Quando parliamo di transizione verde pensiamo sempre ai provvedimenti economici o ai programmi politici, come ai diversi piani di ripresa e resilienza europei.
Eppure, occorre ricordarsi che non ci può essere transizione verde senza considerare anche la dimensione sociale del cambiamento, come ricordato anche allo scorso summit di Oporto. Non si possono abbandonare le categorie più deboli che pagano per prime i costi “diretti” e “indiretti” della transizione verde e del cambiamento climatico. I recenti innalzamenti dei prezzi dell’elettricità, il cosiddetto “caro energia”, e le relative misure poste in atto a livello nazionale ed europeo, dimostrano la necessità di rendere la transizione verde parte di una trasformazione culturale duratura ed efficace. Questo è stato anche il messaggio principale della quarantanovesima settimana sociale dei cattolici italiani a Taranto, dove più di mille partecipanti da tutte le diocesi d’Italia si sono riuniti per discernere insieme come programmare il futuro prossimo per il raggiungimento di un’ecologia integrale.
La settimana sociale non è stata solo un momento di discernimento collettivo, ma è stata anche la tappa di un lungo percorso fatto di relazioni e di azioni concrete che in questi mesi hanno preparato il terreno dell’evento. La tappa intermedia di un percorso che coinvolge le diocesi, le associazioni (quali la FUCI, le ACLI, l’AC e tante altre ancora) e che ha trovato la sua sintesi nel modello dell’Alleanza. Anche Comunità di Connessioni ha contribuito concretamente alla realizzazione delle Settimane Sociali, in particolare nel coordinamento del gruppo dei giovani e nella redazione di un progetto concreto di alleanza ambientale e sociale nel quartiere Acquabella di Milano.
Quest’anno ai giovani è stato dedicato uno spazio speciale a Taranto, per permettere loro di incontrarsi e di ragionare insieme su come ricostruire il Paese. Grazie a questo spazio, più di duecento giovani, provenienti da realtà ed esperienze differenti, hanno trovato il modo per entrare in relazione tra di loro e per cercare una risposta alle sfide della transizione ecologica e sociale. I giovani sono partiti dalle pagine dell’Instrumentum Laboris e dalle parole di Papa Francesco, concentrandosi soprattutto sull’encicliche Laudato sì e Fratelli tutti, e hanno cercato un modello politico semplice e concreto, ma che allo stesso tempo fosse radicato nel loro vissuto spirituale e umano.
Nel lavoro portato avanti dai giovani nei sei mesi preparatori della settimana sociale, due parole sono emerse fin dall’inizio: alleanza e processo. O, per meglio dire, l’alleanza come processo. Infatti, le settimane sociali sono state vissute fin dall’inizio come un percorso di alleanze. L’alleanza stessa è stata scelta per esemplificare il vissuto umano davanti alla sfida della transizione ecologica, di fronte alla quale ci si può sentire fragili e disorientati. Eppure, è proprio l’alleanza lo strumento che permette di scoprire la vicinanza delle nostre esperienze, la comunanza di desideri e intenzioni, la possibilità di remare insieme verso un’unica direzione. L’alleanza come processo rappresenta quindi un modello concreto e locale di condivisione, di cooperazione e discernimento collettivo, applicabile sia su scala europea che nazionale.
L’alleanza, non solo ci permette di rispondere insieme in maniera efficace alle sfide della transizione, ma ci permette anche di ri-incontrare l’altro e, insieme, di farsi carico della transizione, cominciando dal basso e creando «uno spazio di corresponsabilità capace di generare una nuova consapevolezza di fraternità. L’alleanza è forte perché rappresenta l’unità nelle diversità umane e le diversità nelle unità umane. Nel remare insieme ci «incontriamo in un noi più forte della somma delle individualità» (Fratelli tutti). Alleanze in primis generazionali, tra nonni e nipoti, padri e genitori, professori e studenti. Ma anche alleanze economiche, sociali, politiche e culturali e, infine, anche alleanze relazionali come la famiglia.
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