Delusione per un convegno di cattolici alla corte di Elly Schlein

L’assemblea di Argomenti 2000 ha messo in mostra la debolezza di un’area cattolica senza chiarezza di linea politica. Non basta la nostalgia dell’Ulivo, bisogna enucleare da un processo critico le dovute conseguenze.

A scuola ci hanno insegnato che i più bravi devono anche applicarsi affinché la loro capacità di apprendimento sia di stimolo per gli altri, invece di essere un mezzo per raggiungere gli obiettivi con il minimo sforzo. È un criterio di condotta che vale negli ambiti più diversi, dunque anche in politica. Chi maneggia di più e meglio strumenti di analisi complessi, ovvero chi può vantare l’appartenenza a un universo di valori e di esperienze, tanto da poter leggere la realtà dell’oggi avendo a disposizione un bagaglio di testimonianze importanti e di esempi significativi; chi, insomma, facendo tesoro della lezione del cattolicesimo democratico ha la possibilità di elaborare sintesi, piuttosto che limitarsi alla semplice rappresentazione dei problemi, non deve rinunciare a compiere un lavoro di scavo sul terreno impervio e faticoso della politica.

Questa premessa spiega le ragioni che portano a dire come l’incontro dell’associazione Argomenti 2000, svoltosi sabato scorso a Roma, sia stato una delusione. Ernesto Preziosi, già deputato del Partito democratico e prima ancora dirigente dell’Azione cattolica, ha suscitato un’attesa dimostratasi vana. L’associazione avrebbe potuto dare, grazie a lui, un contributo serio alla discussione sul presente e sul futuro dei riformisti, anzitutto perché da diversi mesi, sull’onda della vittoria di Elly Schlein, si è aperto il discorso sull’impianto radicale del “nuovo Pd”. A riguardo, non si è capito ancora bene l’ordito di questa trasformazione: il messaggio lanciato nelle primarie si è tradotto nell’apertura ai 5 Stelle, con risultati poco brillanti. Dopo una fiammata iniziale, i consensi del Pd sono andati affievolendosi. Secondo gli ultimi sondaggi la quota simbolica del 20 per cento è di nuovo a rischio. 

Preziosi ha evitato di entrare nel vivo delle questioni, salvo esibire lodevolmente la cura di Argomenti 2000 per alcuni temi fondamentali, come ad esempio l’emergenza ambientale, con ampio richiamo al magistero sociale di Papa Francesco. L’interlocuzione con la Schlein, durata quasi tre ore, non è servita però a focalizzare il motivo che dovrebbe rilanciare la suggestione del “partito unico” dei riformisti. Il sorvolo delle questioni etiche (matrimonio egualitario, utero in affitto, suicidio assistito, ecc.) ha fatto il paio con il dribbling delle materie su cui il “campo largo” dimostra, ad esempio sul salario minimo, un’inclinazione all’ideologismo. Il fatto che il Pd dialoghi con la Cgil e ignori la Cisl non ha prodotto quella necessaria interrogazione che pure una certa sensibilità sociale, sedimentata nel corso di mezzo secolo di politica democristiana, richiederebbe.

Certo, l’intervento registrato di Prodi e l’evocazione dell’Ulivo hanno voluto significare che una qualche nostalgia – evidentemente, come nel caso del debito buono, esiste anche una nostalgia buona – tende a provocare il desiderio di una reinterpretazione della svolta politica del biennio ‘95-‘96. Ce ne sarebbe comunque bisogno, a patto di non arrestarsi sulla soglia dell’amarcord.  In verità quella svolta fu il prodotto di una volontà collettiva che vide protagonisti i popolari, all’epoca organizzati in partito, più che le forze dello spontaneismo di base. La vulgata vuole però che su tutto abbia prevalso l’istanza di ricomposizione dell’area progressista, avendo il crollo del comunismo sovietico modificato i parametri della lotta per l’egemonia democratica. Orbene, l’errore di schiacciare a sinistra la logica di quel processo ha inciso ed incide sulla natura, la percezione esterna, il posizionamento del partito erede dell’Ulivo, vale a dire il Pd. E dunque, non dovrebbero essere i cattolici democratici presenti, malgrado tutto, all’interno del Pd a farsi carico di questa doverosa revisione critica, fino alle conseguenze più stringenti ed impegnative? Chi oggi parla di “centro”, facendo leva sulla lezione di Sturzo De Gasperi e Moro, ha compiuto con ordine questo percorso. 

Sta qui la delusione, a un uomo intelligente e capace come Preziosi è mancato forse il coraggio. Si fa presto a intavolare confronti quando la politica viene rimossa. All’illusione del successo immediato subentra inevitabilmente lo scacco dell’impotenza. La realtà non fa sconti a nessuno, bisogna tenerne conto per non passare per anime belle.

P.S. Vale la pena, in ogni caso, ringraziare Laura Rozza Giuntella che ha ricordato in assemblea la figura di David Sassoli, un amico di cui tutti avvertiamo la mancanza.