La politica ha in sé qualcosa di magico. Tanto meno te ne vuoi occupare, tanto più ti attira con esche a cui è impossibile rinunciare. Lo sa fare con parole che sono seducenti, portandoti in un campo dorato che in realtà nasconde buche dentro le quali precipitare senza salvezza. Pur sapendolo, non puoi fare a meno di resistere, forte di un dizionario alla mano che ti chiede di consultarlo per venire a capo della faccenda.
La Sinistra ha eretto a vessillo una nuova idea simbolo. Non più garofano, falce, sole, ulivo e querce ma qualcosa che li ricomprende tutti nel suo “campo”. È questa una parola che costringe a soffermarsi per approfondirne il senso, sgombrando il campo da altre suggestioni assai meno succose. In Liguria il campo largo è andato in fumo. Conte ha chiesto la testa di Renzi e l’ha spuntata decretando dall’origine la fine di una Santa Alleanza, sancendo la nascita di una Eterna Discrepanza.
Sarà forse questione di viscere o appunto di panza ma l’idea di stare sottobraccio per alcuni è impossibile. Insieme è la traduzione moderna di un latino volgare, “insemel”, che aggiorna “semel”, cioè una volta, e “simul”, insieme. Sarà questa volgarità primordiale, un seme figlio di chissà chi o peggio ancora annacquato, quindi debole e confuso di carattere, ad aver prodotto il fallimento di un patto subito saltato. ”Parlar e lagrimar vedrai insieme” diceva qualcuno che di queste cose se ne intendeva a proposito di conflitti e miserie del potere. La politica si consolerà raccontandosi che occorre comunque tirare a campare qualunque sia il campo di guerra in cui affrontarsi. Così il mentore diventa Nino Manfredi con il suo “Tanto pe’ campa….”.
Strana parola “Campo”. Suona di campagna, di un paesaggio accogliente che induce al riposo, alla bellezza della natura ed alla riflessione. “Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano” è in questo caso quanto resta di una intesa abortita già dalla origine. La Sinistra è caduta in un campo di tiro e ne è rimasta subito, più che folgorata, impallinata.
Del resto il Parlamento è costeggiato alla sua sinistra, da via di Campo Marzio, il posto destinato storicamente dagli antichi Romani a cimenti militari e dunque tutto era già in previsione. La Schlein sta comprendendo che la sua è una coraggiosa proposta che però non sta in campo, pur mettendoci in campo il cuore e l’azzardo che occorre per tentare la vittoria.
Le sarebbe stato di buon preventivo soccorso la preventiva lettura dal vocabolario per intuire che stava lanciando in campo, allo sbaraglio, le sue truppe e quelle di eventuali alleati. Qualcuno obietterà che Conte “ruminò pretesti da mettere in campo” ed ha modo suo ha fatto un tiro “fuoricampo” nella speranza gli porti frutto, di prendere campo e di guadagnar campo senza lasciarne agli avversari, con il rischio di mandare un progetto al camposanto. Il pericolo è che gli elettori destinino l’opposizione in un campo profughi o di sfollati, in un “campo immenso di un bigio ceruleo”.
“Nel dritto mezzo di un campo maligno vaneggia un pozzo assai largo e profondo” in cui è caduta una proposta politica dai piedi d’argilla. Stando così le cose la ipotizzata coalizione che in Liguria dovrebbe sostenere il candidato Orlando, candidato in campo, sembra composta da “scampati” di casa e non lascia presagire nulla di buono per il futuro. Al primo passo di riscaldamento non sono andati in camporella a far l’amore ma a mordersi a più non posso distruggendo un’ipotesi di accordo, scontrandosi in una cruenta battaglia campale.
Siamo, come al solito, almeno per adesso, alla solita storia di “scampoli” di politica. “Con te non ci sto” è il pensiero di Conte vs Renzi che sottolinea come i 5S siano diventati una succursale di Poltrone e Sofà, un “occupificio” sistematico di posti su cui mettere il cappello o la stella. Per il PD, reclamando di non essere suoi cespugli, AVS e 5S corrono il rischio di essere i suoi succhioni, quei rami infruttiferi che diramano dai rami principali dell’olivo sottraendo alla pianta. Conte e Fratoianni sono più che mai abili ad armare, all’occorrenza, un suk di parole per andare secondo convenienza, prescindendo da ogni idea di visione politica per i giorni a venire. Oggi Renzi, libero da impegni di comune cordata, potrà dirsi che l’ha scampata bella, orgogliosamente dichiarando: “Me campo da solo”.