Il sindaco De Toni rilancia l’idea del riformismo democratico comunitario

La bozza di documento “A Udine è nato un quadrifoglio” pone il popolarismo davanti a nuove responsabilità. Segue il capitolo ad hoc e, a fondo pagina, il link per il testo integrale.  

 

 

Il Domani d’Italia

 

[…] oltre alla sinistra è andato in crisi in Italia anche il Popolarismo che è stato risucchiato a destra in Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia e sta diventando subalterno e marginale a sinistra anche all’interno del Partito Democratico.

 

Eppure il popolarismo è un filone politico che tanto ha dato all’Italia e che ancora può dare, come succede del resto in Germania e nello stesso Parlamento Europeo, dove esprime la guida della Commissione con Ursula von der Leyen, esponente dei cristiano-democratici tedeschi.

 

Padre Bartolomeo Sorge – nel suo libro del 2019 intitolato Perché il populismo fa male al popolo. Le deviazioni della democrazia e l’antidoto del «popolarismo» – denuncia la superficialità con cui l’attuale politica affronta problemi complessi come l’immigrazione, la povertà e la disoccupazione. Sostiene che: “L’equivoco di fondo del populismo sta nel ritenere che la maggioranza parlamentare si identifichi con il popolo tutto intero, legittimando il comportamento trasgressivo dei leader eletti”. Secondo Sorge l’antidoto al populismo è un “popolarismo” moderno, certamente ancora ispirato all’Appello ai liberi e forti di don Sturzo del 1919 – che con straordinaria lungimiranza aveva posto i fondamenti di una “buona politica” e di una “laicità positiva” –, ma capace di declinarsi oggi nelle nostre società multiculturali e multireligiose.

 

Nell’introduzione al libro del 2020 Liberi non si nasce ma si diventa. Attualità del pensiero di Luigi Sturzo di Maria Chiara Mattesini, Giovanni Dessì scrive nell’introduzione che il popolarismo «dà voce alle diversità dei cittadini, dei gruppi sociali», mentre il populismo «antiistituzionale e antipolitico», resta collocato «in una prospettiva fortemente identitaria». È l’eterna lotta fra realismo e astrazione. Buono per convogliare consensi dalla protesta popolare, il populismo si rivela, specie nei momenti di difficoltà, inadeguato e forse nemmeno interessato a superare i conflitti e i problemi che l’hanno prodotto e lo alimentano.

 

Mentre il «realismo» sturziano «non cade nell’errore di contrapporre popolo e istituzioni» e il popolarismo diventa un «metodo di partecipazione alla vita civile». Il suo rilancio, però, deve far tesoro della lezione venuta dalla ventata antipolitica. La Mattesini individua degli «elementi sani del populismo» presenti già in Sturzo: «Questo ‘stare in mezzo alla gente’ ha una valenza negativa, vuol dire omologazione, massificazione e, a uso di alcuni politici, significa assecondare le passioni più basse in nome del consenso. Ma ha anche una valenza positiva», che impone di evitare un «isolamento elitario». Vengono in soccorso i concetti sturziani di ‘corpi intermedi’, ‘autonomie locali’, ‘pluralismo’ alla base della nostra democrazia parlamentare, in cui ogni parte ha una sua dignità, ma nel quadro di una comune cittadinanza.

 

Per i settori del mondo cattolico non impaurito e non ripiegato, urge un momento di riflessione e un sereno esame di coscienza. Certamente la storia sociale e culturale del Paese riserverà nuovi snodi delicati, ma i cattolici saranno pronti ad essere protagonisti? Un solido e realistico processo di riaggregazione richiede la presenza di generosi federatori e di coraggiose guide spirituali.

 

Fortuna vuole che – anche in questo difficile contesto – il cattolicesimo sociale italiano sia ancora in discreta salute. Farne uno dei soggetti per la fondazione, a partire dai territori, di un riformismo democratico comunitario insieme a forze laiche e progressiste è una prospettiva di lavoro intrigante e impegnativa.

 

 

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