Centro unito, Tempi Nuovi mette nel conto tempi…più lunghi.

Il compito di chi lavora per una vera e propria ricomposizione del Centro, e quindi dell’area cattolico popolare, passerà alle europee per l’individuazione di candidati “amici” all’interno dei rispettivi partiti.

Il movimento politico e culturale Tempi Nuovi, guidato da Beppe Fioroni, è nato per due ragioni di fondo. Innanzitutto favorire una ricomposizione dell’area cattolico popolare e sociale dopo la sua progressiva dispersione organizzativa da un lato e la conseguente, e del tutto fisiologica, irrilevanza politica dall’altro. Un obiettivo, questo, che quasi si impone dopo l’irruzione del verbo populista e anti politico che ha raso al suolo il valore e l’importanza delle culture politiche nel dibattito pubblico.

In secondo luogo la riscoperta e il rilancio di un Centro politico dinamico, riformista, plurale e di governo. E, accanto al recupero del Centro, riscoprire quella prassi che i grandi leader e statisti democratico cristiani chiamavano ‘politica di centro’. 

Insomma due grandi obiettivi politici che restano sul tappeto e che, oggettivamente, non possono essere rimossi banalmente e qualunquisticamente dalla concreta dialettica politica contemporanea. Soprattutto di fronte al sostanziale fallimento di questo bipolarismo sempre più selvaggio e muscolare. Certo, si tratta di due obiettivi che non possono essere perseguiti negli attuali partiti. Sicuramente non nel Pd della Schelin dove prevale un profilo politico, e del tutto legittimamente, che esalta una sinistra radicale, massimalista e libertaria. Con buona pace di Delrio e di tutti quei ‘cattolici adulti’ che pensano ancora che l’attuale Pd è quello delle origini. E cioè, un partito dove l’area cattolico popolare, sociale e democratica era una componente essenziale, se non addirittura decisiva, per la costruzione di un progetto politico democratico, riformista e di governo dell’intero partito. Una cultura, inoltre, che difficilmente trova un adeguato spazio negli attuali partiti di centro destra, per non parlare dei partiti e dei movimenti populisti – penso ai grillini dei 5 stelle e alla Lega salviniana – dove siamo, sotto il profilo politico e culturale, antropologicamente alternativi. 

Ed è proprio sul versante degli attuali partiti centristi che si deve avviare una iniziativa politica che sia in grado di rendere credibile e competitiva quest’area culturale nella cittadella politica italiana. E quindi superare definitivamente ed irreversibilmente tutto ciò che appartiene al campo dell’anti politica populista. Ovvero, i rancori, i pregiudizi personali, i veti, le vendette e via discorrendo che hanno frenato, sino oggi, una seria e credibile ricomposizione del campo centrista. Un ciarpame che non può mai assurgere ad una dimensione politica perchè, appunto, si ferma ad una concezione adolescenziale della politica. 

Ora, se alle prossime elezioni europee i partiti centristi in campo saranno sostanzialmente tre – e cioè Forza Italia, Azione e la ‘lista di scopo’ di Renzi con i radicali della Bonino – il compito di chi lavora per una vera e propria ricomposizione del Centro e, al suo interno, dell’area cattolico popolare e sociale, non potrà che scegliere i candidati al Parlamento di Strasburgo espressione di quest’area all’interno dei rispettivi partiti. Anche perché, al di là delle candidature nei vari partiti, è del tutto evidente che si tratta di persone – donne e uomini – che sono politicamente alternativi al sovranismo e al populismo. Cioè delle due sub culture che restano i veri avversari politici, culturali, sociali e programmatici di un Centro politico, riformista, democratico e di governo. 

Dopodiché, come ovvio, appena dopo il voto europeo – dove capiremo anche il consenso delle varie liste centriste – partirà necessariamente il processo della ricomposizione di quest’area in vista delle prossime elezioni politiche. E dove, almeno speriamo, saranno archiviati i gesti e gli atteggiamenti adolescenziali a vantaggio, invece, del ritorno della politica con la P maiuscola.