Chiorazzo lascia con eleganza, il campo largo diventa minato.

Conventio ad excludendum in Basilicata per Azione e Italia Viva. La candidatura di Lacerenza, frutto di una manovra giallorossa con epicentro Venosa, apre la strada alla riconferma dell’ex generale Bardi.

Il nome del candidato c’è, ma il campo largo è ancora in fibrillazione. Angelo Chiorazzo, imprenditore di formazione ciellina, non poteva andar bene. Troppo amico del Papa e persino estimatore di Andreotti: così lo liquidava Peter Gomez nell’imminenza del colpo di scena che ha portato a una nuova investitura. Chiorazzo ha incassato senza battere ciglio e si è fatto da parte, mostrando quel senso di responsabilità che continua ad alimentare, nella migliore tradizione democristiana, l’impegno pubblico dei cattolici italiani.

L’intesa su Domenico Lacerenza, medico e dunque civico per eccellenza, non comprende Azione né tantomeno Italia viva. Al riguardo, Carlo Calenda denuncia il “veto” di Giuseppe Conte nei suoi confronti. Ma anche nel Pd lucano l’accordo avrebbe provocato più di un malumore per l’esclusione dei centristi. In serata è arrivata anche una dichiarazione di Salvatore Margiotta, membro della Direzione nazionale ed esponente di Base riformista, all’insegna del motto “testardamente unitari”. Da parte sua un invito a rivedere i rapporti con Azione e Italia Viva: “Tenerli fuori dalla coalizione in Basilicata è un grave errore politico, oltreché masochismo elettorale”.

Anche la segretaria Elly Schlein, sottoposta a un pressing nient’affatto amichevole, rivendica l’impegno a costruire una coalizione ampia (“senza preclusioni”, spiegano al Nazareno).

La trattativa, però, risulta definitivamente chiusa. Calenda denuncia una “conventio ad excludendum” nei suoi confronti: “È molto chiaro che c’è una leadership del centrosinistra, che è la leadership di Giuseppe Conte. Semplicemente il M5S, che ormai decide la politica della sinistra, ha escluso Azione”.

Dietro le quinte di osserva inoltre che il blitz di Conte poggia sulla manovra portata avanti nelle settimane passate da Carmine Castelfrande, ex sindaco di Venosa ed ex consigliere regionale, e il coordinatore lucano dei 5 Stelle, Arnaldo Lomuti, anche lui di Venosa, per lanciare appunto la candidatura di Lacerenza, medico oculista in servizio – guarda caso – proprio a Venosa. A tessere le fila, per antichi rapporti con Castelgrande, Vito De Filippo, già presidente della Regione, ex parlamentare e uomo di governo, rientrato velocemente nel Pd dopo una breve escursione (2019-2021) in Italia Viva.

A rendere ancora più triste la vicenda del campo largo in Basilicata è dunque l’impronta del “circolo di Venosa” su una candidatura sapientemente veicolata ed imposta. Chiorazzo ha saputo districarsi con eleganza, ma resta il fatto che la sua uscita di scena, lungi dal rafforzare la compagine di centrosinistra, fa intravedere a questo punto la facile vittoria di Vito Bardi, il presidente uscente di Forza Italia.

Ha governato bene, l’ex generale della Guardia di Finanza? Fra pocho lo diranno gli elettori ai quali, comunque, non è dispiaciuto l’azzeramento in questi anni delle bollette del gas grazie alle royalty che la regione incamera per lo sfruttamento dei suoi modesti ma preziosi giacimenti di petrolio. Il consenso sembra…ben oleato.