Il mercato non può tutto, lo Stato non è solo assistenza. Giuliano Amato fa il punto sulla rinascita della mano pubblica.

 

 

Mercoledì 13 aprile alle ore 17.30 si terrà nella sede dellIstituto della Enciclopedia Italiana la presentazione del volume Bentornato Stato, ma di Giuliano Amato. Intervengono con lautore Emanuele Felice, Sabino Cassese. Modera Sarah Varetto.

 

 

(Redazione)

 

Il Presidente della Corte costituzionale manda in libreria (Il Mulino editore) un saggio, breve ma denso, che riapre una questione da sempre al centro del dibattito politico. Sembrava scomparso dai radar, invece lo Stato ritorna a far parlare di sé. In modo nuovo.

 

«…immune dai suoi vecchi vizi e lontano, in ogni circostanza, dall’hybris dell’accentramento autoritario». Non ci interessa dimostrare l’essenzialità dello Stato o del mercato, ma capire come possano interagire per costruire il nostro futuro. «Se fotografo i rapporti che oggi vedo fra lo Stato e l’economia e li confronto con quelli che ho vissuto e che ho contribuito a creare, la differenza che noto è grandissima».

 

Uno dei protagonisti della storia politica e istituzionale italiana riflette su come oggi – in un mondo indebolito dalle crisi e sollecitato da grandi trasformazioni – sia illusorio pensare che il mercato possa da solo trovare soluzioni. Ma mentre in passato il ritorno allo Stato ha significato debito pubblico, inefficienza e corruzione, oggi lo Stato torna protagonista come investitore nelle imprese della crescita di domani e come Stato «provvidenza», capace di interventi che mai avevamo visto prima.

 

Che cosa ha provocato un mutamento così profondo? È possibile oggi uno Stato promotore, dove l’utilità dell’intervento pubblico possa resistere alle patologie e alle storture che aprirono la strada al neoliberismo?

 

(Il testo è la sinossi del volume curata dall’editore)