Maritain trasferì a De Gasperi il pathos per un nuovo ordine mondiale

Due grandi personalità, con profili dissimili ma spiritualmente affini, hanno contribuito a impiantare le grandi radici spirituali dell'Italia moderna, almeno del ‘900, e a plasmare il corso della storia europea del dopoguerra.

C’è oggi un gran bisogno di confronto su questi temi, di una riflessione aggiornata e non banale sui valori cristiani e su quale sia il miglior modo di affermarli. Al centro di quei valori troviamo il riconoscimento del primato della persona umana e l’idea di una società aperta e pluralista, nella quale ogni persona possa contribuire liberamente allo sviluppo dell’ordine sociale, mettendosi a disposizione e sentendosi responsabile del destino di chi gli sta accanto. 

Un patrimonio ideale che esaminando la storia d’Europa, ha reso ricco culturalmente il Continente, l’ha reso una democrazia e ne ha fatto la parte del mondo che per prima ha visto la formazione di un consenso comune intorno ai diritti, alla libertà e ai valori di “progresso, giustizia e pace” come ci ricorda il titolo di questa tavola rotonda.

Se tutto ciò è avvenuto lo è stato anche grazie all’azione di tanti pensatori e tanti politici illuminati, italiani ed europei. A cominciare da Alcide De Gasperi e Jacques Maritain che ci hanno lasciato una lezione ancora feconda sul senso della libertà cristiana, così come sul ruolo che il credente è chiamato a svolgere nella società. 

Due figure apparentemente dissimili – lo statista democratico cristiano e l’intellettuale francese – ma il cui impegno, politico e filosofico, hanno contribuito a impiantare le grandi radici spirituali dell’Italia moderna, almeno del ‘900, e a plasmare il corso della storia europea del dopoguerra.

L’influenza esercitata dal pensiero maritainiano sull’architettura culturale e politica di De Gasperi è infatti evidente: un personalismo di fondo orientato al rispetto della dignità della persona colta nella concretezza della sua dimensione esistenziale e sociale; una concezione della fede cristiana come stimolo della società; un’idea della democrazia come pedagogia della libertà e della responsabilità; un legame positivo tra dimensioni economiche ed esigenze di più giusti equilibri sociali; una granitica convinzione della distinzione tra fede e politica.

De Gasperi viene a conoscenza del pensiero di Maritain al tempo del regime fascista, durante il suo esilio in Vaticano.  Lo legge sulle pagine della rivista cattolica “Vie intellectuelle” dove, nel 1935, viene pubblicata una relazione sul volume “L’umanesimo integrale”. I dibattiti politici e culturali dei cattolici francesi all’inizio del ‘900, letti attraverso gli articoli di Maritain, aiutano De Gasperi a cercare, ovunque fosse, un parallelo tra le idee del filosofo francese e quelle mutuate da Toniolo e Don Sturzo e a tradurre in pratica parte delle loro idee per promuovere una società cristiana.

Ma sono molte altre, in realtà, le questioni da cui emerge il contributo del pensiero Maritain sul progetto politico di de Gasperi.

Innanzitutto la concezione secondo cui la religione e la filosofia possono certamente orientare l’azione politica, ma spetta ai partiti guidarla e gestire le istituzioni pubbliche nella concretezza delle situazioni storiche. Maritain non ha mai rifiutato l’idea dell’esistenza di partiti politici di ispirazione cristiana ma ha sempre escluso quella di partiti cattolici. Nella sua opera egli ha distinto con chiarezza “l’agire in quanto cristiani” che riguarda il piano ecclesiale e “l’agire da cristiani” che concerne l’ambito pubblico in cui i cristiani sono impegnati.

Anche da queste riflessioni, De Gasperi ha maturato quella concezione basata sulla netta separazione del ruolo della Chiesa da quella dello Stato nella vita politica, l’elaborazione di un progetto che, pur ispirato al Vangelo, abbia una connotazione laica e diversificate traduzioni politiche nel rispetto del pluralismo delle idee e degli ideali.

