Carestia politica, il male oscuro dei partiti.

Nelle correnti del passato, specie quelle Dc, era quasi sempre la politica e quindi i contenuti politici a farla da padrone. Qui si trovava il motore della competizione tra le varie componenti.

Puntuale come le stagioni meteorologiche è ripartito il dibattito sul ruolo delle correnti all’interno dei partiti democratici. Parlo dei partiti democratici – e in Italia ne sono rimasti davvero pochi – perché nei partiti personali e del capo, che sono la maggioranza nel nostro paese, il problema non esiste neanche a livello ontologico. Certo, il profondo malcostume politico che emerge da Bari e dalla Puglia, ma soprattutto da Torino e dal Piemonte, e che riguarda direttamente il comportamento concreto della struttura organizzativa del Partito democratico, non può che far ripartire il dibattito su questo benedetto rapporto tra le correnti interne e il partito nella sua complessità. E, altrettanto puntualmente, nasce il confronto con i partiti democratici del passato. Nello specifico, con il “partito italiano” per eccellenza, cioè la Democrazia Cristiana.

Ora, per evitare equivoci, fraintendimenti, falsità e anche ipocrisia varia, cerchiamo di essere d’accordo almeno su un punto – peraltro decisivo e fondamentale – che emerge in modo persin troppo palese confrontando i modelli dei due partiti, cioè della Dc e del Pd. E questo al di là e al di fuori di due modelli di società profondamente diversi tra di loro e del radicale cambiamento intervenuto a livello politico, sociale, culturale e anche etico. Perché sulle modalità concrete del far politica, almeno sotto il profilo del metodo, non ci sono differenze così rivoluzionarie tra ieri e oggi.

E allora diciamocela questa verità, al di fuori di qualsiasi presunzione. Nella Dc, che era un grande partito popolare, di massa, interclassista e anche plurale – per dirla con un termine contemporaneo – le correnti interne rappresentavano pezzi di società, erano espressione di una cultura politica definita dell’arcipelago cattolico del tempo, si facevano carico delle esigenze, delle ansie e delle domande di determinati ceti sociali e, infine, avevano un classe dirigente di riferimento ben individuata ed immediatamente percepita dagli elettori e dagli interlocutori politici.

Certo, anche in quella lunga stagione c’erano zone d’ombra e realtà discutibili, gruppi di potere e rappresentanze opache. Ma la struttura organizzativa del partito, a livello locale come a livello nazionale, si basava sulle grandi appartenenze correntizie. Dove, a volte, avevi anche l’impressione che si trattasse di ”partiti nel partito” talmente era rigida l’organizzazione, la proposta politica, il radicamento sociale e territoriale e autonoma l’elaborazione progettuale delle singole correnti. Sì, erano altri tempi e c’era un’altra società ma le correnti rappresentavano realmente pezzi di società e, di conseguenza, segmenti precisi dell’elettorato.

Mutatis mutandis, cosa sono oggi e soprattutto cosa rappresentano oggi le mille correnti del Pd? Per evitare di dare risposte singolari o scontate, sarebbe appena sufficiente commissionare un sondaggio – non pilotato o preconfezionato, come ovvio – tra gli elettori dem con una sola domanda: “voi conoscete le diversità politiche, culturali, sociali e programmatiche tra le crescenti ed innumerevoli correnti del Pd?”. Sarebbe curioso conoscerne la risposta…Ecco perché, e senza infierire ulteriormente su ciò che capita concretamente nella periferia del Pd – e non solo a Bari o a Torino – si impone una sola riflessione per ritornare al tema iniziale.

Nelle correnti del passato, e nello specifico nel partito democristiano, era quasi sempre la politica – e quindi i contenuti politici – a farla da padrone. Cioè era la proposta politica il motore decisivo della divisione tra le varie ed innumerevoli correnti dell’epoca. Sembra invece che il presente ci regali la carestia della politica. In particolare, nell’attuale Pd, a farla da padrone sono le aggregazioni clientelari e le cordate di potere che, non a caso, cambiano e si spostano così rapidamente che sfuggono addirittura all’attenzione degli stessi iscritti.

Per questi motivi è necessaria una iniziativa politica seria e senza sconti della segreteria nazionale del Pd. Per affrontare e risolvere una grande questione politica dove, a volte, recuperare il metodo del passato può ancora essere utile per sciogliere i nodi del presente.