IL FUTURO DELL’ITALIA ESIGE UN PATTO DI SOLIDARIETÀ NELL’ORIZZONTE DI UN NUOVO FEDERALISMO COMUNITARIO.

Il federalismo repubblicano, disegnato dalla nostra costituzione, non è assimilabile al sistema di autonomia differenziata rivendicato da alcune Regioni del nord. La prospettiva è un’altra, molto concreta e insieme lungimirante. Serve un nuovo patto a sfondo comunitario, se non vogliamo disperdere l’opportunità legata al rilancio del Mediterraneo come area cruciale del commercio tra Europa e Oriente, e in particolare tra Europa e  Cina. Dunque, occorre essere consapevoli che lincontro del civismo del Centro-Nord con il federalismo del Sud è lunica novità che può cambiare veramente il sistema politico dellItalia,  dando  forza alle aspettative di sviluppo.

 

Lintesa siglata a Roma la scorsa settimana tra i Movimenti civici del nord e del centro del Paese e Mezzogiorno federato costituisce un sicuro passo avanti nella costruzione di un soggetto politico altro rispetto al consunto sistema dei partiti vecchi e nuovi che hanno determinato anche lultimo disastro della caduta del governo Draghi. Non solo. Ma Federazione Civica Nazionale (FCN) introduce, in concreto, nella politica italiana sia parlata che agìta una novità assoluta: lo spostamento del suo focus dalle logiche del potere alle esigenze delle comunità e dei territori. Realizzando così quella sorta di rivoluzione copernicana che costituisce il presupposto perché la gente, che non va più a votare e non crede più alle istituzioni partitiche, ritorni sui propri passi e ricominci a partecipare alla vita pubblica occupandosi di nuovo del bene comune. Come in maniera inaspettata e clamorosa hanno cominciato a fare ben duemila sindaci di comuni, un centinaio di rettori di università e tutta una vasta rete di associazioni e soggetti sociali durante lultima crisi di governo nel tentativo di scongiurare il precipitare degli eventi e far ragionare partiti e parlamento ormai in fuga clamorosa dalle responsabilità. Ma non c’è stato nulla da fare. 

 

Anche in questa circostanza, la crisi della politica rappresentata dai partiti e dai movimenti tradizionali ha vinto ancora una volta determinando un aggravarsi della condizione di sfiducia dei cittadini/elettori che non farà fatica a manifestarsi sia a livello sociale che a livello politico, facendo raggiungere e forse anche superare allastensionismo la fatidica soglia del 50%.

 

Per contrastare frontalmente questa deriva si è stipulato così, con lapprovazione allunanimità di una risoluzione politica, laccordo di cui sopra, frutto della forte volontà di aggregazione federativa dei Movimenti civici e di Mezzogiorno federato. Realizzando un legame stabile, responsabile, rivolto al futuro tra i diversi movimenti presenti sui territori italiani che hanno mostrato di saper amministrare, di avere una credibilità politica da mettere a servizio del Paese in questo passaggio di grave crisi politica, di essere in grado di instaurare con i cittadini un dialogo responsabile basato sulle competenze e sulla conoscenza profonda dei territori di appartenenza. Il tutto senza appalesare sterili chiusure localistiche, retaggio di una qualche vecchia visione municipalistica, ma aprendosi alle esperienze di sincero riformismo formatesi alla luce della cultura del servizio e del federalismo, collegata allidea di una Europa fondata sulle città ed i territori e sensibile alla indispensabile dimensione della sostenibilità ambientale che oggi intercetta tutte le quistioni legate al clima e allenergia. Insomma, annunciando nei fatti, con prudenza ma grande trasporto, una disponibilità alla collaborazione con i movimenti ecologista, riformista ed azionista.

