Holodomor, una tragedia che si ripete nel progetto imperialista di Putin.

A causa di quella carestia artificiale imposta dal regime comunista sovietico morirono da 7 a 10 milioni di ucraini. Di seguito riportiamo ampi stralci dell’articolo pubblicato ieri da “La Ragione”.

[…] L’azione coercitiva dell’Unione Sovietica per espropriare l’Ucraina dei propri beni fu attuata in due periodi: dal 1929 al 1932 con le cosiddette “misure di dekulakizzazione”, atte a deprivare i kulaki dei propri appezzamenti terrieri seguendo il principio di “collettivizzazione” previsto dalla dottrina comunista e dal 1932 al 1933, imponendo misure tanto drastiche da piegare la popolazione sterminandola per fame e stenti.
I kulaki ucraini opposero una resistenza estrema, arrivando perfino a uccidere il proprio bestiame e dar fuoco alle proprie case piuttosto di cederle a Mosca. Chi non morì per fame o ucciso dalla polizia comunista venne deportato nei gulag siberiani.
Secondo una dichiarazione congiunta alle Nazioni Unite firmata nel 2003 da 25 Paesi, a causa di quella carestia artificiale imposta dal regime comunista sovietico morirono da 7 a 10 milioni di ucraini. Dichiarandoli “nemici dello Stato”, Stalin ne fece internare altri 2 milioni nei gulag.

Riconosciuto in quanto genocidio dalle principali organizzazioni internazionali (Assemblea generale delle Nazioni Unite, Consiglio d’Europa, Osce, Parlamento Europeo e Unesco) e da una ventina di singoli Stati (fra cui, da quest’anno, anche l’Italia), l’holodomor rappresenta in Ucraina una tragedia nazionale di drammatica attualità. Quasi un secolo dopo la firma di Stalin su una delle pagine più infamanti della storia dell’umanità, Putin – che ama definirsene erede, tanto da aver ordinato la costruzione di 110 monumenti in sua memoria – prova ancora a piegare con la fame e col freddo i discendenti di chi novant’anni prima Mosca non riuscì a uccidere, azzannando ancora una volta alla gola l’Ucraina per deprivarla delle sue ricchezze.
6 milioni di tonnellate di grano da Odesa, 200.000 tonnellate di carbone dalle miniere di Luhansk e Donetsk, oltre all’acciaio di Mariupol’ e le preziosissime “terre rare”, già protagoniste della transizione energetica e presenti in gran quantità nel Donbas.
Come ricorda Giuseppe Sabella, oltre a essere la seconda riserva di gas naturale del vecchio continente, in termini di risorse minerarie lo “scudo ucraino” non ha eguali in Europa e nel mondo.

Ancor peggio, lo Stato terrorista guidato da Putin ha rubato l’infanzia a 19.500 bambini, deportati illegalmente dall’Ucraina per essere “russificati”. I carnefici marchiati con la “Z” rascista ne hanno violentato le madri, ucciso i padri e distrutto le case. Ai milioni di libri ucraini che Putin ha ordinato di far bruciare per cancellare l’identità, la cultura e l’esistenza stessa d’un popolo, ne ha sostituiti altri con una Storia riscritta in modo da cancellare anche l’esistenza dell’holodomor.

90 anni dopo la dekulakizzazione imposta dal regime comunista di Stalin, la “denazificazione” ordinata da quello rascista di Putin cambia nel nome ma non nella sostanza […] Anche oggi, la Russia, erede legale del totalitarismo sovietico, non abbandona la sua retorica genocida e i tentativi, attraverso fame e freddo, di distruggere la Nazione ucraina. Un comportamento che deve essere risolutamente condannato dalla comunità internazionale, col perseguimento di tutte le persone responsabili».