La regina distrae le masse e nasconde il mattarello fiscale

Cleopatra/Meloni presenta i conti e chiede soldi per l’anno prossimo. Cesare è preoccupato. Per l’Impero “so’ stati sacrifici di vite e di sesterzi. E ora…altri sesterzi?! E pe fa’ cosa?!”.

Cesare se ne va in giro sornione per la Curia fischiettando assorto un motivetto di uno dei poeti di corte, Fiorinus romanus, che fa “ammazzate oh, nun te smove ‘na cannonata…”. Fischietta, sorride e gli occhi gli brillano per l’ira. I senatori che lo incontrano salutano svelti e si dileguano. Solo i vecchi di Curia sanno che cosa Cesare sta apparecchiando per la sua amata Cleo.

La regina Cleopatra/Meloni il popolo ce l’ha in uggia, lo mette sugli scudi, si definisce del popolo (che per il popolo è un’altra storia), e non perde mai occasione per battere a sesterzi. Ora passati due anni il Computantis di Cesare ha informato il divino che la Regina non ha prosciugato le casse di Cesare, ma il forziere si è di molto assottigliato perché è stato attinto a piene mani fin dai primi mesi e ora si cominciano a vedere le assi di legno del fondo.

Al contrario il Computantis della Regina Cleopatra/Meloni, sodale di uno dei due suoi luogotenenti, facendo il gioco delle tre carte, guardandone solo una però, quella sua, dice che il bilancio del governo è buono, che le casse del governo sono a un buon livello (e sottindende che se lo lasciano a quel posto raggiungerà il massimo della capienza), che si può fare di più e via così con un nuovo prelievo tanto per stare sicuri in tempi di guerra (gli slavi orientali… se stanno ad ammazzà e gli ebrei con l’arabi pure) .

Ora li romani (senatus popolusque romanus) non è che non sappia fare di conto, è solo che spesso non c’ha voglia e se proprio deve è sempre contrariato. Si avvicina la data in cui la regina Cleopatra/Meloni presenta i conti e chiede i soldi per l’anno prossimo (radioso avvenire, manco a dirlo). I romani si guardano intorno e vedono che “li poveracci” sono aumentati a 5 milioni, che quelli che fanno fatica e c’hanno figli sono più di 10 milioni. E chi resta? Sono i dipendenti dell’impero e quelli che se ne sono andati a casa perché hanno finito “de lavorà”; e, come dice l’aerarium dell’impero, “quelli le tasse ce le assicurano”. Poi ce stanno le societas e le ripae/banche. La regina è andata in gran spolvero da costoro a dire che si può fare di più (se lei rimane, sennò..boh!) e che alla Patria qualcosa bisogna pure dare. E questi  senza batter ciglio (e sesterzo)promettono che faranno, faranno la loro parte di sicuro.

Nel frattempo s’è fatta un giro ampio nelle colonie dell’impero e tra i potenti alleati, parlando del ruolo della Patria nel mondo e pretendendo il giusto peso. L’aula era mezza vuota e si faticava pure a seguire il ragionamento, ma tant’è: di figura si trattava e figura è stata. Ritira premi, si compiace di sé, e intanto il popolo langue e non sbarca il lunario, i giovani se ne vanno e i carcerati s’incazzano. Ma lei scuote il sacro sistro (rumore come di campanelli) e prosegue sul carro.

Cesare non ha certo dimenticato gli anni e la fatica che sono stati necessari ai suoi e a lui per costruire quello che ora si chiama, a seconda dell’estensione, Patria o Impero; e di certo c’è che all’epoca la regina stava su un’altra sponda (letteralmente, su un’altra sponda) e che gli avi suoi erano impegnati in guerre per tenersi stretto il regno d’Egitto. E so’ stati sacrifici di vite e di sesterzi. E ora…altri sesterzi? E pe fa’ cosa?! Vedremo, e intanto … “ammazzate oh, nun te smove ‘na cannonata”…