Uno degli elementi più nefasti per la qualità della democrazia e per la stessa credibilità dei partiti politici è indubbiamente rappresentato dall’irruzione dei cosiddetti “partiti personali”. Ovvero, partiti che non hanno democrazia interna, che non conoscono il confronto politico se non come strumento per applaudire ed osannare il capo e, infine, che non elaborano collegialmente il progetto politico perché viene semplicemente trasmesso dal capo ai tifosi saldamente seduti sugli spalti. O a mezzo stampa o attraverso incontri appositamente convocati per illustrare la strada da intraprendere. Insomma, una prassi che è sufficientemente nota per essere ulteriormente descritta.
Ora, per entrare nello specifico dell’attualità, non può passare sotto silenzio la recente vicenda politica che ha coinvolto il partito personale di Renzi, Italia Viva. Una vicenda, però, che non fa notizia per l’ennesima, nonché simpatica, piroetta politica del suo capo. E neanche per la proposta politica che rinnega sistematicamente e radicalmente tutto ciò che è stato detto negli ultimi due anni da quel partito. Un comportamento, appunto, che non fa granché notizia perché ormai tutti sono abituati ai cambiamenti repentini di linea e di strategia politica dell’ex segretario del Pd.
La vera notizia, semmai, è un’altra. Non di merito ma di metodo. E cioè, anche in un rigoroso e scientifico partito personale è nato un dibattito libero. O meglio, è nato un massiccio e vistoso dissenso politico rispetto alle indicazioni trasmesse dal capo. Un dissenso che si è manifestato in questa in giorni in una raccolta di firme di dirigenti politici ed amministratori locali periferici di quel partito nonché del gruppo giovanile del medesimo partito. E questa è la vera notizia politica dopo l’annuncio, in una intervista rilasciata al “Corriere della Sera” dal leader di Italia Viva nei giorni scorsi, di cambiare radicalmente il progetto del partito abbandonando la strategia di ricostruire il Centro nel nostro paese a vantaggio della nascita del futuro “Fronte popolare” che vede unite la sinistra radicale e massimalista della Schlein, la sinistra populista e demagogica dei 5 Stelle e la sinistra estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis.
Ma, ripeto, al di là del merito della questione, e cioè il nuovo progetto politico del partito di Italia Viva, quello che conta rilevare è il modello e l’impalcatura del partito personale che potrebbe entrare in crisi. O perlomeno così pare.
Ecco perché il dibattito politico che è decollato all’interno del partito di Renzi va seguito con molta attenzione e con grande apertura di credito. Perché dall’esito concreto che avrà il dibattito all’interno di Italia Viva, sempreché ci sia e venga convocato dagli appositi organismi, noi potremmo fare un bilancio sulla salute, la persistenza e la prospettiva dei partiti personali. O dei partito del capo. O dei partiti proprietari. Questa, credo, è la vera novità e la ghiotta notizia che sono emerse dopo l’intervista dell’ex Premier fiorentino che ha stravolto la linea del suo partito. Si potrebbe dire, citando un vecchio proverbio, “non tutto il mal vien per nuocere”.