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venerdì, Maggio 2, 2025
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Geologi Europei, ruolo Strategico Energia Geotermica per futuro

Roma, 27 gen. – “In occasione della Giornata Internazionale dell’Energia Pulita, si sottolinea l’importanza crescente dell’energia geotermica come risorsa fondamentale per la transizione energetica globale. In un contesto di crescente domanda di energie rinnovabili affidabili, l’energia geotermica emerge come una soluzione stabile e continua, indipendente dalle condizioni climatiche, che pu garantire una fornitura costante di elettricit e calore. A differenza di fonti intermittenti come il solare e l’eolico, l’energia geotermica opera 24 ore su 24, offrendo una sicurezza energetica cruciale per il futuro. Grazie ai progressi tecnologici, come i Sistemi Geotermici Potenziati (EGS), possibile estrarre calore anche da profondit non sfruttabili in passato, aprendo nuove opportunit per l’utilizzo di questa risorsa in tutto il mondo. Inoltre, l’integrazione della geotermia con l’estrazione di metalli critici come il litio contribuisce a migliorare l’autosufficienza energetica, riducendo la dipendenza da risorse esterne e abbattendo l’impatto ambientale. Una delle innovazioni pi promettenti riguarda l’utilizzo delle formazioni sotterranee come “batterie naturali”, in grado di immagazzinare energia in eccesso per rilasciarla quando necessario, migliorando la stabilit del sistema energetico e facilitando l’integrazione delle fonti rinnovabili”.

La Federazione Europea dei Geologi (EFG) evidenzia il ruolo fondamentale dell’energia geotermica nella transizione verso un futuro energetico sostenibile, enfatizzando il suo potenziale per garantire un approvvigionamento energetico sicuro e a basse emissioni di carbonio. L’EFG promuove l’adozione di tecnologie innovative, politiche efficaci e pratiche sostenibili per massimizzare l’uso dell’energia geotermica in tutta Europa, impegnandosi anche a sensibilizzare il pubblico e i decisori politici sui benefici di questa risorsa.

“L’energia geotermica essenziale per costruire un futuro energetico sostenibile e sicuro”, afferma David Govoni, Presidente della EFG, sottolineando l’impegno dell’organizzazione nel garantire che questa risorsa venga sfruttata in modo responsabile e innovativo. L’energia geotermica non solo risponde alla crescente domanda di energia rinnovabile, ma contribuir anche a ridurre le emissioni di carbonio, promuovendo una maggiore sicurezza energetica a livello globale.

La dura polemica di Israele contro Onu e Tribunali internazionali

Roma, 27 gen. (askanews) – Il presidente israeliano Isaac Herzog, nel corso di una cerimonia delle Nazioni Unite per la Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, ha attaccato duramente i tribunali e le istituzioni internazionali istituiti sulla scia dell’Olocausto sostenendo che sono diventati da allora distorti e ipocriti nei loro attacchi contro Israele.

“Piuttosto che raggiungere il suo scopo e combattere coraggiosamente contro un’epidemia globale di terrore jihadista, omicida e abominevole, più e più volte questa assemblea ha dato prova di bancarotta morale”, ha detto Herzog riferendosi all’Onu.

Herzog ha poi accusato la Corte penale internazionale di “ipocrisia oltraggiosa e di protezione degli autori delle atrocità creando una simmetria distorta tra la vittima e il mostro omicida”.

Le Nazioni Unite e i tribunali internazionali “permettono alle dottrine genocide antisemite di prosperare ininterrottamente sulla scia del più grande massacro di ebrei dalla Seconda guerra Mondiale”, ha detto ancora Herzog riferendosi all’assalto di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele.

I terroristi agiscono per “armare le istituzioni internazionali, minando la ragione più basilare e fondamentale della loro creazione”, ha proseguito. Queste istituzioni, ha concluso, stanno “manipolando la definizione di genocidio al solo scopo di attaccare Israele e il popolo ebraico”.

Cos’ha detto il segretario Onu Antonio Guterres ad Auschwitz

Roma, 27 gen. (askanews) – Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è intervenuto ad Auschwitz per la cerimonia degli 80 anni della liberazione del campo di sterminio nazista. Nel suo intervento, ricordando tutte le vittime della ferocia nazista, il segretario dell’Onu ha invitato a non dimenticare mai le atrocità che “hanno oltraggiato l’umanità”. “Sono onorato – ha esordito Guterres – di avere con noi oggi i sopravvissuti all’Olocausto e le loro famiglie.

Prima di iniziare, vorrei riconoscere che è passato più di un anno dagli spaventosi attacchi terroristici del 7 ottobre da parte di Hamas.

Accogliamo con favore, finalmente, l’accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. L’accordo offre speranza, così come un sollievo tanto necessario.

Faremo del nostro meglio per garantire che porti al rilascio di tutti gli ostaggi. Fin dall’inizio, abbiamo chiesto il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco permanente a Gaza”. Poi ha proseguito: ” Cari amici, Ogni anno in questo giorno, ci riuniamo per celebrare la liberazione di Auschwitz-Birkenau. Piangiamo i sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori, mentre cercavano di distruggere un intero popolo.

Siamo addolorati per i Rom e i Sinti, anch’essi presi di mira dal genocidio, per le persone con disabilità, per le persone LGBTIQ+ e per tutti coloro che sono stati ridotti in schiavitù, perseguitati, torturati e uccisi. Siamo al fianco delle vittime, dei sopravvissuti e delle loro famiglie. E rinnoviamo la nostra determinazione a non dimenticare mai: Non dimenticare mai le atrocità che hanno “oltraggiato la coscienza” dell’umanità. E non dimenticare mai le loro putride fondamenta: millenni di odio antisemita, manifestatosi in marginalizzazione, discriminazione, espulsioni e omicidi”.

Guterres ha anche detto: “Il ricordo non è solo un atto morale. Il ricordo è un invito all’azione. Lasciare che l’Olocausto svanisca dalla memoria significherebbe disonorare il passato e tradire il futuro. Lo straordinario sopravvissuto ad Auschwitz, Primo Levi, che ha testimoniato tutto ciò che aveva visto e sopportato, ci ha esortato a incidere la conoscenza nei nostri cuori. E dobbiamo farlo. Conoscere la storia dell’Olocausto significa conoscere le profondità a cui può sprofondare l’umanità. Significa capire come i nazisti siano stati in grado di commettere i loro crimini atroci, con la complicità di altri. Ed è comprendere il nostro solenne dovere di parlare contro l’odio, di difendere i diritti umani di tutti e di rendere tali diritti una realtà. Cari amici, Dopo l’inferno dell’Olocausto, i paesi si sono uniti: Hanno creato le Nazioni Unite e la nostra Carta 80 anni fa, affermando il valore di ogni persona umana… Hanno adottato la Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio, per la quale dobbiamo un debito di gratitudine all’avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin… E hanno stabilito la Dichiarazione universale dei diritti umani, il fondamento di tutto il diritto internazionale sui diritti umani.

Come ha affermato uno dei redattori, il diplomatico e intellettuale libanese Charles Malik, la Dichiarazione era: “…Ispirata dall’opposizione alle dottrine barbare del nazismo e del fascismo”. La dignità di ogni membro della nostra famiglia umana è sancita in quel documento, che attinge da tradizioni di tutto il mondo. È una pura espressione della nostra comune umanità. E nei momenti bui rimane una luce splendente. Cari amici, Oggi, il nostro mondo è frammentato e pericoloso. Ottant’anni dopo la fine dell’Olocausto, l’antisemitismo è ancora tra noi, alimentato dalle stesse bugie e dallo stesso odio che hanno reso possibile il genocidio nazista. E sta aumentando. La discriminazione è diffusa. L’odio sta fomentando tutto il mondo. Uno degli esempi più chiari e preoccupanti è il cancro diffuso della negazione dell’Olocausto. Fatti storici indiscutibili vengono distorti, sminuiti e ignorati. Si stanno facendo sforzi per riformulare e riabilitare i nazisti e i loro collaboratori. Dobbiamo opporci a questi oltraggi. Dobbiamo promuovere l’istruzione, combattere le bugie e dire la verità.

E dobbiamo condannare l’antisemitismo ovunque e in qualsiasi momento si manifesti, così come dobbiamo condannare tutte le forme di razzismo, pregiudizio e bigottismo religioso che vediamo proliferare oggi. Perché sappiamo che questi mali appassiscono la nostra moralità, corrodono la nostra compassione e cercano di renderci ciechi alla sofferenza, aprendo la porta alle atrocità. Le Nazioni Unite lavorano da tempo per combattere l’antisemitismo, attraverso una vasta gamma di attività, tra cui i nostri programmi di sensibilizzazione sull’Olocausto. E abbiamo recentemente lanciato il nostro Piano d’azione sull’antisemitismo, raccomandando i modi in cui il sistema delle Nazioni Unite può migliorare ulteriormente tali sforzi. In questi giorni di divisione è ancora più importante: che ci aggrappiamo alla nostra comune umanità… E rinnoviamo la nostra determinazione a difendere la dignità e i diritti umani di tutti. Ognuno di noi ha un dovere. La storia dell’Olocausto ci mostra cosa può accadere quando le persone scelgono di non vedere e di non agire”.

Realizzazione della Beic a Milano, chiesti i domiciliari per gli architetti Boeri e Zucchi

Milano, 27 gen. (askanews) – La Procura di Milano ha chiesto gli arresti domiciliari per gli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi, per presunta turbativa d’asta, nell’ambito dell’inchiesta per la realizzazione a Porta Vittoria della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic). Si tratta di un intervento finanziato attraverso fondi del Pnrr i cui lavori dovranno concludersi entro il 2026. A firmare il progetto vincitore del concorso internazionale è stato un raggruppamento italiano guidato da Angelo Raffaele Lunati di Onsitestudio. A sceglierlo, a metà del 2022, è stata una commissione, presieduta da Boeri, membro rappresentante della Fondazione Beic, della quale faceva parte anche Zucchi, in rappresentanza del Comune di Milano.

“Sono sorpreso e molto turbato. Attendo con fiducia l’incontro con il Giudice per le indagini preliminari, allo scopo di poter finalmente chiarire la mia posizione” ha commentato Boeri.

“Il progetto – si legge tra le motivazioni della commissione giudicatrice, che ha svolto il lavoro di valutazione degli elaborati, selezionando 5 tra le 44 proposte progettuali arrivate per l’unico grado del concorso – risponde al contesto urbano, alla complessità del programma funzionale e ai valori di pregnanza formale e sostenibilità ambientale richiesti dal tema con una soluzione semplice e convincente da tutti i punti di vista”. L’obiettivo non è la creazione di una biblioteca tradizionale, dove custodire i tesori di una cultura già consolidata, piuttosto un “laboratorio per produrre cultura contemporanea”.

Platea Palazzo Galeano presente Le Piangenti di Marco De Sanctis

Lodi, 27 gen. (askanews) – Il pianto e la pioggia, l’elemento fisiologico e quello meteorologico, la reazione chimica e il territorio uniti nelle opere gemelle di Marco De Sanctis presentate a Lodi. Sabato 25 gennaio 2025 Platea Palazzo Galeano ha aperto il quinto anno di attivit espositiva dell’associazione con la mostra “Le Piangenti” di Marco De Santis. La mostra si sviluppa come un duplice intervento che coinvolge la vetrina di Palazzo Galeano in Corso Umberto I, dove esposta una nuova produzione su carta dedicata alle nuvole e il cortile della Biblioteca Laudense in via Fanfulla 2, a pochi passi dalla vetrina, che ospita una scultura della serie “Les Pleureuses” realizzata precedentemente dall’artista.

In occasione dell’inaugurazione della mostra l’associazione Argine ha presentato “Cheung” performance musicale del sound artist American Ghost Bird composta appositamente per comunicare con l’opera scultorea.

La curatrice indipendente e co-direttrice di Careof Milano Marta Cereda ha presentato ad Askanews il lavoro dell’artista: “La ricerca di Marco De Sanctis si nutre di evoluzioni della materia e dello scorrere del tempo. La sua tecnica sempre sperimentale, nel senso che lavora con i materiali, spesso inventando sia il mezzo espressivo sia la tecnica che poi vediamo realizzata e compiuta nei suoi lavori”.

Marco De Sanctis ha proseguito descrivendo nel dettaglio il processo di realizzazione: “Si tratta di due opere che sono presentate oggi. Una La Piangente, la scultura del Laoconte, ripresa e rifatta in bronzo con queste corna di agave, che non sono nient’altro che un escamotage: la pioggia viene convogliata nelle orbite oculari e reagendo fa lacrimare verde rame. Dopo un anno ho pensato bene di rifare la stessa cosa dipingendo delle nuvole con gli ossidi di rame. Ho preso delle patine a freddo, si tratta di nitrati e solfati di rame mescolati con altre soluzioni supersature di salgemma e le ho acquerellate su carta, soffiandogli sopra delle polveri di bronzo della cesellatura delle sculture che avevo fatto. Tautologicamente e anche poeticamente volevo chiudere questo rapporto tra la pioggia e le lacrime delle sculture e riproporre le nuvole”.

Marta Cereda ha concluso puntando l’attenzione sul rapporto dell’artista con la citt di Lodi, come di consueto alla base della prima esposizione dell’anno dell’associazione Platea Palazzo Galeano: “La mostra Le Piangenti di Marco De Santis si collega al territorio del Lodigiano per ragioni diverse. La prima anagrafica, nel senso che De Santis nasce a Milano, ma prima di trasferirsi a Bruxelles, ha vissuto a lungo a Lodi, quindi un territorio che conosce bene e ha ben frequentato. La seconda ragione che questa mostra con le sculture e con l’opera su carta trasferita su tela si nutre della pioggia di Lodi, dell’umidit di Lodi, del clima atmosferico di Lodi che ne ha modificato e ne modificher l’evoluzione”.

Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa main partner dell’associazione Platea Palazzo Galeano.

Mps in Borsa cede -2%: sconto Ops si amplia all’11%, domani cda Mediobanca

Milano, 27 gen. (askanews) – Mps e Mediobanca sorvegliate speciali a Piazza Affari, al secondo giorno di test sui mercati dopo l’Ops annunciata all’alba di venerdì dall’istituto senese su Piazzetta Cuccia e che sabato ha ricevuto la benedizione della premier Giorgia Meloni (“Un’operazione di mercato, bene se nascesse il terzo polo”). Il titolo Mps ha continuano a flettere, chiudendo a 6,362 euro (-2%), mentre Mediobanca, dopo i forti rialzi della vigilia, ha guadagnato lo 0,18% a 16,5 euro. Le 2,3 azioni che Mps offre per ogni azione di Piazzetta Cuccia valgono così oggi 14,6326 euro contro il prezzo implicito di 15,992 euro dell’Ops, portando l’offerta carta contro carta a sconto dell’11,3%.

Mediobanca ha convocato ufficialmente il cda per domani mattina per avviare l’esame dell’offerta. L’Ops, non concordata, sarà considerata ostile. La riunione sarà la prima occasione per il board – dove siedono due consiglieri indicati dalla Delfin della famiglia Del Vecchio – per un confronto sull’operazione e iniziare a valutare le possibili contromosse, considerati i vincoli della passivity rule.

Intanto, le banche d’affari restano perplesse sull’operazione e nei report odierni hanno continuato a sottolinearne i possibili rischi. “Sebbene i numeri presentati da Mps creino valore sulla carta, riteniamo riteniamo che i rischi di esecuzione e la potenziale perdita di ricavi, dovuta all’interruzione del franchising di Mediobanca nel settore del wealth e dell’investment banking in caso di fusione, mettano a rischio l’utilizzo completo delle DTA previste”, hanno scritto gli analisti di Morgan Stanley.

