Calenda arruola Bonetti e Rosato…ma per fare cosa?

Il problema non è l’accoglienza riservata a uomini e donne di matrice moderata o cattolico sociale - ieri la Gelmini e la Carfagna, oggi Rosato e la Bonetti - ma la linea politica che Azione intende portare avanti.

Carlo Calenda ha annunciato stamane in conferenza stampa a Montecitorio che il rapporto di Azione con i cattolici, finora andato avanti a fasi intermittenti, assume un connotato più preciso e impegnativo. L’accordo con Elena Bonetti ed Ettore Rosato, protagonisti non molto tempo fa della scissione da Italia Viva, segna il passaggio a una  politica di maggiore apertura. In passato, alcune dichiarazioni di Giulia Pastorella, attuale vice presidente del partito, avevano invece espresso la volontà di restringere alle sole forze liberali l’ipotesi di collaborazione in vista di una possibile lista allargata (Il Foglio, 27 giugno 2023). 

 “Proporrò alla prossima assemblea di Azione – ha detto Calenda – la nomina di Elena Bonetti a vicepresidente con la delega alla costruzione di quello che sarà per noi il fatto fondamentale dopo le Europee: dare vita a un grande partito con tutti i soggetti che non si  riconoscono nel bipolarismo. Stiamo lavorando a un accordo con il Partito repubblicano italiano, lo abbiamo fatto con i socialisti liberali. Per noi importante è raccogliere il patrimonio dei costituenti che oggi appare disperso”. Ed ha poi aggiunto: “Ettore Rosato sarà invece da subito, perché la nomina spetta a me, vice segretario, con delega all’organizzazione e agli enti locali e si occuperà delle elezioni europee”.

Più in generale, sulle alleanze per le elezioni europee, il leader di Azione ha precisato: “Dipende da Più Europa, noi non vogliamo un’alleanza indistinta. Abbiamo aderito al manifesto di Emma Bonino ‘Stati Uniti d’Europa’, c’è sintonia, siamo insieme nell’Alde: su questo possiamo lavorare bene, ma non faremo una lista indistinta che accolga anche Italia Viva. Non sarebbe credibile per gli elettori”.  Parole che evidentemente chiudono le porte a un progetto di ampia aggregazione che dovrebbe riguardare l’area politica intermedia tra la destra nazional-sovranista e la sinistra social-radicale. 

Nessuno nega il valore del contributo che gli ex dirigenti di Italia Viva potranno dare al rafforzamento di Azione, ma indubbiamente poco o nulla potranno fare – date le premesse – in rapporto alla pur necessaria e urgente ricomposizione di un blocco democratico e popolare. Il problema non è l’accoglienza riservata a uomini e donne di matrice moderata o cattolico sociale – ieri la Gelmini e la Carfagna, oggi Rosato e la Bonetti –  ma la linea politica che Azione intende portare avanti. Abbiamo avuto prova di come in altre circostanze storiche l’integralismo di partito si sia tradotto in velleitarismo, fallendo gli obiettivi. Capitava alla ‘grande’ Dc di Fanfani, può capitare a maggior ragione alla ‘piccola’ Azione di Calenda.