“Stiamo partendo insieme/ma è anche una separazione/e forse torneremo/sulla terra, chi può dirlo? Penso che non si possa incolpare nessuno/stiamo lasciando il terreno/le cose saranno mai di nuovo le stesse?”. Era il 1986, inizia così uno dei piu straordinari capolavori della musica per opera della rock band svedese degli Europe. La voce graffiante e senza confini di Joey Tempest, l’energia trasformativa del chitarrista Jhon Norum e le spinte pulsanti della testiera e della batteria entrano nei sotterranei dell’anima, incidono sigilli tra inconscio e subconsio nella metamorfosi del genere umano.
Band rock che proietta la visione “umanistica” di società nelle sue performance live, che ci piega su noi stessi per rileggere gli errori del comportamento umano. “The final countdown/It’s the final countdown” (trad. “Il conto alla rovescia finale/È il conto alla rovescia finale”). Dieci anni dopo il lancio del brano degli Europe, intorno al 2015, quasi come una premonizione arriva l’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Ma è anche l’anno, in realtà, dell’Agenda 2030 ONU sullo Sviluppo Sostenibile.
L’impatto è forte e gli entusiasmi crescono, tuttavia i popoli soffrono. La sociologia degli Europe è quella di “connettere” lo spazio e il tempo con un Pianeta in forte criticità non solo per i cambiamenti climatici ma anche per gli “orrori” dell’umano e di una pace tra le comunità di persone che ancora fatichiamo a conservare. Le note “parlanti” della chitarra di Jhon Norun protestano, urlano, rivendicano, scendono in piazza per cercare di comunicare all’Umanità che “il conto alla rovescia finale” è già iniziato. “Ci stiamo dirigendo verso Venere/e siamo ancora a testa alta/perchè forse ci hanno visto/e ci hanno dato il benvenuto/con così tanti anni luce da percorrere/e cose da trovare/sono sicuro che ci mancherà tanto”.
La proiezione abitativa di essere su una Terra “diversa da noi” chiamata Venere è la speranza di una società nuova, di un Mondo migliore, di una casa “che ci contiene e ci unisce” in un popolo che è culla di tutte le culture. Non sono solo immagini rock di mondi paralleli che ci mancheranno, che la Terra così come l’abbiamo distrutta c’è, ma anche come l’abbiamo amata non esiste più. Gli Europe con il loro brano nell’alternanza della voce, della chitarra, della batteria e della testiera descrivono con largo anticipo la crisi che si stava abbattendo: il disagio della Terra nella convivenza con l’Umanità.
Il sound rock di questa canzone “scultura” entra prepotentemente nelle nostra vita, unisce le generazioni e ci accompagna verso i sentieri della speranza dell’ecologia integrale e verso riscatti sinodali da “populorum progressio”, come scriveva Paolo VI. Il conto alla rovescia finale è iniziato. Se è vero che l’unità è superiore al conflitto, abbiamo tanti anni luce da percorrere per combattere la povertà, restituire la dignità agli esclusi, prendersi cura della natura. Non si tratta di essere “Eroi del Silenzio”, come ci ricordano i Litfiba, ma di concedere “Uno sguardo verso il Cielo”, come sostengono Le Orme. “The final countdown/It’s the final countdown” (trad. “Il conto alla rovescia finale/È il conto alla rovescia finale”).
Premiamo il tasto “play”! Il conto alla rovescia finale parte. E decolla per far sì che siamo migliori e per trasformarci in “persone nuove”. Si può!