Jannick, the day after.

Epica, evidentemente, questa impresa australiana che oggi anche il pontefice è intervenuto in udienza citando Sinner e l’importanza sociale dello sport

Dopo aver passato una domenica inebriante con la vittoria
di Jannick Sinner, nel primo slam della stagione tennistica
2024 e primo in carriera per il giocatore altoatesino, il giorno
dopo lo è ancor di più.
Tralasciamo che l’intera penisola italica è diventata
professionista del tennis, conoscendo vita, morte e miracoli
dello sport con la racchetta, cultori dello slice, dell’ace e
dello smash.
Infatti, tutte le trasmissioni televisive e tutti i giornali aprono
con il trionfo Sinner e giovedì, quando la squadra della
Davis sarà ricevuta al Quirinale dal Presidente Mattarella
per festeggiare la coppa, sarà ancor di più eclatante e
raggiungerà la massima amplificazione con la
partecipazione del nostro Jannick al festival di Sanremo.
Supererà anche il clamore di Tomba, la bomba. Colui che
fece innamorare una marea di persone della montagna.
Rimane l’impresa sportiva di un ragazzo che ha vinto una
partita della finale di uno slam che è stata considerata
epica. In realtà, la vittoria non bisogna accostarla all’epica,
come stanno facendo da ore i dotti della parola che affollano
le platee televisive, è semplicemente e banalmente la
peculiarità principale di questo tennis. In questo sport la
testa è la conditio sine qua non.
Allenare la testa significa fare una partita nella partita. Fino
a quando l’arbitro non decreta il classico “gioco, partita
incontro” non si è certi di portarla in sacco. Troppe partite
sono state date per perse, quando all’ultimo il soccombente

ha preso fiato ed ha ribaltato la situazione. Come Sinner
che, sotto 2 set a zero, nel terzo set dichiarava al suo fido
allenatore di essere morto, il quale rispondeva con un più
“pressure” che ridava linfa vitale al nostro portandolo alla già
citata vittoria epica.
Talmente epica, evidentemente, che oggi anche il pontefice
è intervenuto in udienza citando Sinner e l’importanza
sociale dello sport. Papa Francesco, riferendosi al tennis, si
è soffermato su “come nella vita, non possiamo vincere
sempre, ma sarà una sfida che arricchisce se, giocando in
modo educato e secondo le regole, impareremo che non è
una lotta ma un dialogo che implica il nostro sforzo e ci
consente di migliorarci. Concepire un po' lo sport non solo
come combattimento ma anche come dialogo. C'è un
dialogo che, nel caso del tennis, spesso diventa
artistico". Ecco, le parole del Santo Padre richiamano ad
una condizione, spesso dimenticata, di come lo sport è
lezione di vita. La speranza è che molti giovani inseguano lo
sport con questi valori piuttosto che l’effimero
dell’intangibilità dei social che rende il futuro con una
nebulosa. E allora viva lo sport, viva Sinner!