Il nodo della giustizia è fondamentale per il buon andamento della democrazia  

Riportiamo un ampio stralcio, a riguardo della questione giustizia, della relazione tenuta dal Presidente dell’Associazione ex Palamentari nell’ultima riunione dei soci (Roma, 23 giugno 2023).

Ho sempre detto che come Associazione non dobbiamo se non a titolo personale dare valutazioni e anche su questa questione particolare della giustizia possiamo dire che le proposte di Nordio ancorché timide sono sulla strada giusta.

A noi deve interessare il vulnus che deriva da uno squilibrio dei poteri che si è determinato in Italia e che è vistoso per la democrazia. Il problema non è solo italiano ma nel nostro paese ha una patologia particolare. Il problema è il rapporto anomalo tra la politica e la magistratura e posso indicarlo con pochi esempi per evitare di dilungarmi anche su questo problema. Nell’ultimo numero della rivista “Questione giustizia”, organo ufficiale della corrente magistratura democratica, il direttore scrive:

“In moltissimi casi della vita sociale ed economica” – scrive Nello Rossi – “è il giudiziario ad intervenire in esclusiva, o almeno in prima battuta, nella ricerca di soluzioni di problemi inediti talora incancreniti dalla paralisi e dall’inerzia della politica…. e quindi c’è bisogno di una magistratura che assolva un incisivo ruolo di garanzia dei diritti individuali e della dignità delle persone” …. all’affermazione di diritti dolorosi come quelli relativi al fine vita; alle soluzioni offerte sul terreno dell’eguaglianza di genere; alla protezione di diritti umani fondamentali come nel caso dei migranti; alle azioni a tutela dei risparmiatori e delle finanze pubbliche in contesti finanziari sempre più complicati e vorticosi; agli interventi sulla condizione dei lavoratori marginali, come i rider o i lavoratori della logistica”. ….. il magistrato non può pensare di essere un semplice passacarte, un freddo tutore dell’ordinamento giudiziario, ma deve rivendicare il suo ruolo speciale nella società, anche a costo di allargare il perimetro delle proprie prerogative…. La Costituzione non indica più una direttrice di marcia univoca nel cui solco il giudiziario possa identifica re una sua funzione unitaria, storica…!”

Tutto ciò è in coerenza con quanto scritto, nel lontano 1983 sulla stessa rivista che io ho ricordato molte volte in questi anni, dal pubblico ministero Gherardo Colombo. “La mancanza di una profonda, incisiva e penetrante opposizione politica da parte degli apparati cui lo svolgimento di questa funzione spetta istituzionalmente e costituzionalmente, ha indotto come conseguenza un fenomeno che riguarda direttamente la magistratura. II controllo giurisdizionale, tradizionalmente e istituzionalmente diretto alla composizione dei conflitti e all’accertamento di comportamenti devianti di singoli, si è via via trasformato per una molteplice serie di motivi, che hanno complessivamente portato al risultato di modificarne la natura…

È stata devoluta alla magistratura una serie di compiti che non sono suoi propri e che investono più la funzione politica che non quella giurisdizionale. In tema di terrorismo, ad esempio, tutto il complesso fenomeno, di chiarissima natura politica, è stato affrontato a livello giudiziario e risolto – per quanto si è potuto attraverso strumenti utilizzati dalla magistratura. Quello del terrorismo è uno dei tanti settori nei quali si è verificata l’imposizione alla magistratura di un’attività di supplenza da parte di altri apparati dello Stato. non mancano altri campi, più o meno estesi e più o meno evidenti, in cui sono state scaricate sulla magistratura responsabilità che spetterebbero, in linea di principio, ad altri organi o settori dello Stato. Cio ha portato necessariamente l’ordine giudiziario ad invadere, perché richiesto, sfere di intervento istituzionalmente riservate ad altri. È successo, inoltre, che gli spazi lasciati liberi dalla mancanza o dalla più o meno grave insufficienza della opposizione politica siano stati essi pure, ed essi pure necessariamente, occupati dall’intervento giudiziario”.

È molto significativo come vi sia una costante in parti della magistratura di costruire un protagonismo istituzionale fuori dal dettato della Costituzione, ed è incomprensibile questa ostinazione di costruire una magistratura politica. So bene che la colpa è della politica ma è la classe dirigente non solo politica che deve avere consapevolezza e allarmarsi.Levoluzione del ruolo della funzione della magistratura non può avvenire in queste forme perché costituirebbe un vulnus per la democrazia.

La distinzione dei poteri non è superata perché dallepoca di Montesquieu sono passati tanti anni, ma è lanima dello stato di diritto, dellequilibrio tra i poteri perché nessuno deve prevalere sullaltro e ogni potere deve essere fedele alle sue rigorose competenze. Riconosciamo che la crisi della legge ha affievolito la sua supremazia a vantaggio di un ruolo più consistente del giudice, che dunque si attribuisce una funzione pressoché illimitata di interprete della norma, e quindi assume di fatti un ruolo etico: quello di attribuire al giudice la funzione di controllo il “sistema” di operare per una funzione catartica: di far vincere il bene sul male!

Voglio citarvi la frase di un costituzionalista dellUniversità di Yale Robert H. Bork il quale () conclude il suo libro “Il giudice sovrano” con queste parole: “La rivoluzione politica porta con sé una rivoluzione culturale. Leggendo le opinioni di molti giudici sembrerebbe che essi ormai credono che la propria missione sia quella di proteggere la civiltà…l’attivismo giudiziario, per le sue caratteristiche e per l’esempio che fornisce, incrina le fondamenta su cui sono basate le democrazie occidentali. Il concetto di rule of law, nato in Europa, essenziale negli ordinamenti statunitense e canadese è imprescindibile per tutte le civiltà occidentali, è ormai ridotto a un rispetto di facciata. Se non comprendiamo il deterioramento della funzione giudiziaria a livello mondiale, la portata della rivoluzione politica che sta avvenendo in tutte le nazioni occidentali e che sta portando alla graduale ma incessante sostituzione del Governo dei rappresentanti eletti con quello dei giudici nominati”.