Certo, è triste prendere atto che dopo aver svolto un ruolo politico, culturale e programmatico importante, se non addirittura storico, nella vita pubblica del nostro paese adesso – e ormai da tempo – per i cattolici italiani si apre solo uno spazio testimoniale e del tutto evanescente. E una
delle plateali conferme di questo assunto, peraltro mesto e malinconico, arriva anche e soprattutto dalla piccola corrente popolare nel Pd della Schlein, che si limita a richiedere, attraverso i suoi referenti, un piccolo posto nella segreteria nazionale del partito. Una richiesta mesta e triste se si pensa, appunto, che quest’area culturale e questo pensiero politico sono stati decisivi, con quello della sinistra democratica ex e post comunista e altre correnti culturali, per costruire il progetto politico del Partito democratico negli anni scorsi.
Dunque, da asset decisivo e costitutivo del partito alla richiesta di un posto in segreteria in “quota cattolici” come premio di consolazione per la fedeltà al partito. Un partito che, com’è evidente a tutti dopo la vittoria della Schlein alle primarie di inizio anno, ha un altro altro profilo culturale e persegue un’altra prospettiva politica – del tutti legittimi, come ovvio – che non solo sono diversi ma quasi alternativi rispetto alla storia, alla cultura, ai valori e alla tradizione del cattolicesimo popolare e sociale. Altroché richiesta infima per mendicare un posto nella segreteria nazionale!
Purtroppo, anche nei partiti di centro destra la situazione non è granchè migliore. Anzi. Il tutto si riduce purtroppo ad una presenza, seppur autorevole, ma sostanzialmente personale e quindi destinata a giocare un ruolo politicamente irrilevante se non addirittura inesistente.
Sul populismo antipolitico e demagogico dei 5 stelle è inutile soffermarsi perché da quelle parti prevale “il nulla della politica”, per dirla con una felice espressione di Mino Martinazzoli, e quindi ogni ulteriore commento al riguardo è del tutto superfluo. Ecco perché la vera scommessa politica per i cattolici popolari e sociali italiani nella fase storica contemporanea non è quella di continuare a mendicare qua e là qualche piccola prebenda di posizionamento di potere personale o di gruppo (politicamente insignificante e culturalmente del tutto irrilevante); ma, al contrario, cercare di segnare con la propria cultura, la propria storia e il proprio comportamento il progetto delle formazioni politiche in cui si milita. Il tutto in attesa che all’orizzonte si riaffacci la possibilità di ricostruire una presenza politica di un partito popolare, riformista, di governo, laico e di ispirazione cristiana.
Ora, in attesa appunto che si creino quelle condizioni politiche e culturali, non si deve contribuire a svendere una nobile tradizione politica, culturale, sociale e anche etica per mere, e anche un po’ squallide, esigenze e soddisfazioni puramente personali. In gioco c’è, e continua ad esserci, la credibilità e la dignità di una storica tradizione politica e culturale che non può essere sacrificata sull’altare di una presenza politica e partitica effimera e del tutto incoerente con i propri valori di riferimento.