Il bipolarismo non è più una risposta, di qui la sfida del popolarismo.

Per generare un nuovo processo politico trasversale non si possono indossare vesti litigiose e populiste, che riducono la realtà a slogan. Occorre dire no al pensiero unico e al leadersimo.

Vogliamo costruire un progetto politico con il Paese e per il Paese. Crediamo sia questa la sfida del popolarismo: coinvolgere le persone per animare insieme una nuova impresa collettiva, riconoscendo le attese, i desideri, le paure delle donne e degli uomini, delle bambine e dei bambini, dei giovani per sostenerli e per valorizzarli. Per creare opportunità e prospettiva, partendo dalla sfida educativa. 

Per questo continuiamo a pensare che il bipolarismo non possa più essere la risposta, perché è degenerato in politica astratta, conflittuale, che contorce la realtà per semplificarla e  incastrarla in schemi ideologici precostituiti. Siamo altrettanto convinti che per generare un nuovo processo politico trasversale, che promuova dialogo e sintesi nel Paese, non si possano indossare vesti litigiose, populiste, che riducono la realtà a slogan. 

Un metodo di politica popolare non può accontentarsi di esistere per sola differenza dalla destra e dalla sinistra, non può cedere al pensiero unico, al leaderismo come forma istituzionale. 

Una politica popolare non tratta  gli elettori alla stregua di consumatori, non centra se stessa su “io sono”, ma sull’essere popolo, connettendo le esperienze dei territori e accogliendo il pluralismo di idee come necessario per contribuire insieme allo sviluppo del Paese. 

Con Mariastella Gelmini, Raffaele Bonanni, Carmine Pacente, Massimo Vizzardi, Fabrizio Benzoni, Roberto Zini, Massimo Pesenti ne abbiamo parlato oggi [ieri per chi legge, ndr] a Brescia al convegno “I popolari di fronte alle sfide che interpellano il Paese. Educazione, scuola, lavoro”.

 

[Il testo è tratto dal profilo Fb della ex ministra]