“Per quanto riguarda le sinergie sui ricavi – ha sottolineato Barclays -, comprendiamo gli angoli di cross-selling menzionati da Mps, ma d’altro canto potrebbero esserci anche sinergie negative, derivanti dal cambio di controllo e dall’impatto che questo ha sui key manager di CIB o sui Financial Advisor per la divisione WM”. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, l’offerta “rappresenta un cambiamento significativo degli investimenti di Mps, precedentemente incentrati sull’impiego di capitale per acquisizioni bolt-on o per aumentare le distribuzioni. Questa inversione di rotta strategica introduce incertezza e può avere un impatto negativo sulla valutazione di Mps”. Inoltre, scrivono, “il potenziale di interruzione delle attività all’interno delle divisioni CIB e WM di Mediobanca rappresenta un rischio per il raggiungimento delle sinergie”.

Hsbc ha sottolineato come i due modelli di business diversi sollevino punti interrogativi sui benefici. “L’operazione – si legge nel report odierno – era la meno prevedibile tra le banche italiane, visti i diversi modelli di business delle due banche. Questo ci fa dubitare del livello di sinergie potenziali annunciate, anche in considerazione del rischio di interruzione del franchise CIB di Mediobanca”. Equita, infine, ha alzato il target price di Mediobanca a 18,6 euro e, pur sottolineando come il progetto sia “innovativo e ambizioso”, ha ribadito i rischi potenziali di “dis-sinergie” che potrebbero comportare una diluizione delle caratteristiche distintive di Mediobanca, “rendendo meno visibile l’effettiva creazione di valore”. Il premio offerto, inoltre, “appare modesto, in particolare considerando il ridotto appeal speculativo delle azioni Mps e l’assenza di una componente cash nell’offerta”.

Ad Auschwitz-Birkenau la cerimonia per l’80esimo anniversario della liberazione

Roma, 27 gen. (askanews) – Ad Auschwitz-Birkenau la cerimonia per l’80esimo anniversario della liberazione del famigerato lager di sterminio nazista. Marian Turski, storico e giornalista polacco sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau, ha preso la parola per primo, davanti a un folto pubblico tra cui il presidente francese Emmanuel Macron, il capo dello Stato ucraino Volodymyr Zelensky, re Carlo III, il presidente Italiano Sergio Mattarella e anche il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier.

“Non abbiamo paura di convincerci che possiamo risolvere i problemi tra vicini”, ha detto Turski. “Per secoli abbiamo imparato a convivere, a costruire le nostre case gli uni fra gli altri. Tutto l’odio, tutto l’incitamento all’odio ha portato a conflitti armati tra popoli e gruppi etnici vicini”, ha aggiunto.

“Non bisogna avere affatto paura. Vediamo nel mondo contemporaneo, oggi e adesso, un enorme aumento dell’antisemitismo. Questo è proprio l’antisemitismo che ha portato all’Olocausto”, ha detto ancora fra gli applausi Marian Turski.

Le luci del nord, tra foreste, visioni e sogni sul clima

Basilea, 27 gen. (askanews) – Le foreste boreali come soggetto di pittura, ma, soprattutto, come occasione per riflettere sulla natura e sul nostro rapporto con essa, anche attraverso un ambiente lontano dalla nostra esperienza, ma carico di una forza che tanto universale quanto intima. La Fondazione Beyeler di Basilea ha inaugurato la mostra “Luci del nord”, che presenta dipinti di paesaggio eseguiti tra il 1880 e il 1930 da artiste e artisti scandinavi e canadesi.

“Non c’ una sola luce del nord – ha detto ad askanews Sam Keller, direttore della Fondazione Beyeler – per questo la mostra intitolata Northern Lights, al plurale. Ci sono cos tante luci del Nord, molto diverse dalla luce mediterranea o anche da quella delle Alpi che noi conosciamo. Pensiamo ovviamente all’aurora boreale, ma anche ad altri fenomeni luminosi, come la lunga estate di sole oppure il freddo inverno buio. Pensiamo ai riflessi sulla neve, nei laghi, nelle cascate, nei fiumi.”.

In questa pluralit di visioni si innesta la sensazione di una relazione con l’incommensurabile, ma anche la possibilit di una presenza umana inattesa e soprattutto di una pittura che cambia le prospettive. Come accade, per esempio, nella sala dedicata ad Edvard Munch, dove le foreste ospitano sia dei vampiri sia i cieli infuocati che abbiamo imparato a conoscere nelle opere pi celebri del pittore norvegese. “Ci sono tante luci diverse e ci sono anche tante emozioni diverse nelle opere – ha aggiunto Keller – e questo uno dei tanti elementi che ci hanno affascinato in questa mostra”.

Oltre a Munch l’altra artista di fama internazionale in mostra Hilma af Klint, mentre gli altri nomi sono poco conosciuti fuori dai loro Paesi e questo conferisce un elemento imprevisto e interessate all’esposizione. Che trova anche una sterzata verso il contemporaneo con una installazione digitale che la Fondazione ha commissionato all’artista danese Jakob Kudsk Steensen, intitolata “Boral Dreams”

“Quest’opera – ci ha spiegato – nata da due mesi che ho trascorso nella Marcell Experimental Forest nel nord del Minnesota quest’estate: qui si stanno creando le condizioni degli ambienti del futuro e io ho registrato suoni, ho preso dei campioni digitali e altri elementi e ho creato una sorta di videogame, un modo virtuale che immagina il domani delle foreste boreali. Quello che voglio fare con quest’opera analizzare i cambiamenti che avverranno nel clima, ma anche come queste condizioni mutate cambiano il nostro modo di dormire e di sognare”.

Le luci del nord, insomma, arrivano anche nella nostra vita e perfino nel nostro subconscio. Tutto in fondo si connette, soprattutto se di mezzo ci sono la natura e l’arte.

I Baustelle festeggiano 25 anni di carriera live nei palazzetti

Milano, 27 gen. (askanews) – Le sorprese che ci riservano i Baustelle per questo 2025 non sono finite: per coronare i loro 25 anni di carriera l’iconico gruppo composto da Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi tornerà live con due speciali feste finali nei palazzetti di Roma e Milano – organizzate da Vivo Concerti – a coronare questo 2025. Nell’attesa delle date estive, appuntamento il 5 dicembre a Roma – Palazzo dello Sport e il 12 dicembre ad Assago (MI) – Unipol Forum per concludere in maniera gloriosa un 2025 di cui i Baustelle saranno protagonisti.

La capacità dei Baustelle di evolversi senza mai tradire il sound originale che li ha resi celebri rende questo anniversario un momento speciale da celebrare insieme al loro pubblico. Queste due date di Milano e Roma saranno un momento importante per celebrare non solo i 25 anni di carriera ma anche per concludere un anno importante per la band, che con l’uscita del singolo Spogliami per BMG ha inaugurato un nuovo capitolo che proseguirà con l’uscita del nuovo album El Galactico, prevista il 4 aprile.

I biglietti per queste due date evento saranno disponibili online da martedì 28 gennaio alle ore 14:00 e nei punti vendita autorizzati da domenica 2 febbraio alle ore 14:00. Info e biglietti sono disponibili su vivoconcerti.com. Media Partner dei due appuntamenti previsti nei palazzetti è Radio Capital.

L’album El Galactico è disponibile in pre-order in formato vinile colorato numerato limited edition con alternative cover in esclusiva Amazon, vinile colorato numerato limited edition con original cover disponibile ovunque e in formato CD. L’artwork del nuovo album verrà presto svelato, nell’attesa la band ha rivelato la copertina del vinile limited edition.

L’album El Galactico è anticipato dal singolo Spogliami che vuole essere un inno al cambiamento, alla trasformazione, alla diversità. Scritto da Francesco Bianconi, Diego Palazzo e Federico Nardelli e prodotto da quest’ultimo insieme a Francesco Bianconi, il brano – accompagnato dal videoclip che anticipa l’atmosfera di questa nuova fase della band – è caratterizzato da un sound solare, elettrico e teso, ispirato alla California degli anni Sessanta ed esprime un desiderio di purificazione e rottura.

Oltre a questi due live nei palazzetti, i Baustelle hanno già dato appuntamento dal vivo in grande stile al loro pubblico con El Galactico Festival che si terrà l’1 e il 2 giugno a Firenze sul palco dell’Anfiteatro Delle Cascine Ernesto de Pascale, lì dove tutto è cominciato.

Durante El Galactico Festival – prodotto e organizzato da Vivo Concerti – il primo festival ideato, scritto e diretto dalla band, i Baustelle si esibiranno insieme ad ospiti a sorpresa con una scaletta unica e irripetibile per ciascuna giornata. L’1 giugno saliranno sul palco del festival Emma Nolde, i Neoprimitivi, Matteo Bordone & Daniela Collu con un podcast live e infine Pierpaolo De Sanctis (Four Flies Records DJ Set). Il 2 giugno invece gli artisti presenti saranno Marta Del Grandi, i Delicatoni, Stefano Nazzi con una speciale puntata di Indagini e Bassolino per il Dj Set. Info e biglietti per El Galactico Festival sono disponibili su vivoconcerti.com

El Galactico Festival – in collaborazione con il Post – è organizzato anche grazie al sostegno di Shaft. Lungarno è Local Media Partner del Festival e Controradio è la Local Radio Partner.

Shoah, Conte: lezione attuale. No a odio, segregazione, oppressione

Roma, 27 gen. (askanews) – “Non dimenticare il dramma dell’Olocausto, ma anche rinnovare l’impegno quotidiano contro ogni discriminazione e manifestazione di intolleranza”. Lo dichiara in una nota il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte.

“La Giornata della memoria – spiega l’ex presidente del Consiglio – è un momento di profondo raccoglimento che ci spinge a tramandare la testimonianza di chi, sopravvissuto alla barbarie nazifacista, ancora oggi lotta per scongiurare che una simile tragedia possa ripetersi”.

“In questa giornata si leva alto il monito affinché ogni fenomeno di violenza e prevaricazione venga combattuto con la più forte determinazione. È una lezione quantomai attuale – conclude Conte – che ci induce a contrastare chi continua ad alimentare politiche di odio, di segregazione e di oppressione”.

Alice nella Città, 700 ragazzi al cinema per "La farfalla impazzita"

Roma, 27 gen. (askanews) – In occasione del Giorno della Memoria, Alice nella città ha organizzato una proiezione speciale del film TV “La farfalla impazzita”, che racconta la storia straordinaria e toccante di Giulia Spizzichino, ebrea romana sopravvissuta alle atrocità naziste e protagonista di una coraggiosa battaglia per la giustizia. L’evento si è svolto al Cinema Adriano di Roma e ha coinvolto oltre 700 studenti delle scuole del Lazio in un momento di profonda riflessione e confronto sul valore della memoria.

Presenti all’incontro Fabia Bettini, co-direttrice di Alice nella città, il regista Kiko Rosati, l’attrice Elena Sofia Ricci, che ha interpretato con straordinaria intensità il ruolo di Giulia Spizzichino, il direttore di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, Matteo Levi produttore di 11 Marzo Film, Alberto Negrin regista del documentario sul vero processo al criminale nazista Erich Priebke, Antonella Di Castro, Vice Presidente e Assessore alla cultura Comunità Ebraica di Roma, Marco Sbarrini, il vero figlio di Giulia Spizzichino, e Franca Spizzichino, la vera sorella di Giulia Spizzichino.

Il film, che andrà in onda su Raiuno il 29 gennaio in prima serata, ripercorre la vita di Giulia Spizzichino, segnata dal lutto e dal dolore per la deportazione e l’uccisione della sua famiglia durante la Shoah. Mezzo secolo dopo, la sua determinazione la porta a lottare per l’estradizione e la condanna di Erich Priebke, l’ufficiale nazista coinvolto nella strage delle Fosse Ardeatine.

Kiko Rosati, regista del film, ha raccontato l’intensità emotiva e la responsabilità di rappresentare una vicenda così profonda: “Avvicinarsi a una storia del genere significa muoversi su due piani: da un lato la ricostruzione storica, dall’altro la dimensione umana, quella più intima, che ci ha spinto a restituire il senso del dolore e del coraggio di Giulia”.

Elena Sofia Ricci, protagonista del film, ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria: “Giulia Spizzichino era il dolore incarnato, una donna congelata in una sofferenza che non l’ha mai abbandonata. Raccontare la sua storia significa ricordare le atrocità della Shoah e rinnovare l’impegno a non permettere che simili orrori si ripetano. È fondamentale che i giovani comprendano che la vita umana, indipendentemente da provenienza, religione o colore della pelle, è sacra. La memoria è un’arma potente contro la disumanizzazione e l’indifferenza”.

Marco Sbarrini, figlio di Giulia Spizzichino, ha raccontato l’emozione di vedere la storia di sua mamma portata sul grande schermo: “Vedere Elena interpretare mia madre è stato impressionante, perché Elena, anche negli audiovisivi finali, sembrava praticamente identica a lei. È fondamentale, per ognuno di voi, andare alle fonti, scavare, informarsi e vedere film o ricostruzioni storiche come questa per comprendere davvero cosa è accaduto nella storia ed evitare che simili tragedie si ripetano”.

“È la prima volta che si racconta un grande personaggio femminile in modo così realistico, mettendo in evidenza la sua forza – ha dichiarato Fabia Bettini -. Questa è una storia che parla di giustizia, ma soprattutto del coraggio di una donna che, pur di ottenerla, ha affrontato una violenza enorme, una violenza che non era solo fisica ma anche emotiva. Giulia Spizzichino – ha aggiunto Fabia Bettini -. non viveva realmente, ma sopravviveva, portando dentro di sé il peso di una ferita che non si rimarginava. La violenza che ha subito l’ha privata di tutto: dei suoi cari, dei suoi sentimenti, dei suoi sogni. È una violenza che svuota, che sottrae, che annulla tutto ciò che una persona ha dentro. Raccontare una donna come Giulia Spizzichino significa affrontare il dolore puro, il dolore incarnato, di una persona cristallizzata nel passato e segnata per sempre dalla perdita dei suoi familiari”.

L’iniziativa si inserisce nel programma del percorso “Scelte di classe” di Alice nella città, vincitore del bando nazionale di cinema per la scuola, per promuovere il dialogo tra cinema e società, sensibilizzando le nuove generazioni attraverso storie che stimolano il confronto e la riflessione.

Nato, Rutte: "vitale" continuare a sostenere l’Ucraina

Milano, 27 gen. (askanews) – “Vitale” continuare a sostenere l’Ucraina. Lo ha detto il segretario generale Mark Rutte dal Portogallo. “Oggi abbiamo discusso della situazione della sicurezza in Europa: la Russia sta cercando di destabilizzare i nostri Paesi e sta mettendo a dura prova la resilienza delle nostre società”. Rutte in Portogallo aveva in agenda incontri con il presidente del Paese, Marcelo Rebelo de Sousa, il Primo Ministro, Luis Montenegro, il Ministro di Stato e degli Affari Esteri, Paulo Rangel, e il Ministro della Difesa, Nuno Melo.

