Inquietudine a destra: beata letargia e stupidità di ben pensanti.

Troppi sono i vigliacchi, illusi che la regina Cleopatra poteva regnare con saggezza e pieno consenso. Molti di loro non sanno nuotare e il mare mosso fa paura a molti.

Se avete tempo e volete dedicare un pomeriggio a voi stessi, prendete un po’ di coraggio e leggete Il trionfo della stupidità di Farrachi, qualche spunto per comprendere cosa passa nella testa di Cleopatra/Meloni e tutti i suoi lo trovate e vale i 12 euro che spenderete per acquistarlo. Non lasciatevi ingannare dal titolo, leggerlo richiede un certo impegno, ma se non altro capirete molto se siete tra coloro che entusiasti avete sperato in lei e ancora ci sperate, ma anche se siete delusi avrete motivi per ragionare sul fatto che la speranza era mal riposta o se forse ci potrà essere una ripresa. Se siete tra coloro che nutrivano una sfiducia profonda, avrete molti motivi per alimentare il vostro pessimismo sull’ascesa della Cleopatra/Meloni e sulla durata dell’incarico, ma soprattutto capirete quali circostanze hanno indotto il potente augusto Cesare ad affidargli la condotta di una parte dell’Impero. Ma mancherà la possibilità di entusiasmarsi per il nuovo, tutto era già scritto, nella beata letargia dei ben pensanti.

Dopo l’effetto sorpresa del salto mortale del lancio della riforma delle Istituzioni dell’Impero, i cittadini sono tornati quieti alle occupazioni di sempre, e la riforma è rimasta affare dei tecnici e con un generale “ce ne occuperemo quanto sarà il momento”, tutti sono precipitati nella beata letargia con la quale non ci si occupa del futuro prossimo: bisogna coltivare il disinteresse per il futuro e coltivare invece una sana attenzione per il presente. In parte questo disinteresse era uno degli effetti desiderati ovvero distrarre quel tanto sufficiente a non far scattare la molla dell’ira di piazza. Tuttavia Meloni/Cleopatra non ha considerato che l’effetto del disinteresse per il futuro può portare con sé anche che la riduzione dell’attenzione per le cose presenti a cui lei tanto tiene. Si affanna nella perigliosa navigazione a far sentire il suo impegno, il suo sforzo quotidiano per l’impresa di portare a casa soltanto risultati positivi (banditi quelli negativi che sono ascritti tutti alle precedenti gestioni), ma l’Impero sembra essere volto altrove e la solitudine al comando si fa sentire. E non aiutano i primi ufficiali di bordo interessati a distinguersi dal capo e intenti più alle proprie posizioni che al gioco di squadra del risultato condiviso. E così dopo tanto affanno i risultati sono modesti e non spendibili come esempi negli altri Stati dell’impero.
Partita un anno fa con speranze e stiva piena, si ritrova ora con la stiva dimezzata e le speranze diminuite. L’orizzonte del successo duraturo si fa sempre più lontano ma non irraggiungibile, serve metodo e disciplina, ma qui tra i suoi sulla barca e quelli a terra c’è il caos; sgomitate per visibilità, imbarazzanti uscite pubbliche, scarsa coesione con gli alleati, frenesia legislativa, gaffeur in libera uscita, famigli e famigliari in ogni dove, leadership in leggero costante scivolamento, logoramento della percettibilità della autorevolezza del governo in carica. Non un bel quadro. Ma la tenacia è una dote ed è possibile che si riveli anche una risorsa se non fosse accompagnata dalla stupidità diffusa nei tempi nostri di cui parla appunto Farrachi.

La stupidità, dice Farrachi, porta in evidenza quella parte di “bestialità” dell’essere umano che si manifesta nella “mancanza di intelligenza, di ragionamento, di logica, di senso critico e di umorismo, difficoltà a stabilire collegamenti, cogliere le sottigliezze e andare oltre i pregiudizi, assenza di riferimenti dovuta all’incultura all’ignoranza, incapacità di giudicare, riflettere, valutare una situazione e le sue conseguenze, propensione alla gaffe , alla confusione…”: un elenco che non solo scoraggia ma rende chiaro che molti dei nostri giovani stanno in questo coacervo di stupidità diffusa. E guardando meglio, e senza pregiudizio alcuno, buona parte della variegata e chiassosa compagine della Meloni. Ma ciò che stupisce non è tanto la stupidità individuale, sempre esistita quanto “l’istupidimento del mondo preso nella sua evoluzione globale, quello di una società un tempo più illuminata che a poco a poco scema nella confusione mentale come il giorno scema poco a poco verso la notte”.

Così, quando si governa una parte dell’Impero per investitura di Cesare, come nel caso nostro della Cleopatra/Meloni, per quanto possa piacere il viaggiare per l’Impero tutto, in rappresentanza di Cesare, non ci si può dimenticare della parte di territorio che è stata affidata. Della amata Patria, come la chiamano in Egitto e non solo lì, che è madre e matrigna severa. Cleopatra lo sa ma lo dimentica perché della Patria non è riuscita a diventare madre. Non si identificano in lei e nel suo modo di governare le donne, anche quelle a lei più vicine, anzi c’è un senso di attesa, non proprio stile femminil/solidale, per vedere se c’è la fa davvero a superare i due anni di governo, che logorerebbe anche le nervature più robuste. Neanche per la parte uomini è diventata l’angelo del focolare da mostrare alle compagne come possibile esempio; anzi vuoi proprio per colpa del genere maschile quella potenzialità di angelo del focolare è virata nella single con prole a cui appartengono moltissime donne. Però il primo vero giro di boa si fa sempre più vicino e non è tanto l’appuntamento pre-estivo della consultazione in Europa della prossima assemblea comune, quanto la borsa davvero magra e un progetto di crescita di là da venire e tutto da fare che, nonostante le cifre roboanti, sconterà la fatica durissima di realizzarlo. Per non impegnarsi più di tanto, da fine politico, Cleopatra/Meloni ha cambiato sottilmente il lessico: per la borsa abbiamo messo e per il progetto di crescita l’uguale abbiamo messo; il verbo fare diventa sottilmente un “farete” non detto.

E tra i pretoriani di Cesare che hanno sostenuto Cleopatra/Meloni si annoverano i “ben pensanti” coloro che hanno idee giuste, generose e moderate, e sostengono il potere esercitando una critica moderata. E con loro Farrachi diventa feroce: “Si definiscono di sinistra perché sono generosi e di ampie vedute, ma al minimo rischio votano a destra, perché sono realisti, con la scusa di lottare contro il fascismo con niente di meno che un fronte repubblicano moderato e preferiscono essere eroi piuttosto che vigliacchi. Mettono in pratica il voto utile”. Ma tra costoro inizia a comparire qualche malumore, tanta fatica per investire nella moderazione non sta dando i risultati sperati. La gente non è attratta da loro e quelli con cui si sono imbarcati cominciano a guardarli con occhio storto pronti a gettarli dalla barca alla prima occasione. Non faranno in tempo a scendere di loro volontà, stavolta troppo vigliacchi per dire apertamente che si sono illusi che la regina Cleopatra poteva regnare con saggezza e pieno consenso, ma banalmente molti di loro non sanno nuotare e il mare mosso fa paura a molti. E l’immensa massa dei “non pensanti, dei “poco parlanti”, degli “zero-criticanti”, dei “non allineati” o dei “meno comprendenti”, stanno qui tutti a dimostrare che esistono correnti in tutti gli oceani, compreso quello della stupidità.