Da Gaza al Mar Rosso, il conflitto minaccia di allargarsi.

Qualche grande compagnia di navigazione ha già diminuito gli accessi ad un mare divenuto pericoloso. Cresce il timore che il conflitto israelo-palestinese possa estendersi a tutta l’area mediorientale e alla penisola arabica.

La guerra di Gaza minaccia di espandersi, lungi dal concludersi. Come temuto, l’Iran potrebbe aver deciso di entrare nel conflitto agendo attraverso i suoi emissari operanti ai confini di Israele, come Hezbollah nel Libano meridionale oppure, più subdolamente, fornendo – come sta in effetti accadendo – i guerriglieri yemeniti Houthi di droni tecnologicamente all’avanguardia utili per attaccare le petroliere e le imbarcazioni commerciali che quotidianamente percorrono il Mar Rosso verso lo sbocco settentrionale mediterraneo raggiungibile tramite il Canale di Suez.

È di tutta evidenza il colossale danno economico, l’aggravio di costi derivante dalla necessità – se gli attacchi dovessero proseguire e andare a segno – di circumnavigare l’intero continente africano per giungere a Gibilterra e accedere al Mediterraneo o per approdare ai grandi porti del nord Europa. La coalizione istituita a presidio del Mar Rosso dagli Stati Uniti e della quale pure l’Italia è parte al momento funge da dissuasore, ma non ha di per sé eliminato completamente il rischio. E nel frattempo qualche grande compagnia di navigazione ha già diminuito gli accessi ad un mare divenuto così pericoloso.

Questa iniziativa dei guerriglieri Houthi ha da un lato dimostrato quanto il conflitto israelo-palestinese possa davvero estendersi a tutta l’area mediorientale e alla penisola arabica. Dall’altro ha riacceso l’interesse su un una guerra dimenticata, quella nello Yemen, che si trascina ormai da dieci anni e che ha provocato sin qui oltre 350.000 morti e una “crisi umanitaria” (espressione testuale delle Nazioni Unite) di proporzioni gigantesche nel sostanziale disinteresse della comunità internazionale.

Lo Yemen è un disgraziato paese nel quale si sta combattendo una delle tante “guerre per procura” che ormai sempre più numerose si stanno sviluppando nel mondo: in questo caso le contendenti sono le due nazioni che si stanno disputando la preminenza regionale nell’area oltre che essere radicalmente divise dalla rivalità religiosa: l’Iran sciita e l’Arabia sunnita. Da oltre un anno è in vigore una tregua che ora, però, potrebbe venire interrotta dagli sviluppi che si stanno determinando in seguito ai fatti del 7 ottobre e alla conseguente reazione israeliana a Gaza. Una tregua cui si è arrivati, nel 2022, dopo oltre otto anni di guerra civile nella quale a un certo punto, era il marzo 2015, si è inserita l’Arabia, che avviò una campagna terrificante di bombardamenti che provocarono la morte di migliaia di inermi cittadini. I sauditi erano intervenuti a supporto del governo sunnita di San’a’, capitale peraltro occupata dagli Houthi sin dal 2015, finanziati e armati da Teheran.

Ma chi sono, esattamente, gli Houthi? Sono un gruppo sciita (del ramo zaydita, per essere precisi, ma non è questa la sede per approfondire oltre) insediato sulle montagne delle Yemen nord-occidentale da sempre in contrasto con la maggioranza sunnita; in seguito ai sommovimenti determinati dalle primavere arabe del 2011 gli Houthi riuscirono a conquistare terreno a sud sino, come detto, alla capitale e poi ancora sino alle rive dell’oceano Indiano con l’obiettivo evidente – non raggiunto – di arrivare a controllare lo strategico porto di Aden all’imbocco del Mar Rosso.

L’alleanza siglata con i correligionari sciiti di Teheran se da un lato ne ha rafforzato il potenziale militare dall’altro non poteva non allarmare Riad che infatti, come detto, intervenne.  Ma senza ottenere, nonostante il costosissimo intervento militare attuato, una vittoria chiara e rapida. Anzi. La guerra si trascinò per anni aggravando la disperata condizione degli yemeniti, assaliti da bombe, carestie, epidemie che hanno ucciso fra l’altro moltissimi bambini innocenti. I ribelli Houthi, infatti, riuscirono non solo a resistere ma pure a colpire l’Arabia sul suo territorio come accadde nel 2019 a due impianti petroliferi di primaria importanza. Teheran in questi anni ha vieppiù rifornito gli Houthi di droni, missili balistici, missili da crociera. E ora, evidentemente, ha chiesto loro di sostenere la causa di Hamas attaccando le navi della Stella di David ma non solo. Anche quelle commerciali dell’occidente. La “guerra mondiale a pezzi” si allarga.