A Lisbona le discussioni si sono concentrate sulle sfide alla sicurezza dell’Europa, in particolare sulle azioni destabilizzanti della Russia, tra cui tentati omicidi, attacchi informatici e sabotaggi, nonché sulla sua guerra contro l’Ucraina. È stato sottolineato il sostegno della Nato all’Ucraina, con i contributi del Portogallo evidenziati, come l’addestramento allo sminamento e un impegno finanziario significativo. E “mentre affrontiamo la minaccia russa, (il Portogallo) deve anche affrontare le sfide che provengono dal vicinato meridionale, e anche le opportunità che provengono dal vicinato meridionale”, ha dichiarato Rutte.

“La Nato è forte oggi” ha poi sottolineato Rutte, per aggiungere. “Per mantenere forte la NATO, dobbiamo, tuttavia, continuare ad adattarci e garantire la nostra sicurezza in futuro. Dobbiamo anche intensificare i nostri sforzi ora, il che significa anche che dobbiamo spendere di più per la nostra difesa e siamo lieti dei recenti aumenti della spesa per la difesa del Portogallo”, ha dichiarato il segretario generale della Nato. Ma l’attualità continua purtroppo ad offrire nuovi spunti di preoccupazione per la sicurezza. “Proprio ieri, abbiamo assistito a un altro incidente nel Mar Baltico con l’interruzione di un cavo che collega Lettonia e Svezia” ha detto Rutte.

Rutte è inoltre tornato sulla necessità di un innalzamento della spesa in difesa da parte dei Paesi Nato. “La buona notizia è che attraverso la missione Baltic Sentry le navi e gli aerei della Nato stanno operando insieme ai nostri alleati là, consentendo una risposta rapida e coordinata. La NATO è forte oggi. Per mantenere forte la Nato, dobbiamo tuttavia continuare ad adattarci e a garantire la nostra sicurezza in futuro. Dobbiamo anche aumentare i nostri sforzi ora. Ciò significa anche che dobbiamo spendere di più per la nostra difesa”, ha aggiunto Rutte.

Shoah, Crosetto:immane tragedia, oggi echi in tanti popoli calpestati

Roma, 27 gen. (askanews) – “Oggi, 27 gennaio, ricordiamo le vittime della Shoah. Un capitolo terribile, tragico e devastante che ha segnato la storia del Novecento ma che, anche in questo secolo e in tutti quelli a venire, non potremo e non dovremo mai dimenticare. Perché coltivare, come diceva Primo Levi, scrittore torinese a me caro, deportato ad Auschwitz e da quel luogo di morte fortunosamente scampato, ‘il vizio della memoria’, è il solo modo che abbiamo per combattere il male”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che si trova a Gedda per incontri istituzionali e per l’ultima tappa della nave Vespucci.

“Ieri, durante la seconda guerra mondiale, quel male si è tradotto nello sterminio, scientifico e sistematico, di sei milioni di persone, la cui sola colpa era quella di appartenere al popolo e alla religione ebraica. Oggi – ha aggiunto Crosetto – echi di quella immane tragedia, si vedono in tanti popoli e nazioni i cui diritti vengono calpestati e vilipesi. Ricordare è il solo, l’unico modo, che tutti noi abbiamo, in qualità di semplici esseri umani, prima ancora che di persone impegnate in responsabilità istituzionali, affinché quella tragedia disumana e quella terribile ferita al cuore dell’umanità, non possa e non debba mai più ripetersi”.

“Ma il Giorno della Memoria non è solo un momento per il ricordo – ha sottolineato Croseto – è un invito a riflettere sui valori della pace, del diritto dei popoli e degli stati, della libertà e della dignità umana. Principi e valori che dobbiamo difendere ogni giorno, come se fosse la nostra ultima, definitiva, battaglia. In un mondo sempre più sofferente e angosciato da guerre, conflitti e divisioni, è fondamentale ricordare che la libertà dei popoli e delle nazioni non é mai un fatto scontato. Ma una realtà e una verità che va conquistata, e riconquistata, ogni giorno. La vita, la libertà, i diritti costituzionali di ogni uomo, a partire dal suo diritto fondamentale, l’habeas corpus, il rispetto reciproco, rappresentano la nostra ‘religione laica’. Diritti e doveri che, per tutti noi, sono cruciali, definitivi, irrinunciabili. E non possiamo mai darli per scontati. Non possiamo permettere che i nostri figli considerino la pace, la democrazia, la libertà, come dati di fatto acquisiti solo perché, grazie al sacrificio dei nostri anziani, dei nostri nonni, di tante generazioni che, prima di noi, sono morti e hanno sofferto per ristabilire la libertà, la democrazia, il diritto, non hanno sofferto la guerra, la morte, il dolore, le privazioni. Ecco perché non dobbiamo mai perdere la memoria, ma anzi, coltivarla ogni giorno, e onorare chi è caduto anche per noi. Il nostro compito, quello di nani sulle spalle di giganti, è uno solo: insegnare l’impegno, il sacrificio e la responsabilità alle nuove generazioni”.

“La guerra in Ucraina, la crisi in Medio Oriente e la tregua – ancora fragile – a Gaza, sono tragedie che dobbiamo sentire, ogni giorno, sulla nostra pelle, come se fossero tutte nostre. Tragedie – ha aggiunto il ministro della Difesa – che ci chiedono interventi urgenti, coerenti e approcci condivisi con chi vive questi conflitti e drammi sulla sua pelle. A tutti i reduci, i sopravvissuti e i testimoni della Shoah va, oggi, come ogni giorno, il mio commosso e partecipe pensiero. Ecco perché, proprio a causa del drammatico contesto in cui viviamo, l’Italia – anche grazie al contributo della Difesa – continua a impegnarsi per la pace, per la cooperazione internazionale e per il pieno rispetto dei diritti umani. Sono, siamo consapevoli, tutti noi, militari e civili, che nessuna nazione può affrontare le sfide che ci attendono da sola”.

“Personalmente, oggi vivo con profonda e intensa partecipazione e commozione questa giornata così importante, a bordo dell’Amerigo Vespucci. Una nave della nostra Marina Militare, che è il nostro vanto e il nostro orgoglio. Si tratta di un veliero, “la nave più bella del Mondo”, che nel suo lungo e straordinario giro di intorno al mondo, si è resa, ogni giorno, ambasciatrice dei valori italiani, della nostra cultura, storia, tradizione, umanità. Un pezzo di Italia che, ancor prima di rientrare in Mediterraneo, quest’anno ha unito, nel suo viaggio, 5 continenti, 30 paesi e 35 porti. Un veliero, una nave e un messaggio che voleva e vuole ‘unire’ tutti i popoli e le nazioni, non dividerli. E’ questo l’approccio dell’Italia e della Difesa: costruire i presupposti per scoraggiare chi vuol dividere e, allo stesso tempo, unire, collegare, creare ponti. A maggior ragione, proprio oggi – nel Giorno della Memoria – rinnoviamo il nostro impegno non solo per noi stessi, ma per tutte le generazioni future. La memoria, il ricordo, la storia, anche la più luttuosa e drammatica, ci obbligano a non dimenticare mai che la pace, la libertà e la giustizia sono diritti che devono essere continuamente conquistati e difesi. Perché noi, come italiani e come Italia, non vogliamo e non dobbiamo dimenticare”, ha concluso Crosetto.

"E vi cerco ancora", Fulvio Solms racconta il destino dei nonni ebrei

Roma, 27 gen. (askanews) – Quando il ricordo della Shoah passa alle seconde generazioni. Con “E vi cerco ancora” (edizioni Minerva, 2024) lo scrittore e giornalista Fulvio Solms ripercorre la storia e il destino dei nonni ebrei tedeschi attraverso lettere, testimonianze, documenti e un lungo viaggio che lo ha portato in tre diversi continenti. Giovedì 30 gennaio, nell’ambito degli appuntamenti dedicati alla Giornata della Memoria, Fulvio Solms sarà al Goethe-Institut a Roma per presentare – alle 19 all’Auditorium di via Savoia 15 – il suo libro e testimoniare la faticosa e necessaria ricerca sulla sua famiglia, divisa e in parte distrutta dalla Germania nazista. Un evento in collaborazione con Biblioteca Europea, Istituto Storico Germanico di Roma, Fondazione Museo della Shoah e Minerva.

Solms, testimone di seconda generazione della Shoah, ci racconterà la vicenda dei suoi nonni, un industriale tessile e sua moglie, ebrei di Berlino, depredati dei loro beni per essere poi deportati e uccisi a Lódz. Il libro narra la vicenda del figlio che spostatosi in Italia dove vivrà per dieci anni da fuggiasco, intuirà la terribile sorte dei suoi genitori solo dopo la fine della guerra, da tre parole su un documento ricevuto della Croce Rossa: “Deportati a Lódz”. Divenuto padre racconterà pochissimo a suo figlio (l’autore del libro, Fuvio Solms, ndr), per proteggerlo dall’orrore e lenire dentro di sé dolore e senso di colpa. “Cerco di non pensare”, rispondeva al figlio che gli chiedeva se si sentisse più italiano o più tedesco, e in quale lingua formulasse i suoi pensieri. Una cortina protettiva che ha funzionato per diversi anni, ma che ha ceduto improvvisamente quando il figlio, divenuto adulto, ha perso suo padre. A quel punto ha avvertito con forza la necessità di scoprire tutto sulla fine dei nonni. Anni di ricerca lo hanno portato nei luoghi più significativi della vicenda: Berlino, Stettino, Lódz, Chelmno.

E poi l’Italia, tra la Calabria, Bari e Roma. E ancora la Cina, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna. Sono stati interpellati testimoni, scovati documenti sul web e recuperati due libri sequestrati dai nazisti nel corso della deportazione: uno di essi è risultato rivelatore.

Fulvio Solms è nato nel dicembre del 1958 a Bari. Ha svolto l’intera carriera nel Corriere dello Sport, occupandosi di tutti gli sport alternativi al calcio. Il primo amore è stato il rugby, cui è seguito il passaggio al mondo dei motori: negli anni Ottanta i rally e in breve tempo la Formula 1, che lo ha portato a raccontare i gran premi da inviato in tutto il mondo. Responsabile anche degli sport invernali, ha seguito sette edizioni delle Olimpiadi, oltre alla Coppa del Mondo di sci alpino. Questo libro, in cui svela un’intensa vicenda familiare e la sorprendente ricerca storica che l’ha fatta emergere, segna il suo primo sconfinamento dallo sport.

Medio Oriente, Tajani: presto invieremo i nostri carabinieri al valico di Rafah

Bruxelles, 27 gen. (askanews) – “La notizia positiva è che ci sarà una missione militare europea di polizia al valico di Rafah”, nella Striscia di Gaza, “in cui ci sarà una presenza dei nostri carabinieri”, che partiranno “prossimamente”. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando alla stampa al suo arrivo al Consiglio Affari esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles.

I contingenti dei paesi europei, ha continuato Tajani, “partiranno tutti insieme dall’Italia con un volo delle nostre Forze armate, e quindi andranno a presidiare Il valico di Rafah e questo. E’ molto importante un impegno europeo, come abbiamo sempre chiesto, e anche un impegno dei nostri carabinieri, che sono sempre stati presenti, prima a Gerico, e adesso saranno ancora presenti” a Rafah.

Inoltre, nella Striscia di Gaza “probabilmente andranno ancora altri carabinieri. La richiesta fatta dalla precedente amministrazione americana per la formazione della polizia dell’Autorità nazionale palestinese era di circa 200 uomini; ne ho parlato ieri anche – ha riferito il ministro degli Esteri – con il nuovo segretario di Stato Usa Marco Rubio. Vedremo cosa si farà”.

“L’Italia – ha sottolineato Tajani – è pronta a essere sempre più presente in Medio Oriente da un punto di vista politico, ma anche con una presenza dei nostri militari in Palestina, adesso al valico di Rafah, e poi anche confermando la nostra presenza con l’Unifil in Libano, e con la missione bilaterale di formazione delle Forze Armate libanesi.

Shoah, Liliana Segre: l’antisemitismo che c’è sempre stato oggi è manifesto. Senza testimoni richio oblio

Roma, 27 gen. (askanews) – “Tornata da Auschwitz ho scelto il silenzio, perché mi rendevo conto dell’incapacità o dell’indifferenza di capire la tragedia del sopravvissuto, che rientrava nel mondo in cui voleva vivere dopo la guerra. Perché mi sono decisa a parlare compiuti i 50 anni? Perché mi rendevo conto che il mondo stava cambiando e quello che rimaneva sempre uguale era l’antisemitismo. Oggi è manifesto, ma c’è sempre stato, solo che non era possibile parlarne nei termini sfacciati, vergognosi, disgustosi di oggi”. Lo ha detto Liliana Segre, senatrice a vita, nella video-intervista con Marco Vigevani, presidente Comitato Eventi Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, diffusa sui social.

“Io sono di natura pessimista e questo certamente non aiuta in questo mio giudizio ma sono così sicura dentro di me che una volta spariti, e ormai manca poco, gli ultimissimi superstiti e quando sarà finita la generazione dei figli dei superstiti, e dei nipoti forse, man mano che il tempo passerà, sia per la questione di come è stato finora sia per le falsità che verranno dette, così come in 1984 di Orwell, che secondo me dovrebbe essere adottato nelle scuole”, ha detto ancora. “Ci sono degli interessi superiori per cui è bene dimenticare una certa cosa, non parlarne più finché poi non esiste più. Rimane una riga, una sola data, magari approssimativa, e poi col passare del tempo neanche più quella”, ha sottolineato.

“Quando sono entrata in Senato, spaventata da quel contesto, ho pensato che se avessi potuto lasciare un’eredità etica, morale, storica, umana, ne sarebbe valsa la pena. Oggi presiedo una commissione che ha nel suo titolo ‘Contro l’istigazione all’odio’, al razzismo, all’antisemitismo. Ma servirà davvero? Ci sarà qualcuno, dopo di me, che raccoglierà questa piccola eredità morale? O finirà con me?”, ha proseguito Segre.

Shoah, Liliana Segre: l’antisemitismo che c’è sempre stato oggi è manifesto. Senza testimoni richio oblio

Roma, 27 gen. (askanews) – “Tornata da Auschwitz ho scelto il silenzio, perché mi rendevo conto dell’incapacità o dell’indifferenza di capire la tragedia del sopravvissuto, che rientrava nel mondo in cui voleva vivere dopo la guerra. Perché mi sono decisa a parlare compiuti i 50 anni? Perché mi rendevo conto che il mondo stava cambiando e quello che rimaneva sempre uguale era l’antisemitismo. Oggi è manifesto, ma c’è sempre stato, solo che non era possibile parlarne nei termini sfacciati, vergognosi, disgustosi di oggi”. Lo ha detto Liliana Segre, senatrice a vita, nella video-intervista con Marco Vigevani, presidente Comitato Eventi Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, diffusa sui social.

“Io sono di natura pessimista e questo certamente non aiuta in questo mio giudizio ma sono così sicura dentro di me che una volta spariti, e ormai manca poco, gli ultimissimi superstiti e quando sarà finita la generazione dei figli dei superstiti, e dei nipoti forse, man mano che il tempo passerà, sia per la questione di come è stato finora sia per le falsità che verranno dette, così come in 1984 di Orwell, che secondo me dovrebbe essere adottato nelle scuole”, ha detto ancora. “Ci sono degli interessi superiori per cui è bene dimenticare una certa cosa, non parlarne più finché poi non esiste più. Rimane una riga, una sola data, magari approssimativa, e poi col passare del tempo neanche più quella”, ha sottolineato.

“Quando sono entrata in Senato, spaventata da quel contesto, ho pensato che se avessi potuto lasciare un’eredità etica, morale, storica, umana, ne sarebbe valsa la pena. Oggi presiedo una commissione che ha nel suo titolo ‘Contro l’istigazione all’odio’, al razzismo, all’antisemitismo. Ma servirà davvero? Ci sarà qualcuno, dopo di me, che raccoglierà questa piccola eredità morale? O finirà con me?”, ha proseguito Segre.

