Deve essere chiaro che la libertà di pensiero e di parola non può essere un diritto che vale per tutti, ma non per la Chiesa. Poi si può anche riconoscere che la recente Nota vaticana poteva essere assorbita entro una diversa iniziativa, più articolata, affidandone la responsabilità (ancora) alla Cei. Resta il fatto però che raccogliere le firme contro il Condordato è un errore.
Circa 70 associazioni, in prevalenza cattoliche ma tutte “[…]educate al rispetto dell’assoluta dignità di ogni persona, qualunque siano le sue condizioni e i tratti specifici…”, hanno inviato una lettera aperta ai senatori italiani per sollecitarli a rivedere il ddl Zan, in quanto al suo interno ci sono ben “…7 punti illiberali…di segno anticostituzionale” .
È un gesto importante perché, tra le altre cose, fa capire che questo associazionismo di società civile ancora esiste: Tocqueville ne sarebbe felice! Si è fatto vivo in ritardo, ma si è fatto vivo. Succede però che questa lettera si raccordi in qualche modo con la raccolta di firme promossa dal MicroMega per l’abolizione del Concordato. Un invito a firmare motivato dal fatto che il Vaticano ha trasmesso una Nota informale allo Stato italiano per lo stesso motivo. L’obiettivo, alto e solenne, che si pone MicroMega è quello di eliminare una volta per tutte il Concordato. E di far capire una volta per tutte, che il Vaticano si deve fare i fatti suoi. Deve starsene zitto e silenzioso, chiuso per sempre dentro le sue mura. Ho ricevuto anch’io, via social, l’invito a firmare per l’abolizione del Concordato enon mi sono potuto trattenere di inviare la risposta che segue.
Lettera aperta
Carissimi amici di MicroMega, nel recente passato mi sono più volte avvicinato alla vostra Rivista che ho sempre trovato interessante, quand’anche strapiena di un ricercato illuminismo razionalista per intellettuali atei addetti ai lavori. Il che non è un peccato, intendiamoci: la mia è solouna constatazione.
Vi seguo con interesse critico, anche su MicroMega.net. Proprio per questo avverto il bisogno di darvi sommessamente un consiglio. Raccogliamo questa volta anche le firme per abolire oltre al Concordato le Leggi 27/3/1861 e 3/2/1871, con cui venne deciso che Roma fosse capitale d’Italia. Cavour ha toppato! E la Francia…oggi in mano “all’antieuropeista, orbanista e nazionalista” Macron, non ci può dare nessuna mano per mantenerla capitale.
Roma è sporca. Inquinata e mal gestita. Infiltrata dalla mafia. Piena di immigrati. Dimentichiamoci di Garibaldi ecancelliamo Raffaele Cadorna e Nino Bixio, anche loro precipitosi e inopportuni con la Breccia di Porta Pia. Quella Porta e il suo ricordo storico sono da eliminare. Costruiamoci sopra un grattacielo. Dai…ritorniamo a Torino. Ma no….meglio Firenze, è più centrale.
Finisco di scherzare. E vi sollecito una riflessione seria sul Concordato e sulla ultima vostra raccolta di firme per abolirlo. Non è la prima volta che si raccolgono firme con questo intento. E sono state presentate in un passato non tanto lontano diverse proposte di legge per lo stesso motivo, che, grazie a Dio, non hanno avuto seguito.Esprimo allora una mia solitaria opinione. Vedete, il Concordato non è da valutare come un mero e banale contratto notarile siglato tra uno Stato laico e la Chiesa cattolica per spartirsi alcuni beni, assegnare e separare alcuni (minimi) diritti, e conferire libertà di pensiero e di parola. O, peggio, come potere di intervento pontificio sulla piena autonomia del nostro Parlamento, che tale rimane. Oppure per interferire sul ddl Zan, e sulla “…discussione fra cittadini liberi e uguali nello spazio pubblico attorno a una legge della Repubblica”, come voi asserite.
