 15 in piazza Vauban, nel settimo arrondissement di Parigi, davanti al Dome des Invalides. Per quanto riguarda il raduno della sinistra, questo dovrebbe svolgersi nello stesso momento, in Place de la Republique a Parigi.

Il congresso della Lega acclama Salvini segretario, in carica fino al 2029

Firenze, 6 apr. (askanews) – “Io penso che si possa acclamare segretario della Lega Salvini premier Matteo Salvini”. Il presidente del congresso della Lega Giancarlo Giorgetti ha sancito così – tra gli applausi della sala – la riconferma di Salvini allla guida del partito.

Come primo atto da segretario rinnovato, Salvini ha poi accolto tutte le mozioni presentate al congresso.

Savini resterà in carica per 4 anni, fino al 2029. E ha lasciato intendere che al prossimo congresso non si ricandiderà alla guida del partito.

Ucraina, Zelensky denuncia: attacchi aerei russi in aumento

Roma, 6 apr. (askanews) – Il numero di attacchi aerei russi contro l’Ucraina è “in aumento”. Lo ha denunciato sui social network il presidente Volodymyr Zelensky, dopo un’altra notte di attacchi. “È così che la Russia rivela le sue vere intenzioni: continuare a seminare terrore finché il mondo glielo permetterà”, ha aggiunto.

Ha detto che le forze russe hanno lanciato “più di 1.460 bombe aeree guidate, quasi 670 droni d’attacco e più di 30 missili” nell’ultima settimana contro l’Ucraina. “La pressione sulla Russia è ancora insufficiente e gli attacchi russi quotidiani contro l’Ucraina lo dimostrano”, ha dichiarato, mentre Kiev ha chiesto maggiori sanzioni economiche contro Mosca.

L’Ucraina ha riferito di un “attacco massiccio” da parte della Russia sul suo territorio, che ha causato almeno un morto e tre feriti nella capitale, oltre a un’altra vittima nel sud del Paese.

Salvini: controdazi raddoppierebbero problemi per le imprese, ma il vero danno è Bruxelles

Firenze, 6 apr. (askanews) – “Non è nostro interesse litigare con gli Usa. I controdazi raddoppierebbero i problemi per le aziende italiane ed europee. Chi parla di guerra commerciale è nemico dell’industria europea. Qui non ci sono trumpiani, ci sono italiani che ragionano”. Lo ha detto Matteo Salvini, al congresso conclusivo della Lega. “Come Trump coi suoi ordini esecutivi, chi ha a cuore gli interessi dell’Europa azzera e cancella il green deal, i regolamenti tutti… È a Bruxelles il problema delle nostre imprese, è lì che bisogna usare la motosega di Milei, sfoltire, sfoltire…”. “Lo può decidere domani la Commissione UE e poi vai a trattare alla pari con Trump e con gli altri”, ha aggiunto.

Lega, a sorpresa collegamento di Le Pen: a rischio la libertà in Europa

Firenze, 6 apr. (askanews) – Nel giorno delle manifestazioni di piazza in Francia per protestare contro la sentenza che esclude Marine Le Pen dalle prossime presidenziali francesi, la leader del Rassemblement Nationale si collega a sorpresa con il congresso della Lega, per un breve scambio di battute con Matteo Salvini: “Sai benissimo quello che sto vivendo perchè l’hai vissuto anche te, gli attacchi della giustizia contro i dirigenti che protegggono la sovranità del Paese”, dice Le Pen al leader leghista, riferendosi al processo Open Arms. La sentenza della magistratura francese “scrive la parola fine a tutti i principi dello stato di diritto, i francesi non potranno scegliere, non potranno votare per un candidato che loro vogliono alla guida del Paese visto che era favorita. Ma non cederemo mai, utilizzeremo tutti gli strumenti giuridici per poterci presentare a queste elezioni presidenziali”, assicura Le Pen.

E Salvini osserva: “È singolare che in Francia e a Bruxelles danno lezioni di democrazia quelli che stanno sottraendo democrazia: in Romania, con l’esclusione di un candidato, in Germania, riconvocando un Parlamento decaduto, ma possono solo ritardare il cambiamento, non fermarlo”. Le Pen ovviamente concorda: “È la libertà di tutti i nostri popoli ad essere messa in discussione. La nostra sarà una lotta pacifica, democratica e l’esempio viene da Martin Luther King. Noi sovranisti non siamo cittadini di serie B”.

Il Papa: fratelli malati in questo momento condivido molto questa ‘scuola’

Città del Vaticano, 6 apr. (askanews) – “Con voi, carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno”. Papa Francesco ha fatto un breve cenno alla sua attuale situazione di infermità e convalescenza dopo un lungo periodo ospedaliero, rivolgendosi stamane ai malati nella sua omelia (letta da mons. Rino Fisichella) in occasione della messa in Piazza San Pietro per il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità. Messa che non ha potuto presiedere perché ancora in convalescenza “protetta” a Casa Santa Marta in Vaticano.

Una situazione, quella dell’infermità fisica, ha aggiunto il Papa “non sempre facile, che però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare, grati a Dio e ai fratelli per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve Venire”.

“La camera dell’ospedale e il letto dell’infermità possono essere luoghi in cui sentire la voce del Signore”, ha concluso Francesco.

Meloni: no allarmismi sui dazi, pronti a negoziare e a sostenere imprese

Firenze, 6 apr. (askanews) – “Affronteremo anche il tema dei dazi, con determinazione e pragmatismo, senza allarmismi. Non abbiamo condiviso ovviamente la scelta degli Stati Uniti, ma siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti – negoziali ed economici – necessari per sostenere le nostre imprese e i nostri settori che dovessero risultare penalizzati”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video messaggio registrato inviato al congresso della Lega di Firenze.

“E torneremo a chiedere con forza all’Europa – ha proseguito Meloni – di rivedere con forza le normative ideologiche del Green Deal e l’eccesso di regolamentazione in ogni settore, che oggi costituiscono dei veri e propri dazi interni che finirebbero per sommarsi in modo insensato a quelli esterni. Ne avremmo felicemente fatto a meno, ovviamente, però io sono convinta che gli italiani si sentano rassicurati dal fatto che alla guida dell’Italia ci sia questo Governo in questo momento. Nessuno di noi è perfetto, abbiamo sbagliato molte volte e sbaglieremo ancora, però i cittadini sanno che su di noi potranno sempre contare perché l’unica cosa che ci interessa è fare l’interesse dell’Italia e degli italiani”.

Formula1, Verstappen vince a Suzuka

Roma, 6 apr. (askanews) – Max Verstappen fa festa a Suzuka per il quarto anno consecutivo. L’olandese mette mette in fila le McLaren di questo momento e comandare dal primo all’ultimo dei 53 giri del GP del Giappone è tanta roba. Una gestione di gara da primo della classe, per Verstappen, su una macchina potenzialmente inferiore alle altre due. Norris viene domato sin dalla partenza e termina secondo non senza prima aver sentito il fiato sul collo del compagno di squadra Piastri nel finale di gara, ma difende comunque la leadership del campionato piloti con un solo punto di vantaggio. In mezzo qualche scintilla con il quattro volte iridato, entrambi protagonisti di un corpo a corpo in uscita dalla pit lane dopo il cambio gomme. Quarto posto per la Ferrari con Charles Leclerc, seppur tanto staccato dal podio. Bravo comunque il monegasco a difendersi dalle Mercedes. Russell precede uno scatenato Kimi Antonelli (6°), che alla sua prima volta sul circuito di Suzuka a 18 anni e 7 mesi si regala anche dieci giri in testa e il giro veloce, battendo il record di giovinezza di Verstappen. Non rende invece la strategia alternativa dell’altra Rossa di Lewis Hamilton: partito con mescola di gomme più dura, nella seconda parte di gara con le medie non si accende e non va oltre il settimo posto finale. Niente punti per il padrone di casa Tsunoda, 12° al suo esordio in Red Bull.