Daniele Novara presenta "Mollami!", libro sull’educazione adolescenti

Roma, 27 gen. (askanews) – Mollami! Educare i figli adolescenti e trovare la giusta distanza per farli crescere”, il nuovo libro di Daniele Novara dedicato al mondo dell’adolescenza, uscirà il 28 gennaio, nel giorno della presentazione a Piacenza (presso la Galleria Biffi Arte). Seguiranno altri eventi di presentazione con l’autore Milano (18 febbraio) a Salerno (6 marzo) passando per Roma, Bologna, Udine, Verona, Bergamo, Pavia e tante altre città.

“Durante l’adolescenza i figli hanno bisogno di voi come genitori, in un momento in cui devono attraversare il passaggio fra l’infanzia e l’età adulta – afferma Daniele Novara, pedagogista e autore di best seller – Vi farò conoscere una nuova collocazione del vostro ruolo genitoriale, così ragazzi e ragazze ritroveranno un affidamento per la propria vita, per le sfide enormi e affascinanti che si trovano ad affrontare”.

Quelli dell’adolescenza sono anni che mettono alla prova sia i figli sia i genitori. Un’età che può togliere serenità in famiglia ma durante la quale si gettano le basi per aiutare le nostre ragazze e i nostri ragazzi a diventare adulti consapevoli.

Una guida preziosa per genitori ed educatori, uno strumento concreto per vivere l’adolescenza dei figli con la giusta distanza e serenità.

Fuoco israeliano nel sud del Libano, sale il bilancio delle vittime

Libano/ Libano: sale a 24 morti bilancio vittime fuoco israeliano Roma, 27 gen. (askanews) – Il bilancio delle vittime del fuoco israeliano che hanno colpito nel sud del Libano residenti mentre cercavano di tornare alle loro case, è salito a 24, mentre 134 persone sono rimaste ferite. Lo ha dichiarato lunedì oggi il ministero della Salute di Beirut.

Tra i morti ci sarebbero sei donne e tra i feriti ci sarebbero anche 14 donne e 12 bambini.

Ieri le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato che le truppe nel sud del Libano avevano sparato colpi di avvertimento contro “individui sospetti” che si avvicinavano alle loro posizioni, accusando il movimento sciita libanese Hezbollah.

Il nuovo programma espositivo di Platea Palazzo Galeano

Lodi, 27 gen. (askanews) – Claudia Ferrari, presidente dell’associazione Platea Palazzo Galeano, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Le piangenti”, personale di Marco De Sanctis, ha presentato la nuova programmazione espositiva per il 2025.

“Siamo al quinto anno di Platea Palazzo Galeano e inauguriamo con Marco De Santis, con un’opera che si relaziona con il territorio, come consuetudine per Platea iniziare l’anno. A seguire riprenderemo il palinsesto con l’artista leader e quattro giovani artisti. Quest’anno l’artista leader sar Margherita Moscardini, affiancata dalla curatrice Gabriella Kolandra con un ciclo che si intitola Nine Out of Ten Movie Stars Make Me Cry.

Sono molto contenta, anche perch quest’anno abbiamo selezionato la curatrice Bianca Basile per un programma educativo che coinvolger sia i ragazzi del liceo artistico Callisto Piazza che i bambini dai 4-10 anni. Poi c’ Buon compleanno, Platea! l’appuntamento annuale di Platea con i ragazzi del liceo artistico Callisto Piazza che vedr la citt coprirsi di manifesti. Quest’anno i ragazzi del liceo lavoreranno con il professor Luca Armigero e l’artista Marvin Gabriele Nwachukwu.

Parte in questi giorni il progetto in collaborazione con l’ASST di Lodi e l’artista Roberto Alfano che lavorer con U.O.N.P.I.A., l’unit di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, dedicato alle ragazze autistiche. Il risultato di questo workshop sar un video animato e una piccola pubblicazioni che verranno presentati il 2 aprile in occasione della Giornata dell’Autismo”.

Platea Palazzo Galeano un’associazione culturale nata a Lodi nel 2020 con lo scopo di promuovere l’arte in tutte le sue forme sul territorio locale con una prospettiva internazionale, sviluppando forme inedite di mecenatismo rivolte ai giovani talenti creativi che prevedono il coinvolgimento di artisti affermati e gallerie d’arte di primaria importanza. Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa main partner dell’associazione Platea Palazzo Galeano.

Mps-Mediobanca, Tajani: prevalga libero mercato. Ue: per Siena no vincoli

Bruxelles, 27 gen. (askanews) – Nelle operazioni sul settore bancario, “deve sempre prevalere il libero mercato”. E questo vale, in particolare, nel caso specifico della Ops (offerta pubblica di scambio) lanciata da Monte dei Paschi su Mediobanca. Lo ha detto alla stampa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles. “Sono stato il primo – ha ricordato – a dire che bisognava privatizzare la banca Monte Paschi di Siena. Mi hanno dato ragione e credo che si debba andare avanti. Non ho detto quando si deve fare, ma si deve assolutamente completare” l’operazione.

D’altra parte, la portavoce per la Politica di concorrenza della Commissione europea, rispondendo oggi a una domanda specifica di un giornalista, ha spiegato che “dal punto di vista del controllo delle fusioni, l’offerta di Mps nei riguardi di Mediobanca non deve essere notificata alla Commissione”, almeno non necessariamente. Perché, ha continuato, “come sempre, sta alle parti in causa valutare se la transazione debba essere notificata alla Commissione ai sensi delle regole Ue sulle concentrazioni”.

La portavoce ha precisato, inoltre, che “a seguito della cessione della maggior parte della partecipazione italiana in Mps, che ha portato alla perdita del controllo sulla banca” da parte del Tesoro, “Mps non è più vincolata al suo impegno di astenersi dalle acquisizioni, ai sensi della decisione della Commissione del 2022 sugli aiuti di Stato”. Questo “le consente di intraprendere le azioni aziendali che riterrà appropriate per perseguire i propri interessi aziendali”, ha concluso la portavoce, dopo aver ricordato che “la Commissione è in stretto e costruttivo contatto con le autorità italiane”.

“Io credo nel libero mercato – ha detto, da parte sua, Tajani – per qualsiasi operazione bancaria che si sia svolta in questi ultimi mesi. Sono sempre stato a favore delle privatizzazioni, non è una novità. Io ho una visione liberale e credo che lo Stato non debba possedere una banca”.

“Credo – ha continuato il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia – che lo Stato non debba intervenire nell’economia, se non dando delle regole, se non in caso di emergenza. Questa è la mia visione di leader di un partito liberale, la mia visione liberale dell’economia. Non credo che lo Stato debba possedere banche”, ha insistito.

A un giornalista che chiedeva se su questo sia d’accordo anche il ministero del Tesoro, che è ancora il primo azionista di Mps, Tajani ha replicato: “Ora il Tesoro non è parte prevalente. Io dico soltanto che tutto ciò che si muove in direzione del libero mercato è positivo. Il libero mercato, nella visione che noi abbiamo di economia sociale di mercato”, significa “che il mercato deve avere delle regole. Le istituzioni danno le regole. E se le scelte, anche in iniziative finanziarie, si svolgono nel rispetto delle regole, ben vengano”, ha concluso il ministro.

Pallavolo, morta Simonetta Avalle, storica allenatrice romana

Roma, 27 gen. (askanews) – E’ morta, all’età di 74 anni Simonetta Avalle. Figura storica della pallavolo italiana, colonna del volley laziale e figura di spicco a livello nazionale, è stata una tra le allenatrici più apprezzate del nostro movimento, sia per le sue doti tecniche, sia per quelle umane. Avalle ha legato gran parte della sua carriera a Roma, conducendo la squadra della capitale nella massima serie e poi alla vittoria della Coppa Cev. Conclusa la parentesi romana, Simonetta ha allenato anche a Reggio Calabria, Napoli, Firenze, Vicenza e Arzano. Oltre all’alto livello, va ricordato il lavoro con i giovani, l’allenatrice romana, infatti, ha guidato diverse società locali e soprattutto la selezione regionale femminile del Lazio. Simonetta, insieme al fratello Giovanni, è stata anche una grandissima tifosa delle nazionali azzurre, spesso in giro per il mondo la si poteva vedere sugli spalti a tifare Italia, come accaduto lo scorso anno quando seguì dal vivo ad Antalya e Macao i primi passi delle ragazze di Velasco nella VNL. Nemmeno la malattia degli ultimi mesi è riuscita a tenerla lontana dalla palestra, dimostrandosi come sempre gentile e disponibile a dispensare consigli, fino a questa notte quando un arresto cardiaco le è stato fatale.

Sinner rinuncia a Rotterdam: il mio corpo ha bisogno di riposo

Roma, 27 gen. (askanews) – Archiviati gli Australian Open, Jannik Sinner ha annunciato che non giocherà il torneo 500 di Rotterdam dove difende il titolo. “Dopo esserci consultati con il mio team, abbiamo dovuto prendere la difficile decisione di ritirarci dall’ABN AMRO Open. Il mio corpo ha bisogno di tempo per riposarsi dopo la lunga corsa in Australia”, ha detto Sinner Confermato invece l’appuntamento in Qatar dal 17 febbraio, con Sinner che volerà per la prima volta in carriera a Doha.

Tv, Cucina Social: il 27 e il 31 puntate chiudono la prima stagione

Roma, 27 gen. (askanews) – La prima stagione di Cucina Social si conclude con una settimana di appuntamenti su Cusano Media Play, dal 27 al 31 gennaio. Gloria Procopio accoglie ospiti unici che, tra ironia e creatività, porteranno ricette originali e momenti di grande divertimento. Scopri cosa ti aspetta nelle ultime puntate!

27 gennaio: Fuxtherapy e le tartellette al pistacchio La settimana si apre con Fuxtherapy, che porta in cucina la sua ironia e il suo estro creativo. Insieme a Gloria, preparerà delle irresistibili tartellette ripiene di crema al pistacchio. Tra battute e consigli, i due si sfideranno per decretare… chi realizzerà la tartelletta migliore?

28 gennaio: Marco Diso e il polpettone ripieno In questa puntata, Gloria si cimenta in cucina con Marco Diso, che confessa di non aver mai cucinato seriamente prima d’ora. Tra dubbi e risate, Marco proverà a preparare un polpettone ripieno, dimostrando che anche chi vive di pranzi fuori casa può mettersi ai fornelli. Riuscirà ad accendere da solo la piastra a induzione?

29 gennaio: Il Bugatti e il raviolone urlato Un appuntamento esplosivo con Cucina Social. Il Bugatti si unisce a Gloria per preparare un raviolone ripieno con tuorlo intero su vellutata di patate. Tra ricette cariche di pathos e momenti esilaranti, Gloria cercherà di far rilassare l’energetico ospite. Riuscirà nell’impresa?

30 gennaio: Fabrizio Galluzzo e i cestini di polenta La quarta puntata vede protagonista Fabrizio Galluzzo, il celebre “benzinaio di TikTok”. Insieme a Gloria, preparerà dei gustosi cestini di polenta farciti, ideali per stupire gli ospiti. Con il suo mix di semplicità e ironia, Fabrizio conquisterà tutti, scherzando anche sulla sua fisicità da influencer.

31 gennaio: un fan e il suo influencer preferito La prima stagione di Cucina Social si chiude con una puntata speciale: un fan avrà l’opportunità di cucinare con il suo influencer preferito. Chi sarà l’ospite misterioso? E quale ricetta porteranno in tavola? Prepariamoci a un gran finale pieno di emozioni e sorprese.

Meloni in Arabia "chiude" con il fascismo: complice abominio Shoah

Al-Ula, 27 gen. (askanews) – “L’abominio” della Shoah fu “una tragedia che non ha paragoni nella storia”, un piano condotto dal regime hitleriano “che in Italia trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni”. Giorgia Meloni è appena ripartita da Al-Ula, in Arabia Saudita, diretta in Bahrein quando Palazzo Chigi invia la nota in cui la premier commemora la Shoah, poi rilanciata sui social. E le parole della premier nella condanna del fascismo, “complice” di quella tragedia, sembrano particolarmente nette, anche rispetto al recente passato.

“L’antisemitismo – sottolinea – non è stato sconfitto con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz” e combatterlo “in tutte le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità di questo governo”, anche attraverso l’elaborazione della nuova Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo che fissa, assicura, “obiettivi e azioni concrete per contrastare un fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre società”.

Questa mattina, prima di ripartire da Al-Ula, Meloni aveva incontrato i giornalisti nel resort in cui alloggiava nel cuore di un’area desertica. La premier rispondendo ai cronisti ha respinto le accuse delle opposizioni, che l’hanno definita “incoerente” perché in passato aveva duramente attaccato per le violazioni dei diritti il regime saudita, compreso il principe bin Salman, che ieri ha incontrato in una giornata che ha portato a siglare accordi per dieci miliardi di dollari. “L’opposizione – replica – mi rinfaccia a qualsiasi cosa, ma non c’è contraddizione tra quello che io dicevo ieri e quello che faccio oggi. Italia e Arabia Saudita sono due nazioni che hanno interesse a stringere accordi strategici” mentre “completamente altro tema, che io ho posto in passato, è la questione di chi dovesse favorire attività di proselitismo in Europa. Su questo io non ho cambiato idea, ma non mi pare che ci sia nulla di tutto questo nel lavoro che abbiamo fatto in questi giorni”.

Per Meloni l’Arabia Saudita è “un attore di primo piano” nel Golfo, che ha una “centralità strategica” nell’ottica del Mediterraneo allargato. Dunque la visita a Gedda e Al-Ula, è stata “molto importante” per portare “risultati concreti per l’Italia”. In quest’ottica è stato deciso di innalzare i rapporti a partnership strategica, con una cooperazione rafforzata “in materia energetica, in materia di difesa, sull’impulso agli investimenti reciproci fino ai temi legati all’archeologia”. Possibile anche l’ingresso dell’Arabia nel programma GCAP in cui Italia, Regno Unito e Giappone collaborano per la realizzazione di un caccia di ultima generazione. “Noi – ha spiegato Meloni – siamo favorevoli all’ingresso dei sauditi, chiaramente è un lavoro diciamo abbastanza non immediato”. Nell’ottica della stessa strategia rientra la visita ‘lampo’ di oggi in Bahrein, presidente di turno della Lega Araba, “un paese molto impegnato particolarmente sulla materia del dialogo interreligioso”.

L’Arabia saudita, per la premier, è un “attore chiave” non solo per la collaborazione economica, ma anche per la stabilizzazione di tutta l’ara del Medio Oriente. Per il consolidamento della tregua su Gaza e la ripresa del processo verso i ‘due popoli e i due Stati’, ha sottolineato “il tema di una normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele sia la questione chiave”; in Libano Riyad “ha avuto un ruolo chiave nel lavoro che si sta facendo per rafforzare le istituzioni libanesi, particolarmente con l’elezione del nuovo presidente Aoun” e anche in Siria “è un paese impegnato alla stabilizzazione”.

