Dunque, andiamo con ordine. Il capo di Azione, Carlo Calenda adesso “apre ai radicali e ai Popolari”. E, partendo da questo assunto, è bene mettere in fila alcuni elementi. Azione è un partito personale guidato dal suo capo, Carlo Calenda. Regola, questa, simile a quasi tutti i partiti italiani. E sin qui nulla di nuovo.
Il capo del partito, Calenda, ha una cultura politica – del tutto legittima, come ovvio – di impronta squisitamente laicista. A livello culturale, valoriale e politico.
Il suo programma economico e sociale ha una cifra liberal/liberista frutto del suo lungo percorso politico. E, di conseguenza, difficilmente un partito personale dove il capo ha una cultura politica deliberatamente laicista e storicamente anti popolare, può declinare un progetto politico in grado di intercettare e rappresentare le domande, le istanze e gli interessi ideali, sociali e culturali dei radicali, dei popolari, dei liberali, dei repubblicani e dei progressisti. Insomma, una sorta di macedonia indigeribile.
Ora, in vista delle prossime elezioni europee, il capo di Azione “apre ai radicali e ai popolari”. Una contraddizione in sè perchè, per fare un solo paragone, sarebbe come sostenere che il nuovo Pd della Schlein è un partito che declina una “politica di centro dove i popolari e i cattolici democratici hanno un ruolo decisivo” nella costruzione del progetto del partito. Appunto, un ossimoro. E, al riguardo, è invece del tutto coerente, a livello politico e culturale, che il capo di Azione ha candidato il radicale Marco Cappato nel collegio uninominale di Monza. E ancora, è anche coerente e lungimirante che il capo di Azione voglia riproporre un progetto politico che ricorda i valori azionisti, repubblicani e liberali del nostro paese.
Ecco perchè, al di là di qualsiasi polemica politica e men che meno di carattere personale, sorge una sola domanda, crediamo fondata e del tutto legittima: ma che centrano i popolari, i cattolici democratici e i cattolici sociali con il partito laicista, liberista, tardo repubblicano e azionista di Calenda? La risposta è alquanto semplice e scontata: nulla. E allora, e di conseguenza, se vogliamo far sì che la politica recuperi credibilità, autorevolezza e prestigio, evitiamo di continuare a mischiare le pere con le mele, come si suol dire. Ognuno declini il suo progetto politico e di governo, come ovvio e scontato, ma nel rispetto di un minimo di coerenza e di lungimiranza culturale e quindi politica.
E i Popolari, in ultimo, declinino il loro progetto politico e culturale in partiti e in formazioni politiche che non sono strutturalmente alternativi alle loro ragioni politiche, culturali, valoriali e forse anche etiche. E anche qui per coerenza, lungimiranza e soprattutto per serietà.