Bodrato ci diceva di andare avanti, “cammin facendo troverete la strada”.

Intervento commemorativo al funerale di Guido Bodrato (Duomo di Chieri, 12 giugno 2023). “Con Moro sottolineava che i cattolici avrebbero dovuto stare dentro sempre le situazioni nuove, anziché restare incagliati in quelle ormai superate”.

Per molti di noi, provenienti da varie parti d’Italia, che siamo qui a rendergli l’ultimo saluto, Guido è stato ben più che un amico, è stato un maestro. La nostra era una specie di corrente all’interno della Dc, ma non in senso stretto. Il suo capo, infatti, non era uomo di potere, non proteggeva, non garantiva posti e candidature, era un uomo di pensiero. Il suo potere coincideva con la forza e la profondità del suo pensiero, e questo ci bastava, anzi ci seduceva.

In genere non replicava semplicemente il pensiero di altri leaders e maestri, preferiva i pensieri non pensati prima, e ciò intrigava molto anche i suoi interlocutori, dentro e fuori il partito. Zaccagnini non sarebbe stato ciò che è stato senza Bodrato. Martinazzoli pure. E anche De Mita. Le sue interlocuzioni con loro aprivano sempre squarci nuovi di possibilità, prospettive nuove, spesso decisive a risolvere nodi anche complessi. Questa, infatti, un’altra delle sue caratteristiche: mettere a disposizione le sue riflessioni, le sue letture della storia, perché diventassero patrimonio comune.

Bodrato ha sempre detestato piccinerie, maldicenze, personalismi, insomma la mediocrità della politica. Non rifuggiva le battaglie, purchè non fossero finalizzate a conquistare centimetriquadrati di spazio di potere, ma a perseguire orizzonti politici larghi e lunghi. Più giustizia sociale, più uguaglianza, più futuro: questo il senso della politica appreso dai suoi storici riferimenti, ripetutamente evocati anche negli ultimi tempi, Carlo Donat Cattin, Aldo Moro e padre Michele Pellegrino. Tra i colleghi parlamentari gli era cara la consuetudine di relazioni e pensieri con Sergio Mattarella.

Non si stancava di ripetere che il compito dei cattolici in politica doveva essere ambizioso e non ristretto, l’ambizione di cambiare la storia, anzi, di fare storia e mobilitare il popolo, così come seppero fare i cattolici all’Assemblea Costituente e nelle prime legislature della vita della Repubblica. Ancora nei suoi ultimi giorni di vita, attraverso i social che aveva imparato a padroneggiare,  ci esortava a guardare la profondità dei problemi della nostra democrazia, per poterli curare e risolvere, perché i cattolici nella storia del Paese sono stati rilevanti quando si sono cimentati con le grandi sfide. Con Moro sottolineava che i cattolici avrebbero dovuto stare dentro sempre le situazioni nuove, anziché restare incagliati in quelle ormai superate.

Osservava in modo severo il presente della politica: “senza popolo e senza partiti non c’è né politica né tantomeno democrazia”. Meno di due mesi fa, se n’era andata in Cielo Irma, la compagna insostituibile della sua vita. “Siamo sempre stati una cosa sola, Irma era dentro la mia vita e ai miei pensieri, sempre condivisi. E viceversa”. 

Non c’è dubbio che da quel giorno anche i suoi pensieri non avrebbero potuto più essere gli stessi. Non solo per la solitudine dei suoi novant’anni, pur confortati dall’affetto preziosissimo di figli e nipoti, ma la fusione spirituale e sentimentale con la sua sposa era evidentemente e naturalmente altra cosa. Adesso c’era stata l’amputazione di una metà di ciò che fino al giorno precedente era “una cosa sola”. E così ha deciso di lasciarsi ricongiungere con ciò che gli era venuta a mancare.

Dopo Marini, De Mita, Bianco, la partenza di Guido oggi chiude anche plasticamente un ciclo della storia della Repubblica. Si chiude un ciclo storico, ma sbaglieremmo se pensassimo che non ci sono più spazi e aspettative per l’impegno politico dei cattolici. 

Il ritorno della guerra nel nostro continente, la crisi climatica e ambientale, su entrambe le quali ogni giorno papa Francesco richiama la responsabilità della politica, le minacce che si annunciano sul futuro dell’Europa e la conservazione delle sue radici solidaristiche e umanitarie, i nuovi equilibri di potere che si stanno organizzando nel mondo, le domande stesse di spiritualità e nuovo umanesimo che interrogano la politica e la vita delle nostre società, ci interpellano, se possibile, ancora più di prima.  Ma cosa facciamo, da dove ripartiamo, con quali strumenti? “Andate avanti, cammin facendo troverete la strada”, fu la sua risposta nell’ultima telefonata.