 

Ma, come cennato, ciò che colpisce di più in questo progetto di aggregazione per affrontare dal basso la crisi della politica è, oltre alla evocazione del protagonismo delle comunità e dei loro cittadini, il suo ancoraggio ai territori che non vuole significare la solita narrazione della necessità del superamento delle diseguaglianze infrastrutturali in particolare tra Sud e Nord (che, naturalmente, non vanno dimenticate e devono essere cancellate) quanto piuttosto una diversa e più attuale visione dellintera area meridionale del Paese allinterno del bacino del Mediterraneo che oggi è ritornato ad essere il baricentro di tutto il futuro sviluppo del nostro Paese e dellintera Europa. Basti pensare che a seguito del raddoppio del canale di Suez il traffico di merci che proviene  dallOriente e solca il mare nostrum supera il 20% del complessivo volume mondiale dei commerci e che, dopo linvasione dellUcraina da parte della Russia, le coste delle nostre regioni meridionali costituiscono la prima linea della protezione e della difesa militare di tutto il fronte Sud-Est dellAlleanza atlantica. Non solo. Ma c’è anche da sottolineare che oggi in Italia i principali fattori economici dello sviluppo nelle transizioni ecologica, energetica ed informatica sono tutti allocati al Sud e quindi che è interesse dellintero Paese e della stessa Europa (che, a differenza dellItalia, mostra di averlo ben compreso: basti considerare i 209 miliardi di euro assegnati al nostro Paese con il Next Generation EU) intervenire in questarea per dotarla delle necessarie infrastrutture per approntare i servizi indispensabili ad attivare queste risorse ancora latenti.

 

Come è facile intuire, da tutto ciò ne deriva lagenda politica ed i punti fermi che la Federazione Civica Nazionale (FCN) si propone di realizzare, a cominciare proprio dalla volontà di dare continuità al programma incompiuto del governo Draghi senza la cui conclusione si correrebbe il rischio di perdere non solo i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ma anche di entrare in una drammatica spirale di crisi economica, sociale e politica. Quindi sospinti, come è stato detto, dal vento di Draghi”, i problemi fondamentali che bisognerà affrontare si possono ricondurre alle seguenti quistioni: energia, inflazione e rincari di carburanti e bollette varie, nuovo decreto Aiuti” per non abbandonare le famiglie e le imprese al loro destino, collocazione internazionale, riforma dellUnione Europea, giustizia, procedure e tempi per gli investimenti (a cominciare, chiaramente, da quelli del Pnrr), appalti ed, in generale, funzionalità del sistema burocratico-amministrativo caratterizzato dalla centralizzazione delle competenze che ne impedisce sempre più lefficacia e lefficienza. Senza dimenticare, chiaramente, il Mezzogiorno. Che, come aveva anticipato un paio di anni fa in un fortunato saggio (LItalia capovolta”) Claudio Signorile, può costituire la seconda locomotiva con la quale lItalia raggiunga la prima fila tra i Paesi europei e si giochi, con Francia e Germania, la leadership del continente.

 

Ma, a tal proposito, è bene sapere, altresì, che sulla quistione del regionalismo e delle regioni (non solo) del Sud si gioca una partita decisiva per lassetto istituzionale del nostro Paese. Che non può reggere un regionalismo differenziato che, dietro lirreprensibile racconto del perseguimento di un modello di autonomia più efficace ed efficiente, in verità si batte per raggiungere lobbiettivo economico-finanziario di trattenere nei propri territori lintero gettito fiscale delle singole comunità regionali, rompendo così il patto comunitario di solidarietà che la Costituzione detta non solo a livello regionale ma per lintero sistema istituzionale. Dunque, quistione – questa del regionalismo – molto delicata e centrale per il futuro dellItalia rispetto alla quale non si può andare a rimorchio di Salvini e della sua Lega o della Gelmini di FI. Ma nemmeno si può condividere limpegno per il riconoscimento di forme di autonomia differenziata” recentemente assunto da Draghi nella sua relazione introduttiva al dibattito sulla fiducia al senato e da alcuni trascritto nella sua Agenda.

 

Più responsabile è affrontare la quistione in termini sistemici partendo, però, dalla consapevolezza che il regionalismo repubblicano disegnato dalla Costituzione non è competitivo ma comunitario e quindi che non può sostenere la differenziazione se non allinterno del principio di eguaglianza formale e (tendenzialmente) sostanziale oltre che di quello di libertà.

Per intanto ed in conclusione, è importante essere consapevoli che lincontro del civismo del Centro-Nord con il federalismo del Sud è lunica novità che può cambiare veramente il sistema politico dellItalia e quindi che è necessario agire mettendo in campo unofferta di competenze e responsabilità che costituisca la base di un rinnovato dialogo con le elettrici e gli elettori italiani per la nuova Democrazia.