Letizia o mestizia, la parabola riporta a destra la Moratti.

È un gioco dei quattro cantoni che non segnerà e neppure peserà sul destino politico del paese. Tutto resta recluso nell’ambito esclusivo della persona che si agita, nulla di più.

Ci sono accadimenti che non possono scampare al loro destino anche quando appaiono incomprensibili o ingiustificati. È probabile che il motore della storia sia proprio nelle sue storture ed inciampi; altrimenti, nella monotonia di una logica da seguire, non si farebbe un sol passo in avanti precipitandosi in un mortorio che arresterebbe l’avvicendamento di ogni fatto.

Papa Francesco non troppo tempo fa ha tirato fuori una esortazione apostolica che ha per titolo Amoris Laetitia che ci dice della famiglia e della situazione che vive nel mondo attuale.

La letizia è un sentimento importante forse anche superiore all’amore da cui prende piede ed è quello stato d’animo che indurrebbe per esempio i Cristiani a servire il proprio Signore, è quella condizione che consente di avere il cuore lieto di gioia.

Deve essere questo modo di vivere la propria dimensione ad aver improntato i passi di Letizia Moratti nel corso della sua brillante e apprezzabile carriera di imprenditrice e politica. Nulla da dire a proposito anche se qualcuno immancabilmente ne contesterebbe gli effetti del suo impegno lì dove si è spesa.

“Era il tempo delle more” cantava Mino Reitano. Nel testo si legge di “quella notte quante stelle ma poche verità” ed è proprio quest’ultima che sfugge alla scelta, fresca di una giornata appena trascorsa, del ritorno della Moratti in Forza Italia, che ha un po’ il sapore del figliol prodigo, del suo desiderio di tornare ad un pascolo misericordioso.

Sarà stata alla porta e bussato per dare notizia di sé. Qualcuno, ascoltandone la voce, le avrà aperto. Difficile dire di certe dinamiche, chissà chi per primo sarà andato davvero incontro all’altro e quali trattative saranno semmai incorse in anticipo sul grande gesto.

Per certo il tempo delle more è quello che matura in estate e che possono gustarsi nel tempo a venire. Bisogna però essere prudenti nella raccolta e badare a non ferirsi con le spine che infestano i rovi dove i frutti trovano riparo. La politica è materia che va trattata con accortezza altrimenti ci si può far male.

Se la nostra Letizia avesse scelto il tempo delle mele non sarebbe caduta comunque in errore. Il frutto del peccato matura tra la stagione estiva ed ottobre, ma si mantiene ormai per l’anno intero con le tecniche moderne di conservazione.

Tutto sembra in armonia con la scelta in queste ore della prossima Responsabile della Consulta del Segretario Nazionale di Forza Italia. L’importante è restare in campo qualunque sia la stagione del momento e poter dire la propria.

Poco conta se a marzo ha detto di voler dare vita ad un nuovo partito senza leadership precostituite e con la volontà di voler lasciare un posto ai giovani. Qualcuno potrebbe accusarla di movimentismo eccessivo.

Da Assessore al Welfare nella giunta di Attilio Fontana in Lombardia passa poi al terzo Polo augurando, dopo ancora, buona fortuna ai suoi ultimi compagni di ventura, per tornare all’antico ovile.

Hegel diceva già nei suoi anni che i Partiti sono statue senz’anima, il che sembra intesa come una sentenza che non debba essere smentita in alcun modo, semmai confermata in tutte le sue capacità estensive.

La modernità va sotto braccio alla flessibilità e quindi si deve saper cambiare posizione ogni qual volta lo si ritenga conveniente. Non deve allora suscitare scandalo il richiamo di passi avanti, indietro e di lato della Moratti senza l’antica coerenza che era un valore della vecchia politica, un “da da um pa” apprezzato ormai come una nota di brillantezza. “Hello boys, traversando tutto l’Illinois, valicando il Tennessee, senza scalo fino a qui, è arrivato il da da um pa..”

La Moratti si è mossa dalla Lombardia verso Roma ed avrà avuto le sue ragioni nel farlo. C’è poco da mestarci dentro al riguardo. Delusa da dove era, si è mossa per terre nuove ed antiche di maggiore soddisfazione.

Può darsi si sia in presenza di un semplice rinsavimento, un tornare alla ragionevolezza ultimamente smarrita, abbandonando avventure infruttuose.

Qualunque cosa sia, si tratta sempre e solo di un gioco dei quattro cantoni che non segnerà e neppure peserà sul destino politico del paese. Tutto resta recluso nell’ambito esclusivo della persona che si agita, nulla di più.

Per tutto questo si avverte un po’ di mestizia, che fa rima con Letizia, ma di entusiasmi della Storia al riguardo sarà difficile vederne traccia.