Nasce morta la lista di scopo della Bonino?

Un messaggio che non trova risposte. Eppure le elezioni europee sono una ghiotta occasione, come lo erano le ultime elezioni politiche, per presentarsi di fronte agli elettori con una “ricetta” di Centro.

L’iniziativa, seppur lodevole, di Emma Bonino per favorire una “lista di scopo” in vista delle prossime elezioni europee è indubbiamente positiva e da non sottovalutare. Ma, al di là dell’esito concreto dell’incontro convocato a Roma dalla leader radicale, è altrettanto indubbio che un progetto politico serio, credibile e con un minimo di prospettiva non può soltanto nascere “contro” qualcuno. Perché, alla fine, questo resta il vero limite dell’operazione politica messa in piedi dalla stessa Bonino. Soprattutto quando si parla dell’Europa e di un raggruppamento che fa della ricostruzione di un’Europa democratica, riformista e federalista la sua vera ragion d’essere.

E, inoltre, anche la ricostruzione di un Centro e di una “politica di centro” nel nostro paese. Certo, non può essere la Bonino con il suo carico di laicismo, di anticlericalismo e di profonda ed atavica avversione nei confronti di tutto ciò che è riconducibile alla storia e alla cultura del cattolicesimo politico italiano la figura più idonea per porsi alla guida di un processo di costruzione di un Centro riformista, plurale e di governo nel nostro paese. 

Non a caso, almeno sul piano valoriale e culturale, c’è una perfetta convergenza con la strategia libertaria e oltranzisticamente laicista della Schlein. E lo stesso incontro di ieri a Roma lo ha persino platealmente confermato. Ora, però, e per uscire dagli equivoci, credo che almeno due elementi debbono essere sottolineati e chiariti. E cioè, da un lato se “la lista di scopo” decolla è un bene per tutti. Almeno per tutti coloro che si definiscono anche solo genericamente centristi. Perché sarebbe semplicemente incomprensibile che partiti che si riconoscono nel medesimo gruppo europeo poi si dividano a livello nazionale presentandosi sotto liste diverse e contrapposte. Sarebbe un mistero della politica.

In secondo luogo, come dicevo poc’anzi, un Centro riformista, plurale e di governo decolla solo nella misura in cui ci sarà anche un “federatore” credibile e realmente unificante. Non possono nascere svariati “centrini” perché, semplicemente, ciò certificherebbe che la stessa organizzazione di un luogo politico di cui, è bene sottolinearlo con forza, c’è tremendamente bisogno nell’attuale contesto politico italiano è destinato al fallimento ancor prima di nascere.

Certo, le elezioni europee sono una ghiotta occasione, come lo erano anche le ultime elezioni politiche, per presentarsi di fronte agli elettori con una “ricetta” di Centro.

Ma per presentarsi con la dovuta serietà e, soprattutto, affidabilità, sono necessari comportamenti politici altrettanto seri e credibili. Saranno, del resto, solo gli eventi a dirci se questi propositi rispondono ad atteggiamenti politici responsabili e coerenti oppure se dovremmo, ancora una volta, registrare atteggiamenti vagamente adolescenziali e carichi di pregiudizi e di pregiudiziali. Politiche e personali. Ecco perché tra “lista di scopo”, rilancio del Centro e comportamento dei vari partiti e dei rispettivi leader si gioca una partita importante che finisce per condizionare i futuri equilibri della politica italiana. E forse è bene non sciupare questa ennesima occasione.