LA SCOMPARSA DI CLAUDIO DONAT-CATTIN LASCIA UN VUOTO NEL CAMPO DEL GIORNALISMO E DELLA POLITICA.

Con Claudio scompare - dice Merlo - anche un testimone, seppur non come protagonista diretto, della esperienza straordinaria di quella comunità politica culturale che si chiamava Forze Nuove.

Con Claudio Donat-Cattin scompare un professionista, un grande giornalista e un qualificato Dirigente della Rai. Era il primogenito di Carlo Donat-Cattin, storico leader della “sinistra sociale” e statista della Democrazia Cristiana. Nella sua lunga carriera giornalistica Claudio è stato Vice Direttore della “Gazzetta del Popolo”, storica testata torinese e piemontese che per molti anni fu la vera alternativa alla “Stampa” degli Agnelli. Per numero di copie e per l’autorevolezza della testata. È stato anche Vice Direttore del “Giorno” e, in ultimo, Vice Direttore di Raiuno. Autore di storici programmi della Rai e, soprattutto, ha lavorato per molto tempo – sino a poche settimane fa, prima del malore – con Bruno Vespa nella trasmissione “Porta a Porta”. Anzi, di Vespa non è stato solo il principale collaboratore ma si può dire tranquillamente che è stato il perno e l’artefice di questa storica e fortunata trasmissione del servizio pubblico radiotelevisivo.

E con Claudio scompare anche un testimone, seppur non come protagonista diretto, della esperienza straordinaria di quella comunità politica culturale che si chiamava Forze Nuove. La corrente Dc guidata dal padre, Carlo Donat-Cattin. Fu Claudio, infatti, il motore centrale della rivista mensile “Terza Fase”, la più qualificata testata della Dc a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90. Una rivista che viene ancora oggi ricordata per la sua autorevolezza politica e per la sua profondità culturale. E negli anni ‘70 e ‘80 la “Gazzetta del Popolo” era unanimemente riconosciuta, e non solo a Torino e in Piemonte, per la sua qualità giornalistica, per il suo taglio politico, per la profondità del suo giornalismo di inchiesta e, in ultimo ma non per ordine di importanza, per la statura dei suoi collaboratori. Claudio, pur non essendo un dirigente politico, frequentava gli appuntamenti più importanti della “sinistra sociale” della Dc, a cominciare dai grandi convegni di Saint-Vincent dove era tradizionale la sua presenza nella giornata conclusiva della kermesse valdostana.

E Claudio, da alcuni anni, era anche Presidente della Fondazione Carlo Donat-Cattin con sede a Torino che era, e resta, una pietra angolare del filone culturale riconducibile alla tradizione storica ed ideale del cattolicesimo sociale e politico. Subalpina e nazionale.

Con la scomparsa di Claudio Donat-Cattin, oltre a perdere un caro e storico amico, se ne va un pezzo della nostra esperienza giornalistica, culturale e anche politica. E, soprattutto, perdiamo un grande ed irripetibile professionista del miglior giornalismo italiano.