A proposito di Medio Oriente, i giornalisti hanno chiesto a Meloni un commento sull’idea di Donald Trump di trasferire i palestinesi di Gaza in Giordania ed Egitto, per favorire la ricostruzione. Sul tema, che ha creato accese polemiche, la premier svicola, limitandosi a rilevare che il presidente Usa “dice una cosa molto giusta quando dice che la ricostruzione di Gaza è una delle sfide principali che abbiamo di fronte e che per riuscire serve un grande coinvolgimento della comunità internazionale”. Poi c’è un problema di profughi, in particolare in Giordania e Libano: “Sono materie molto complesse ma il fatto che se ne discuta seppure a livello interlocutorio con gli attori della regione secondo me vuol dire che si vuole lavorare seriamente al tema della ricostruzione”.

Parlando di Trump, Meloni si è soffermata anche sulla questione dei dazi che il tycoon ha minacciato nei confronti dell’Europa. Meloni dice di “comprendere” il punto di vista Usa che pongono “la stessa questione che ad esempio noi poniamo nei confronti della Cina”. Del resto “la questione del surplus commerciale non nasce con la presidenza Trump, è una questione che le amministrazioni americane hanno posto spesso. Nel 2023 tra Europa e Stati Uniti nel commercio di beni c’era un surplus a favore dell’Europa di oltre 150 miliardi. È un dato importante, dopodiché se si andasse a guardare al dato più complessivo e si coinvolgesse ad esempio il tema del commercio dei servizi allora lì ci sarebbe un surplus commerciale a favore degli Stati Uniti di circa 100 miliardi”. Quel che è certo, per lei, è che “uno scontro non conviene a nessuno: il dialogo e una soluzione equilibrata e bilanciata sono il modo per affrontare” il tema.

Afe

Arrestato in Belgio Radja Nainggolan, l’accusa è traffico di drogaa

Roma, 27 gen. (askanews) – L’ex centrocampista di Cagliari, Roma e Inter, Radja Nainggolan, 36 anni, è stato arrestato questa mattina in Belgio con l’accusa di traffico internazionale di droga, di cocaina. Nainggolan, informa la Procura di Bruxelles attraverso il procuratore Julien Moinil, figura tra gli arrestati in relazione ad una inchiesta che riguarda il traffico di sostanze stupefacenti dal Sudamerica al porto di Anversa. “L’interrogatorio è attualmente in corso e in conformità con il principio della presunzione di innocenza, in questa fase non verranno rilasciati ulteriori commenti”, le parole dell’avvocato del giocatore, Omar Souidi. Nel quadro dell’indagine questa mattina sono sono state effettuate una trentina di perquisizioni tra Anversa e Bruxelles.

Il suo nuovo club, il Lokeren-Temse nella seconda divisione belga (con il quale Radja ha debuttato venerdì segnando un gol direttamente al calcio d’angolo), non ha ancora commentato la notizia. Naninggolan stamane era atteso agli allenamenti, ma non è arrivato e la sua assenza ha sollevato interrogativi nello staff della squadra, fino alla notizia. Nell’ottobre 2022 Nainggolan era finito in manette, arrestato dalla polizia di Anversa, perché guidava senza essere in possesso di una patente valida. Il documento gli era stato ritirato nel 2021, dopo esser stato fermato in stato di ebbrezza mentre circolava ben oltre i limiti di velocità.

Xi Jinping: con gli Usa possiamo essere partner e amici

Roma, 27 gen. (askanews) – Cina e Stati uniti “condividono vasti interessi comuni e ampi spazi di cooperazione”, per cui “possono diventare partner e amici”. Lo ha scritto il presidente cinese Xi Jinping in un messaggio di auguri per il Capodanno lunare agli amici nello Stato dell’Iowa.

“Quarant’anni fa ho visitato il bellissimo stato dell’Iowa e ho ricevuto una calorosa accoglienza da parte vostra, un ricordo che conservo ancora vivo nella memoria”, ha ricordato il presidente cinese. “Cina e Stati Uniti condividono vasti interessi comuni e ampi spazi di cooperazione: possono diventare partner e amici, sostenendosi a vicenda, prosperando insieme e portando benefici ai due Paesi e al mondo intero”, ha continuato Xi.

“Spero che i popoli dei due Paesi – ha scritto ancora il leader di Pechino – possano intensificare gli scambi e le interazioni, continuando a scrivere nuove storie di amicizia tra le due nazioni, contribuendo così allo sviluppo delle relazioni bilaterali”.

Euro sale sopra 1,05 dollari per la prima volta da inzio 2025

Roma, 27 gen. (askanews) – L’euro si riporta sopra quota 1,05 sul dollaro per la prima volta dall’inizio dell’anno. Il biglietto verde ha iniziato la settimana su una dinamica di moderazione, dopo che nei giorni scorsi il presidente Usa Donald Trump è sembra utilizzare toni più cauti, rispetto a quanto precedentemente previsto, in merito alle dispute commerciali, in particolare verso la Cina.

Nel frattempo, oggi l’indagine dell’Ifo sul clima di fiducia delle imprese in Germania ha evidenziato un rafforzamento superiore alle attese. A metà giornata l’euro si scambia 1,0513 dollari, sui massimi da metà dicembre.

L’IA cinese di DeepSeek spaventa i big tech, crollo in Borsa

Milano, 27 gen. (askanews) – Il successo della startup cinese di intelligenza artificiale DeepSeek minaccia la leadership globale dei colossi statunitensi nel campo dell’IA e manda a tappeto i titoli tech in Borsa.

I futures sul Nasdaq segnano un -5%, con il titolo Nvidia che nel premercato crolla del 10%. In Europa Asml lascia sul terreno l’11%, Asm International il 14%, Infineon il 4%, StM il 2,5%. A Milano a picco anche Prysmian (-9%) che la scorsa settimana era salita proprio sulle parole del presidente Trump che aveva annunciato Stargate, joint venture di Softbank, Oracle e OpenAI per investire in data center negli Stati Uniti per l’IA. Tonfo anche per il Bitcoin, dopo i recenti record: la criptovaluta scende sotto quota 100 dollari, attestandosi a 98 dollari (-6%).

DeepSeek – che ha lanciato un modello gratuito e open source, affermando di averlo sviluppato in soli due mesi a un costo inferiore ai 6 milioni di dollari – ha presentato il suo ultimo modello R1, che si dice dimostri prestazioni paragonabili a quelle dei principali modelli Usa, come ChatGPT di OpenAI, a un costo significativamente ridotto, sollevando così dubbi sulla necessità di ingenti investimenti occidentali in hardware.

Startup, in Italia tornano a crescere investimenti VC: 1,5mld nel 2024

Milano, 27 gen. (askanews) – Tornano a crescere gli investimenti di venture capital in Italia: nel 2024 si è registrato un balzo del 28%, che riporta a 1,5 miliardi di euro il totale raccolto da startup e imprese innovative. Erano 1,17 miliardi nel 2023 (-37% sul 2022 che fu da record con 1,8 miliardi raccolti). L’anno scorso sono stati 417 round d’investimento, anche questi in crescita del 31% rispetto al 2023: il 2024 è il miglior anno per numero di round, secondo anno per investimenti raccolti. Lo scenario è delineato dall’Osservatorio trimestrale sul Venture Capital in Italia, realizzato da Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance, che ha pubblicato i dati conclusivi sull’anno scorso.

Nel 2024 l’Italia ha visto il lancio di 15 nuovi fondi per un totale di 1,4 miliardi raccolti, mentre sono stati 297 gli investitori attivi nel mercato italiano, di cui il 42% proveniente dall’estero, confermando l’attrattività internazionale del Paese. Come nel 2023, CDP Venture Capital, Azimut e Vento Ventures sono i tre investitori più attivi nell’ecosistema del VC italiano.

Sul fronte delle exit, il 2024 è stato un anno complesso, con un numero ridotto di operazioni (34, contro le 43 del 2023) e un calo del valore complessivo rispetto all’anno precedente. Le exit sono riconducibili prevalentemente a operazioni di M&A, con una sola IPO registrata.

“Mentre in Europa nel 2024 si registrano risultati in linea con l’anno precedente, la resilienza e lo slancio dell’ecosistema VC italiano ne confermano il percorso verso una maggiore maturità. L’annuncio di nuovi fondi VC per un totale di 1,4 miliardi ha portato il livello di dry powder a cifre mai raggiunte prima. Guardando al 2025, ci aspettiamo un incremento sia nel numero di deal che nell’ammontare investito, escludendo i mega round, la cui frequenza e dimensione restano difficili da prevedere”, ha detto Fabio Mondini de Focatiis, Founding Partner di Growth Capital.

“E’ stato un anno di consolidamento per l’ecosistema italiano, che potrà ulteriormente crescere nel 2025, riducendo il gap rispetto agli altri Paesi europei. Le grandi sfide per il 2025 saranno quelle di coinvolgere maggiormente gli investitori istituzionali e di far crescere la quota di investitori internazionali nei round guidati da VC italiani”, ha aggiunto Francesco Cerruti, Direttore Generale di Italian Tech Alliance.

Shoah, Meloni: l’abominio del piano nazista trovò in Italia la complicità del regime fascista

Roma, 27 gen. (askanews) – “Ottant’anni fa l’orrore dello Shoah si è mostrato al mondo in tutta la sua terrificante forza. Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti, e insieme ad essi è crollato anche quel muro che impediva di vedere chiaramente l’abominio del piano nazista di persecuzione e di sterminio del popolo ebraico”, ha dichiarato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione del Giorno della Memoria e dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz.

“Uomini, donne, bambini e anziani strappati dalle loro case, costretti a lasciare tutto, portati nei campi di sterminio e uccisi solo perché di religione ebraica. Un piano la cui premeditata ferocia fa della Shoah una tragedia che non ha paragoni nella storia. Un piano, quello condotto dal regime hitleriano, che in Italia – ha aggiunto Meloni – trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni”.

“Un abisso a cui si contrappose il coraggio di tanti Giusti, che non esitarono a disobbedire e a rischiare la propria stessa vita per salvare quella di migliaia di innocenti. Oggi celebriamo il Giorno della Memoria della Shoah, ricordiamo i nomi e i cognomi delle vittime e rinnoviamo la memoria di quei fatti, anche attraverso la testimonianza dei sopravvissuti e dei loro discendenti”, ha ricordato Meloni. “Testimoni viventi di una pagina orribile del nostro passato, ai quali rendiamo ancora una volta il nostro ringraziamento. Perché, se oggi conosciamo ciò che è accaduto, lo dobbiamo soprattutto a loro. ‘Sono vivo affinché possa testimoniare. C’era un disegno più grande per me, e andrò avanti a ricordare fin che vivrò’, ha detto Sami Modiano. È un insegnamento straordinario, che dobbiamo far nostro per coltivare la memoria e accrescerne, sempre di più, la consapevolezza nelle giovani generazioni”, ha proseguito. “L’antisemitismo non è stato sconfitto con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. È una piaga che è sopravvissuta alla Shoah, ha assunto declinazioni diverse e si propaga attraverso strumenti e canali nuovi. Combattere l’antisemitismo, in tutte le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità di questo Governo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio.

“Impegno mai venuto meno e che intendiamo portare avanti con forza e determinazione, anche attraverso l’elaborazione della nuova Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo, un documento articolato e di scenario che fissa obiettivi e azioni concrete per contrastare un fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre società”, ha concluso Meloni.

Shoah, Meloni: l’abominio del piano nazista trovò in Italia la complicità del regime fascista



Roma, 27 gen. (askanews) – “Ottant’anni fa l’orrore dello Shoah si è mostrato al mondo in tutta la sua terrificante forza. Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti, e insieme ad essi è crollato anche quel muro che impediva di vedere chiaramente l’abominio del piano nazista di persecuzione e di sterminio del popolo ebraico”, ha dichiarato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione del Giorno della Memoria e dell’80° anniversario della liberazione di Auschwitz.

“Uomini, donne, bambini e anziani strappati dalle loro case, costretti a lasciare tutto, portati nei campi di sterminio e uccisi solo perché di religione ebraica. Un piano la cui premeditata ferocia fa della Shoah una tragedia che non ha paragoni nella storia. Un piano, quello condotto dal regime hitleriano, che in Italia – ha aggiunto Meloni – trovò anche la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni”.

“Un abisso a cui si contrappose il coraggio di tanti Giusti, che non esitarono a disobbedire e a rischiare la propria stessa vita per salvare quella di migliaia di innocenti. Oggi celebriamo il Giorno della Memoria della Shoah, ricordiamo i nomi e i cognomi delle vittime e rinnoviamo la memoria di quei fatti, anche attraverso la testimonianza dei sopravvissuti e dei loro discendenti”, ha ricordato Meloni. “Testimoni viventi di una pagina orribile del nostro passato, ai quali rendiamo ancora una volta il nostro ringraziamento. Perché, se oggi conosciamo ciò che è accaduto, lo dobbiamo soprattutto a loro. ‘Sono vivo affinché possa testimoniare. C’era un disegno più grande per me, e andrò avanti a ricordare fin che vivrò’, ha detto Sami Modiano. È un insegnamento straordinario, che dobbiamo far nostro per coltivare la memoria e accrescerne, sempre di più, la consapevolezza nelle giovani generazioni”, ha proseguito. “L’antisemitismo non è stato sconfitto con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. È una piaga che è sopravvissuta alla Shoah, ha assunto declinazioni diverse e si propaga attraverso strumenti e canali nuovi. Combattere l’antisemitismo, in tutte le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità di questo Governo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio.

“Impegno mai venuto meno e che intendiamo portare avanti con forza e determinazione, anche attraverso l’elaborazione della nuova Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo, un documento articolato e di scenario che fissa obiettivi e azioni concrete per contrastare un fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre società”, ha concluso Meloni.

Usa, Trump ha sospeso le sanzioni alla Colombia dopo l’accordo sui migranti

Roma, 27 gen. (askanews) – La Casa Bianca ha annunciato che sospenderà le sanzioni annunciate contro la Colombia dopo che il governo di Bogotà ha accettato le condizioni del presidente Donald Trump per il rimpatrio dei migranti illegali.

“Il governo colombiano ha accettato tutte le condizioni del presidente Trump, tra cui l’accettazione senza restrizioni di tutti gli immigrati clandestini provenienti dalla Colombia e rimossi dagli Stati Uniti, anche a bordo di aerei militari statunitensi, senza limitazioni o ritardi”, ha affermato la Casa Bianca in un dichiarazione. “Sulla base di questo accordo, le tariffe e le sanzioni completamente redatte saranno sospese e non saranno firmate a meno che la Colombia non rispetti questo accordo”, ha aggiunto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, in un comunicato stampa.

Tuttavia, le sanzioni sui visti emesse dal Dipartimento di Stato saranno mantenute “finché non sarà arrivato con successo il primo volo di deportati colombiani”, ha aggiunto la stessa fonte. “Gli eventi di oggi inviano un chiaro messaggio al mondo: l’America è di nuovo rispettata”, ha aggiunto la portavoce della Casa Bianca. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva annunciato ieri una serie di sanzioni contro la Colombia, in seguito alla decisione di Bogotà di respingere gli aerei militari che trasportavano immigrati deportati dagli Stati Uniti.

Germania, a gennaio migliora leggermente clima fiducia imprese

Roma, 27 gen. (askanews) – Leggero miglioramento per il clima di fiducia delle imprese in Germania: l’indice elaborato dalla società di ricerche Ifo è salito 85,1 punti a gennaio, superando le attese e a fronte di 84,7 punti di dicembre. Secondo quanto riporta un comunicato il progresso riflette prevalentemente il miglioramento delle valutazioni sulla situazione attuale. “Tuttavia – aggiunge l’Ifo – le aspettative hanno continuato a deteriorarsi e le imprese restano pessimiste”.

