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martedì, 22 Luglio, 2025
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Milano, un ciclo si è chiuso: Sala imbalsamato è un problema

Il discorso del sindaco non convince. Il caso Tancredi segna l’inizio della fine per un sistema che ha generato sviluppo a prezzo di squilibri. I cattolici di sinistra? Assenti dal dibattito.

Il discorso pronunciato da Beppe Sala è stato al di sotto di ogni ragionevole pessimismo sulle sue capacità politiche, di certo inversamente proporzionali alle sue proclamate doti manageriali. Ha pensato a difendere se stesso, officiando in silenzio il rito malinconico delle dimissioni dell’assessore Tancredi.

La discontinuità dell’assessore

Tancredi, in un passaggio quasi casuale, ha sostenuto che la gestione urbanistica è sempre andata avanti, correggendosi: segno, a suo dire, che la discontinuità auspicata – anche dal Pd – è già in atto. Davvero? Sarebbe interessante capire rispetto a quali scelte politiche e a quali giunte si sarebbe prodotta la rivendicata discontinuità, dal momento che la guida amministrativa di Milano è da lungo tempo saldamente nelle mani del Pd e dei suoi alleati.

Il silenzio dei cattolici di sinistra

Colpisce il silenzio degli esponenti cattolici di sinistra, in particolare degli eletti in Consiglio comunale. Un silenzio che ha una sola ragione forte: l’idea cioè che lo sviluppo di Milano necessiti — oggi più che mai, anche alla luce delle inchieste in corso — di maggiore solidarietà ed equità sociale.

Una posizione suggestiva ma generica. Sembra evocare un sillogismo ambiguo, secondo cui se l’innovazione produce sviluppo, e lo sviluppo genera ricchezza, allora quello stesso sviluppo è giusto in quanto risponda alla domanda delle fasce più deboli della città (tanti milanesi non possono permettersi affitti fuori controllo). Si tratta, in realtà, di una via di fuga: una miscela di moralismo e pragmatismo che evita di affrontare il vero nodo politico, cioè un’urbanistica lasciata in balìa degli animal spirits del mattone. La politica è scavare nelle cose, per capirle e per cambiarle.

 

Sala resiste, ma il quadro politico si incrina

Il sindaco ha deciso di andare avanti, ma il contesto che gli consente di reggere – con al centro un Pd smarrito e senza idee – è fragile. La maggioranza è “compatta” solo nominalmente: le tensioni, soprattutto tra gli ambientalisti, sono forti e visibili.

Pensare che il primo cittadino possa proseguire tranquillamente, fino alla scadenza naturale del 2027, non è molto realistico.

Infine, i riformisti: dentro e fuori del Pd cantano vittoria, convinti di aver difeso una linea e un assetto di governo. Fanno finta però di ignorare che questa vittoria è esposta all’erosione di un dibattito destinato a inasprirsi, man mano che le operazioni giudiziarie faranno il loro corso.

Quando scoppia una crisi, è sempre un errore rispondere con mezze misure. Quanto prima Sala si convincerà a dimettersi, tanto prima sarà possibile ricostruire una proposta di sviluppo nella solidarietà, parlando un linguaggio nuovo davanti al corpo elettorale. Un Sala imbalsamato a Palazzo Marino non è il massimo della fortuna per Milano.