Governo, Meloni alla Lega: avanti su premierato, giustizia, Autonomia

Firenze, 6 apr. (askanews) – “Andremo avanti pancia a terra fino a fine legislatura per dare col premierato un sistema politico stabile, per liberare con la riforma della giustozia la magistratura dalle correnti politiczzate, per garantire con Autonomia differenziata gli stessi liveli di prestazione e a tutti i cittadini indipendentemente da dove vivono”. Lo ha detto Giorgia Meloni, in un video messaggio al congresso della Lega in corso a Firenze. “Continueremo a difendere i confini, non arretreremo di un millimetro sulla sicurezza”, ha aggiunto la presidente del Consiglio.

“La nostra coesione e compattezza ci hanno permesso di avere una visione di sviluppo per il Paese, di mettere in cantiere le grandi riforme che servono da anni e che sono nel nostro programma che intendiamo rispettare punto per punto. Perchè è questo che ci differenzia dalla sinistra: condividiamo la stessa visiione e rispettiamo gli impegni con i cittadini”, ha rivendicato Meloni.

Lega, Vannacci: grazie Matteo, da oggi andiamo avanti insieme

Firenze, 6 apr. (askanews) – “Ringrazio Matteo, da oggi andiamo avanti insieme”. L’eurodeputato Roberto Vannacci saluta così i lsegretario della Lega dal palco del congresso di Firenze, dove ha appena ricevuto dallo stesso Salvini la tessera della Lega. “Ringrazio gli entusiasti che ci danno coraggio, ringrazio i critici perchè la critica è il concime del progresso, e ringrazio anche i perplessi perchè tutto ciò che non ci uccide ci rende più forti”, aggiunge Vannacci.

Che elogia il partito in cui è entrato oggi ufficialmente: “La Lega è l’unico partito sovranista in grado di incidere. Lotta, cade, si sporca, tira in porta e ogni tanto fa gol, come ha fatto con l’approvazione deldecreto sicurezza. La Lega non si limita a stare sugli spalti, ma incide nelle istituzioni”.

Il Papa benedice i presidenti in piazza San Pietro e rigrazia per le preghiere

Città del Vaticano, 6 apr. (askanews) – Apparizione a sorpresa di Papa Francesco in piazza San Pietro per il Giubileo degli ammalati e del personle sanitario. Il Pontefice ha anche rivolto un saluto alle tante persone presenti che lo hanno accolto con un grande applauso. “Buona domenica a tutti e grazie tante”, ha detto salutando le tante delegazioni che rappresentano il mondo sanitario. Il Papa ha voluto “salutare con affetto” i tanti pellegrini presenti e li ha voluti “ringraziare di cuore per le preghiere elevate per lui per la sua salute” nei giorni del ricovero in ospedale e quelli della sua convalescenza. Parole pronunciate nelle diverse lingue da alcuni lettori. Il Papa, sempre attraverso i lettori, ha voluto “impartire la benedizione apostolica”.

La classifica di serie A, Fiorentina aggancia la Lazio

Roma, 6 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Milan-Fiorentina 2-2

Genoa-Udinese 1-0, Monza-Como 1-3, Parma-Inter 2-2, Milan-Fiorentina 2-2, domenica 6 aprile ore 12.30 Lecce-Venezia, ore 15 Empoli-Cagliari, Torino-Verona, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Roma-Juventus, lunedì 7 aprile ore 20.45 Bologna-Napoli.

Classifica: Inter 68, Napoli 64, Atalanta 58, Bologna 56, Juventus 55, Roma, Lazio, Fiorentina 52, Milan 48, Udinese 40, Torino, Genoa 38, Como 33, Verona 30, Cagliari 29, Parma 27, Lecce 25, Empoli 23, Venezia 20, Monza 15.

32ª Giornata Venerdì 11 aprile ore 20.45 Udinese-Milan; sabato 12 aprile ore 15 Venezia-Monza, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Né Conte, né Salvini: l’Italia di mezzo cerca voce e rappresentanza

La piazza dei 5 Stelle e il congresso della Lega offrono uno spaccato degli opposti populismi che gravano sul Paese. Da un lato, assistiamo al pacifismo demagogico sbandierato da Giuseppe Conte, stigmatizzato con lucidità da Pina Picierno (Pd). “Raccontare un’Europa matrigna che soffia sul fuoco della guerra, di un’Europa che affama, che si appresta a finanziare 27 eserciti nazionali, ignorare i massacri di Putin in Ucraina significa utilizzare ancora una volta il populismo come cifra. Non possiamo permettercelo perché le sfide che abbiamo davanti meritano serietà e attenzione”, ha giustamente ammonito la vicepresidente del Parlamento Europeo. Un approccio che ignora la complessità dello scenario internazionale e le responsabilità di chi aggredisce, proponendo una neutralità illusoria e pericolosa.

Dall’altro lato, non meno allarmante è l’antieuropeismo che continua a serpeggiare nel partito di Salvini. Enrico Borghi ne mette in luce la narrazione distopica e contraddittoria: “Al congresso della Lega – spiega l’esponente di Italia Viva – Musk annuncia ‘uccisioni di massa’ nell’UE (esattamente da chi, per quale motivo, quando?), smentisce Trump e gli stessi leghisti da sempre contrari al libero scambio”. Un cortocircuito logico e politico che si accompagna a dichiarazioni divisive e a un clima di costante tensione interna al governo. La critica di Borghi evidenzia la superficialità e la strumentalizzazione di temi complessi per raccogliere consenso a buon mercato, spostando decisamente a destra l’asse della maggioranza di governo.

In questo scenario polarizzato, tra un pacifismo ingenuo che rischia di consegnare l’Ucraina al suo aggressore e un antiuropeismo sterile che mina la credibilità internazionale dell’Italia, esiste un’Italia di mezzo. Un’Italia fatta di cittadini che riconoscono la necessità di un’Europa unita e forte, capace di difendere i propri valori e di giocare un ruolo attivo nella promozione della pace e della stabilità globale. Un’Italia dunque che non si riconosce nelle semplificazioni populiste, comprende la complessità delle sfide geopolitiche e ambisce a una proiezione non equivoca sullo scenario internazionale.

Questa Italia di mezzo, oggi lontana dall’essere adeguatamente rappresentata, aspira a una politica estera seria e responsabile, ancorata ai valori fondamentali della democrazia e del rispetto del diritto internazionale. In definitiva, un’Italia che ha bisogno di una coalizione originale, tutta da inventare, che superi le vecchie contrapposizioni politiche e immunizzi il “sistema Paese” dal virus populista. Bisogna insomma costruire una maggioranza solida e credibile, in grado di affrontare le sfide del presente con serietà, competenza e una visione chiara del futuro del Paese in un contesto globale in rapida evoluzione.

"Il partigiano che divenne imperatore", in libreria la vera storia di Ilio Barontini

Roma, 5 apr. (askanews) – E’ in libreria per Laterza “Il partigiano che divenne imperatore” nuovo lavoro del giornalista e scrittore spezzino Marco Ferrari, già autore, fra l’altro, di “Mare verticale, dalle Cinque Terre a Bocca di Magra”; “L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte”; “Ahi, Sudamerica! Oriundi, tango e fútbol”; “Alla rivoluzione sulla Due Cavalli, con ritorno a Lisbona 50 anni dopo”.

Il nuovo libro di Ferrari racconta una storia vera e dimenticata in cui si respira l’odore acre del Novecento ma che potrebbe uscire dalle pagine di Graham Greene. Siamo nel 1938, Ilio Barontini, comunista livornese, ha combattuto nella guerra di Spagna tanto da diventare l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti. A Parigi viene scelto dai servizi segreti francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che devono resistere alla conquista fascista. Dopo molti colloqui con il segretario del Negus, le autorità francesi e i dirigenti del Partito Comunista, raggiunge le zone sotto il controllo della resistenza attraversando Egitto e Sudan con le credenziali di Hailé Selassié trascritte su fazzoletti di seta per sfuggire al controllo nemico.

Nell’estate del ’39 venne raggiunto da Anton Ukmar, ex ferroviere sloveno di Gorizia conosciuto in Spagna, da Bruno Rolla, comunista spezzino, dal colonnello Paul Robert Monnier del Deuxième Bureau, il servizio di informazioni militari, e dal segretario del Negus Lorenzo Talzar. Mussolini aveva conquistato con l’uso dell’iprite i villaggi e le città più importanti, la ferrovia Addis Abeba-Gibuti e le principali vie di comunicazione, ma una parte considerevole del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi.

Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme.

Marco Ferrari, giornalista e scrittore spezzino, per AU del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme.

ornalista e scrittore spezzino, per AU del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme. Bocca di Magra; L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte; Ahi, Sudamerica! Oriundi, tango e fútbol; Alla rivoluzione sulla Due Cavalli. con Ritorno a Lisbona 50 anni dopo.

Un fantasma si aggira per l’Europa e per l’Africa. È il fantasma di un uomo che guida le Brigate internazionali in Spagna, e poi attraversa i deserti del Sudan. Un fantasma che diventa imperatore d’Etiopia per conto di Hailé Selassié e guida i partigiani abissini contro i fascisti italiani. Un fantasma che ha un nome, Ilio Barontini, e questa è la sua storia.

Questo libro racconta una storia vera e dimenticata. Una storia in cui si respira l’odore acre del Novecento ma che potrebbe uscire dalle pagine di Graham Greene. Siamo nel 1938, Ilio Barontini, comunista livornese, ha combattuto nella guerra di Spagna tanto da diventare l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti. A Parigi viene scelto dai servizi segreti francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che devono resistere alla conquista fascista. Dopo molti colloqui con il segretario del Negus, le autorità francesi e i dirigenti del Partito Comunista, raggiunge le zone sotto il controllo della resistenza attraversando Egitto e Sudan con le credenziali di Hailé Selassié trascritte su fazzoletti di seta per sfuggire al controllo nemico. Nell’estate del ’39 venne raggiunto da Anton Ukmar, ex ferroviere sloveno di Gorizia conosciuto in Spagna, da Bruno Rolla, comunista spezzino, dal colonnello Paul Robert Monnier del Deuxième Bureau, il servizio di informazioni militari, e dal segretario del Negus Lorenzo Talzar. Mussolini aveva conquistato con l’uso dell’iprite i villaggi e le città più importanti, la ferrovia Addis Abeba-Gibuti e le principali vie di comunicazione, ma una parte considerevole del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi.

Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme

Risposta a Trump, l’Italia sia punta di diamante dell’Europa.

Foto di TheAndrasBarta da Pixabay
Foto di TheAndrasBarta da Pixabay

Liberation day per noi è la Festa del 25 aprile, istituita da De Gasperi per ricordare la Liberazione dell’Italia dai nazifascisti; Trump festeggia la liberazione da chi? Dagli alleati, amici da decenni per condivisione di valori e di scelte di collaborazione e collocazione internazionale, in politiche di difesa della cultura e della democrazia occidentali.

E adesso, senza punto di domanda. Osserviamo e ascoltiamo pacatamente lo scombussolamento che ci circonda. Purtroppo invece di osservare e ascoltare, ci sentiamo sommersi da urla e affermazioni aggressive, unilaterali come conviene in stile social. “Intanto parlo io e ho certamente ragione”. Gli ignoranti e  sprovveduti ovviamente abboccano e danno ragione a chi più urla, usa slogan facili da ripetere, che intanto sviano l’attenzione dalla grave situazione di contesto, che ci riguarda in ogni ambito della nostra vita quotidiana, qualsiasi sia la nostra personale condizione: pensionato, lavoratore, minore, immigrato, manager, politico… la piazza del 15 marzo, chiunque sia stato il convocante, aveva qualcosa da dire a tutti: è meglio affrontare un futuro non solo incerto ma anche con una guerra mai prevedibile – e infatti imprevista, si fa par dire, essendo stati inascoltati gli allarmi – ai nostri confini, oppure insieme, tutti cittadini della patria comune europea? È una domanda cui bisogna rispondere per costruire il futuro sia con pace sicura, sia con sviluppo in crescita.

Tutti i numeri europei – popolazione, ricchezza, welfare e spese militari – c pongono in alcuni settori più competitivi di USA e di Russia. Purtroppo per oltre 70 anni le classi politiche di tutte le nazioni europee si sono adagiate sulle certezze procurate dalle condizioni pacifiche postbelliche, guardando alla tempistica delle loro campagne elettorali invece che elaborare strategie per raggiungere una vera integrazione europea. Nemmeno si sono preoccupate delle regole per cui Orbán può sempre esprimere un veto, mentre approfitta dei vantaggi di essere nella Ue. Invece che su tutto questo, il dibattito ha occupato giornali e telegiornali con una sterile polemica sul Manifesto di Ventotene! È stato il frutto – ovviamente datato rispetto alle vicende vissute allora – del pensiero di uomini in esilio, vittime di un regime dittatoriale, che sognavano una patria che non avesse più confini interni da difendere con le guerre. Il testo è datato ma il sogno è incredibilmente attuale. Servono statisti per pensare in grande e lontano.

L’Italia potrebbe tornare a giocare un ruolo degno di Paese fondatore. Il Primo ministro italiano chieda alla Von der Leyen di prendere in mano la situazione e di guidare i cosiddetti volonterosi in modo che anche verso gli USA si tratti ad armi pari, evitando di minacciare ritorsioni di cui non si possono prevedere i risultati (come dicono, negativi per tutti) e affiancati anche nel trattare con Putin. Così costruirebbe ponti! Come ci manca David Sassoli!

Se l’Europa non conta siamo vassalli di altri. Altri che ci considerano e ci insultano come parassiti. Quando uomini politici in carica di altri Stati si sono permessi di insultare colleghi con tanta supponenza secondo il codice di buona educazione di Vance, vice presidente degli Usa?! I dazi minacciati sono arrivati e Trump, sulla sua lavagna, non ha fatto l’elenco dei singoli Stati europei da ‘punire’, ma ha identificato ‘European Union’ (senza distinzione di amici…).

Mariapia Garavaglia è Presidente dell’Associazione nazionale Partigiani Cristiani (ANPC). Il testo è la prima parte della newsletter da lei recentemente inviata.

Chi era Péguy? Un ossimoro vivente, cordialmente amato e cordialmente odiato

«Ero un ragazzino e, quasi di nascosto, sentii una delle conversazioni frequenti a casa mia tra Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista, e don Giuseppe de Luca, il famoso amico di Giovanni XXIII, il celebre sacerdote romano, grande intellettuale di “Frontespizio”, amico di tanti uomini semplici e no».

Giaime Rodano — scomparso nel luglio del 2021 — sta raccontando il “suo” Péguy; una delle testimonianze più interessanti raccolte nel libro Il cristiano e l’anima carnale. L’attualità “inattuale” di Charles Péguy (Roma, Studium, 2025, pagine 194, euro 20, a cura di Massimo Borghesi, dedicato a Mimmi Cassola, la traduttrice de I misteri).

L’incontro tra Togliatti e De Luca, continua Rodano — curatore de La nostra giovinezza di Péguy nella versione degli Editori Riuniti del 1993 e, nel 2016 de Il denaro per l’editrice Castelvecchi — inizia proprio con una lunga conversazione sul redattore dei «Cahiers de la Quinzaine» anarchico, socialista, dreyfusardo, amico degli ebrei, cattolico, anticlericale, tradizionalista. Ma anche, in certo senso, anti-tradizionalista quando critica ogni indebita cristallizzazione della vita spirituale.

Un ossimoro vivente, cordialmente amato o cordialmente odiato spesso prima ancora di essere letto che — come scrive von Balthasar, citato da Borghesi — «è indivisibile e sta perciò dentro e fuori la chiesa, è la chiesa in partibus infidelium, dunque là dove essa deve essere (…) grazie al suo radicamento nel profondo dove mondo e chiesa, mondo e grazia si incontrano e si penetrano fino a rendersi indistinguibili».

Da qui nasce quel fascino trasversale che ha reso l’autore del Portico del mistero della seconda virtù un simbolo facilmente strumentalizzabile se interpretato in termini ideologici o politici, costantemente strattonato da destra e da sinistra e trasformato in un militante ante litteram di opposte fazioni.

