Dibattito | Dove si può ricollocare in Europa la tradizione democratico cristiana?

Pur sapendo che l’universo centrista è rappresentato da molti apporti culturali, è indubbio che la storia e l’esperienza del cattolicesimo politico italiano non possono essere confusi con un centro tecnocratico, liberale e liberista.

Comincia a serpeggiare una domanda, più che legittima a mio parere, sul fatto che l’unico Centro credibile e riformista in Europa sia quello rappresentato da Macron e dalla sua formazione politica.

Dubbi e perplessità che crescono soprattutto per chi proviene dalla tradizione del pensiero, della cultura e della tradizione del cattolicesimo politico, seppur nelle sue diverse e multiformi espressioni. E questo non solo per il clamoroso ed atteso tonfo elettorale nel suo paese alle recenti elezioni per rinnovare l’Assemblea Nazionale francese ma, soprattutto, per le concrete scelte politiche che persegue. E non solo sotto il profilo culturale e valorale, che è quasi alternativo rispetto al pensiero cattolico popolare e cattolico sociale, ma anche per le opzioni e le scelte politiche che non sono affatto ispirate alla difesa e alla promozione dei ceti popolari.

Forse si rende necessario, almeno da parte nostra, un ripensamento sul ruolo e sulla funzione politica esercitati dal Partito Popolare Europeo che, seppur molto articolato al suo interno, credo che tutt’oggi rappresenti con maggior coerenza e aderenza culturale i valori della storica esperienza democratico cristiana. Perché anche il Centro e la ‘politica di centro’ richiedono coerenza politica e lungimiranza culturale. Pur sapendo che l’universo centrista è rappresentato da molti apporti culturali, è indubbio che la storia e l’esperienza del cattolicesimo politico italiano non possono essere confusi con un centro tecnocratico, liberale, liberista e sempre più aristocratico e salottiero. Non è sufficiente accampare un singolare e sempre più anacronistico antifascismo per diventare elemento aggregante di tutto ciò che non è riconducibile alla destra estrema o alla sinistra radicale. 

Un Centro che si giustifica non solo per veti e pregiudiziali ideologici ma che, grazie al suo essere dinamico, riformista e autenticamente democratico, può e deve svolgere un ruolo fortemente popolare e ispirato a valori che affondano le loro radici anche nella cultura e nella tradizione dell’esperienza storica della Democrazia Cristiana, seppur nelle varie declinazioni che ha concretamente assunto nei paesi europei. Una cultura e una esperienza che, guarda caso, oggi può trovare una maggior e miglior cittadinanza nel Ppe che non in formazioni del tutto estranee ed esterne a quel filone ideale.

Ecco perché, in un clima di profondo cambiamento e di spiccata transizione politica, anche le grandi famiglie politiche e culturali europee sono destinate a subire delle trasformazioni. Sia per quanto riguarda il profilo e l’identità politica e sia, soprattutto, per la concreta adesione dei vari partiti europei. Popolari, socialisti e liberali sono destinati a governare e a dare una nuova “mission” al vecchio continente. Anche e soprattutto nel rapporto con le altre grandi potenze internazionali. Ma un dato è indubbio nonchè oggettivo: è giunto il momento che chi arriva dalla stessa tradizione culturale ed ideale non comprometta la sua identità per calcoli politici e di mero schieramento. Pena la trasformazione dei grandi partiti europei in meri pallottolieri. Oltre al sostanziale rinnegamento delle proprie radici ideali.