Mi riferisco invece al Concordato come “avvenimento” che ha segnato la storia d’Italia, anche se stabilito e firmato nel periodo più buio e triste del nostro Novecento. Fu rivisto, come è noto, nel 1984 con Craxi e Casaroli, con una filosofia di fondo che bene espresse Virginio Rognoni a riguardo di ciò che la firma implicava per la Repubblica italiana: “...Uno Stato neutrale – diceva Rognoni in Aula – ma non indifferente rispetto alla rilevanza sociale del fenomeno religioso, che non fa una propria scelta di fede ma tiene conto delle ispirazioni ideali della comunità; che non può prescindere dall’ispirazione dell’uomo a vivere la propria testimonianza religiosa nella dimensione sociale, nella libertà individuale e collettiva”.
Mettetela allora come volete. C’è al fondo del Concordatouna questione antropologica e culturale, non riferibile necessariamente alla millenaria tradizione religiosa del nostro Paese, che va oltre (o viene prima) degli aspetti strettamenti giuridici relativi ai rapporti tra Stati sovrani. E se a me dispiace molto, per non essere frainteso nella mia difesa, che nel primo Concordato ci sia di mezzo un dittatore come Mussolini, non mi dispiace affatto, invece,ricordarvi che i Patti Lateranensi e l’art. 7 della Costituzione sono parti essenziali della storia italiana – solo e soltanto italiana – la cui richiesta di cancellazione appare un gesto assai poco convincente.
Non spetta a me insistere su questo punto, ma spero che gli storici e gli stessi studiosi di diritto costituzionaleintervengano per chiarire meglio l’importanza storica deiPatti. Essi concludono mille anni circa di vicissitudini e contraddizioni dello Stato pontificio, con tutte le implicazioni per la Chiesa e il suo impegno pastorale nel nome del Vangelo; concludono, cioè, anche quelle tensioni soggiacenti ai rapporti con l’Italia unita, tanto che come alto documento giuridico necessitano di essere semmai interpretati bene e gestiti bene, con moderazione e rispetto reciproco dalla nostra classe politica, dal nostro Parlamento, come pure ovviamente dalla Gerarchia ecclesiastica.
Del resto, sono stato anch’io tra i tanti cattolici a prendere le distanze dall’intervento della Segreteria di Stato sul ddl Zan. Intervento inedito e, data l’autorevolezza della fonte, inusuale nella forma. Il motivo del dissenso è stato semplice: la Chiesa, a mio avviso, doveva riflettere molto prima di consegnare una Nota con quella rilevanza istituzionale. Altre erano le strade da seguire per affermare alcuni legittimi valori, sui quali si può anche non essere d’accordo, ma per i quali il nostro Stato liberale e democratico garantisce, in base all’art. 21 della Costituzione, piena libertà di pensiero. A meno che questo articolo non valga solo per i cittadini italiani, essendo gli “stranieri”, a discapito del Concordato, privati della suddetta libertà. E il seguito mediatico che ha avuto per giorni e giorni, anche in ordine al dibattito se il Papa fosse o meno informato, dimostra l’importanza e singolarità della presa di posizione. Con l’appendice di qualche parroco oltranzista (e direi pericoloso) che l’ha subito fatta propria e difesa con toni bellicosi, sin dentro l’omelia.
Altre erano le strade da percorrere. Altro era il ruolo – assente – del laicato cattolico. Altro il silenzio assordante dell’associazionismo cattolico (che si è fatto vivo con colpevole ritardo) e dei partitini e sigle che si autodefiniscono cattolici, come ha sostenuto e scritto un mio amico. E altre erano, e rimangono, le mediazioni laiche e di buon senso ancora possibili. Ma non c’è invece alcun dubbio, che nella Nota non si esercita nessunissimo “…potere di ingerenza della Chiesa cattolica nella vita dello Stato italiano”, perché rimane, appunto, una Nota: un “…breve appunto, per lo più provvisorio, nel quale si concreta un’osservazione o una informazione” dicono i Dizionari. E non c’è nessuna volontà di interferire e inserirsi sulle totali libertà dello Stato laico italiano. Che era, è e sarà libero di fare quello che pensa sia giusto fare. Con l’apparente paradosso che oggi, proprio un autentico cattolico come Enrico Letta difenda con insistenza, nel suo ruolo di segretario del PD, il ddl Zan.
