Ma la politica c’è ancora. E più forte di prima.

Non sappiamo, ad oggi, cosa capiterà dopo la bufera innescata da questa misteriosa emergenza sanitaria.

Non sappiamo, ad oggi, cosa capiterà dopo la bufera innescata da questa misteriosa emergenza sanitaria.

Non sappiamo quali saranno i temi e soprattutto quale sarà l’agenda che orienteranno i comportamenti della politica e dei politici del momento. Parlo dei politici del momento anche perchè lo tsunami è così forte che può travolgere l’attuale rappresentanza politica a vantaggio di un ceto politico ad oggi non definibile. Ma, al di là di quale sarà la rappresentanza politica, un dato è sufficientemente chiaro. E sta emergendo in tutta la sua virulenza e grossolanità in questi giorni drammatici.

L’ha espresso con semplicità e schiettezza il capo politico britannico. E il terreno di gioco, come da copione, è sempre quello della sanità e della difesa dei più deboli. Ebbene, ancora una volta si è riproposta la solita teoria. E cioè, i più deboli vengono abbandonati al loro destino a scapito della salvaguardia e della tutela dei più ricchi, cioè di chi ha le risorse per salvarsi. È l’antica strategia darwniniana che se viene applicata dogmaticamente in politica ripropone vecchie e antiche categorie ed invoca, di conseguenza, la presenza e l’insostituibilità della politica.

Sì, proprio di quella politica molto bistrattata e rinnegata e che adesso riemerge come un fiume carsico e di cui non possiamo farne a meno. Piaccia o non piaccia ai tecnocrati, ai ricchi possidenti, agli eterni uomini nuovi e ai teorici del superamento definitivo delle categorie culturali del passato. La grossolanità, la volgarità e la spregiudicatezza della destra, a volte, sortisce l’effetto opposto. E così è stato nuovamente questa volta.