Peraltro, nel cruciale comparto manifatturiero il clima di fiducia ha continuato a peggiorare. Secondo l’indagine le aziende sono anche più scettiche rispetto ai prossimi mesi e il miglioramento delle valutazioni sulla situazione attuale non è stato sufficiente a risollevare l’indice di fiducia. La capacità di utilizzo degli impianti tedeschi resta al 76,5%, marginalmente al di sopra dei due terzi del totale a fronte di una media storica dell’83,4%.

E invece è migliorato in maniera sensibile il clima di fiducia delle imprese tedesche dei servizi, a riflesso del miglioramento delle valutazioni sulla situazione attuale.

Come evidenziato già la scorsa settimana dalle indagini sull’attività delle imprese (indici Pmi) i progressi potrebbero riflettere la vittoria alle presidenziali di Donald Trump, che fa sperare alle aziende un cambio di rotta rispetto alle politiche portate avanti dalla precedente amministrazione. D’altra parte il miglioramento potrebbe anche riflettere la crisi di governo nella stessa Germania e la prospettiva di un nuovo esecutivo, a seguito delle elezioni che si terranno a febbraio. (fonte immagine: Ifo).

Shoah, alla Bce commemorazione con Lagarde e sindaco Francoforte

Roma, 27 gen. (askanews) – In occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di concentrazione e sterminio di Auschwitz-Birkenau, la Banca centrale europea ospita una commemorazione che apre in occasione della giornata della memoria, presso il suo principale edificio a Francoforte .

Nel pomeriggio si svolgeranno interventi della presidente, Christine Lagarde, del sindaco di Francoforte, Mike Josef e del direttore del museo giudaico di Francoforte.

“Commemorare l’Olocausto è indispensabile per ricordarci la necessità di vigilanza e unità contro l’antisemitismo” ha detto Lagarde, secondo quanto riporta un comunicato.

“Ricordare i crimini perpetrati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale è un dovere e un obbligo – ha detto per parte sua il sindaco della città -. E’ nostra responsabilità ricordare e visualizzare quella che fu la realtà delle comunità ebraiche in Germania e in Europa. Dobbiamo proteggere le vite degli ebrei oggi e in futuro”.

Nell’ambito delle commemorazioni la Bce ospita una mostra fotografica nel suo principale edificio intitolata “Sopravvissuti: i volti della vita dopo l’olocausto”, resterà aperta fino al 26 febbraio. (fonte immagine: European Central Bank 2025).

Shoah, i leader mondiali ad Auschwitz per 80 anni da liberazione

Roma, 27 gen. (askanews) – Re e regine, presidenti, primi ministri e dignitari di 54 paesi si riuniranno ad Auschwitz oggi per celebrare l’80esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio, mentre l’attenzione principale del mondo sarà rivolta ai pochi sopravvissuti rimasti. Circa 50 ex detenuti dovrebbero infatti presenziare alla cerimonia nel complesso nella Polonia meridionale dove la Germania nazista ha assassinato più di un milione di persone, la maggior parte delle quali ebrei, ma anche polacchi, rom e sinti, prigionieri di guerra sovietici e gay.

Tra i presenti re Carlo III d’Inghilterra, re Filippo VI di Spagna, re Federico e la regina Maria di Danimarca, re Guglielmo Alessandro e la regina Mßxima dei Paesi Bassi e il principe Filippo del Belgio. Così come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, i presidenti di Estonia, Finlandia, Bulgaria, Ungheria, Malta, Moldavia, Slovacchia e Slovenia. Parteciperanno inoltre anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro olandese Dick Schoof, il premier svedese Ulf Kristersson e il capo del governo irlandese Micheßl Martin. Anche il primo ministro canadese Justin Trudeau ha confermato la sua presenza. Paesi sudamericani come Argentina e Messico invieranno i loro ambasciatori.

La Shoah è “la pagina più buia della storia europea” e “il Giorno della Memoria è un monito assoluto che deve continuare a risuonare nella nostra società e nelle nostre coscienze di cittadini”, ha detto oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un messaggio video.

Oltre ai sopravvissuti, durante la cerimonia odierna, che durerà circa 90 minuti, parleranno solo Piotr Cywinski, direttore del museo statale e memoriale di Auschwitz-Birkenau, e Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale, in rappresentanza dei principali donatori.

“Quest’anno ci concentriamo sui sopravvissuti e sul loro messaggio”, ha affermato Pawel Sawicki, portavoce del museo di Auschwitz. “Sappiamo tutti che per il 90esimo anniversario non sarà possibile avere un gruppo numeroso. Non ci saranno discorsi da parte di politici”.

Le autorità naziste tedesche istituirono il campo di concentramento di Auschwitz nel 1940 in ex caserme nella città polacca di Oswiecim, utilizzandolo inizialmente per detenere prigionieri polacchi, tra cui preti cattolici e membri della resistenza.

In seguito istituirono circa altri 40 campi nella zona, tra cui Birkenau, utilizzati per uccisioni di massa nelle camere a gas. Di circa 1,3 milioni di persone inviate sul posto dal 1940 al 1945, circa 1,1 milioni furono assassinate sul posto: un milione di queste spersone erano ebrei.

Auschwitz-Birkenau è diventato un simbolo indelebile del genocidio di 6 milioni di ebrei europei da parte della Germania nazista, incombendo nella memoria collettiva mondiale come simbolo di odio, razzismo e antisemitismo.

L’Onu ha designato il giorno della liberazione di Auschwitz come Giorno della Memoria dell’Olocausto e il sito è ora un museo statale polacco e un memoriale incaricato di preservare la memoria di ciò che è accaduto lì. Nel 2024, è stato visitato da oltre 1,83 milioni di persone.

Cisl, la crisi non si affronta con i silenzi e le finte ingenuità.

Dove va la Cisl? Condividiamo assolutamente la tesi che il sindacato confederale debba caratterizzarsi sull’autonomia, ispirarsi alla sua identità storica e fare della contrattazione lo strumento principale della sua iniziativa. La nostra critica è aliena da pettegolezzi, semmai abbiamo a cuore la storia di un’Organizzazione di grande prestigio, che rischia di disperdere un patrimonio sindacalmente inestimabile.

Non abbiamo bisogno di particolari sottolineature – vale per Merlo, intervenuto su questo giornale a difesa di Sbarra – per avere chiaro il disegno “politico” e movimentista di Landini. Sappiamo però che per valorizzare e sottolineare un’iniziativa o una posizione sindacale c’è bisogno innanzitutto di idee, idee che possono anche entrare in contrasto con le controparti, a partire dai vari governi.

Ricordiamo ancora le intuizioni che la Cisl ha avuto, tradotte poi in accordi fondamentali per la vita dei lavoratori: nel 1984 con l’accordo di San Valentino dando una prospettiva ai salari per il dopo “scala mobile” e nel 2009 riformulando l’assetto dei contratti nazionali, che ancora vivono sulla base di quella impostazione. Accordi siglati nella lacerazione del movimento sindacale voluta strumentalmente dalla Cgil, ma senza l’isolamento della confederazione cislina.

In questi ultimi anni quali sono state invece le idee proprie della Cisl su politica dei redditi, previdenza, sanità, industria, energia, agricoltura e servizi, che hanno portato ad accordi interconfederali strutturali? Non ne troviamo.  Segnaliamo invece dichiarazioni sempre uguali del segretario generale, di qualche segretario confederale o di categoria (un invito a leggere il sito confederale, i social e i comunicati stampa per avere conferma). Riscontriamo allo stesso tempo che, quando il livello del dibattito rischia soltanto di sfiorare criticamente il Governo Meloni, la Cisl abdica anche alla sua funzione di stimolo e sposta il dibattito su un’astratta difesa dell’autonomia. Che dire? Di fatto l’autonomia si manifesta sempre attraverso autorevolezza e competenza, senza timori reverenziali e manovre scivolose. Non dobbiamo ricordare qui che la Cisl disse diversi no ai governi democristiani.

Oggi siamo all’appiattimento sul governo. Nel documento confederale di 52 pagine a commento della Legge di bilancio 2025 pubblicato sul sito cislino, l’aggettivo maggiormente utilizzato è “positivo”, con l’aggravante affermazione che gran parte di quanto stabilito dalla norma finanziaria sia di recepimento delle posizioni espresse sempre dalla Cisl: “Molti punti della Legge di Bilancio recepiscono nostre rivendicazioni storiche, come il taglio strutturale e rafforzato del cuneo e l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef per sostenere i redditi bassi e medi, fino alla soglia di 40 mila euro; la detassazione dei salari di produttività; le misure sul welfare contrattuale e il potenziamento della defiscalizzazione sui fringe benefit; le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici 2025-27 e l’accantonamento per la prossima vigenza 2028-2030”. Chi s’intende di sindacato non potrà negare che quanto affermato attiene a questioni già consolidate da tempo e che da qualche anno si ripropongono con ogni governo della Repubblica…

Le perplessità aumentano quando si allarga lo sguardo alle relazioni con gli altri sindacali confederali.  Inopinatamente sono stati opposti dei no ad iniziative unitarie, riuscendo a smarcarsi anche nelle mobilitazioni nazionali dedicate alla sicurezza sul lavoro a valle di gravi incidenti; anzi ad alcune categorie è stato chiesto esplicitamente di evitare iniziative nazionali sorte spontaneamente tra i lavoratori (ci si è limitati a scioperi locali senza una risonanza significativa).

Tutto ciò con una chiara prospettiva di rapporti sempre più organici verso un’area politica e senza ripensare ad una nuova prospettiva unitaria. In realtà la Cisl parla in via preferenziale con il mondo del sindacalismo autonomo, rappresentativo prevalentemente di interessi corporativi e, per sua natura, mancante di una visione complessiva sul tema del lavoro. Purtroppo non reagiscono a questa deriva burocratico-servente neanche le tradizionali “anime critiche” interne, come ad esempio la Fim e altre categorie dell’industria, ormai anch’esse omologate. Del resto, anche molti altri bravi dirigenti nazionali e locali hanno applicato il detto di andreottiana memoria “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.

Tornando al merito, e cioè alla proposta di legge promossa dalla Cisl sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, il 22 gennaio lo stesso Sbarra, a seguito di un convegno di Forza Italia sul tema, rilasciava questa dichiarazione stampa: “Apprendiamo proprio in questi minuti che il Pd si accingerebbe a non votare la nostra proposta di legge. Spero fortemente in un ravvedimento di un partito che dovrebbe avere il lavoro e la democrazia economica iscritte nel patrimonio genetico”. E aggiungeva: “L’amarezza per l’occasione persa di dare una legge bipartisan al Paese sarebbe enorme, credo anche negli elettori del campo progressista. Non regge certo l’argomento di una difesa strenua del testo originale, tanto più se avanzato da una forza politica che ha presentato decine di emendamenti per cambiarlo. Non vorremmo che l’onorevole Guerra fosse alla ricerca di alibi o sponde: noi non glieli daremo di certo. E chiediamo ancora al Pd di convergere su un provvedimento di civiltà senza trasformarlo in un campo di battaglia ideologico”.

Stanno proprio così i termini del confronto? No, è Sbarra a impasticciare tutto. Infatti, intervistata dal Foglio (25 gennaio), l’ex segretaria generale di via Po e attuale senatrice del Pd, Anna Maria Furlan, pur sostenitrice della proposta di legge, ha dichiarato che il testo sulla partecipazione fortemente voluto dalla Cisl, “è stato impoverito da emendamenti molto pesanti voluti dal centrodestra”. E ancora: “Si è intervenuti con emendamenti soppressivi sulle forme partecipative nelle aziende pubbliche e nel settore bancario. Ed è stato indebolito il ruolo della contrattazione per le scelte partecipative, riservandole alla volontà delle singole imprese”.

Ecco dove sta il punto. In un Paese dove la stragrande maggioranza delle imprese sono medio-piccole e sotto i 100 dipendenti, per quanto si possa accentuare la valenza della proposta, il risultato della norma, qualora fosse approvata così, sarebbe praticamente nullo. Chiediamo allora a Sbarra, prima che lasci il suo incarico, dove verrebbe applicata questa legge. Non è il caso che si misuri con le osservazioni della Furlan, magari discutendone pubblicamente con lei, visto che nella Cisl non si discute più o, comunque, non più con la necessaria chiarezza ed energia politica? Attendiamo un segnale di vita!

Quale ruolo dei democratici e riformisti per un’alternativa alle destre?

Mentre nei territori c’è un gran fermento, e non si tratta solamente di qualche nostalgico democristiano, le premesse identitarie cominciano a definirsi nei toni e nei contenuti. Qui l’orizzonte sembra non appiattirsi ma definirsi in una profondità che impegna necessariamente ad una sfida non da poco.

Ed anche ambiziosa. Soprattutto per quella linea più marcatamente pluralista che vagheggia un raggruppamento delle diverse identità nell’ambito delle tre grandi culture, liberali, cattolico democratiche e socialiste, senza pregiudiziali primazie.

Eppure quell’idea banale, che ovviamente non ha richiesto ragionamenti metafisici, che spesso è più difficile raggiungere l’unità che marciare divisi per colpire insieme un avversario comune, sta scuotendo le segreterie delle forze di opposizione.

Anch’io, che l’avevo di recente affacciata in un mio articolo (“Il contrasto alle destre esige una nuova classe dirigente”) su questo giornale del 10 gennaio scorso, non ho dovuto fare alcuno sforzo di alta strategia, bensì pensata secondo un criterio del cosiddetto uomo comune. La sfida però non è assolutamente banale.

Siamo di fronte ad un avversario comune, non solo delle forze politiche democratiche e riformiste, ma di quello stesso popolo italiano al quale questa maggioranza vuole, a tutti i costi, sostituire, in Costituzione, quei punti nevralgici ove si tratteggia l’equilibrio dei poteri (baluardo contro ogni tentazione di chi vuole andare fuori dalle righe) con una versione illiberale e autoritaria (alludo alla riforma, attualmente sotto esame in una delle Camere, del cosiddetto premierato), e un Ordinamento repressivo e denso di iniquità normative evidenti.

Insomma lode a Franceschini. Ma non è un’idea da dio Vulcano, che sovente lasciava la sua Lemno per gli antri profondi del Mongibello dove forgiava armature e giavellotti: alludo al contesto scenico, una vera e propria officina meccanica con tanto di incudine e chiavi inglesi, nel quale si è fatto fotografare, durante una recente intervista, in occasione della quale ha lanciato la sua proposta a ciascuna forza che si intende collocare in un quadro di alternativa a questo governo, di mantenere la propria autonomia e identità negli spazi di voto proporzionale, oltre ovviamente ad intese strategiche sulla quota maggioritaria.

Un’idea, come detto, di buon senso che può avviare un processo comune per una visione di paese improntata ad un Umanesimo sociale, nel rispetto della dignità di ogni persona e ad un sistema Istituzionale che salvaguardi l’autonomia dei poteri dello Stato nel quadro della tutela delle libertà e dell’iniziativa privata, che non dimentichi anche quella funzione sociale richiamata dalla nostra Carta, affinché non trasmodi in forme di prevaricazione di principi universali e di poteri statuali e sovranazionali.

Ed è in questa sintesi che si innerva il messaggio di alternativa di governo e di visione di paese nell’alveo dei valori, che i padri costituenti seppero incorporare nella Carta fondamentale. Tuttavia in questo dibattito sul centro, da tempo intensamente impegnato nel definire ragioni, metodi e contenuti, pesa il palese interrogativo su quale reale funzione esso possa svolgere nell’attuale sistema bipolare.

