Cristianesimo e liberalismo: chi aveva ragione tra La Pira e Sturzo?

Sturzo liberale? La polemica negli anni '50 con l'allora sindaco di Firenze assunse toni molto marcati. Dobbiamo riconoscere che la storia ha dato ragione al sacerdote di Caltagirone.

Sturzo, che Piero Gobetti (1901/1926) non a caso definiva “messianico del riformismo”, poneva alla base di ogni comportamento umano un’estrema moralità che non sempre si sarebbe mantenuta in seguito; la partitocrazia, ovvero il regime dei partiti elevato a sistema, avrebbe indotto alla corruzione, quindi all’immoralità che non è caratterizzata soltanto dallo sperpero di denaro pubblico, ma da ingiusti sistemi fiscali, da clientelismo diffuso, dall’abuso della propria influenza politica nel ruolo che si occupa, nell’esame dei pubblici concorsi o anche nell’assegnazione degli appalti, svilendo la politica della necessaria “terzietà”.

In questo senso la polemica negli anni ’50 con l’allora sindaco di Firenze Giorgio La Pira, figura ineccepibile moralmente ed eticamente, assunse tuttavia toni molto marcati. Gli ricordò infatti di appellarsi al Vangelo, come La Pira spesso faceva, ma ricordarsi anche che il Figlio dell’uomo volle dare da mangiare alle folle due volte, tuttavia prima moltiplicò i pani e i pesci e poi li fece distribuire.

La Pira non fu meno duro nel replicare anche solo indirettamente a Sturzo, come rammenta lo storico Gabriele De Rosa: “…appena La Pira mi vide attaccò a parlare di Sturzo accusandolo di essere un politico per i ricchi e fu durissimo; e che avrebbe fatto meglio a pregare che a scrivere perché era un liberale nient’affatto cristiano”. Insomma il contrasto non fu affatto lieve e il sindaco santo a volte veniva fuori anche nel suo lato da convertito!

A distanza di tanti anni e in una situazione politica oggi difficilissima dobbiamo riconoscere che la storia ha dato ragione al sacerdote di Caltagirone: lo Stato non è un rifugio per ammortizzare i debiti di aziende in difficoltà, ma uno strumento di equilibrio in una società democratica che vive pienamente nella libertà.

Possiamo concludere con le parole dello stesso Sturzo che così rispose il 20 settembre 1946, due settimane dopo il suo ritorno in Italia da un esilio cui l’aveva condannato il fascismo per vent’anni, all’indirizzo di saluto del membri del

Consiglio Nazionale della Dc: “…C’è qualcosa che dipende da voi e qualcosa che dipende dagli eventi: da voi dipende la fermezza nei principi e la fedeltà allo spirito della Democrazia Cristiana che deve vivificare tutta l’azione politica e sociale. Non mirate al puro successo materiale. Quando vi sono ostacoli, vanno prese iniziative per irrobustire lo spirito al di sopra degli elementi tecnici e pratici della vita politica. Su questo punto occorre rifarsi al Vangelo, che ci ammonisce di essere distaccati dai mezzi materiali, non per schivare il lavoro in una fiducia passiva nella Provvidenza, ma per non perdere mai il contatto con gli ideali. «Cercate il Regno di Dio e vi sarà dato». Gli ideali su cui fondare ogni sana azione politica sono la giustizia e la libertà; giustizia e libertà sono gli ideali della Democrazia Cristiana”.

 

[il testo qui proposto è la coda finale di un’ampia riflessione dell’autore, docente all’Università Lateranense, su “Il Liberalismo di Luigi Sturzo”]