Ci sono temi sui quali la destra e la sinistra, perfino nelle loro versioni più radicali, potrebbero collaborare senza dover ricorrere a mediazioni centriste e senza rischiare di incorrere nell’accusa di spirito consociativo. Per esempio, potrebbero mettersi al lavoro per istituire un servizio civile. Una struttura che desse solidità e prospettive allo slancio ammirevole di tutti quei ragazzi che in questi giorni si so- no dedicati a spalare fango e soccorrere gli alluvionati.
Non si tratta di edulcorare il conflitto politico – che in un regime di libertà ci sta tutto. E neppure di insistere più del dovuto sul valore di certe collaborazioni trasversali che pure non dovrebbero essere vissute con troppo scandalo. È ovvio che ci sia dialettica e competizione tra parti politiche che si contendono la guida del paese. È ovvio anche che talvolta dialettica e competizione passino il segno, anche se a chi scrive la cosa desta quasi sempre un moto quasi di raccapriccio.
Ma al margine di tutto questo vi sono circostanze e situazioni in cui il conflitto può essere sospeso e da cui magari possono scaturire iniziative che accomunano momentaneamente i contendenti del giorno prima e del giorno dopo.
Offrire ai giovani che finiscono gli studi qualche mese da dedicare a una forma di volontariato civile, imparando a misurarsi con le asprezze della vita, a rendersi utili, ad apprendere sul campo qualcosa in più degli insegnamenti maturati sui banchi di scuola, tutto questo potrebbe far parte di un progetto a cui le parti politiche potrebbero dedicare un lavoro a più mani. Per una volta, una sola.
Fonte: La Voce del Popolo – 25 maggio 2023
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]