Mentre si fa sempre più stringente la domanda su cosa può attrarre il consenso di un elettore che da tempo non va a votare. Le dinamiche sono tante e non tutte pervadono allo stesso modo le sensibilità personali. Ma quello che preoccupa è soprattutto quella crescente tendenza a lesinare, all’interno della previsione che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, ogni barlume di partecipazione alle scelte della vita del paese nella convinzione che siano le forze politiche ad incaricarsi della cura degli interessi, che oggi un diffuso populismo seleziona come preminenti e ineludibili non solo nel nostro paese, affidando disinvoltamente delicati poteri e compiti a magnati e oligarchi del turbocapitalismo e creando disparità e diseguaglianze tra ceti sociali.

Mentre non c’è un denominatore comune sul mutamento del sistema elettorale. Tanto che vien da chiedersi se c’è davvero una ripulsa sul sistema di voto che di fatto impedisce una scelta efficace sulla selezione dei candidati, fino a ridurre a formale ratifica le scelte operate preliminarmente dalle segreterie dei partiti. A ciò si aggiunga la brutta aria che da tempo aleggia nei rapporti tra poteri dello Stato.

Con la recente approvazione, in prima lettura alla Camera, della riforma costituzionale, con cui questa maggioranza sta perseguendo l’obiettivo di separare le carriere tra magistrati requirenti e magistrati giudicanti, il dialogo tra magistratura, governo e parlamento sembra conoscere punti di tensione, mai raggiunti prima.

Qui, due preliminari considerazioni si impongono necessarie. La prima. L’art.111 della Costituzione prevede che: “La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”.                                                                            Da questa norma ne discende, inequivocabilmente, una precipua azione di riequilibrio costituzionale ed ordinamentale in capo al parlamento.                                                                                                        Mentre è chiaro che solo un giudice realmente equidistante dalle parti può apparire e percepirsi imparziale in ogni circostanza; con l’altra considerazione si intende sottolineare il fatto che in quasi tutti i paesi della stessa Ue non esiste alcun comune inquadramento all’interno di un medesimo organismo di autogoverno, deputato a decidere sulle carriere sia dei magistrati giudicanti che dei magistrati requirenti.

Nessuno in questi paesi grida allo scandalo, o ne fa una battaglia politica per la riunificazione in unico organismo a salvaguardia della loro autonomia.
Il problema che sorge, nella specificità del nostro caso, attorno a cui si è arroventato il dibattito e lo scontro con la scelta, in itinere, del parlamento, sta nel fatto che talune forze politiche, artefici della riforma sembrano aver agito in un’ottica più avvezza ad un clima di contrapposizione che di dialogo tra Istituzioni dello stato.

Non a caso un’alternativa a questo governo servirebbe anche a riportare quei tratti di un sereno e rispettoso dialogo che, funzioni così importanti per la vita del paese, non possono non aver cura di mantenere.

La tragedia sudanese, nel disinteresse dei media.

La terza grande guerra che ha insanguinato l’anno appena concluso, non ancora finita né purtroppo in procinto di farlo, è quella che nell’aprile 2023 è divampata in Sudan. Ne abbiamo già scritto qui in una precedente occasione. Merita tornarci perché occorre sottolineare, e non nascondere, la realtà di un pianeta nel quale sono attualmente in corso oltre cinquanta conflitti e non solo i due principali.  Guerre meno mediatiche ma non per questo meno distruttive di vite umane, infrastrutture, case e, anche, di speranze. Quella speranza nel domani che dovrebbe essere la cifra di ogni popolo, di ogni essere umano e ancor più di ogni giovane. E che invece viene calpestata da spietate e per lo più insensate lotte per un potere spesso vacuo, limitato nel tempo e nello spazio.

Questa è esattamente la condizione del Sudan, grande stato africano che nell’aprile 2019 era uscito finalmente dalla lunga dittatura di Omar Hasan Ahmad al-Bashir ed era stato conseguentemente gestito da un governo di transizione guidato da Abdallah Hamdok, il Transitional Sovereignity Council (TSC) che fra enormi tensioni ha provato a reggere l’urto di un paese già stremato dall’esproprio delle sue risorse operato per anni dal suo despota, da un conflitto infinito nella regione del Darfur e dalla secessione della sua parte meridionale, costitutiva nel 2010 di una nuova nazione, il Sud Sudan, a sua volta tuttora instabile e preda di innumerevoli scontri etnici interni.

Nell’ottobre 2021, dopo soli due anni e mezzo, il TSC è stato abbattuto da un golpe militare condotto dai due generali Abdel Fattah al-Bahran e Mohammed Handan Dagalo detto Hemetti. Il primo divenuto così presidente del TSC, il secondo vicepresidente. I due a loro volta hanno convissuto più o meno armoniosamente solo per poco più di un anno, essendosi nel frattempo dotati di una propria autonoma forza militare: il Presidente con la Sudan Armed Forces (SAF), che sarebbe in teoria l’esercito regolare nazionale; il vice presidente con la Rapid Support Forces (RSF).

L’esito inevitabile è stato lo scoppio di una guerra civile nell’aprile 2023: un evento che sta ulteriormente stremando la disgraziata popolazione di quel disgraziato Paese, precipitata in una crisi umanitaria terribile: 13.000 morti accertati ma sono senz’altro di più; 8,7 milioni di sfollati senza ormai un luogo dove vivere; 2 milioni di profughi fuggiti nei vicini Ciad e Sud Sudan (circa un milione), e poi anche in Egitto (molti, circa 500.000) ed Etiopia (120.000) e finanche nella Repubblica Centrafricana (nazione fra le più povere al mondo) e in Libia; quasi l’intera struttura ospedaliera distrutta; oltre la metà della popolazione a rischio di morte per fame, senza aiuti alimentari che giungono con difficoltà data l’enorme insicurezza generale e dunque la pericolosità nel portarli per le organizzazioni internazionali di soccorso.

La guerra significa violenza imperante, torture, stupri, bambini reclutati a forza dalle milizie armate. Quasi azzeramento delle attività agricole nelle zone più fertili, e dunque, appunto, fame. E malattie. Un girone infernale nel quale potenze straniere cercano di incunearsi per trarre profitto dalla devastazione di un popolo. Egitto e Arabia Saudita sostengono e armano la SAF, gli Emirati Arabi fanno lo stesso con la RSF. Nel conflitto si è inserita anche la Russia, come sappiamo assai attiva in Africa: qui però in modo apparentemente schizofrenico, talché dapprima ha operato in supporto all’RSF e successivamente alla SAF, sulla base di un presunto accordo per il quale al-Bahran avrebbe garantito a Mosca di potersi insediare con una base navale sul Mar Rosso, la cui importanza strategica è fin inutile sottolineare.

Tutti questi interventi esterni naturalmente non sono gratuiti, ed infatti sono retribuiti spogliando il Sudan delle proprie ricchezze in oro e altri minerali di cui il paese è ricco. Il tragico paradosso che rende ancor più cruda la narrazione di una tragedia umana indicibile. Milioni di persone in lotta per la sopravvivenza, qualche decina di migliaia in lotta per un fragile potere, due individui in lotta per affermare il proprio ego e il proprio provvisorio potere. Questo è oggi il Sudan.

Dal punto di vista geografico diviso sostanzialmente in tre aree di influenza, forse più che di effettivo possesso: l’esercito regolare (SAF) controlla – più o meno – la costa del Mar Rosso con il porto di Port Sudan, la zona meridionale orientale e le rive del Nilo. I ribelli RSF presidiano il Darfur e larga parte della zona meridionale occidentale. E poi c’è una vasta area del Paese controllata da gruppi irregolari locali, non ascrivibili a nessuna delle parti in conflitto. Una situazione anarchica che coinvolge, infine, la capitale Khartoum – sette milioni di abitanti – devastata, spopolata, divenuta l’epicentro della crisi umanitaria e di quella politica. Poche luci all’orizzonte.

Giorgio La Pira, la politica vissuta come vocazione.

Giorgio La Pira, la politica vissuta come vocazione.

 

Riproponiamo per gentile concessione dell’autore, attuale Vice direttore dellUfficio della Pastorale Sociale della Diocesi di Roma, l’articolo che egli ha pubblicato ieri (26 gennaio 2015) su RomaSette, inserto domenicale di Avvenire.

 

Oliviero Bettinelli

 

Esplorare la statura intellettuale e morale di Giorgio La Pira non è un percorso semplice, ma forse proprio per questo vale la pena di avventurarsi alla scoperta di un uomo che accoglie e vive la sua vocazione di cittadino impegnato per una società giusta e libera.

Giorgio la Pira nasce nel gennaio del 1904 a Pozzallo, in Sicilia. Fin da ragazzo dimostra serietà, intelligenza e passione per gli studi e dopo un percorso scolastico articolato che dal diploma di ragioneria arriva alla laurea in Giurisprudenza per poi diventare un apprezzato e stimato docente di Diritto Romano. La Pira vive e tocca con mano la distruzione morale, sociale e fisica causata dal regime fascista e, alla luce di quello che vede si conferma in lui la convinzione morale e politica che solo la democrazia può tracciare i solchi della pace e della giustizia.

Uomo di cultura libero e coerente, combatte clandestinamente, con le armi dell’informazione e della cultura, un regime violento e opprimente, schierandosi con convinzione, da subito e senza remore, per la giustizia sociale e la pace, testimoniando i valori democratici e cristiani su cui ha fondato la sua vita e il suo credo politico, sociale, ecclesiale e professionale. Convinto dell’importanza e del valore della politica come servizio, attinge e promuove le sue riflessioni all’interno del cattolicesimo democratico che raccoglie personalità come Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati.

Nella sua ricerca personale rafforza il dono della fede con totale disponibilità che lo porterà ad accogliere la vocazione da terziario domenicano. Con l’esperienza della “Messa del povero” testimonierà l’impegno della Chiesa con i più poveri, “segno inequivocabile di uno squilibrio tremendo insito nelle strutture del sistema sociale che li tollera”.

Coinvolto per competenza e stima nella difficile fase di ricostruzione dopo la guerra, diventa fra i più attivi legislatori all’Assemblea Costituente e tra i principali artefici della Carta Costituzionale, alla quale darà un contributo fondamentale soprattutto sulla tutela di diritti e sui “doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale” a cui è tenuta la Repubblica.

La politica accolta come vocazione diventa di conseguenza scelta vissuta che lo fa eleggere per tre volte sindaco di Firenze. Affronta questa missione da illuminato amministratore della cosa pubblica, mettendo al centro del suo impegno l’amore per la sua città e la tutela e il sostegno ai più poveri. Le linee guida del suo mandato, che sosterrà sia a Firenze e sia nei luoghi più difficili e complessi, dal Mediterraneo al continente africano al fino al Vietnam, sono il dialogo politico, la pace tra i popoli, l’ecumenismo, la carità e il rispetto della dignità umana.

Nonostante le invitabili critiche e le gratuite ironie a cui venivano sottoposte le sue intuizioni, fede e impegno politico sono per lui dei binari su cui orienta le sue scelte e dai quali non devierà mai. Un vero artigiano della pace che esprime in ogni sua scelta e in ogni sua esperienza personale e comunitaria, una profonda tensione verso una pace non solo auspicata ma tenacemente cercata, voluta, organizzata e proposta.

Muore nel 1977 lasciandoci in eredità un patrimonio immenso fatto di coerenza, fede e impegno sociale. Ad una lettura attenta sono le parole della Speranza.

Meloni in Arabia Saudita apre "nuova era" rapporti. Intese per 10 mld

Al-Ula, 26 gen. (askanews) – Italia e Arabia Saudita siglano intese per 10 miliardi di dollari e avviano la costruzione di un partenariato strategico che apre una “nuova era” nei rapporti tra i due Paesi. Parola di Giorgia Meloni, arrivata questa mattina con la figlia Ginevra ad Al-Ula, cittadina archeologica dichiarata sito patrimonio dell’umanità dall’Unesco, per concretizzare il lavoro del governo per “rafforzare la collaborazione” con i Paesi del Golfo.

Il principe e primo ministro Mohammad Bin Salman accoglie la premier nella sua tenda e insieme sorseggiano un té prima di un incontro in cui affrontano le questioni legate alla cooperazione bilaterale ma anche i principali dossier internazionali. Tra questi, viene spiegato, la ricerca di una pace “giusta e duratura” in Ucraina; il “consolidamento” del cessate il fuoco a Gaza e la ripresa del percorso “verso una soluzione dei due Stati”; il sostegno a un processo politico “inclusivo” in Siria e agli sforzi di ricostruzione; l’assistenza al Libano; l’approccio alla transizione energetica basato sulla neutralità tecnologica e sulle interconnessioni tra reti.

Ma sono i legami tra Italia e Arabia Saudita il piatto forte della missione, che avrà una coda domani in Bahrein. L’Italia è oggi il settimo fornitore del Paese del Golfo, verso il quale nei primi 10 mesi del 2024 l’export è cresciuto di oltre il 26% rispetto allo stesso periodo del 2023. Cifre importanti ma con ancora – per la premier – “un enorme potenziale inespresso”. Proprio per fare un “salto di qualità” i due leader siglano una dichiarazione congiunta che eleva i rapporti bilaterali a un partenariato strategico. Un percorso che porterà all’organizzazione nei prossimi mesi di un business forum settoriale e all’avvio di un processo per definire un piano d’azione con priorità condivise. “Siamo tutti consapevoli che la relazione tra i sistemi economici italiano e saudita ha molti margini di crescita”, ha spiegato Meloni, intervenendo alla Tavola rotonda di alto livello che ha visto la partecipazione di soggetti pubblici e imprese private, tra cui Pirelli, Leonardo, Fincantieri, Snam.

Nel complesso il valore degli accordi firmati oggi tocca i 10 miliardi di dollari e investono molti campi in cui ampliare la cooperazione. Tra questi Meloni cita le infrastrutture, la cooperazione energetica, l’innovazione, la difesa, la ricerca scientifica, l’agroalimentare, ma anche lo sport, lo spettacolo, il turismo, la valorizzazione del patrimonio storico e culturale. Anche sul Piano Mattei – assicura la premier – Italia e Arabia Saudita possono “lavorare bene insieme” perchè il rapporto con l’Africa “è molto importante per entrambe”.

Quello di oggi, auspica, è “l’inizio di una nuova era nelle nostre relazioni: c’è spazio per fare molto di più e questo è un importante passo avanti”. Certo la premier è consapevole che nel rapporto con l’Arabia Saudita ci sono anche notevoli distanze, in particolare sul tema dei diritti e in passato, dall’opposizione, non è stata mai ‘tenera’ con il regime saudita e con bin Salman. Per questo – conclude – il dialogo deve essere “franco e intenso”, ma bisogna “saper ascoltare ed essere ascoltati” e “ragionare insieme sulle differenze, in uno scenario sempre più incerto”.

Bilaterale Meloni-bin Salman, focus su cooperazione e M.O.

Al-Ula, 26 gen. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il principe ereditario e primo ministro dell’Arabia Saudita, Mohamed bin Salman Al Saud. Durante l’incontro – che si è svolto ad Al-Ula – i due leader hanno firmato una dichiarazione congiunta che eleva i rapporti bilaterali a un partenariato strategico, avviando una cooperazione strutturata. Tra le iniziative concordate, fa sapere Palazzo Chigi, l’organizzazione nei prossimi mesi di un business forum settoriale e l’avvio di un processo per definire un piano d’azione con priorità condivise.

