Quel grande selezionatore di uomini validi che fu monsignor Montini comprese subito che su Guido Gonella si poteva fare affidamento per compiti eccezionali. In un primo momento nella Fuci e nei Lareati Cattolici, ma specialmente per il “dopo”. Si pensava sicuramente alla ricostruzione democratica offrendogli in Vaticano una posizione giornalistica che gli consentiva di prepararsi leggendo la stampa straniera – anche quella che il regime proibiva – ed avendo contatti internazionali senza discriminazioni di parte.
Dell’Osservatore Romano – con la sua rubrica “Acta Diurna“ – e alla Direzione dell’Illustrazione vaticana (dove ebbe collaboratori come Alcide De Gasperi e l’abate Villot, futuro Segretario di Stato) Gonella tenne cattedra di libertà e di intransigenza, costituendo per molti, anche non cattolici, un punto sicuro di riferimento e di speranza.
Nella “ Vigilia Democristiana” gli fu da De Gasperi affidato il compito di dare vita al giornale del partito, in un primo tempo clandestino e poi in normalità. Vi si dedicò con competenza, coraggio e passione; trascinando – è la parola esatta – redattori e collaboratori e raggiungendo una tiratura (oltre le 100.000 copie) che in seguito sarebbe stata considerata inimmaginabile.
Il collegamento tra partito, governo e giornale fu organizzato in modo quasi perfetto; e mai come in quel momento chi voleva conoscere opinioni e prospettive della Democrazie Cristiana bastava che leggesse Il Popolo.
Passò successivamente alle responsabilità di partito (Segretario in una fase delicata, nella quale volontariamente assunse il ruolo di parafulmine anche a copertura di altri) e di governo. Di quest’ultima missione ricorderò l’efficace, e purtroppo disatteso, progetto di una tempestiva riforma universitaria; la comunicativa con il complesso ceto dei magistrati, dei quali conservò grande stima anche dopo il termine del suo mandato al Palazzo di giustizia. In un campo non meno difficile, quello dei giornalisti, emerse come presidente dell’Ordine e promotore di un’adeguata legislazione. Con i suoi precedenti, Guido avrebbe potuto aspirare alle massime cariche dello Stato per le quali non sarebbe stato forse difficile anche un ampio consenso oltre quello dei democristiani. Ma non brigò mai e fu anzi esempio di umiltà e di disinteresse. Fino a che visse De Gasperi, fu a lui legato da una affettuosa soggezione e rimase nella sua ombra anche quando, per aprire le porte a nuove forze, i “vecchi“ come Gonella sembrarono destinati all’accantonamento. Più tardi appoggiò in modo determinante Giovanni Gronchi, reagendo alla pretesa di escludere dal Quirinale un democristiano come tale. E non domandò mai compenso o contropartite.
Negli ultimi anni, prima e dopo le elezioni dirette (che superò trionfalmente nel collegio di Roma e dell’Italia centrale) si dedicò a fondo al Parlamento europeo, eletto vicepresidente sia dalla gestione Veil che in quella attuale. Fu esemplare nelle frequenze, nella partecipazione qualitativa, nello studio dei mezzi di popolarizzazione degli ideali europei. E non mancò mai a Bruxelles alle riunioni mensili dell’ufficio politico del Partito Popolare Europeo, nelle quali contribuiva alle discussioni con una ricchezza culturale ed una competenza storica straordinarie.
Ben altro ci vuole – e sarà fatto – per ricordare Guido Gonella nella sua poliedrica personalità, nei suoi scritti, nel suo attivismo. Per oggi, vicini con tanto affetto alla sua esemplare famiglia, sia sufficiente esprimere gratitudine profonda per tutto quello, ed è tanto, che Gonella ha dato a ciascuno di noi, al partito della Democrazie Cristiana, all’Italia, l’Europa.
[Fonte: Il Popolo, 20 agosto 1982 – Titolo: Un uomo sapiente e umile]