«Poiché Péguy — continua von Balthasar — affonda in una zona che sta al di sotto di tutte le antinomie superficiali, resta, per tutti quelli che non sono in grado di seguirlo fin laggiù, uno spirito estremamente contraddittorio oppure il conciliatore di qualsiasi inconciliabilità: comunista e tradizionalista, internazionalista e nazionalista, estremo di sinistra ed estremo di destra, uno che sente con la chiesa e un anticlericale, un mistico e un giornalista arrabbiato, e via dicendo. Ma per chi può vedere il suo profilo profondo, tutte le sue linee apparentemente in urto tra loro si ordinano come tanti raggi che puntano a un centro. Partendo da questo centro egli risolve tutte le opposizioni».

La bussola che permette di orientarsi nella fluviale produzione dell’autore de Il mistero della carità di Giovanna d’Arco è il Caro cardo salutis di sant’Ireneo, il Leit-motif costante dell’Incarnazione. E il luogo dell’intersezione dell’eterno nel tempo dove ogni pellegrino può far esperienza dell’amore di Dio è Chartres, dove «la soglia ha l’altezza del gradino» come chiosa Giuseppe Frangi (in uno dei saggi precedentemente raccolti nel dossier Charles Péguy. A 150 anni dalla nascita a cura di Massimo Borghesi, nella rivista «Studium», 3, 2023). Un’oasi di luce nel buio del primo mondo integralmente post-cristiano della storia. Un’ipotesi — nota Frangi — che aveva assillato lo stesso Marcel Proust, anche lui arrivato a Chartres nel 1902 e che alla cattedrale fa riferimento più volte nella sua Recherche.

Proust confidava di temere che «la Francia si trasformasse in una spiaggia dove gigantesche conchiglie cesellate sarebbero apparse arenate, vuote ormai della vita che in esse aveva abitato». Partendo dal centro vitale e vibrante della sua fede, Péguy dialoga “davvero” con chiunque lo legga libero dai paraocchi del preconcetto, e «si può permettere — continua von Balthasar — un humor che inumidisce ogni cosa, un humor che è (…) meno complicato di quello di Claudel, una specie di superiore astuzia e bonarietà contadina, mediante la quale egli si distacca da tutta l’intellighenzia clericale-anticlericale che gli sta attorno come l’unico che è rimasto ben piantato nella sua terra».

 

Fonte: L’Osservatore Romano – 4 aprile 2025

Ilja, lo starets di Kirill: una vita tra fede, profezia e Cremlino

Foto di jacqueline macou da Pixabay
Foto di jacqueline macou da Pixabay

Lo scorso 15 marzo è morto all’età di 93 anni nel celebre monastero di Optina Pustyn, nella Russia centro-meridionale, lo starets ortodosso Ilja (Nozdrin), il padre spirituale del patriarca di Mosca Kirill. Era stato insignito del più alto titolo monastico, quello di skhiarkhimandrit, “archimandrita con lo skhima”, un sovra-mantello con simboli che attestano i più alti voti della vita spirituale e delle regole ascetiche più rigide, come quelle degli anacoreti egiziani dei primi tempi di questa modalità speciale di vivere la fede cristiana. I funerali dello starets Ilja, celebrati dallo stesso patriarca Kirill tre giorni dopo la morte, sono stati un evento straordinario, per la massa di migliaia di partecipanti e la presenza di molti alti funzionari regionali e federali.

Negli ultimi anni la visita allo starets Ilja era diventata un appuntamento quasi obbligato per le stelle dello spettacolo, i politici e gli uomini d’affari dei più alti livelli. Lo stesso Vladimir Putin lo aveva incontrato più volte, assicurando di “volere molto bene allo starets, e di ascoltare sempre quello che ha da dirmi”. L’intera storia contemporanea della Chiesa russa si riflette nella vita dello starets, taumaturgo e profeta della “Ortodossia patriottica”, e la sua personalità ha molto influito su quelle del patriarca e del presidente.

L’autorevolezza degli startsy, i padri spirituali russi, non dipende mai dal loro ruolo formale nella vita monastica ed ecclesiastica in generale, anzi proprio la tradizione russa li esalta nella loro superiorità puramente “spirituale” che trascende ogni gerarchia, come afferma lo stesso scrittore Fëdor Dostoevskij nel capitolo iniziale dei Fratelli Karamazov, in cui raffigura proprio l’atmosfera di Optina Pustyn. L’intero romanzo, uno degli snodi fondamentali della letteratura e della cultura russa, è dedicato alla ricerca del “monachesimo nel mondo”, confrontando le diversità dei tre fratelli Dmitrij, Ivan e Aleša, i tre volti contraddittori dell’anima russa. Così Ilja Nozdrin è rimasto nell’ombra eremitica per i lunghi anni della semi-clandestinità sovietica, finché nel 2009 il patriarca Kirill ne ha sottolineato l’importanza per la sua stessa formazione, appena dopo l’elezione al trono patriarcale.

Nessun patriarca precedente aveva dichiarato pubblicamente il nome del proprio padre spirituale, né tanto meno se ne accennava nei documenti ufficiali. Quali fossero in realtà le relazioni tra Kirill e Ilja non è dato sapere, e lo starets non aveva cercato forme di notorietà in precedenza, se non per il fatto di incarnare l’immagine classica dell’anziano, significato appunto di starets, di bassa statura e con lunga barba fluente, una specie di oracolo in grado di prevedere gli eventi e di palesarsi misticamente nell’anima dei suoi devoti. I due si erano conosciuti nei giovanili anni Sessanta, quando portavano ancora i nomi di battesimo di Vladimir Gundjaev e Aleksej Nozdrin, negli studi del seminario di Leningrado sotto l’occhio vigile dei servizi del Kgb. Entrambi facevano parte dell’entourage ristretto del più carismatico tra i gerarchi russi dei tempi di Brežnev, il metropolita Nikodim (Rotov), che morì per un infarto a Roma nel 1978 tra le braccia del neo-eletto papa Giovanni Paolo I, prima ancora di compiere cinquant’anni.

Nikodim era anche il capo del dipartimento patriarcale per gli affari esterni, e divenne esarca patriarcale per l’intera Europa orientale, rappresentando il riferimento per le politiche di Ostpolitik dei governi europei e della Santa Sede nei confronti del potere sovietico. Il suo capolavoro fu l’accordo per la partecipazione di una delegazione ortodossa russa al Concilio Vaticano II, ottenendo l’impegno a non condannare esplicitamente il comunismo, e in generale Nikodim seppe raggiungere compromessi molto audaci con il regime, cercando in questo modo di proteggere la Chiesa da ulteriori persecuzioni, e guadagnando per i suoi gerarchi una serie di privilegi, facendoli equiparare agli agenti propagandisti della politica sovietica.

 

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M5S, Conte vince la scommessa: tanti in piazza, non solo i suoi

Roma, 5 apr. (askanews) – “Oggi nasce una grande alternativa all’Italia del riarmo, dei tagli alla sanità, alla scuola, alle imprese. Li fermeremo. Tutti insieme. È solo l’inizio”. Sta in quel “tutti insieme” che Giuseppe Conte orgogliosamente proclama sui suoi canali social il senso della scommessa vinta dal Movimento 5 stelle, capace di chiamare in piazza a Roma decine di migliaia di persone e soprattutto di mettersi alla testa della protesta contro il riarmo europeo e per la fine del “genocidio” contro i palestinesi, secondo tema più citato dagli oratori sul palco dei Fori imperiali e più visibile nel corteo, per bandiere, striscioni e kefie dedicati alla tragedia in corso.

“Tutti insieme” perché stavolta in piazza non si è vista solo la capacità organizzativa del suo Movimento, ma una parte non marginale del “popolo” pacifista e della diaspora di quella sinistra che un tempo si autodefiniva “radicale”. Ma “tutti insieme” anche perché in piazza, con la presenza di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di AVS e con la delegazione del Partito democratico guidata da Francesco Boccia, si è manifestato un fronte di opposizione che per ora sembra non potere e non volere isolare i 5 stelle. “Calenda, cancella questa piazza”, cantavano i giovani M5S in testa al corteo, sbeffeggiando il leader di Azione che ha auspicato la “cancellazione” (politica) del Movimento.