Nel corso del colloquio, Meloni e bin Salman si sono confrontati su diverse questioni globali e regionali di rilievo, anche nel contesto delle relazioni tra Unione Europea e Consiglio di Cooperazione del Golfo. Tra i temi trattati – viene spiegato nella nota – “la ricerca di una pace giusta e duratura in Ucraina; il consolidamento del cessate il fuoco a Gaza e la ripresa di un processo politico verso una soluzione dei due Stati; il sostegno a un processo politico inclusivo in Siria e gli sforzi di ricostruzione; l’assistenza al Libano; l’approccio alla transizione energetica basato sulla neutralità tecnologica e sulle interconnessioni tra reti; lo sviluppo di data center e iniziative comuni per il progresso sostenibile in Africa”.

Meloni ha inoltre partecipato a una tavola rotonda con rappresentanti pubblici e privati di entrambi i Paesi, durante la quale sono stati siglati numerosi accordi sia a livello governativo che privato. Tali intese riguardano il settore economico e la valorizzazione del patrimonio culturale. Sono stati inoltre sottoscritti accordi dal settore privato per collaborazioni in Africa, in linea con il Piano Mattei.

Sci, Alex Vinatzer secondo nello slalom di Kitzbühel

Roma, 26 gen. (askanews) – Capolavoro di Alex Vinatzer. L’azzurro, undicesimo dopo la prima manche, si supera nella seconda prova e termina secondo nello slalom di Kitzbühel (Austria): è il miglior risultato della sua carriera nella Coppa del Mondo di sci alpino. Il venticinquenne altoatesino, bronzo mondiale nel 2023, firma il tempo di 1:41.58: meglio di lui solo il francese Clement Noel, che trionfa in 1:41.49. Completa il podio, terzo, il brasiliano Lucas Pinheiro Braathen (1:41.68).

Sin qui Vinatzer aveva collezionato nel circuito soltanto due terzi posti, entrambi nel 2020, prima a Madonna di Campiglio e poi a Zagabria (Croazia). Un atleta tricolore non saliva sul podio di uno slalom di Coppa del Mondo dal 2022, quando Giuliano Razzoli finì terzo a Wengen (Svizzera).

“Ho tirato fuori il meglio di me: questo secondo posto è bellissimo soprattutto qui a Kitzbühel davanti a questo pubblico – le parole dello sciatore azzurro dopo la gara -. Sognavo sin da bambino di salire sul podio a Kitz. Credo che nessuno si sarebbe aspettato questo podio. È stato un periodo davvero tosto: ho dovuto tirare fuori la voglia di combattere in ogni fine settimana. Ma sapevo di aver lavorato tanto con lo staff, sapevo che c’erano settori veloci: oggi mi sono trovato perfettamente con i materiali e ho fatto una grande prova. La neve era bellissima e ho avuto coraggio: dopo la seconda doppia mi sono detto di cambiare marcia, ho trovato il ritmo e nel tratto finale è andata bene. La classifica è davvero corta e con il vantaggio che avevo non pensavo di potercela fare, ma sono cose che capitano. La vittoria era vicina, vero, ma se mi avessero detto che sarei salito sul podio oggi ci avrei messo tutte le firme possibili. Il periodo è stato complicato: sapevamo cosa c’era da fare ma non sempre è stato facile tenere lo sguardo fisso sull’obiettivo. Abbiamo risolto i problemi e fatto un ottimo lavoro con la mia mental coach. Il segreto è stato continuare a lavorare tutti i giorni: ne combinavo sempre una, non è stato facile trovare le energie e quando tanti non ci credevano più sono riuscito a rialzarmi”.

Tennis, Sinner: "Grande slam? E’ lunga, molto lunga"

Roma, 26 gen. (askanews) – All’ingresso della sala conferenze del Melbourne Park viene servito un flute di champagne. Il torneo va in archivio ed è tempo di celebrare Jannik Sinner, re di Melbourne per la seconda volta consecutiva. 12 mesi dopo la stessa scena, ma tutto quello che l’ha preceduta è decisamente diverso, a cominciare dall’andamento della finale: “E’ stata una performance perfetta – il numero 1 del mondo analizza così il tre a zero ad Alexander Zverev come riporta Superennis – ; fin dai primi game ho servito molto bene e mi sono sentito subito molto rapido. Sono entrato in campo molto aggressivo, sentivo bene la palla e quando sono andato avanti di un break ho sentito crescere la fiducia e questo mi ha tranquillizzato. E’ stato un match di alta qualità, il primo set è stato cruciale e nel secondo sono stato un po’ fortunato, specialmente nel tie break. Sono molto felice per questa conferma, e soprattutto sono felice di averlo vissuto con tutte le persone che amo”.

Per la prima volta nella sua carriera ha difeso un titolo Slam, ma per come è iniziato il percorso australiano, e per come si è svolta la sua trama, difficile fare dei paragoni con quello che è accaduto 12 mesi fa: “Ogni Slam fa storia a sé – spiega – difendere un titolo del genere è diverso, c’è una pressione diversa. Siamo riusciti a fare una cosa incredibile, sono soddisfatto per il modo in cui sono riuscito a trovare le soluzioni in campo. Quando vinci queste partite è sempre una bellissima sensazione”.

Durante la premiazione il tedesco ha avuto un momento di commozione, e Sinner lo ha abbracciato. L’essenza dello sport: “Stava soffrendo – ha detto l’azzurro – so che si sentiva molto giù in quel momento perché ci tiene moltissimo a vincere finalmente uno Slam. Ma è un grande giocatore, sta facendo tutte le cose nel modo migliore e sono certo che presto sarà anche lui un campione Slam… avrà grandi chances sulla terra ma se continua così lo vincerà, a prescindere dalla superficie. Gli auguro tutto il meglio, è una brava persona”. “È vero, sul campo siamo avversari – aggiunge – ma il tour è come se fosse una scuola. Non ci sono libri ma racchette, ma siamo come dei compagni di scuola. Penso che una piccola mano in quel momento lo possa aver aiutato un po’. Quando vincerà il suo primo Slam saremo tutti molto felici”.

Jannik sorride a chi gli ricorda che è l’unico in grado di puntare al Grande Slam in questa stagione: “E’ lunga, tanto lunga – dice – . Iniziare l’anno così è una bella sensazione ma ogni torneo è diverso, ogni torneo ha le sue difficoltà. Il tennis è imprevedibile e la stagione può cambiare in un attimo. L’unica cosa che posso fare è aggrapparmi all’allenamento”.

Dopo il fiume di interviste richieste ad un vincitore Slam, Sinner può finalmente tornare in hotel per festeggiare con il team e la famiglia: “Avere qui mio fratello – conclude – è stata la parte più bella del torneo. Mio fratello è anche il mio miglior amico, nessuno mi conosce meglio di lui, ci parlo spesso di come sto e dei miei problemi. E’ una persona eccezionale, sa da dove veniamo e sa come ho vissuto l’infanzia. Poterlo abbracciare a fine match è stato speciale, poter condividere con lui questo successo è la cosa più bella”.

Tennis, da Alcaraz a Djokovic i complimenti a Sinner

Roma, 26 gen. (askanews) – Il mondo del tennis omaggia Jannik Sinner confermatosi vincitore degli Australian Open di Tennis. I complimenti arrivano dai social dove è un triofo di riconoscimenti. Rafa Nadal scrive: “Congratulazoni Jan, impressionante”. Così anche Novak Djokovic, che si era ritirato in semifinale contro Zverev al quale aveva augurato di vincere in finale, dedica una storia sia allo sconfitto che i complimenti a Sinner. Rapido come in campo il tweet di Carlitos Alcaraz: “Bravo Jannik!” L’amico e compagno di Davis Matteo Berrettini festeggia ribattezzandolo: “Jannik… Flipper”. Filippo Fognini è convinto che ne arriveranno altri presto. Più classico Sonego, anche lui compagno di doppio di Sinner nella Davis vinta nel 2023: “Fenomeno”. Sinner è “immenso” per Flavio Cobolli, che ha anche celebrato l’abbraccio consolatorio di Jannik a Zverev in un’altra storia. “Ingiocabile” scrive Andrea Vavassori, che sabato ha perso la finale di doppio in coppia con Simone Bolelli “Fenomeno” scrive Jasmine Paolini la finalista di Wimbledon e Roland Garros nel 2024 Barbara Krejckova, campionessa di Wimbledon dice: “Complimenti Jannik!” Flavia Pennetta: “Impressionante!” scrive la campionessa degli US Open 2015 e talent di Sky. Billie Jean King “Ciao Again”, scrive la mitica ex tennista americana

A Bologna magistrati fuori dell’aula per protestare contro la riforma

Bologna, 25 gen. (askanews) – “Una riforma punitiva che non migliorer il servizio ai cittadini”. La presidente dell’Associazione nazionale magistrati dell’Emilia-Romagna, Eleonora Pirillo, spiega cos le ragioni della protesta dei magistrati all’inaugurazione dell’anno giudiziario contro la riforma costituzionale della giustizia a Bologna.

“Si insiste sulla separazione delle carriere e poco sul fatto che i nostri disciplinari saranno affidati a un’altra corte, indebolendo l’autogoverno della magistratura – sottolinea Pirillo -. Avremo due Csm e saremo sorteggiati per gli organi di autogoverno, sottraendoci il diritto di elettorato attivo e passivo. E’ gravissimo”.

“I processi non dureranno un giorno in meno – avverte la presidente Anm Emilia-Romagna -. Abbiamo bisogno di risorse umane e strumenti. Il processo penale telematico entrato in scena gi monco, tanto che 87 presidenti di tribunali ne hanno sospeso l’esecutivit”.

“Invece di migliorare le condizioni per magistrati, personale e cittadini – conclude Pirillo – si punta su una modifica costituzionale che altera gli equilibri dello Stato. Una riforma della magistratura, non della giustizia, che non ci aiuter a rendere un servizio migliore”.

Tennis, Binaghi: "Siamo la nazione più forte al mondo"

Roma, 26 gen. (askanews) – “Una cosa è chiara: oggi nel tennis siamo la nazione più forte del mondo, siamo i numeri uno”. Il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, Angelo Binaghi, ha voluto celebrare così, a SuperTennis, il secondo trionfo personale di Jannik Sinner all’Australian Open, che precede un altro record storico per il nostro tennis. Domani, lunedì, infatti, per la prima volta, ci saranno undici italiani tra i primi cento giocatori del mondo nel ranking ATP.

Per l’altoatesino è stata la terza finale vinta su tre negli Slam. Lo ha ricordato Binaghi: “E’ stata la partita della consacrazione di un grande campione, quale Sinner è. Lo sfidante, Zverev, che è un grande giocatore, ha detto la cosa più giusta durante la premiazione: Jannik è nettamente più forte di tutti, una spanna sopra gli altri”.

Per il massimo dirigente della Fitp Jannik è un campione che non deve porsi limiti, e dunque si può guardare avanti. “Ora ci sono altri obiettivi. Dovrà dimostrare di essere il più forte di tutti anche sulla terra battuta: gli Internazionali BNL d’Italia a maggio saranno una grande festa, potrebbero diventare un’apoteosi. Nessun obiettivo gli è precluso, compreso quello di vincere il Grande Slam”.

Poi, il capo del tennis azzurro, ha voluto esprimere la sua analisi: “Ho sempre pensato che Jannik fosse in prospettiva molto più forte di Alcaraz e che il suo vero avversario sarebbe stato Zverev, temibilissimo soprattutto sulle superfici veloci. Oggi Jannik ci ha lasciato a bocca aperta, è un campione di livello nettamente superiore agli altri”.

Netanyahu ringrazia Trump per lo sblocco delle forniture di bombe

Roma, 26 gen. (askanews) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diffuso oggi un breve video su X per ringraziare il presidente degli Stati uniti Donald Trump per aver revocato il blocco, imposto durante l’amministrazione Biden, sull’invio di alcune munizioni a Israele.

“Grazie, presidente Trump, per aver mantenuto la promessa di fornire a Israele gli strumenti necessari per difendersi, affrontare i nostri nemici comuni e garantire un futuro di pace e prosperità”, ha dichiarato Netanyahu.

Ieri, Trump ha dichiarato ai giornalisti a bordo dell’Air Force One che, dopo che l’allora presidente Joe Biden aveva bloccato una spedizione di bombe destinate a Israele.

“Le avranno. Le hanno pagate e le stavano aspettando da molto tempo. Erano in deposito”, ha detto il leader americano.

IA, SoftBank a caccia dei fondi per lo Stargate di Trump

Roma, 26 gen. (askanews) – Il miliardario giapponese Masayoshi Son, fondatore del gruppo tech e d’investimenti SoftBank, attraverso il suo gruppo SoftBank, intende contattare grandi società di investimento, tra cui Apollo Global Management, per raccogliere fondi da destinare al progetto di intelligenza artificiale Stargate negli Stati uniti proposto dal presidente Donald Trump. Lo scrive oggi il Nikkei.

SoftBank e il creatore di ChatGPT, OpenAI, investiranno ciascuno 19 miliardi di dollari nella società del Progetto Stargate, che mira a costruire data center e le infrastrutture per alimentarli. Questo conferirà a ciascuna delle due aziende circa il 40% delle quote.

Anche la società Usa di software Oracle e l’azienda d’investimento MGX, con sede negli Emirati arabi uniti, avranno partecipazioni, per un impegno complessivo previsto di 45 miliardi di dollari da parte dei partner fondatori.

Il progetto – annunciato martedì alla Casa Bianca da Trump, Masayoshi Son, Sam Altman (CEO di OpenAI) e Larry Ellison (cofondatore di Oracle) – potrebbe portare fino a 500 miliardi di dollari di investimenti legati all’intelligenza artificiale. Una controllata statunitense di SoftBank, SB Energy Global, sarà coinvolta nello sviluppo delle infrastrutture energetiche.

Il miliardario e imprenditore digitale Elon Musk, alleato stretto di Trump, ha espresso scetticismo sulla capacità di questo progetto di attirare i fondi necessari alla sua realizzazione. “SoftBank ha molto meno di 10 miliardi di dollari garantiti. Ne ho conferma diretta”, ha affermato Musk.

Gli investitori esterni saranno cercati per finanziare il resto su base progetto-per-progetto. Apollo Global Management è considerata una candidata, insieme a Brookfield Asset Management, una società canadese forte nel settore delle energie rinnovabili e degli investimenti infrastrutturali. E’ probabile che vengano richiesti a ciascuna decine di miliardi di dollari.

Lo scorso anno, Intel aveva annunciato che Apollo avrebbe guidato un investimento per un nuovo impianto di semiconduttori. La partecipazione di questi attori finanziari potrebbe rafforzare Stargate. SoftBank punta a garantire 100 miliardi di dollari in investimenti iniziali per Stargate, con l’obiettivo di arrivare a 500 miliardi entro i quattro anni del mandato di Trump.

Sanremo2025, Carlo Conti: premi alla carriera a Iva Zanicchi e Antonello Venditti

Roma, 26 gen. (askanews) – “Ci saranno due premi alla carriera, Iva Zanicchi e Antonello Venditti”. Lo ha annunciato al Tg1 Carlo Conti in collegamento dal Teatro Ariston di Sanremo “Ci saranno 2 premi alla carriera: il primo – ha detto Conti – va una donna che ben sessant’anni fa esordito al festival di Sanremo e l’ha vinto per ben 3 volte ed è Iva Zanicchi, e l’altro è uno dei grandi cantautori italiani che ci ha regalato e continua a regalarci i successi ed è il Grande Antonello Venditti. Questi sono i 2 premi alla carriera che daremo nel corso del Festival di Sanremo”.