Il proponimento di questa indagine è sottrarre a un eccesso di relativismo storico un argomento che merita di essere conosciuto con rigore: la figura di Luigi Lilio, riformatore del Calendario Gregoriano, e il luogo in cui fu emanata la bolla Inter gravissimas con cui Gregorio XIII promulgò il nuovo calendario. La conoscenza richiede impegno e metodo, perché solo la verità del sapere è capace di rinnovare la cultura e disfare i miti di comodo.
Un mistero che attraversa i secoli
Troppi dubbi ancora circondano Luigi Lilio: la nascita, la vita, la morte restano in gran parte avvolte dal mistero. I documenti disponibili non confermano i presunti natali a Cirò, attribuzione che rimane una quaestio disputanda. La ricerca storica, fondata su fonti e riscontri, invita alla prudenza e alla verifica. Da qui prende avvio un itinerario di ricostruzione che coinvolge anche Monte Porzio Catone, cittadina dei Castelli Romani, dove la tradizione colloca la promulgazione della bolla papale.
Tra Frascati e Monte Porzio: il luogo della Bolla
L’indicazione Datu Tusculi riportata nel testo originale della bolla spinge a identificare Frascati, l’antica Tuscolo, come sede effettiva dell’emanazione. Lo conferma anche la traduzione del 1582 curata dal frate agostiniano Bartolomeo Dionigi da Fano. Studi recenti dell’architetto Rodolfo Maria Strollo suggeriscono che il documento fu sigillato nella Rocca di Frascati, sede della Curia e del Palazzo vescovile, non a villa Mondragone. L’attribuzione di quest’ultima risale al gesuita Felice Grossi-Gondi, probabilmente mossa dal desiderio di esaltare la dimora gesuitica, divenuta nel 1896 collegio di grande prestigio.
Un rigore che fa luce sulla storia
La ricerca storica non è mai arbitrio degli enti locali né strumento d’identità municipale: è esercizio di verità. Le leggende e le approssimazioni vanno sostituite con la documentazione. Così la figura di Luigi Lilio, detto anche Giglio, emerge nella sua autentica grandezza: matematico, medico, uomo di scienza chiamato da Gregorio XIII a collaborare alla riforma del Martyrologium Romanum del 1583.
La verità come dovere del sapere
Restituire alla storia la sua verità significa rispettare la cultura, non piegarla. La verità non è statica: si illumina nel tempo grazie alla perseveranza di chi studia. Come ricorda Tommaso d’Aquino, “non opporsi all’errore significa approvarlo, non difendere la verità equivale a negarla”.
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