“Siamo centomila!” l’annuncio di Conte dal palco, certamente esagerato ma tutt’altro che sorprendente a fronte di un corteo di massa superiore alle aspettative degli stessi organizzatori, certamente nell’ordine delle decine di migliaia, con la coda del corteo partita da piazza Vittorio Emanuele II quando ai Fori imperiali si affacciavano già le avanguardie della manifestazione. Piazza molto composta, tutto sommato silente come è tradizione per i 5 stelle che hanno una base lontana dalla militanza partitica tradizionale: “Viva l’Italia antifascista”, “fuori la mafia dallo Stato” e “Palestina libera” tra gli slogan più popolari nel corteo. E quando dal palco Barbara Spinelli, giornalista, ex europarlamentare e figlia di quell’Altiero coautore del Manifesto di Ventotene, critica il Pd per i suoi voti in Europa sul tema della guerra e del riarmo, solo qualche fischio non troppo partecipato sottolinea la distanza che ancora intercorre fra le due formazioni politiche che dovrebbero costituire l’ossatura del futuro centrosinistra. E se Sandro Ruotolo del Pd sottolinea con i cronisti che punti in comune ce ne sono, “siamo insieme – dice – per una Europa di pace non il riarmo dei 27 Stati, sono le destre europea e americana che non la vogliono l’Europa”, il verde Angelo Bonelli che invece fa parte della lista degli oratori ufficiali fa appello direttamente a Conte: “Abbiamo il dovere, lo dico a Giuseppe, di costruire una alternativa a una destra che sta sfasciando lo Stato e vuole fermare le politiche sul clima. Una maggioranza che non dice una parola sulla vergogna del genocidio del popolo palestinese”. Il suo alleato in AVS Nicola Fratoianni è sulla stessa lunghezza d’onda: “Questa destra è una destra che dobbiamo cacciare. A noi, insieme, uniti, la responsabilità di costruire una alternativa”, dice alla folla dei Fori.

Non a caso Conte, consapevole di non potersi limitare a motivare i suoi, apre il suo discorso con un sentito “grazie a chi è in piazza con idee diverse. Vi rispettiamo”. E conclude con una promessa: “Oggi si rompe la farlocca luna di miele che Meloni ha costruito con una parte degli italiani. Di qui parte l’alternativa a un governo vigliacco. Da qui partirà una grande onda che si farà sentire in tutta Italia e in tutta Europa”.

Il congresso della Lega accoglie Musk e rivuole Salvini al Viminale

Firenze, 5 apr. (askanews) – Giorgia Meloni aveva già detto di no, nei giorni immediatamente successivi all’assoluzione di Matteo Salvini. Ma ora la Lega insiste: il segretario deve tornare al Viminale, a guidare il ministero dell’Interno. E il congresso di Firenze accoglie con una standing ovation la proposta, lanciata per primo dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Il diretto interessato resta seduto, impassibile. “Riflessivo”, dicono i suoi. Ma tutti coloro che interverranno a seguire, rilanceranno la richiesta: l’altro capogruppo Massimiliano Romeo, i vice segretari Andrea Crippa, Claudio Durigon. Insomma, tutti i vertici del partito a sostegno di un’ipotesi che riaprirà tensioni nel governo e nella maggioranza.

Del resto che la questione non fosse stata definitivamente accantonata lo si era capito quando su X il referente in Italia di Elon Musk, Andrea Stroppa, aveva battuto per giorni sul tema, sponsorizzando anche con un sondaggio il ritorno di Salvini al ministero dell’Interno. Sponsor pesante, Musk, che è entrato in campo al congresso sottolineando l’identità di vedute con la Lega su molte questioni. Quindici minuti di video collegmento da Washington, per insistere sulla “follia dell’immigrazione di massa”, per mettere in guardia dal rischio di “massacri in Europa” ad opera di terroristi, per insistere sulla necessità di mettere fine alla guerra in Ucraina, e per superare la questione dazi arrivando addirittura a ipotizzare una zona di libero scambio Ue-Usa con “zero dazi”.

Salvini gongola, incassa l’investitura di Musk e resta di lato sulla scena del congresso. Un breve saluto all’apertura delle assise, per sottolineare che è “il primo congresso nazionale” con delegati da tutta Italia, e tutto centrato sulle critiche all’Unione Europea, individuate come l’elemento di continuità con la vecchia Lega: da Umberto Bossi a Roberto Maroni, si vanno a ripescare gli attacchi di quasi 30 anni fa alla Ue. Per il resto, il segretario uscente e che sarà riconfermato domani, assicura l’unità della maggioranza: “La Lega e il governo sono una cosa sola, si mettano l’anima in pace Conte e Schlein. La Lega è garanzia che il governo avrà vita lunga, è il collante del governo”, dice Salvini, lasciando intendere che domani arriveranno i messaggi degli alleati di governo. Cioè probabilmente di Giorgia Meloni, ma non di Antonio Tajani.

Ma in realtà i messaggi dal congresso non sono rassicuranti per la maggioranza. La questione Viminale riaperta, e il confronto sulle Regionali che viene declinato così da Massimiliano Romeo: “A un certo punto con Meloni un discorso lo dovremo fare molto chiaramente: le regioni in cui governa la Lega devono restare alla Lega. Tutte. Lombardia compresa”.

Altro tema caldo, l’Autonomia e oltre, il federalismo fiscale e addirittura le macroregioni: “Qualcuno dice che siamo fedeli alla maggioranza? La fedeltà è dei cani, noi siamo leali che è un’altra roba. E alla maggioranza ricordiamo con molta lealtà che ci siamo presi l’impegno dell’Autonomia e delle riforme”, dice Luca Zaia. E Calderoli gli fa da sponda: “A volte bisogna alzare la voce”. Molinari rilancia le macroregioni care a Gianfranco Miglio e alla Lega della prima ora, e ancora Calderoli raccoglie l’invito: “Che bello sarebbe… Anche con i propri organi…”. Ovvero il vecchio Parlamento del Nord.

Quanto di queste spine resteranno davvero conficcate nel fianco della premier, lo si capirà domenica, con l’intervento conclusivo di Matteo Salvini. Che intanto ha portato a casa le modifiche statutarie che auspica disinneschino il dualismo con Vannacci: se prenderà la tessera potrà essere nominato vice segretario, ma prima di 7 anni di militanza non potrà fare il segretario. E i ogni caso, Salvini resterà in carica per i prossimi 4 anni, con l’allungamento di un anno della durata degli organi.

La classifica di serie A, Inter a +4 sul Napoli

Roma, 5 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Parma-Inter 2-2

Genoa-Udinese 1-0, Monza-Como 1-3, Parma-Inter 2-2, ore 20.45 Milan-Fiorentina, domenica 6 aprile ore 12.30 Lecce-Venezia, ore 15 Empoli-Cagliari, Torino-Verona, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Roma-Juventus, lunedì 7 aprile ore 20.45 Bologna-Napoli.

Classifica: Inter 68, Napoli 64, Atalanta 58, Bologna 56, Juventus 55, Roma, Lazio 52, Fiorentina 51, Milan 47, Udinese 40, Torino, Genoa 38, Como 33, Verona 30, Cagliari 29, Parma 27, Lecce 25, Empoli 23, Venezia 20, Monza 15.

32ª Giornata Venerdì 11 aprile ore 20.45 Udinese-Milan; sabato 12 aprile ore 15 Venezia-Monza, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

M5S, Pecoraro Scanio: in piazza per pace il doppio di piazza del Popolo

Roma, 5 apr. (askanews) – “Ai Fori imperiali circa 100.000 persone, almeno il doppio di quelle di piazza del Popolo superando ogni previsione. Governo e opposizioni ascoltino la richiesta di no alle armi ampiamente maggioritaria in Italia e in Europa”. Lo ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio rilanciando dal Colosseo, al corteo organizzato da M5s, l’appello per evitare la corsa al riarmo.

