Il Mediterraneo e la pace: un convegno nel solco di Moro.

“Dal mediterraneo grembo e frontiera di nuova umanità. L’inquieto realismo per la pace: Aldo Moro” (Taranto, 21-23 settembre 2024). Di seguito la lettera in cui il Presidente spiega le ragioni del convegno.

Nuovo pensiero, nuovo sguardo sulla/per/nella città-territorio. Una pre-comprensione dell’intero: tutto è (e deve essere) connesso. La cultura della Laudato si,  che apre, evoca la cultura della complessità. Non l’opzione aut/aut: le culture lineari non tengono, la visione binaria non innova, le contrapposizioni no risolvono.

La svolta è nell’et/et. La nostra città va liberata dalle stantie contrapposizioni e deve conquistare la sua unità nella pluralità, nella cooperazione: non la sfida a chi vince – la vittoria di uno è sempre sconfitta…di tutti – ma la gestione serena del confronto, che non  fa dividere gli spazi (lobbies – ideologie) ma mette in moto processi: non lottizzazioni, ma una processualità a inclusione, aperta.

In questa visione, lo sguardo e il ruolo del cristiano e della sua forma mentis: rendere umano, dar senso, rendere fraterno il clima, aiutare a far crescere la cultura del bene comune, la cultura di tutti e di ognuno (oltre il PIL). Non per sé ma per tutti.

Se bisogna aiutare a far crescere la cultura comune, l’opinione, vittima di semplicismi e populismi, va anche messa in cantiere una più idonea cultura-mentalità per gli stessi cristiani. Non una cultura rivendicatrice, difensiva, ma una capacità attrattiva, agapica, accogliente che non è né riduzionismo, né relativismo: la ragione da sola non basta, la crescita non è sufficiente,   non tutto è sostenibile!

Nessun monopolio o garanzia di verità, ma criterio, sale, luce, senso del limite.  La cultura della relazione e nella relazione esercitare empatia, reciprocità. Il pensiero cristiano convoca la corresponsabilità, l’inter-disciplinarità, la trans-disciplinarità; la verità, che nessuno possiede, non è nel particolare, ma nel tra, nei confini intercomunicanti e non murati.

Non un pensiero arrogante, il pensiero che sa, prometeico, ma un sapere che intercetta, che penetra nel concreto vivente; un pensiero civile, che incivilisce, che serve alla città. Un pensiero in uscita, non di conquista, ma che presuppone un nuovo tempo oltre la crisi, una nuova teologia per una via di uscita!

È la teologia a cui fa riferimento la costituzione apostolica Veritatis gaudium, che motiva, convoca, impone all’attenzione il nuovo pensiero (si muore per mancanza di pensiero, Paolo VI): in una nuova agorà  ri-centra  la sua natura trinitaria. Il dogma della Trinità: non basta l’assioma, la sostanza, ma anche la ricchezza, la prospettiva e la postura relazionistica.

Ritorna la persona. Un dogma, non solo sociale, ma paradigma del sociale. Il cristiano legge e interpreta trinitariamente (Laudato si) e inaugura un nuovo stile di pensiero che non viene da un concetto, ma da una relazione; abita una reciprocità aperta; accede ed abita un luogo dinamico, includente.

La visione si fonda con l’esperienza concreta e con l’azione (Dio – persona – luogo). Questo mettere insieme la dimensione relazionale  del tutto connesso (Laudato si), dell’intero, con la dinamica  della percezione secondo complessità che costruisce e rinnova una soggettività del territorio, è stata già un’esperienza del Centro di Cultura G.Lazzati nel seminario Una lettura comunitaria del Manifesto per una riforma del pensare (Taranto, 15 settembre 2022) di cui è in corso la pubblicazione degli atti: una sorta di carta programmatica, una mission per il prossimo tempo a venire.

Ma l’esperienza che ha aperto consuetudini e frequentazioni coerenti con l’elaborazione del Manifesto per la pace dal Mediterraneo (Marsiglia, 21 settembre 2023) in stile trinitario, ci dà oggi la possibilità di un ulteriore confronto sia con le istituzioni culturalmente impegnate, sia con le singole personali competenze che converranno a Taranto dal 21 al 23 settembre p.v. per il convegno

Dal mediterraneo grembo e frontiera di nuova umanità. Linquieto realismo per la pace: Aldo Moro”. Apriremo l’evento con un’autorevolissima panoramica geopolitica del Mediterraneo: una visione esperta, competente e appassionata  e su questa visione d’insieme l’osare di una teologia che apre ad una prassi e ad uno stile trinitario (la peculiarità dei due Manifesti, quello sul Mediterraneo e quello sull’ontologia trinitaria) per l’intreccio di contenuti e di azioni possibili per una pace (21-22 settembre).

Questo tracciato incontrerà un’esperienza, parallela a quella di Giorgio La Pira, a cui la CEI ha voluto intestare la questione mediterranea; l’esperienza di Aldo Moro protagonista geopolitico degli anni ‘60/70 dello scorso secolo.

Non è, quella di Moro, una giustapposizione, ma un concreto esempio di uno stile, di una concezione della politica internazionale, di un’innovazione nella diplomazia, la pace nella sicurezza che s’impone per attualità e creatività dell’ispirazione cristiana.

Ad incontrare Moro non sarà la mera politica, ma l’ispirazione cristiana del far politica.  Ci collochiamo così, come Centro di Cultura, nel dopo Marsiglia, in continuità con quanto già avvenuto a Palermo, nello scorso mese e con un’ulteriorità di attenzione: un’esperienza sdoganata di grande momento, Aldo Moro, e un accadere sui territori sia nel pensare che nell’agire in una svolta d’epoca: alla ricerca di un nuovo paradigma.

La tavola rotonda conclusiva del Convegno (23 settembre) darà il senso di un cammino che vorrebbe proseguire. Un’internazionalità  per una comunità di destino, una nuova generatività di itinerari formativi, di incontri, di corridoi oltre i muri e i porti.