Il discorso di fine d’anno del capo dello Stato è stato oggetto di molti giudizi e commenti, quasi tutti più che positivi. Un tributo dovuto al ruolo e, insieme, alla persona. E anche forse a quella peculiare capacità che Mattarella ha sempre mostrato di sapersi ergere al di sopra della mischia politica e di certe sue faziosità e miserie.
Resta da capire se quella mischia, che continua, gli consentirà a lungo andare di conservare questo suo profilo, così rigoroso e insieme così rispettoso. Poiché è evidente che il magistero quirinalizio dovrà affrontare nei prossimi mesi ed anni due, tre argomenti che inevitabilmente potranno modificare le coordinate entro cui ci si è mossi fin qui.
Se la riforma del premierato cancellerà alcuni dei poteri del capo dello Stato. Se l’autonomia regionale comprometterà l’equilibrio fati- coso tra nord e sud. Se la crisi geopolitica legata alle due guerre in corso farà altri drammatici passi verso l’abisso. Se, se tutto questo succederà, Mattarella finirà per trovarsi davanti a un bivio. O marcare di più il suo ruolo. Oppure sfumarlo.
In un caso e nell’altro egli avrà meno applausi di quelli meritatamente raccolti fin qui. Ma sarà proprio all’interno di quel quadro scompaginato che il suo secondo settennato troverà la sua chiave di lettura. È certo che Mattarella non si farà trascinare dentro l’agone politico vero e proprio. Ed è altrettanto certo che non si disporrà a un ruolo puramente notabilare.
Il problema è che tra questi due scogli che egli cercherà in ogni modo di evitare, lo spazio della registrazione si farà molto più stretto.
Fonte: La Voce del Popolo – 4 gennaio 2024
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]