“Una straordinaria manifestazione per la pace, contro le armi e contro la guerra. Decine di migliaia di persone hanno partecipato con entusiasmo e determinazione: un successo davvero eccezionale”, ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio, presente all’evento.

“Ancora adesso – ha aggiunto – migliaia di persone continuano ad affluire, con il sorriso e con la voglia di impegnarsi per la pace. È fondamentale che Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle abbiano avuto la determinazione di promuovere questa manifestazione, dando voce a un sentimento diffuso in tutto il Paese”.

“Colpisce positivamente – ha concluso Pecoraro Scanio – la presenza di tante realtà, anche con opinioni diverse, unite oggi da un messaggio chiaro e condiviso: no al riarmo, no alla guerra. Sì alla pace”.

“É importante la partecipazione di Francesco Boccia e Annalisa Corradi del PD e di tante personalità della sinistra e di ecologisti come Michele Santoro, Loredana De Petris, Fassina e Cento ma soprattutto di tante associazioni e giovani. Serve un’alternativa di popolo alle destra basata su ideali comuni e proposte chiare e innovative che guardino ad un futuro ecodigital e di giustizia sociale e climatica e non su nostalgia delle pur rispettabili coalizioni del passato”.

Banca Generali: l’arte elemento per lo sviluppo socio-economico

Milano, 5 apr. (askanews) – Per il settimo anno consecutivo Banca Generali ha affiancato il Comune di Milano come main sponsor della Milano Art Week, nell’ottica di consolidare il proprio ruolo di mecenate per l’arte e di sostegno attivo per la cittadinanza. E anche per avvicinare il pubblico alle tematiche dell’arte contemporanea si tenuta al Museo del Novecento una tavola rotonda sul collezionismo, sul valore di certe opere cos come su fiscalit e investimenti.

“Questi tre ingredienti, la competenza da un lato, l’affidabilit e la riservatezza dall’altro – ha detto ad askanews Maria Ameli, Head of Wealth Advisory di Banca Generali – sono, dal mio punto di vista, un po’ i fattori critici di successo per sviluppare una vera e propria piattaforma nell’ambito dei servizi di Art Advisory. La domanda molto cresciuta cresciuta e si anche ampliata e raffinata e io ritengo che un modello olistico che si basi sui tre principi cardine che vi ho citato sia veramente di grandissimo supporto alle collezioni private, ma non solo a quelle private”.

Tante le riflessioni emerse dall’incontro, partendo dal valore dell’arte contemporanea, per arrivare ad approfondimenti su questioni di attualit come l’urgenza di abbassare l’aliquota ordinaria sulla cessione di opere d’arte, oggi al 22% o la necessit di assicurarle, sul ruolo di gallerie e fiere, oltre che sull’importanza del sostegno privato alle iniziative pubbliche.

“Il fatto che Banca Generali supporti ormai da anni l’Art Week – ci ha detto Vincenzo de Bellis, direttore Fiere e piattaforme espositive di Art Basel – testimonia il peso che Banca Generali d alla cultura e all’arte contemporanea. In particolare con Banca Generali si iniziato un percorso di supporto dell’arte italiana, soprattutto delle giovani generazioni dell’arte italiana con il progetto BG Art Talent che arrivato alla sua settima edizione. La cultura e l’arte in particolare sono secoli che testimonia la sua importanza come appunto nel suo ruolo di di sviluppo economico”.

E proprio l’idea di associare sempre di pi l’arte e la cultura al tema della crescita complessiva forse il concetto pi forte che, ormai da pi parti, gli operatori del settore vogliono mandare. “Dal nostro punto di vista – ha concluso Maria Ameli – le politiche culturali sono centrali nello sviluppo economico del nostro Paese e dei nostri territori”.

E il mercato dell’arte, spesso percepito come una sorta di parco divertimenti per super ricchi, in realt vuole mostrarsi anche come agente di sviluppo e di crescita sociale e formativo al di fuori dell’ambito di musei, collezioni e gallerie.

M5S, Conte: siamo in centomila!

Roma, 5 apr. (askanews) – “Un messaggio mi ha colpito in particolare, il signor Bruno sui social: ‘ho 93 anni, la guerra l’ho vista, non so quanto mi resta da vivere ma voglio venire in piazza a spiegare che la guerra fa male’. Dove sei Bruno? Eccolo! Non sei solo! Siamo in centomila mi dicono”. Così, con un omaggio a quello che potrebbe essere il manifestante più anziano in piazza, il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha iniziato il suo intervento dal palco dei Fori imperiali. “Grazie a chi è in piazza con idee diverse. Vi rispettiamo”. .

M5S, Conte: siamo in centomila!

Roma, 5 apr. (askanews) – “Un messaggio mi ha colpito in particolare, il signor Bruno sui social: ‘ho 93 anni, la guerra l’ho vista, non so quanto mi resta da vivere ma voglio venire in piazza a spiegare che la guerra fa male’. Dove sei Bruno? Eccolo! Non sei solo! Siamo in centomila mi dicono”. Così, con un omaggio a quello che potrebbe essere il manifestante più anziano in piazza, il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, ha iniziato il suo intervento dal palco dei Fori imperiali.

Lega, Musk collegato per 15 minuti: in Europa si rischiano massacri

Firenze, 5 apr. (askanews) – Un quarto d’ora di collegamento da Washington, per dialogare con Matteo Salvini su free speech, dazi, e immigrazione. Elon Musk irrompe nel congresso della Lega, realizzando gli auspici sussurrati negli ultimi giorni ma fino all’ultimo non ufficializzati dagli organizzatori. Ma il miliardario sudafricano e consigliere di Trump alla fine mantiene la promessa, e Giancarlo Giorgetti – che presiede il congresso – interrompe l’intervento del vice segretario Andrea Crippa per chiamare sul palco il segretario a “intervistare” Musk.

La prima domanda è sul lavoro di Musk al D.O.G.E., il Dipartimento per l’efficienza del governo affidatogli da Trump: “Tagliamo spese che non hanno senso di esistere ma ci attaccano violentemente”. Poi la discussione vira sul free speech: “La sinistra vuole censure, bavaglio, multe e impedire la libertà di parola”, alza la palla Salvini. E Musk raccoglie: “Si capisce chi è dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliato, guardando chi vuole limitare la libertà di espressione. Hitler, Mussolini, Stalin, avevano censure molto forti, ed è un segnale su chi sono i cattivi. Le limitazioni alla libertà di espressione sono di impostazione fascista, si dovrebbe vincere per le proprie idee, non perchè le altre sono state soppresse”.

Salvini sposta poi la discussione sulla “immigrazione di massa alimentata dalle sinistre”. Anche qui Musk raccoglie l’assist: “L’immigrazione di massa è una cosa folle – risponde Musk – che porterà alla fine di un Paese. Se pensiamo che ci sono 8 miliardi di persone al mondo, una piccola parte di queste persone che si sposta può trasformare un Paese di 60 milioni di abitanti in qualcosa di diverso perchè un Paese non è la sua geografia ma le persone che lo abitano”.

Altro spunto di Salvini, gli assalti ai concessionari alle tue auto: “C’è da preoccuparsi di questo clima di violenza?”. Ma Musk in questo caso sembra rispondere da un altro punto di vista, con riferimento agli episodi di terrorismo da parte di migranti: “Vediamo un aumento enormi degli attacchi in Italia e in Europa. Attacchi terroristici, alla fine vedremo uccisioni di massa in Europa, dei massacri veri e propri, perchè questa è la tendenza. Quale è il tasso di attacchi terroristici in Europa? Abbiamo gli attacchi con vittime che si susseguono, questo porterà a un vero massacro in Europa, le vostre famiglie, i vostri figli e i vostri amici sono tutti a rischio, i numeri parlano chiaro”. E Salvini chiosa: “Purtroppo sì”.

Poi il tema della pace in Ucraina: “Non ho rispetto per chi incoraggia la guerra, è qualcosa di veramente malvagio. A sinistra dicono che si può cedere alla Russia, ma non hanno un piano per il futuro e quindi stiamo mandando a morire queste persone per sempre, senza un piano: è inumano, crudele e non ha alcun senso. Ha ragione Trump, il massacro va interrotto, è arrivato il momento di fermarsi, questa macchina della guerra e della morte deve essere fermata. È ora di dire basta”. E Salvini: “La pensiamo esattamente alla stessa maniera”.

