Caso Vannacci, le razze non esistono ma il razzismo sì.

Diciamo no alla più odiosa delle discriminazioni. Il razzismo vive con noi da sempre giustificando le peggiori nefandezze: discriminazioni, schiavismi e dittature. La vera e continua sfida è il progresso dell’umano.

Lo studio della storia ha dimostrato che le razze non esistono mentre continua invece ad esistere il razzismo, pseudo teoria abusata per affermare la superiorità o l’inferiorità antropologica di una parte dell’umanità. La paleontologia e lo studio di dati genetici ormai certi dicono che l’Homo sapiens e viator  lasciò l’Africa circa 125.000 anni fa, si fermò per circa 50-60.000 anni in Medio Oriente e poi proseguì verso l’Europa e l’Asia dando vita all’umanità che oggi popola il pianeta, che pur con pigmentazioni della pelle diversa, nella sostanza è identica ai quattro angoli della terra. Insomma siamo tutti di origine africana e se ciascuno di noi potesse risalire la propria dinastia scoprirebbe tratti somatici ben diversi dagli attuali generati da tante ibridazioni.

 

La storia italica spiega che, nel fulgore dell’età imperiale, Roma fu una megalopoli di un milione di anime di etnie diverse figlie delle tante conquiste. Di questo è fatta l’Europa e l’Italia. E pur tuttavia il razzismo vive con noi da sempre giustificando le peggiori nefandezze: discriminazioni, schiavismi e dittature. La paura del diverso  -l’altro- è un concetto che viene dai antichi retaggi tribali, dove lo – straniero – è il pericoloso contaminatore che destabilizza il gruppo. L’enorme fiume di sangue causato e’ giunto fino ai tempi moderni trovando la sua bestiale apoteosi nel ‘900 con la seconda guerra mondiale ferocemente ispirata dal dogma nazista della supremazia della “razza” ariana che portò alla eliminazione sistematica della “razza” ebraica e di tutte quelle forme di vita considerate impure e indegne.

 

Più recentemente abbiamo assistito alle guerre balcaniche ispirate dalla pulizia etnica. I principi (art. 3 e 10) che reggono la Costituzione e l’unita’ della Patria affermano: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»; «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge». La loro formulazione degli fu stabilita per contrastare il razzismo in qualsiasi forma (pregiudizi, propaganda, discriminazioni e violenza). Ora i massicci fenomeni migratori ravvivano le paure delle diversità e i gruppi nazionalisti assertori del suprematismo bianco ci sguazzano grazie alle facili comunicazioni via social. Il libro del Generale Roberto Vannacci che vorrebbe confutare l’idea del – pensiero unico -, ha riacceso il dibattito anche perché la politica politicante si nutre di questi consensi seppur maleodoranti.

 

Bene ha fatto il Ministro della Difesa Guido Crosetto a stigmatizzare i pensieri dell’alto ufficiale rimuovendolo dal suo ruolo, ciò però gli ha portato critiche da esponenti della sua area politica ove queste teorie sono un nervo scoperto perché bacini di consenso elettorali. La politica responsabile deve però comprendere che le paure sono umane e che gli antidoti sono il rispetto religioso, la cultura, l’istruzione e le risposte organizzative della convivenza sociale. Certamente quindi e’ vero che dinnanzi alle tragedie quotidiane nel Mediterraneo, l’Europa deve fare di più e che l’Italia non può essere lasciata sola. Al contempo bisogna prendere atto e superare ciò che blocca una maggiore solidarietà ovvero la competizione fra populismi, nazionalismi e razzismi con cui ogni paese fa i conti. Le democrazie devono essere determinate perché,  seppur imperfette, le alternative sono peggiori. All’alba del terzo millennio, segnato da impetuose novità tecno-scientifiche, la vera e continua sfida è il progresso dell’umano.