A questo principio, De Gasperi rimarrà fedele, fronteggiando i diversi impulsi del Vaticano, specie nel 1952, quando con la cosiddetta “operazione Sturzo” il Papa incoraggiò un patto politico dei cattolici intorno a un programma per difendere la Roma cristiana e De Gasperi si oppose in nome di un partito laico e aconfessionale.

La nobiltà dell’impegno politico consiste proprio in questo: nella capacità di tradurre la forza rivoluzionaria del Vangelo in una prospettiva storica, trasferendone gli insegnamenti nella sfera sociale e temporale.

In secondo luogo, il modello di economia mista di mercato secondo un approccio che, prevedendo elementi di libero mercato combinati ad un ruolo attivo dello Stato nell’economia, mirava a conciliare la necessità di una rapida ripresa economica con la tutela degli interessi sociali e la promozione di una giustizia distributiva: una sintesi mirabile fra solidarismo cristiano e libero mercato, una terza via tra liberalismo e socialismo che ha contribuito a plasmare la struttura economica e sociale dell’Italia nel secondo dopoguerra. 

Infine l’ipotesi che Maritain, con il suo bagaglio in termini di pluralismo, democrazia, antistatalismo sia in qualche modo uno degli ispiratori del progetto originario dell’Europa unita. 

Quel che è certo è che quando “Umanesimo integrale” venne dato alle stampe nel 1936, l’Europa stava vivendo una delle sue stagioni più difficili: in Germania era saldamente al potere il regime nazista, in Italia il fascismo era al massimo del consenso, in Spagna il Generale Franco si preparava a mettere in atto il colpo di Stato che avrebbe portato alla sanguinosa guerra civile spagnola, in Urss imperversava lo stalinismo, in Francia e Gran Bretagna le democrazie liberali rivelavano limiti e fragilità. 

Dinnanzi alle retoriche autoritarie e alle promesse salvifiche di quel modello di moderno Stato assoluto nelle sue varie forme, di destra e di sinistra, Maritain traccia il programma di un futuro ordine europeo basato sull’etica cristiana, la democrazia liberale e la giustizia sociale. In quelle pagine De Gasperi ritrova non solo una concezione della «nazionalità» che per sua natura non si identifica necessariamente con lo Stato nazionale, ma può convivere in una cornice statuale plurinazionale, ma anche l’idea che il nuovo organismo sovranazionale avrebbe dovuto avere una forte struttura morale basata sul primato dei valori, essere una “comunità degli spiriti” – come disse lo stesso statista trentino – a partire dalla “persona”, intesa come “fine” e non come “mezzo”. Dopo vent’anni da quella pubblicazione, l’Europa unita, nella sua prima versione “solidaristica”, vide in effetti la luce.

Maritain accompagnò dunque la politica europea in questo percorso. In questo senso De Gasperi, Schuman e Adenauer, tutti e tre legati a Maritain, arrivarono a concepire l’Unione europea e l’Alleanza Atlantica come parte di un unico disegno, così come la collaborazione delle democrazie dentro l’Onu (alla cui Dichiarazione dei diritti il filosofo francese lavorò assiduamente) fino al multilateralismo come antidoto ai rischi di guerre provocate dagli egoismi nazionali.

È pertanto chiaro in che senso Maritain possa essere definito un “filosofo cristiano della democrazia”: una democrazia non riducibile a un insieme di procedure formali, ma sostanziata di valori condivisi riconducibili a quelli di libertà, eguaglianza e fratellanza radicati nel Vangelo e secolarizzati dall’Illuminismo.

Di fronte alle sfide attuali, l’Italia ed il mondo hanno ancora tanto bisogno di riscoprire e riattualizzare questi insegnamenti perché – come disse De Gasperi in un celebre discorso del 1948, a Bruxelles, su “Le basi morali della democrazia” – “Quando la concezione dell’uomo come persona si affievolisce, l’organizzazione dello Stato tende a diventare collettivista e assoluta. Il senso della dignità della persona umana porta invece all’uguaglianza di fronte alla legge e nell’organizzazione politica, cioè alla democrazia”.

 

[Testo dell’intervento svolto in occasione del convegno di ieri su “De Gasperi e Maritain. La forza dell’umanesimo democratico”, organizzato a Roma presso l’Istituto Sturzo]