Poi Salvini si rivolge al Musk imprenditore, e chiede “un tuo messaggio per gli italiani in un momento in cui un sentimento antiamericano viene alimentato”. Con Musk che addirittura auspica un’area di libero scambio tra Europa e Usa. Con Salvini che chiude così: “Lo spazio di dazi zero è l’obiettivo di tutti. Grazie Elon per il tuo tempo, ti aspettiamo da amico quale sei anche in Italia”.

Tajani riunisce Fi e avvisa Salvini: non accetteremo derive anti-Ue

Roma, 5 apr. (askanews) – Un europeismo certo di antica data, ma rivendicato con orgoglio forse nuovo e più determinato. Sui rapporti dell’Italia con l’Unione europea, messi continuamente alla prova dall’alleato leghista al governo, Antonio Tajani, vicepremier e segretario nazionale di Forza Italia, non ha mai abbandonato i toni pacati che da sempre caratterizzano il suo discorso politico ma oggi, al Consiglio nazionale del partito, è apparso tutt’altro che conciliante.

“Sia chiaro – ha scandito appena arrivato al Palazzo dei Congressi – che noi difendiamo l’Europa e continueremo a difenderla, l’Europa è la nostra casa e io non farei mai parte di un governo antieuropeo, questo dev’essere chiaro. Per fortuna mi pare che il presidente del Consiglio Meloni abbia fatto sempre scelte a difesa dell’Ue” perché “noi non accetteremmo mai derive antieuropeiste. L’Italia è un Paese fondatore dell’Europa, non intendiamo rinnegare la nostra storia”.

Sullo sfondo, c’è il nuovo capitolo dell’eterna contrapposizione con il Carroccio e il suo leader Matteo Salvini in tema di Unione europea: vari esponenti leghisti da giorni invocano la necessità di una trattativa bilaterale Italia-Stati Uniti, escludendo la Ue, per ridurre al minimo i dazi messi in campo dal presidente Donald Trump. Lo ripete Salvini in apertura del congresso della Lega a Firenze, qualche ora dopo l’intervento del leader di Fi. “Io non faccio polemiche con nessuno – premette Tajani -, dico che è competente soltanto la Commissione Ue a trattare con gli Stati Uniti in materia commerciale perché la competenza della Commissione europea è esclusiva, quindi non tocca a noi trattare, noi possiamo fare nessun altro tipo di trattative. Un conto è una trattativa per un piano di export, ma la trattativa normativa sui dazi la fa soltanto la Commissione europea, questi sono i trattati. Sono le regole, non le ho scritte io, ma quando si parla bisogna ben conoscere le regole e sapere qual è il diritto”. Come singoli Paesi europei, ha proseguito Tajani, “siamo deboli, per questo insisto sull’unità. Farci dividere, fare trattative individuali” con gli Usa “non significa fare il bene delle nostre imprese, significa indebolire il potere contrattuale delle nostre imprese e indebolirle”.

Un concetto condiviso e ribadito dal presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber, ospite d’onore dell’evento. “Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti – ha detto Weber -, soltanto un’Europa unita può opporsi ai dazi di Trump, bisogna discuterci e concludere un accordo basato su un commercio equo, e non sulla paura del commercio”.

Una posizione nettissima quella di Tajani, che nelle pieghe della sua lunga relazione ha lanciato stilettate meno esplicite all’alleato di governo, la Lega. Per esempio sul Mes: “Oggi c’è chi dice che bisogna fare di più per la spesa sanitaria” anziché spendere dei soldi per la sicurezza dell’Unione “ma era contrario al Mes. Noi dicevamo che il Mes bisognava prenderlo quando serviva perché poteva essere utile per tutelare la nostra salute”. Oppure, quando a proposito dell’export, ha ricordato che “grazie al mercato europeo noi esportiamo beni per oltre 200 miliardi ogni anno. Non dobbiamo mai dimenticarlo perché tutti quelli che parlano contro l’Europa non portano mai una prova per dire l’Europa fa danni all’Italia”. E ancora: “con l’iniziativa di oggi vogliamo dare un segnale politico forte agli ‘sfascisti’ e ai ‘pacifinti’ che manifestano non lontano da noi?”. Certo, il riferimento esplicito era al M5s, che si preparava a sfilare contro il riarmo per le strade di Roma. Ma l’aggettivo “sfascista” ha ricordato molto la bordata di Tajani di qualche giorno fa e che tutti avevano interpretato come rivolta contro Salvini: “Noi in Europa – aveva detto il leader di Forza Italia – dobbiamo costruire, non abbiamo bisogno di sfasciacarrozze”.

Tajani riunisce Fi e avvisa Salvini: non accetteremo derive anti-Ue

Roma, 5 apr. (askanews) – Un europeismo certo di antica data, ma rivendicato con orgoglio forse nuovo e più determinato. Sui rapporti dell’Italia con l’Unione europea, messi continuamente alla prova dall’alleato leghista al governo, Antonio Tajani, vicepremier e segretario nazionale di Forza Italia, non ha mai abbandonato i toni pacati che da sempre caratterizzano il suo discorso politico ma oggi, al Consiglio nazionale del partito, è apparso tutt’altro che conciliante.

“Sia chiaro – ha scandito appena arrivato al Palazzo dei Congressi – che noi difendiamo l’Europa e continueremo a difenderla, l’Europa è la nostra casa e io non farei mai parte di un governo antieuropeo, questo dev’essere chiaro. Per fortuna mi pare che il presidente del Consiglio Meloni abbia fatto sempre scelte a difesa dell’Ue” perché “noi non accetteremmo mai derive antieuropeiste. L’Italia è un Paese fondatore dell’Europa, non intendiamo rinnegare la nostra storia”.

Sullo sfondo, c’è il nuovo capitolo dell’eterna contrapposizione con il Carroccio e il suo leader Matteo Salvini in tema di Unione europea: vari esponenti leghisti da giorni invocano la necessità di una trattativa bilaterale Italia-Stati Uniti, escludendo la Ue, per ridurre al minimo i dazi messi in campo dal presidente Donald Trump. Lo ripete Salvini in apertura del congresso della Lega a Firenze, qualche ora dopo l’intervento del leader di Fi. “Io non faccio polemiche con nessuno – premette Tajani -, dico che è competente soltanto la Commissione Ue a trattare con gli Stati Uniti in materia commerciale perché la competenza della Commissione europea è esclusiva, quindi non tocca a noi trattare, noi possiamo fare nessun altro tipo di trattative. Un conto è una trattativa per un piano di export, ma la trattativa normativa sui dazi la fa soltanto la Commissione europea, questi sono i trattati. Sono le regole, non le ho scritte io, ma quando si parla bisogna ben conoscere le regole e sapere qual è il diritto”. Come singoli Paesi europei, ha proseguito Tajani, “siamo deboli, per questo insisto sull’unità. Farci dividere, fare trattative individuali” con gli Usa “non significa fare il bene delle nostre imprese, significa indebolire il potere contrattuale delle nostre imprese e indebolirle”.

Un concetto condiviso e ribadito dal presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber, ospite d’onore dell’evento. “Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti – ha detto Weber -, soltanto un’Europa unita può opporsi ai dazi di Trump, bisogna discuterci e concludere un accordo basato su un commercio equo, e non sulla paura del commercio”.

