Israele deve anche muovere guerra alla cieca logica della vendetta    

Hamas ha oltrepassato il confine dell’odio, relegandolo a dispettuccio d’infanzia. La speranza è che la reazione sia in armonia con le regole stesse della guerra. Anche la preghiera è politica.

La gazza ladra ha la fama da secoli di essere attratta da oggetti metallici che ruba per portarli nel suo nido. Ce ne vorrebbero miliardi per portare via le munizioni che brillano in questi giorni a Gaza, sulla terra della Palestina e di Israele per dare fine alla ennesima guerra andata ben oltre quella delle passioni o della sua precedente fase fredda.

La Storia è la esposizione della ricerca, una indagine sui fatti passati, il tentativo di saperne leggere la composizione. Giocando a ruba bandiera Israeliani e Palestinesi si contendono uno stesso territorio rivendicandone a variotitolo la primogenitura.

Un centinaio danni prima di Cristo gli Ebrei di quel territorio a causa di repressioni romane migrarono verso lEuropa dando vita alla Diaspora.  Secoli dopo la Palestina, a seguito di conquista, venne sostanzialmente arabizzata.

Un paio di secoli fa ebbe origine il movimento sionista che ambiva alla costituzione di uno stato ebraico, tornando alla terra ormai occupata da un altro popolo.

Dopo la fine del mandato britannico nacque comunque lo Stato di Israele per come lo conosciamo oggi. Il conseguente conflitto con gli Stati confinanti ebbe per conseguenza la Nakba, la catastrofe, per quasi un milione di arabi in esodo nei campi profughi insediati nei paesi vicini.

Questo è un quadro sempre in movimento dove la cornice si deve continuamente adeguare alla tela che cambia forma senza pace.

Più di recente, dopo unaltra guerra, Israele vittoriosa ha annesso la Cisgiordania alla Giordania e la striscia di Gaza ed il Sinai allEgitto, a cui venne poi restituito, e infine il Golan al Libano.

Dopo una serie di accordi si stabilì di cedere una parte della Cisgiordania e Gaza per la creazione di uno Stato Palestinese a cui non si è ancora giunti. Qui è lasino che, cadendo, si è fratturato gli arti e non se ne trova il modo di rimetterlo in piedi.

In campo è infatti ancora insoluta la questione relativa allo status di Gerusalemme, il ritorno dei migranti arabi nella terra dorigine e linsediamento di coloni ebrei in Cisgiordania.

Sullesasperazione di una scena perennemente storpiata si destreggia  Hamas con la sua portata di morte. Già qui qualcosa suona in modo stonato.

Ci si deve rassegnare a questi terroristi che muovono in modo diverso dai nostri Carbonari risorgimentali che per lo più si nascondevano per tramare occultamente contro il potere ma non erano efferati nelle loro azioni di lotta.

Molto dopo le nostre Brigate Rosse hanno lasciato sul campo vittime innocenti. Nessuno però è giunto a violentare donne, torturare i prigionieri rapiti e decapitare bambini. Qui cade la logica della guerra e del terrorismo che è scontro non convenzionale e si dà il passo a pura brutalità.

Hamas ha del resto nel suo statuto lannientamento di Israele e non sembra abbia capacità di amare il prossimo, tanto meno le altre fazioni arabe, come Fatah, con cui pure si è fronteggiata. Gli Arabi tra di loro sono usi perennemente ad azzannarsi, i loro fallimenti sono evidenti.

Gaza ha nel nome lidentità di città forte e feroce, gli Egizi la consideravano preziosa. Sarà per questa serie di elementi che è tanto ambita e tormentata.

Ma tutta la Palestina da sempre è terra destinata ad una continua ebollizione. Prese il nome da Philistine perché in possesso dei Filistei che già da allora odiavano gli Ebrei. Prima ancora fu battezzata Canaan, la terra promessa. Ancora oggi non è dato sapere promessa a chi ed a chi spetti.

Sulla striscia di Gaza in queste ore la furia di Israele. Striscia è una parola che si presta naturalmente a questa tragedia. Da una striscia di sangue ne sta eruttando un fiume e, da ribrezzo, striscia a terra il serpente di morte. Tra lerba efior venia fori la mala strisciadirebbe Dante. La strage che si consumerà prenderà quella terra in pieno e non di striscio.

Lo Stato di Israele, ferito a morte, non lascerà questa volta facilmente la presa. Ecoluiche combatte con Dio, certa di averlo a suo fianco. Non lo fermerà, in mano ad Hamas, la minaccia degli ostaggi da usare come scudi umani.

Questi ultimi, nelle condizioni drammatiche di catturati, non godono della considerazione dorigine latina degli antichi ospiti. Piuttosto sembrano degli ostacoli alle prossime mosse di guerra.

Correranno ancora altri proiettili; avanti ai nemici verranno proiettati immediati messaggi di morte, gettati innanzi a loro condanne senza scampo. Eil momento delle bombe, con un fragore maggiore del ronzio che le hanno dato i natali, assai più di un rumore sordo a cui erano da principio ispirate. In quel cielo sono sparati razzi a tutto spiano, luminosi come i raggi del sole ma più devastanti.

Equestione di reagire alleccidio perpetrato da Hamas che ha fatto macelleria messicana nel rave party Supernovadi Reim , che ha squarciato il cuore di Israele, lacerandone il più intimo tessuto.

Prendendo spunto dal significato di ravei criminali hanno fatto parlare con eccitazione e in maniera non controllata le armi, mandando in frantumi con una imprevedibile esplosione la Supernova. Con il suo carico di morte e di violenza è stata colta di sorpresa, questa volta triste che qualcuno ne abbia emulato le scoppiettanti leggi del cosmo.

Ora dovremmo tutti aggrapparci alla speranza di una reazione spropositata. Al contrario del pensiero corrente, se dovesse esserci un peso pari al torto subito, Israele non dovrebbe conoscere alcun sentimento di pietà, di rispetto o di misura.

Se fosse coerente al male patito dovrebbe andare oltre il concepibile: Hamas ha oltrepassato con le sue gesta persino il confine dellodio, facendolo impallidire, relegandolo a dispettuccio dinfanzia.

La speranza è che metta invece in campo una reazione sproporzionata, più flebile della ferita che gli si è inflitto, ancora in armonia con le regole della guerra, semmai ve ne fossero.

Muoversi pro porzione, dando a ciascuno ciò che merita, è una prospettiva da non augurarsi. Ci auguriamo propositi diversi. Agli interessati del genere resta ancora larma della preghiera.