La Chiesa non gode di alcun “privilegio”, ma solo come “straniera in casa” dell’art.7 e soprattutto, come dicevo, dell’art. 21 della Costituzione. Quest’ultimo trasformato precipitosamente in Atto di quelle dimensioni,discutibile ma non inficiante il libero e legittimo diritto di parola.
Non giustifica l’unione familiare che porta alla condizione di figli con due uomini o due donne come genitori? Non accetta la pratica dell’utero in affitto? Non apre al riconoscimento del matrimonio tra coppie omosessuali? Ecco, ci sono milioni di italiani, atei e agnostici, che condividono o apprezzano il “punto di vista” della Chiesa. Il che non vieta il rispetto verso chi la pensa diversamente e si comporta perciò diversamente. Un rispetto civile e sociale che si nota in particolare proprio tra i fedeli attenti alle ragioni dell’altro e del diverso, che hannocioè nel proprio dna il sentirsi “Fratelli tutti”, e dunque sono antisovranisti per definizione e antirazzisti per l’essere nel mondo come “imbarcati sulla stessa barca”. E chi afferma il contrario non racconta il vero: guarda il dito del ddl Zan e non guarda la luna dei valori cristiani.
Dunque, un intervento – quello della Chiesa – che ha registrato le obiezioni di studiosi e costituzionalisti cattolici, e perfino di qualche teologo. Per questo sono e rimango persuaso che attraverso quella Nota si eserciti soltanto una piena e incondizionata libertà di pensiero, del resto valore portante e centrale della cultura liberale e democratica di MicroMega. Non penso, nella sostanza, che l’intervento debba essere ascritto a volontà di interferire sulle vicende dello Stato italiano. Si tratta del diritto di esprimere la propria opinione in una materia che coinvolge e interessa i valori e i principi fondamentali della stessa Chiesa, la sua Dottrina morale e sociale, il suo Magistero. Semmai verrebbe da chiedersi perché non sia stata attribuita alla Cei, in quanto radicata nelle diverse realtà territoriali locali e in quanto suo precipuo e definito compito, la responsabilità di adempiere a un richiamo più solenne e impegnativo, pur dopo altri (vani) richiami già fatti nel recente passato. In ogni caso, a parte i necessari e opportuni distinguo, la Chiesa ha pieno diritto di pronunciarsi su un argomento che mette sotto i riflettori alcuni dei cosiddetti valori di civiltà.
Valori e principi che se difesi con moderazione e garbo, senza urlare e offendere, senza fare cortei stradali cantando su camion addobbati, o incontri di piazza con sbandieramenti, balletti e sit-in, senza inveire e provocare, e…senza raccogliere firme, trovano una sponda in un larghissimo mondo laico che benché secolarizzato, areligioso e ormai assente dalla messa domenicale, rispetta e comprende il mondo Lgbt, pur non condividendone, come dicevo, alcune cose.
Tocca poi alle libere e laiche istituzioni democratiche dello Stato italiano tenerne o non tenerne conto. Motivando in punta di diritto concordatario, in piena libertà a tutela della propria autonomia, se qualcosa del ddl Zan potrebbe essere cambiata. Ma la raccolta di firme adoperiamola per altri argomenti, forse molto più seri per il futuro che ci attende, e che attende i nostri figli e nipoti. Lasciamo però in pace la Storia, se ricordiamo ancora i motivi per cui “…non possiamo non dirci cristiani”. E, per favore, lasciamo perdere, cari amici di MicroMega, i presunti “…cittadini più uguali degli altri”.