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sabato, 4 Ottobre, 2025
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La Guerra di Kippur e la Flotilla

Dalla lezione di André Neher alla tragedia di Gaza: la storia del popolo ebraico e quella del popolo palestinese si intrecciano oggi in una dimensione che non è solo politica, ma anche metafisica.

Cito dal volumetto che ho dedicato ad André Neher (1914-1988), pensatore e teologo ebreo alsaziano trapiantato a Israele dopo il 1970: «Il 6 ottobre 1973 di nuovo la sua vita si confronta con la dimensione tragica della storia. Neher è in sinagoga a Gerusalemme quando sente suonare l’allarme. Le truppe egiziane e siriane stanno attaccando lo Stato di Israele: è la Guerra di Kippur. Una guerra che, egli scrive, ‘non poteva essere solo orizzontale’. E si chiede: non ‘è una guerra le cui risonanze meta-fisiche, meta-umane non cessano di scuotere ancora la storia?’».

Luoghi che parlano al mondo

Sì, è vero: le carneficine, sul globo, si contano a decine, purtroppo. Il sangue viene versato copioso, ahinoi, in diversi continenti, Europa inclusa. Vi sono tuttavia dei luoghi, e delle tragedie, che finiscono per parlare di tutte le altre, quasi riassumendole. La Shoah, ad esempio, rappresenta il Male: il Male in sé, e il Male in quanto quei campi di sterminio si trovavano nella patria di Goethe e di Hegel. Così in Palestina si situa una delle radici dell’Occidente, accanto ad Atene, Roma o Alessandria d’Egitto. Per non dire degli interessi economici e geopolitici.

 

Gaza e la Flotilla

Ecco, la vicenda di Gaza, della Cisgiordania e della Flotilla, con il trasferimento in carcere di quei naviganti nonviolenti, assume oggi una valenza particolare, tra Kippur e Shabbat. Il governo di Israele, infatti, proprio ora soffoca i conati di speranza che lo stesso Stato di Israele aveva incarnato, anche attraverso la convivenza pacifica, in quella entità statuale, con gli arabi. Quello Stato laico animato da sentimento religioso, per il tramite del suo esecutivo, sta mortificando sia la laicità sia il sentimento religioso.

Risonanze che scuotono la storia

Così, adesso, a “non poter essere solo orizzontale” e ad avere “risonanze meta-fisiche e meta-umane” che scuotono la storia e ciascuno di noi sono la tragedia di Gaza e il trattamento riservato alla Flotilla. Ben vengano gli sforzi diplomatici volti a por fine alla carneficina e alla deportazione di quel che resta del popolo palestinese. Con l’auspicio che i rappresentanti di quel popolo vengano davvero coinvolti e che alla disperazione possa gradualmente sostituirsi la speranza.

Altrimenti, per dirla con Tacito, faremo un deserto e lo chiameremo pace.