In memoria di Napolitano, Cassese ricorda le parole di J.F. Kennedy.

Dobbiamo tenere presente la differenza tra i politicanti e gli statisti. “Profiles in courage”, il saggio del senatore destinato a guidare la Casa Bianca, propose gli esempi di vita di grandi personalità politiche.

Ricordando il Presidente Giorgio Napolitano, Sabino Cassese ha spiegato la differenza tra un normale uomo politico e uno statista. Tra chi cerca il consenso a breve, costi quel che costi (politicante) seguendo “come tira il vento”, e chi, spesso contro “lo spirito del paese” in quel momento, sceglie vie nell’interesse della collettività. 

Cassese  ha ricordato un libro scritto da John F. Kennedy, quando, giovane senatore pubblicò un saggio titolato “Profiles in Courage” che gli permise di vincere il prestigioso premio Pulitzer. Una Nazione ha bisogno, per crescere e favorire benessere economico ma anche culturale e sociale di uomini di governo che decidano aldilà della “pancia” della gente o delle loro convenienze elettorali. Essere umani che sappiano resistere alle pressioni elettorali e agli “interessi di bottega”, assumendosi la responsabilità di imporre, ad esempio, sacrifici piuttosto che concedere facili sussidi. Oggi ci si limita ad amministrare, spesso male, il quotidiano senza strategie lungimiranti. 

Il messaggio dell’allora futuro presidente degli USA fu quello di confutare l’opinione diffusa che: “Gli uomini politici bisogna che si occupino di guadagnarsi voti non dell’arte di governare lo Stato”. JFK  nel libro esalta il valore del coraggio di sfidare la pubblica opinione, di credere nelle proprie idee rischiando anche la propria popolarità e carriera: ”Senza voler togliere nulla a quel genere di coraggio che porta alcuni uomini a morire, non dobbiamo dimenticare quegli atti di coraggio grazie ai quali gli uomini vivono; il coraggio della vita quotidiana è spesso uno spettacolo meno grandioso del coraggio di un atto definitivo, ma resta pur sempre una miscela magnifica di trionfo e di tragedia… Un uomo fa il suo dovere, a dispetto delle conseguenze personali, nonostante gli ostacoli, i pericoli e le pressioni, e questo è il fondamento della moralità umana; in qualsiasi sfera dell’esistenza un uomo può essere costretto al coraggio, quali che siano i sacrifici che affronta seguendo la propria coscienza: la perdita dei suoi amici, della sua posizione, delle sue fortune e persino la perdita della stima delle persone che gli sono care. Ogni uomo deve decidere da sé stesso qual è la via giusta da seguire; le storie che si raccontano sul coraggio degli altri ci insegnano molte cose, possono offrirci una speranza, possono farci da modello, ma non possono sostituire il nostro coraggio… Per quello ogni uomo deve guardare nella propria anima”. 

E ancora: “Questo libro non mira a sminuire il concetto del governo democratico e del potere popolare – scriveva Kennedy nelle conclusioni. “La democrazia vuol dire molto di più di governo popolare e dominio della maggioranza… La vera democrazia pone la sua fede che il popolo non eleggerà semplicemente uomini i quali rappresenteranno le sue opinioni abilmente e coscienziosamente, ma eleggerà anche uomini i quali eserciteranno il proprio giudizio coscienzioso”.

In questi ultimi decenni caratterizzati da volgari  populismi rampanti sempre miranti ai “like”e alla pance dei cittadini e non alla loro intelligenza, abbiamo potuto constatare il degrado che ne deriva. Mino Martinazzoli diceva che non partecipava ai talk show perché erano fumerie d’oppio. Drogando e strumentalizzando le grandi questioni (es. il fenomeno migratorio) si avvelenano i pozzi della civile convivenza e non si costruiscono risposte vere e durature. Le classi dirigenti del paese devono ritrovare e riseminare il senso, la dignità e qualità della Politica.