9.8 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleDibattito | L’alternativa al centrodestra richiede la presenza di una forza riformista.

Dibattito | L’alternativa al centrodestra richiede la presenza di una forza riformista.

C’è bisogno di costruire un’alternativa seria. Un domani, quando saremo nella maggioranza, si potrà rintrodurre finalmente una legge proporzionale. Allora saremo ancora una volta in grado di camminare da soli: liberi e forti.

Nel 2024 si è sentito un gran parlare della ricostruzione del Centro. Se ad ogni articolo uscito sul tema fosse corrisposto un voto, forse oggi un’ipotetica lista di Centro si posizionerebbe subito dopo FdI e PD. Così purtroppo non è, almeno per ora.

Per motivi anagrafici non ho potuto votare né la DC, né i suoi partiti alleati dell’allora galassia centrista (PLI, PRI, PSDI). Si può dire che ho conosciuto solo il sistema di potere bipolare, essendo nato pochi giorni prima che cadesse il muro di Berlino. Nonostante questo, ho quasi sempre votato per le proposte alternative ai due poli principali, non per una semplice vocazione minoritaria ma per precise scelte ideologiche e programmatiche.

Queste proposte erano talvolta di ispirazione più marcatamente cattoliche, o più liberali o più riformiste ma tutte erano accomunate da un uguale e triste destino, nessuna lista è ricomparsa nelle schede elettorali alla tornata successiva. Pochi voti e vita breve, il peggior viatico per qualunque soggetto politico, eppure ancora oggi si continua a parlare di praterie al centro, perché?

Forse il motivo si trova nel fatto che sempre al centro i due poli vanno a racimolare i voti per vincere di volta in volta le elezioni. Berlusconi aveva ancorato il suo partito al PPE e consentiva a partiti neocentristi di orbitare nella sua coalizione, Prodi vinse due volte le elezioni con una sinistra alleata alla componente popolare e cristiano sociale, Renzi arrivò al 40% rubando i voti accumulati dalla scelta civica montiana, la stessa Giorgia Meloni ha vinto le elezioni alleandosi a forze centriste come FI e NM che insieme valevano quasi il 10%.

Né la sinistra, né la destra in Italia sono state maggioranza e per vincere le elezioni si sono sempre dovute alleare a forze centriste, di ispirazione più riformista o di ispirazione più conservatrice. Sembra che in Italia, così come in tutti gli altri sistemi bipolari del mondo, le elezioni si vincano coinvolgendo più elettori indipendenti o indecisi possibili. Sembra che ovunque, da noi e all’estero, non si possa ottenere una maggioranza senza parlare agli elettori centristi, o almeno a una parte di essi. È la storia ad insegnarcelo.

Nel sistema maggioritario attuale, nel centrodestra, questo fattore ha permesso a partiti moderati come l’UDC prima e la FI post-berlusconiana ora di racimolare consensi, portando avanti battaglie identitarie e influenzando anche la propria coalizione (si pensi alla riforma della giustizia) o il dibattito pubblico (si pensi allo ius scholae).

Nonostante questo, sono sicuro che la stragrande maggioranza degli elettori forzisti oggi preferirebbe Draghi come presidente del Consiglio o vorrebbe evitare di trovarsi alleato a liste elettorali dove compaiono candidati impresentabili e che sforano in sentimenti nostalgici o altro. Eppure, sono sicuro che nuovamente una stragrande maggioranza di elettori del partito di Taiani non vorrebbe uscire dalla coalizione di centro destra, come se ormai si sentissero radicati in quella alleanza, portatori delle tesi liberal conservatrici e cattoliche.

Qualcuno più malizioso potrebbe pensare che la motivazione sia quella che è meglio stare al governo o al potere piuttosto che rimanere senza poltrona. Ma se invece la motivazione fosse quella di voler far contare le proprie idee all’interno di un’alleanza plurale?

Se il quadro è chiaro nell’alleanza di centrodestra, altrettanto non si può dire per l’alternativa. Partiamo da un concetto fondamentale, al momento non esiste una coalizione di centro sinistra nazionale. Esistono differenti alleanze locali a geometria variabile, ci sono numerosi partiti di opposizione, si ipotizzano diversi schemi di gioco per provare a divenire maggioranza ma, al momento, il governo può dormire sogni tranquilli.