Una posizione nettissima quella di Tajani, che nelle pieghe della sua lunga relazione ha lanciato stilettate meno esplicite all’alleato di governo, la Lega. Per esempio sul Mes: “Oggi c’è chi dice che bisogna fare di più per la spesa sanitaria” anziché spendere dei soldi per la sicurezza dell’Unione “ma era contrario al Mes. Noi dicevamo che il Mes bisognava prenderlo quando serviva perché poteva essere utile per tutelare la nostra salute”. Oppure, quando a proposito dell’export, ha ricordato che “grazie al mercato europeo noi esportiamo beni per oltre 200 miliardi ogni anno. Non dobbiamo mai dimenticarlo perché tutti quelli che parlano contro l’Europa non portano mai una prova per dire l’Europa fa danni all’Italia”. E ancora: “con l’iniziativa di oggi vogliamo dare un segnale politico forte agli ‘sfascisti’ e ai ‘pacifinti’ che manifestano non lontano da noi?”. Certo, il riferimento esplicito era al M5s, che si preparava a sfilare contro il riarmo per le strade di Roma. Ma l’aggettivo “sfascista” ha ricordato molto la bordata di Tajani di qualche giorno fa e che tutti avevano interpretato come rivolta contro Salvini: “Noi in Europa – aveva detto il leader di Forza Italia – dobbiamo costruire, non abbiamo bisogno di sfasciacarrozze”.

Il mistero dell’interpretazione, Thomas Schütte e la figura umana

Venezia, 5 apr. (askanews) – Inclassificabile, mutevole, ironico e inquieto. Sono quattro aggettivi che spesso capita di trovare associati al lavoro di Thomas Schütte, artista tedesco cui Punta della Dogana a Venezia dedica la prima grande retrospettiva in Italia, intitolata “Genealogies”. Un viaggio che in fondo ha a che fare con le domande fondamentali sull’umano, ma che prende spesso forme inattese e stranianti. E la mostra si muove lungo due filoni intrecciati.

“Il primo percorso – ha detto ad askanews Camille Morineau, co-curatrice della mostra – riguarda la scultura. Abbiamo 50 pezzi dalla collezione di Francois Pinault che sono davvero il centro della mostra. La maggior parte di loro sono veri capolavori ed erano stati esposti prima. E poi il secondo percorso, che è un dialogo con la scultura, e riguarda il disegno. E la maggior parte di queste opere non sono mai state viste, come quella alle mie spalle che è una serie di dipinti su grandi striscioni. È un secondo filone narrativo che va dagli anni ’70 a oggi ed è universo che si muove in parallelo rispetto a quello della scultura”.

La mostra veneziana vuole mettere in evidenza come la produzione su carta di Schütte sia centrale anche nel lavoro, più noto al grande pubblico, delle sculture, che pur nella loro imponenza, restano degli esempi chiari di non-monumentalità e di non-retorica: i corpi sono indefinibili, proteiformi, forse ibridi, le gambe affondano nel fango e l’identità è un’illusione. “Non si capisce come interpretare queste figure umane – ha aggiunto Jean-Marie Gallais, curatore della Pinault Collection e co-curatore della mostra – e c’è un collegamento con la storia dell’arte. Fin dall’inizio dell’umanità, rappresentiamo corpi umani, rappresentiamo gli altri. E la mostra è piena di domande affascinanti su come possiamo rappresentare qualcun altro”.

Domande che, come è giusto che sia, non diventano mai risposte, ma prendono tante possibili diverse strade, fino a convincerci che il punto di tutta la mostra è la nostra partecipazione a un mistero, probabilmente quello del nostro stesso essere umani. “Non è un mistero la realizzazione – ha aggiunto Gallais – questa è molto visibile. Si vedono tutte le tracce degli utensili, si vede a volte una certa struttura: si vedono i materiali che usa: acciaio, bronzo, vetro, ma anche argilla. E si vedono molte tracce della fabbricazione. Ma il mistero è nell’interpretazione e questa rimane aperta”.

Tra tante suggestioni possibili, tra le quali anche una sorta di tassonomia delle forme dell’immaginario di Thomas Schütte, ce ne è una che invece riguarda la storia espositiva recente di Punta della Dogana, come se un sottilissimo filo legasse in modo invisibile, ma presente, le grandi mostre che sono state ospitate qui e che in questo caso può prendere la forma di echi dell’esposizione di Damien Hirst del 2017 così come di quella del 2024 di Pierre Huyghe. Entrambe, a nostro avviso, indimenticabili.

Calcio, Monza-Como 1-3, comaschi a segno dopo un mese

Roma, 5 apr. (askanews) – Il Como torna a vincere dopo un mese e batte il Monza 3-1. Le speranze dei brianzoli sono durate 11 minuti. Al 5′ Mota torna al gol e porta in vantaggio i padroni di casa, subito raggiunti al 16′ da un diagonale di Ikoné, lanciato titolare al posto di Strefezza. Un errore di Pereira spiana poi a Diao la strada del vantaggio. Il match si chiude all’inizio della ripresa: Butez salva su Keita Balde e poco dopo Vojvoda si inventa il destro del 3-1. Il Como torna alla vittoria dopo oltre un mese, il Monza sempre più ultimo

La classifica di serie A, Como scatto salvezza

Roma, 5 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Monza-Como 1-3

Genoa-Udinese 1-0, Monza-Como 1-3, ore 18 Parma-Inter, ore 20.45 Milan-Fiorentina, domenica 6 aprile ore 12.30 Lecce-Venezia, ore 15 Empoli-Cagliari, Torino-Verona, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Roma-Juventus, lunedì 7 aprile ore 20.45 Bologna-Napoli.

Classifica: Inter 67, Napoli 64, Atalanta 58, Bologna 56, Juventus 55, Roma, Lazio 52, Fiorentina 51, Milan 47, Udinese 40, Torino, Genoa 38, Como 33, Verona 30, Cagliari 29, Parma 26, Lecce 25, Empoli 23, Venezia 20, Monza 15.

32ª Giornata Venerdì 11 aprile ore 20.45 Udinese-Milan; sabato 12 aprile ore 15 Venezia-Monza, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

Pugilato, Vianello-Torres nella notte di Rai 2

Roma, 5 apr. (askanews) – L’occasione che Guido “The Gladiator” Vianello aspettava da tempo si concretizzerà, nella notte italiana tra oggi e domani, domenica 6 aprile, sul ring del Palms Casino di Las Vegas. Il pugile romano, alla vigilia del 31esimo compleanno – il 9 maggio – affronterà, nell’incontro più importante della sua carriera, lo statunitense Richard Torrez Jr., uno dei pesi massimi americani in rampa di lancio, tra i più promettenti della sua categoria.

“Kiki” Torres, infatti, ha alle spalle un buon record da dilettante, e prima di diventare professionista nel 2022, ha conquistato l’argento alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021 nella categoria supermassimi. Da professionista, invece, vanta un record di 12-0, con 11 successi per KO.

Vianello, da parte sua, professionista dal 2018 – anche lui, nel suo passato dilettantistico vanta una partecipazione ai Giochi Olimpici, nel 2016 a Rio senza riuscire ad andare a medaglia – ha un record di 13 vittorie, 2 sconfitte e 1 pareggio, e anche per lui, come per lo sfidante, 11 delle 13 vittorie sono arrivate per KO.

In caso di successo, quindi, per il massimo romano si spalancherebbero le porte di una chance per il titolo mondiale, in considerazione della sua posizione ai limiti della Top 10 nei vari ranking IBF, WBO, WBC e WBA. Il match tra Vianello e Torres jr, in programma intorno alle 4.00 del mattino di domani, sarà trasmesso in diretta – e in esclusiva – su Rai 2 – con collegamento già a partire dalle 3.30 – con il commento di Davide Novelli e Patrizio Oliva.

Convegno ABI Credito Finanza, FDC Consulting D-ESG prima linea

Roma, 5 apr. – Si svolta a Milano la terza edizione di Credito e Finanza, l’appuntamento promosso da Abi, dedicato al credito a famiglie e imprese e al mercato dei capitali. Due giorni di summit ai quali ha preso parte anche Francesco Di Ciommo. Il presidente di FDC Consulting Digital ESG, intervenuto nella sessione ‘Il credito per la transizione digitale ed ecologica, promuovendo l’importanza del cambiamento delle imprese, chiamate ad affrontare profondi cambiamenti culturali e alla possibilit di una trasformazione e rendicontazione virtuosa, diventando sostenibili, creando valore e aumentando di conseguenza le proprie performance. L’evento stato inserito proprio nella Settimana europea delle PMI promossa dalla Commissione Europea e il filone dedicato al Credito alle Famiglie realizzato in collaborazione con Assofin.