Siamo al limite del tempo massimo consentito per l’eventuale raccolta delle firme per una lista unitaria dell’area politica cattolica: democratica, liberale e cristiano sociale, necessarie per poter partecipare autonomamente alle prossime elezioni europee.
La possibilità offerta dalla legge elettorale proporzionale che regola il voto europeo dovrebbe suggerire il buon senso e permetterci di superare le suicide divisioni che hanno caratterizzato la lunga stagione della diaspora, tuttora in atto. A sinistra, si è sentita la voce dell’amico Castagnetti interessato a richiedere “un posto in segreteria” per i popolari nel Partito democratico, per il quale la Schlein ha contribuito a confermare la profezia di Del Noce di un “partito radicale di massa”. Da quel fronte, dunque, come ha ben rilevato Giorgio Merlo nel suo ultimo articolo su “Il Domani d’Italia”, nessun segnale di novità o di movimento, quanto piuttosto la continuazione del vecchio gioco degli “indipendenti di sinistra” di ricercare o ricevere qualche posizione sicura nel partito e nelle liste elettorali.
Anche sul fronte delle diverse formazioni partitiche di ex Dc al centro, sono timidi i segnali orientati al progetto di ricomposizione politica, anche se qualche novità è emersa dal gruppo di Insieme, Iniziativa Popolare e di Piattaforma Popolare 24, in attesa di conoscere se e quali decisioni saranno assunte dagli amici di Tempi Nuovi.
Interessante e fuori dagli schemi consueti la proposta della Dc di Cuffaro per una lista unitaria dei “Liberi e Forti”, che potrebbe rappresentare lo strumento per presentare finalmente una rappresentanza ampia e plurale dell’area cattolica e popolare alle elezioni europee.
Una lista che richiederebbe la raccolta delle firme per esser rappresentata e che avrebbe il pregio di porre in evidenza il consenso esistente nei diversi collegi elettorali. Auguriamoci che tale offerta vada a buon segno, quale scelta alternativa al prevalere di logiche derivanti da egoistici interessi particulari di quanti sembrano preferire la collocazione in liste sicure di destra o di sinistra.
Una cosa è certa: o cogliamo quest’occasione e facciamo prevalere il buon senso, sperando che, come scrive Manzoni nei Promessi sposi, non se ne stia “nascosto per paura del senso comune”; oppure non ci resterà che ripartire, con grande umiltà, dalle periferie, cercando di rimettere insieme quanti si ritrovano sui valori del popolarismo sturziano e degasperiano, in vista delle elezioni locali: comunali, provinciali e regionali.
Tutto ciò per preparare al meglio la lista unitaria dei cattolici democratici, liberali e cristiano sociali alle prossime elezioni politiche, per le quali sarà indispensabile batterci per una legge elettorale proporzionale. Obiettivo che si potrà ottenere, io credo, solo cercando la più ampia maggioranza politica e parlamentare sul sistema del cancellierato alla tedesca. Un punto di mediazione tra la “deforma costituzionale” della Meloni, e la difesa passiva dell’esistente. Con il cancellierato alla tedesca, si reintrodurrebbe la legge elettorale proporzionale e si sperimenterebbe l’istituto della sfiducia costruttiva, che ha garantito alla Germania la stabilità politica. Servirà anche una seria revisione degli errori compiuti con la modifica al Titolo V della Costituzione, per garantire un diverso e innovativo rapporto tra Stato e Regioni, sul piano dell’autonomia differenziata, nella garanzia dell’uniformità dei servizi fondamentali dal Nord al Sud d’Italia. Questo, io credo, sarebbe quanto dovremmo impegnarci a perseguire, in una fase storico politica interna e internazionale nella quale la presenza di una realtà politica organizzata di ispirazione democratica e popolare è quanto mai necessaria.