Il centro non si dà in appalto a Forza Italia

L’apporto della cultura politica popolare è decisivo non solo per la sua specificità ma per la semplice ragione che il centro storicamente nel nostro paese è coinciso con questa tradizione politica e culturale.

Una lista di centro alle ormai prossime elezioni europee. È questa, forse, lunica novità degna di nota in vista di un appuntamento elettorale che sarà decisivo non solo per i nuovi e futuri equilibri del vecchio continente ma anche, e soprattutto, per le dinamiche politiche interne al nostro paese. E questo per la semplice ragione che di fronte ad una progressiva radicalizzazione del conflitto politico accompagnata da un crescente astensionismo elettorale, è di tutta evidenza che ciò che si muove al centro questa volta, come si suol dire, è destinato ad incidere profondamente anche a livello nazionale.

Ora, per evitare di essere fraintesi o troppo generici, è bene ricordare che attualmente nel nostro paese nessuno può intestarsi in chiave esclusiva la rappresentanza del centro e di ciò che ancora rappresenta a livello politico, culturale e sociale. Nessuno lo può fare per la semplice ragione che nessun partito o soggetto politico riesce a a far convergere attorno alla propria formazione politica le varie sensibilità culturali ed ideali che lo caratterizzano. Non lo può fare, come ovvio e persino scontato, Forza Italia che, oltre ad avere poco in comune con la storia e la concreta esperienza politica, culturale ed istituzionale della Democrazia Cristiana, non ha certamente la classe dirigente e un progetto capace di rappresentare o di replicare, seppur in miniatura, quella straordinaria e nobile avventura politica nel nostro paese. Non lo può fare in modo esclusivo lex terzo polo che, purtroppo, è imploso di fronte ad incomprensioni e a conflitti politici e personali ormai difficilmente componibili. E non lo possono ancora fare le varie sigle e movimenti politici che, seppur maggiormente titolati sotto il profilo politico e culturale, sono decollati ultimamente o che sono già presenti da tempo nello scenario pubblico italiano perché manca quella capacità di aggregazione trasversale necessaria per far decollare in chiave di autosufficienza lintero progetto.

Ecco perché la proposta e il progetto lanciati da Tempi nuovi-Popolari unitivenerdì scorso a Roma in un affollato convegno per una lista di centro, riformista e democraticaalle prossime elezioni europee coglie nel segno. Una proposta che parte da una precisa e condivisibile premessa: e cioè, far convergere in questa lista tutte quelle sensibilità politiche, culturali e sociali riconducibili ad un centro politico, riformista e di governo. Un centro autenticamente e credibilmente pluralema capace, al contempo, di dispiegare un progetto che non è riconducibile solo a quel perimetro ma che ha lambizione di espandersi ad altri soggetti e ad altri interessi sociali e culturali. E la provocazione di Beppe Fioroni, al riguardo, è destinata a smuovere le acque di tutta questa galassia. Anche perchè se qualcuno pensa, come ricordavo pocanzi, di procedere in modo autonomo ed esclusivo è destinato a sbattere rapidamente contro il muro della confusione e della inesorabile sconfitta politica ed elettorale.

E, al riguardo, è persin inutile ricordare che lapporto della cultura politica popolare, cattolico democratica e cattolico sociale è decisivo non solo per la sua specificità ed originalità ma per la semplice ragione che il centro storicamente nel nostro paese è coinciso in larga parte con questa nobile tradizione politica e culturale. Il centro, detto in altre parole e con tutto il rispetto del caso, non può essere la semplice replica – seppur in forme diverse ed aggiornate – della esperienza del Pli o del Pri e del partito dAzione. Al nostro paese serve un centro popolare, democratico, riformista e di governo. Un centro aristocratico, alto borghese e salottiero non appartiene alla storia democratica del nostro paese.