L’imprevedibile scompagina la politica, la forza del progetto la dirige.

La politica nel suo complesso è chiamata a svolgere il suo ruolo con intelligenza, senso di responsabilità e trasparenza. Ancora una volta sarà decisivo avere una classe dirigente all’altezza della situazione.

Guido Bodrato amava sempre ripetere che nella politica esiste una categoria con cui occorre fare sempre i conti. E la categoria è quella della “imprevedibilità”. Perché, il più delle volte, è proprio l’imprevedibilità a cambiare profondamente i processi politici e le stesse strategie dei singoli partiti. Certo, non si può fare politica, anche in una società fluida e liquida come quella contemporanea, senza avere un obiettivo ed un progetto di medio/lungo periodo da perseguire.

Elementi indubbiamente difficili da percorrere oggi perché ci troviamo di fronte a partiti personali e del capo dove, di fatto, il progetto e la stessa strategia sono piegati ai voleri e agli umori del capo partito. Ora, però, c’è un dato che non può essere sottovalutato, anche in un contesto politico alquanto confuso e contraddittorio. E cioè, la politica – e di conseguenza i partiti – è credibile e qualificata nella misura in cui riesce a guidare i processi politici ed a governarli. Perché è proprio su questo versante che si gioca anche e soprattutto la qualità e l’autorevolezza della classe dirigente

politica.

Ma questo obiettivo – e questa finalità – è possibile perseguirlo solo se i partiti riescono a dispiegare sino in fondo la loro vocazione originaria e prioritaria, che era e resta quella di costruire un progetto politico funzionale alla vittoria alle elezioni e quindi di conquistare il governo. E la stessa categoria della imprevedibilità, sempre presente nelle società democratiche e rette da regole trasparenti può e deve essere gestita e governata. Del resto, è altrettanto indubbio che la credibilità della politica, della sua classe dirigente e delle rispettive culture politiche risiedono sempre nella capacità di indicare una rotta e poi di saperla perseguire sino fondo.

Ed è proprio su questo versante che emerge la debolezza della politica contemporanea. Perché quando il progetto è debole, quando il trasformismo e l’opportunismo sono sempre in agguato e, soprattutto, quando il comportamento prevalente della classe politica è quello di rincorrere ciò che la pancia del paese chiede e non, al contrario, di guidare i processi politici, si corre il serio rischio di cadere prigionieri proprio della imprevedibilità che può sempre capitare e di non essere poi più in grado di uscirne.

Ecco perché, e ancora una volta, la politica nel suo complesso è chiamata a svolgere il suo ruolo con intelligenza, senso di responsabilità e trasparenza. E, ancora una volta, sarà decisivo e determinante avere una classe dirigente all’altezza della situazione. Le comparse, gli improvvisati, gli imbucati e le goliardate non sono più ammessi. Nel senso che la stagione “dell’uno vale uno” di grillina memoria va definitivamente ed irreversibilmente archiviata. Per il bene della democrazia, per la credibilità della politica e per la tenuta delle stesse istituzioni democratiche.