Dibattito | Tempi Nuovi si contraddice, auspica l’unità dei Popolari ma sceglie Macron.

Invece, a giudizio dell’autore, è il Partito Popolare Europeo a rappresentare l’unica famiglia politica nella quale collocarsi in continuità con la scelta dei padri fondatori dell’Europa: De Gasperi, Adenauer, Monnet e Schuman.

Il 14 Dicembre scorso si è riunito il comitato direttivo nazionale di Tempi Nuovi. Il giorno dopo, su questo spazio online, è stato pubblicato il testo dell’introduzione del coordinatore, Giuseppe Fioroni. Non sapendo se, alla fine sia stato approvato un documento, posso solo fare riferimento a quanto indicato da Fioroni nel suo intervento.  Credo sia quanto mai interessante e condivisibile quanto da lui affermato: “Occorre da un lato ricomporre l’area cattolico popolare e sociale, oggi ancora frammentata e troppo dispersa o ridotta a giocare un ruolo del tutto ininfluente, se non addirittura inutile, sia a destra che a sinistra; come pure, dall’altro, rilanciare un Centro dinamico, innovativo, riformista e di governo attraverso la riscoperta di una vera e credibile “politica di centro”. Obiettivi che richiedono, però, uno sforzo di unità e di inclusione che superino definitivamente ed irreversibilmente le piccole meschinità, personali e politiche, a cui abbiamo assistito in questi ultimi tempi in un campo che era e resta decisivo per il rinnovamento e il cambiamento della politica italiana. Perché un luogo politico centrista e riformista non potrà che essere culturalmente plurale e con una leadership diffusa. Dove, cioè, vince il pluralismo e la convergenza di più culture politiche per riaffermare con forza e convinzione un progetto politico che sia in grado di battere alla radice quel bipolarismo e quella radicalizzazione della lotta politica che erano e restano nefasti per la qualità della  nostra democrazia”.

Una proposta che, tuttavia, contraddice nel suo proposito di ricomporre, quanto lo stesso Fioroni, poco più avanti afferma: “Tempi Nuovi ha pertanto aderito al Partito Democratico Europeo perché sicuramente, più di quanto possa accadere stando nel Partito Popolare Europeo – tradizionale luogo di convergenza storica, fino all’ingresso di Forza Italia e del Partido Popular, dei partiti di autentica matrice democratico cristiana – questa scelta garantisce il prosieguo della cooperazione tra le grandi famiglie dell’europeismo, in contrasto con l’avventura di un governo europeo di tipo conservatore, fatalmente esposto alle insidie della destra nazionalista”.

Come ho avuto modo di esporre in un mio precedente articolo (https://ildomaniditalia.eu/dibattito-uniti-alle-europee-occorre-superare-la-diaspora-post-dc/) “il discrimine da condividere alle europee dovrebbe essere la scelta a sostegno del Partito Popolare Europeo, l’unica famiglia politica nella quale possiamo collocarci in continuità con la scelta dei padri fondatori: De Gasperi, Adenauer, Monnet e Schuman. Guai se favorissimo, con scelte divisive e miopi, il tentativo della Meloni di collegare i conservatori e la destra europea al Ppe perché, a quel punto, di ricomposizione della nostra area politico culturale ne parleranno i nostri nipoti”.

Non comprendo perché i Dc e i Popolari dovrebbero cambiare la loro naturale collocazione nella casa fondata dai padri, per inserirsi in quel partito di Macron, espressione dei poteri finanziari a livello europeo e mondiale, lasciando la strada aperta nel Ppe ai partiti dell’area di destra e moderata della politica italiana. Meglio lasciare questa, a mio parere errata direzione di marcia, al leader di Rignano sull’Arno, Matteo Renzi, noto consulente e relatore ai seminari di studio di quei poteri. Renzi che, da leader del Pd, non fu una della cause delle difficoltà di diversi amici Popolari a restare in quel partito nel quale, come ben ammoniva Carlo Donat Cattin “è sempre il cane che muove la coda?”.

Come ho ripetuto più volte, impegniamoci prima a raccogliere le firme per la presentazione di una lista unitaria della nostra area alle elezioni europee, ricompattando a livello territoriale le diverse componenti, sin qui sparse e/o disperse, preparando in tal modo il terreno per riproporre le nostre indicazioni di programma dettate dalla lettura dei bisogni della società italiana, alla luce dei principi della dottrina sociale cristiana e della fedeltà ai valori della Costituzione repubblicana, alle successive elezioni amministrative e alle politiche nazionali.