Cisl ancora attrattiva per la sua storia di forza sindacale moderna

Fondata da Giulio Pastore, la Cisl conferma di essere un sindacato moderno. Non persegue disegni politici ma difende concretamente gli interessi dei lavoratori e dei pensionati. Con l’autonomia e la contrattazione.

Lo sciopero indetto dalla Cgil e dalla Uil ha innescato un forte e positivo dibattito attorno al ruolo del sindacato nella società contemporanea. Un confronto utile perché ha evidenziato, ancora una volta, alcuni tasselli che denotano una profonda diversità attorno alla concezione che il sindacato può e deve ancora svolgere nel nostro paese. Sottolineando, a scanso di equivoci, che un sindacato debole o scarsamente rappresentativo segnerebbe una indubbia crisi della democrazia e delle stesse istituzioni democratiche. E questo perché la forza, l’autorevolezza e il prestigio dei corpi intermedi e delle forze sociali restano un potente antidoto ad una potenziale svolta autoritaria del paese, da qualunque colore politico derivi questo rischio.

Fatta questa premessa, è altrettanto importante sottolineare le ragioni di una perdurante diversità tra le diverse organizzazioni sindacali. È appena il caso di rilevare che il potente “sindacato rosso”, cioè la Cgil di Landini ha riprodotto, seppur in termini rinnovati e contemporanei, la vecchia concezione della “cinghia di trasmissione” tra il sindacato e il partito. Con l’unica eccezione che oggi non si sa bene se sia il sindacato che detta l’agenda al partito, cioè al Pd; o se sia il partito della Schlein a concordare l’azione con il sindacato. Nell’un caso come nell’altro non cambia la sostanza: ovvero, c’è una perfetta convergenza politica tra i due campi con il rischio più che concreto che il passato ritorna in tutta la sua interezza ed organicità. Del resto, non poteva non esserci una perfetta identità di vedute tra il radicalismo massimalista della Schlein e l’estremismo parolaio e demagogico del segretario generale della Cgil Landini.

Ed è proprio di fronte a questo scenario concreto che emerge in modo netto ed inequivocabile il ruolo della Cisl. Cioè di un sindacato che non ha mai rinunciato, e non rinuncia, ai due caposaldi costitutivi della sua lunga storia, a partire dalla sua fondazione nel 1950. E cioè, una rigorosa “autonomia” dai partiti e dalla politica nella sua varietà e complessità e, dall’altro, la centralità della “contrattazione”. A livello locale come a livello nazionale. Due tasselli centrali e decisivi che hanno accompagnato da sempre la Cisl esponendola anche a momentanee contestazioni e polemiche con alcune categorie di lavoratori.

Ma il sindacato di Pastore, di Carniti, di Marini e di tanti altri leader, oggi autorevolmente e responsabilmente guidato da Luigi Sbarra, conferma la sua modernità e la sua straordinaria attualità coltivando quei due caposaldi storici della sua storia. E le polemiche e i contrasti, tutti di natura squisitamente politica e partitica, di queste ultime settimane tra la Cgil e il Pd da un lato e il Governo di centro destra dall’altro ha persin platealmente confermato la bontà e la saggezza della proposta della Cisl. Un modello organizzativo che continua ad avere come bussola di riferimento la cultura riformata. E, al contempo, un impianto che permette di difendere gli interessi e le istanze dei lavoratori, dei ceti popolari e meno abbienti e dei pensionati senza rincorrere disegni e prospettive politiche che esulano radicalmente da questi mondi sociali.
Per questi motivi, molto semplicemente, la Cisl è moderna, attuale e contemporanea.