Ci sono alcune certezze però, nessuna alleanza alternativa al centro destra potrà essere credibile senza l’apporto del principale partito d’opposizione, il PD. Questa assunzione è motivata innanzitutto dai voti e poi perché rappresenta, con tutti i suoi difetti, una sintesi culturale e politica di centrosinistra. È sufficiente il PD da solo? Attualmente no e difficilmente potrà bastare. Serve dunque costruire un’alleanza ma con chi?

A sinistra del PD sicuramente gioca AVS e, almeno a guardare l’allocazione europea con the Left, anche il M5S, sebbene sia il partito personale di colui il quale ha firmato da Presidente del Consiglio i decreti sicurezza salviniani, non proprio una legge di sinistra. E poi? Questa galassia è sufficiente a battere il centro destra? Quali posizioni emergerebbero sulla politica estera? Il PD rimarrebbe l’unico partito di questa coalizione schierato a difesa dell’Ucraina? A meno che AVS non dovesse sposare le tesi dei Verdi Europei, il PD da solo riuscirebbe a garantire questo posizionamento?

La politica estera è un esempio, il PD ha bisogno di costruire un’alleanza anche con partiti di ispirazione centrista e riformista. Più Europa, tra gli altri, rappresenta la costola laicista ma non è sufficiente.

Esistono infatti molti cittadini che sono contrari alle politiche di questa maggioranza come l’autonomia e il premierato, che ritengono giusto che il popolo ucraino sia difeso, che sono garantisti, contrari ad aumenti di tasse (come la patrimoniale) ma favorevoli alla lotta all’evasione fiscale, che vorrebbero investimenti su sanità e scuola magari riducendo la pioggia di sussidi statali, che sono favorevoli all’introduzione del salario minimo e dell’inserimento dei lavoratori nei CdA delle aziende, che credono nella costruzione degli Stati Uniti d’Europa e condividono i cardini della dottrina sociale della Chiesa. Questi cittadini come dovrebbero votare?

Certamente non per il centro destra vista la contrarietà a certe riforme meloniane, né agli alleati del PD di sinistra, viste le differenze su temi come le tasse e l’Ucraina. Sono sicuro che esistono moltissimi punti in comune sia con il PD sia con Più Europa, ma ci sono anche delle piccole differenze che non renderebbero soddisfatti questi elettori. Inoltre, votando questi due partiti non ci sarebbe determinate garanzie che in una coalizione così di sinistra le proprie idee sarebbero tutelate e portate avanti.

No, manca un soggetto capace di rappresentare questi elettori all’interno della coalizione. Un soggetto che, portando avanti i principi enunciati prima, sia capace di rafforzare lo spirito riformista dell’alternativa al centro destra, influenzando la coalizione ed evitando che la sinistra commetta errori come il Superbonus, per citarne uno. Senza un soggetto del genere questa coalizione non si potrebbe nemmeno chiamare di centro sinistra.

Sono sicuro che non mancano esponenti politici in grado di rappresentare questa area, molti sono fuoriusciti in differenti momenti dal PD, altri hanno condiviso percorsi terzopolisti ma c’è bisogno di unità e di meno personalismi. Soprattutto c’è bisogno di portare avanti le idee che rappresentano questi elettori centristi in modo da contagiare l’alternativa al governo Meloni.

Prima di allearsi alla sinistra, il centro deve aver chiaro le basi e il programma con cui far nascere questa coalizione. Si deve costruire un’alternativa al centro destra, ma non un’alternativa qualunque.

Mi direte, ma perché un soggetto del genere si dovrebbe alleare anche con partiti così distanti, come i grillini? Perché siamo in un sistema maggioritario ed è inutile raccontarci favole, i partiti di centro possono essere autonomi e indipendenti solo in un sistema proporzionale, quindi bisogna scegliere o di qua o di là.

Se queste sono le politiche dell’attuale maggioranza di governo, c’è poca scelta, c’è bisogno di costruire un’alternativa seria che non sia populista e bisogna farlo partendo da un programma chiaro e da vincoli netti. Poi magari, un domani, quando saremo nella maggioranza, si potrà rintrodurre finalmente una legge proporzionale. Allora saremo ancora una volta in grado di camminare da soli: liberi e forti.