Le elezioni del 9 giugno assomigliano alla fiera delle vanità.

L’Italia ha bisogno di rafforzare il proprio rapporto con l’Unione europea e chi afferma il contrario lo può fare solo per motivi strumentali o per mancanza delle necessarie cognizioni.

Con la presentazione delle liste è iniziata la campagna che ci porterà al voto dell’8 e 9 giugno per il rinnovo del Parlamento europeo. Mai come questa volta l’appuntamento elettorale europeo si sta caricando di significato politico e non solo in chiave interna. Sono elezioni che si svolgono con una guerra in corso proprio nel cuore dell’Europa, con un paese come l’Ucraina che dopo l’aggressione russa ha chiesto di aderire all’Unione europea e che la stessa UE vuole aggregare con l’intento dichiarato di contrastare le mire espansionistiche di Putin.

In questo complesso quadro di politica internazionale la vicenda elettorale europea rischia di essere banalizzata per qualche manciata di voti in più, con candidature finalizzate alla sola ricerca del consenso, furbizie ed espedienti di vario genere.

Nel Partito Democratico è stata scongiurata l’ipotesi di inserimento del nome della Segretaria Schlein nel simbolo di partito, una scelta che avrebbe segnato una deriva personalistica lontana dalla cultura politica del Pd, ma non già quella della candidatura finalizzata alla sola raccolta di voti. La valutazione collegiale svolta negli organi di partito ha poi evitato che la stessa Schlein capeggiasse le liste Pd in tutti i collegi elettorali italiani; anche quello sarebbe infatti stato un segnale di eccessiva personalizzazione in un partito che tradizionalmente non ama votare per la segreteria pro-tempore, ma per un progetto o una proposta politica.

La stessa collegialità non è però presente in altre forze politiche con il risultato che le liste sono spesso il frutto delle “intuizioni” del capo in cerca di un plebiscito personale da inseguire prevalentemente con argomentazioni che nulla hanno a che vedere con la politica e con l’Europa.

E così abbiamo la Presidente del Consiglio che – lungi dal parlare della crescente precarietà e povertà presente nel Paese – gioca la carta del “voto confidenziale” chiedendo di essere votata scrivendo solo Giorgia; per le proposte politiche ci sarà tempo! Al tempo stesso Salvini, per tentare di evitare la debacle elettorale, candida l’impresentabile ed incolto Vannacci e fa campagna elettorale schierandosi apertamente contro l’idea della “svolta green” in ambito europeo. In caso di vittoria della destra nel Parlamento europeo a pagare il conto di queste dissennate scelte contro l’ambiente e l’innovazione sarebbero le fasce più deboli della popolazione e i più poveri. L’Italia ha bisogno di rafforzare il proprio rapporto con l’Unione europea e chi afferma il contrario lo può fare solo per motivi strumentali o per mancanza delle necessarie cognizioni; ma in alcuni messaggi elettorali ricorrono entrambe le motivazioni. L’Unione europea non è contro di noi, ma avvolte noi siamo contro l’Europa. Il voto di giugno è un’occasione per stare dalla parte giusta.